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Autore: SmartieMiz    26/11/2012    1 recensioni
Sebastian Smythe frequenta il liceo McKinley. È un ragazzo attraente e superficiale, ma qualcuno cambierà la sua vita. Per sempre.
Rivisitazione della saga di Twilight con i personaggi di Glee!
«Io so cosa sei», gli sussurrai.
«Allora dillo», rispose lui, poi mi si avvicinò lentamente e mi sussurrò all’orecchio: «Ad alta voce».
«Tu sei un vampiro», affermai.
Un brivido percorse la mia schiena. Le labbra di Thad si incurvarono in uno strano sorriso.
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dave Karofsky, Sebastian Smythe, Thad Harwood, Un po' tutti | Coppie: Sebastian/Thad
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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You are a vampire
 

 
Harwood fu così premuroso nei miei confronti: mi accompagnò fin sottocasa. Mi accorsi che fuori casa c’era un’auto della polizia e mio padre piangente.
«Papà! Cos’è successo?», gli domandai preoccupato saltando fuori dall’auto. Non volevo vederlo piangere.
Harwood mi raggiunse.
«È m-morto un mio caro amico…», farfugliò lui asciugandosi le lacrime: «Il padre di Santana Lopez, quell’amica di David…».
«Ah, sì», mormorai cogliendolo in un forte abbraccio, poi ammisi sincero: «M-mi dispiace…».
«Condoglianze, signor Smythe», asserì Harwood gentilmente a mio padre.
«G-grazie», sussurrò flebilmente mio padre senza nemmeno far caso a chi gli aveva rivolto la parola.
 
Tornai a casa tardi.
«Dov’eri?», mi domandò Blaine con un sorriso beffardo: «Eri a fare conquiste, ammettilo!».
«Piantala, Blaine», mormorai infastidito.
«Ehi, cos’è successo?», mi domandò Rachel allarmata: «Sei diverso…».
Anche Kurt, Finn, Holly e David si avvicinarono a me per unirsi alla conversazione.
«È stato ucciso un uomo», rivelai: «Secondo me c’entrano i vampiri…».
«Perché pensi che c’entrino i vampiri?», mi domandò Holly premurosa.
«È stato trovato completamente prosciugato, almeno questo è quello che mi ha riferito il padre di un mio amico…», risposi.
 
I giorni passavano veloci, uno più noioso dell’altro, ma ad aggiungerci un po’ di vivacità c’era Harwood. Non so che cosa mi era preso, ma non c’era qualcosa che non mi attraeva di lui.
Gli occhi, lo sguardo, il sorriso, la voce, il corpo… tutto, persino il profumo.
Le sere, poi, sempre uguali. Compiti, ricerche… quella città era una noia.
Ad un tratto squillò il telefono. Andai a rispondere.
«Pronto?».
«Tesoro!», rispose la voce di mia madre.
«Ciao, mamma! Come stai?», gli chiesi entusiasta.
Mi piaceva parlare a telefono con mia madre. Anche se era una gran ficcanaso, sembrava l’unica a comprendermi.
«Bene, ma piuttosto parliamo di te: tutto bene?».
«Non mi lamento», risposi sarcastico.
«Tesoro, com’è la nuova scuola?».
«Noiosa, come tutte le altre».
«Le lezioni? Interessanti?».
«Più o meno».
«Ti trovi bene con i compagni nuovi?».
«Sì, ci sono due compagni fin troppo rompiscatole ma sono bravi ragazzi».
«Hai adocchiato ragazzi carini?», mi domandò incuriosita.
«Forse», risposi accennando un sorriso: «Forse ce n’è uno…».
 
Strano.
Sì, era esattamente come mi sentivo in quei giorni.
Sebastian si sedeva sempre vicino a me al corso di biologia. Non che mi dispiacesse, anzi, ma con lui al mio fianco non riuscivo a pensare lucidamente. Il suo sangue era così invitante, ma io dovevo cercare di trattenermi.
Con il passare dei giorni mi accorsi che non era soltanto il suo sangue ad attirarmi sempre più verso di lui.
C’era dell’altro.
 
Quel giorno eravamo a mensa. Stavo riempiendo il vassoio quando rivolsi la parola a quell’Harwood:
«Come sempre tu non prendi niente, eh?».
«Non ho fame», rispose lui semplicemente.
«Sì, certo», bofonchiai.
«Si può non avere fame?», domandò lui.
«Si può non averemai fame?», lo sfidai: «Ho provato a cercare su Internet…».
«Cosa hai provato a cercare?».
«Ho provato a cercare che cos’hai».
«Che cosa dovrei avrei, scusa?».
«Sei pallidissimo, non mangi mai… sei sicuro di stare bene?», gli chiesi perplesso.
«Mai stato meglio», rispose lui con un languido sorriso.
Annuii lentamente e distrattamente mi cadde la mela rossa dal vassoio. Harwood l’acchiappò al volo. Ma come, un secondo prima era a terra e ora era tra le sue mani? Impossibile…
«C-c-come hai fatto?», farfugliai confuso.
«Un piccolo trucchetto», rispose lui con un sorriso beffardo.
«Beh… grazie», mormorai prendendo la mela. Le nostre mani si sfiorarono casualmente e a quel contatto provai un brivido. La mano di Harwood era freddissima, anzi, gelida. Credo di non aver mai avuto la pelle così fredda, neanche nelle giornate più fredde d’inverno.
«Tutto bene?», mi chiese il ragazzo perplesso.
«Sì, tutto okay», tagliai corto.
 
Ogni giorno mi convincevo sempre di più delle mie teorie su quell’Harwood. Decisi che era giunto il momento della verità.
Era un pomeriggio piuttosto nuvoloso quando lo invitai in una radura isolata di Lima.
«Perché proprio questo posto?», mi domandò Harwood sbucando da dietro un albero.
«Perché il sole è ben nascosto dagli alberi», risposi con ovvietà.
«E allora?».
«… e ai Martinez la luce del sole non piace», continuai sarcastico.
«Dove vuoi arrivare?», mi chiese lui quasi sorpreso.
«Harwood, tu devi dirmi la verità», asserii deciso perdendomi nei suoi intensi occhi dorati, poi distolsi lo sguardo e dissi: «Sei incredibilmente veloce… e forte. La tua pelle è pallida e fredda come il ghiaccio… i tuoi occhi cambiano colore… a volte parli come se provenissi da un’altra epoca. Non mangi né bevi niente. Non esci alla luce del sole. Quanti anni hai?».
«Diciassette», rispose Harwood dopo essersi preso una piccola pausa.
«Da quanto tempo hai diciassette anni?», insistetti.
«Da un po’», rispose lui pronto.
«Io so cosa sei», gli sussurrai.
«Allora dillo», rispose lui, poi mi si avvicinò lentamente e mi sussurrò all’orecchio: «Ad alta voce».
«Tu sei un vampiro», affermai.
Un brivido percosse la mia schiena. Le labbra di Thad si incurvarono in uno strano sorriso.
«Hai paura?», mi chiese.
Non riuscivo a credere a ciò che avevo appena sentito.
Le mie teorie si erano rivelate giuste. E anche spaventose.
«No», sentenziai deciso.
«Allora ponimi la domanda fondamentale…», continuò lui: «… di cosa ci nutriamo?».
«Tu non mi farai del male», fu l’unica cosa che riuscii a dire.
Thad si allontanò quasi di scatto.
«Dove vai?», gli chiesi incredulo.
«Seguimi», mi rispose.
Lo seguii e mi portò in una zona soleggiata della radura. Thad si espose ai raggi del sole e sbottonò la propria camicia. I raggi del sole illuminarono la sua pelle diafana che sembrava essere formata da tanti piccoli diamanti. Era uno spettacolo magnifico.
«Ecco perché non ci mostriamo alla luce del sole. Si vedrebbe quanto siamo diversi. Io sono questo», disse infine Thad voltandosi verso di me.
«Sembrano diamanti… sei bellissimo», mormorai scioccato, poi cercai di tornare in me e asserii sarcastico: «Non mi avevi mai detto di essere così figo, Harwood…».
«Bellissimo? È la pelle di un assassino! Sono un assassino!», sbraitò lui.
«No, non ci credo…».
«Questo è quello che vedono le persone… è un camuffamento. Io sono il predatore più pericoloso che ci sia al mondo… ogni cosa di me ti attrae… tutto ti attrae, la mia voce, la mia faccia, il mio odore perfino… come se io avessi bisogno di questo. Come se tu potessi sfuggirmi! O potessi respingermi… io sono fatto per uccidere».
«Non mi importa…».
«Io ho già ucciso in passato».
«Non mi importa…».
«Io… io ti volevo uccidere. Non ho mai desiderato così intensamente del sangue umano in vita mia».
«Mi fido di te!».
«Non devi…».
«E invece io mi fido».
«Io e la mia famiglia siamo diversi dagli altri della nostra specie… sappiamo controllare la sete, ma tu, il tuo odore… siete come una droga per me», disse lui avvicinandosi lentamente a me: «È come se tu fossi la mia qualità preferita di eroina».
«Quindi per questo mi odiavi così tanto quando ci siamo conosciuti?», domandai incuriosito.
«Esattamente… ti odiavo, ma soltanto perché ti desideravo troppo, ti desideravo con tutto me stesso… e ancora non so se riuscirò a controllarmi».
«Io so che puoi… basta volerlo», lo rassicurai.
«Non riesco a leggerti nella mente… devi dirmi cosa stai pensando adesso, in questo momento, Sebastian…».
«Adesso ho paura…».
«Bene».
«Ma non di te, Harwood. Ho soltanto paura di perderti… ci tengo davvero tanto a te», ammisi chinando il capo: «Sento… sento che scomparirai…».
«Tu non sai quanto ti ho aspettato…», sussurrò lui accarezzandomi delicatamente la guancia, poi disse con un leggero sorriso: «… e così il leone si innamorò dell’agnello!».
«Che agnello stupido».
«Che leone pazzo e masochista».




Angolo Autrice


E così Sebastian finalmente scopre che Thad è un vampiro! :)
La Holly che ho nominato durante la storia sarebbe Holly Holliday. Siccome ho deciso che David Martinez è Carlisle, ho fatto che Esme è Holly perché ce li vedo insieme i due insegnanti di spagnolo xD :)
Sebastian e Thad incominciano a provare qualcosa di diverso l'uno per l'altro, non più una semplice amicizia, ma una vera e propria attrazione... amore, forse? :)
Ringrazio tutti coloro che leggono e recensiscono, al prossimo capitolo! :D





«Sei incredibilmente veloce… e forte. La tua pelle è pallida e fredda come il ghiaccio… i tuoi occhi cambiano colore… a volte parli come se provenissi da un’altra epoca. Non mangi né bevi niente. Non esci alla luce del sole. Quanti anni hai?».
«Diciassette».
«Da quanto tempo hai diciassette anni?».
«Da un po’».
«Io so cosa sei».
«Allora dillo. Ad alta voce».
«Tu sei un vampiro».
«Hai paura?».
«No».
«Allora ponimi la domanda fondamentale… di cosa ci nutriamo?».
«Tu non mi farai del male».
«Ecco perché non ci mostriamo alla luce del sole. Si vedrebbe quanto siamo diversi. Io sono questo».
«Sembrano diamanti… sei bellissimo».
«Bellissimo? È la pelle di un assassino! Sono un assassino!».
«No, non ci credo…».
«Questo è quello che vedono le persone… è un camuffamento. Io sono il predatore più pericoloso che ci sia al mondo… ogni cosa di me ti attrae… tutto ti attrae, la mia voce, la mia faccia, il mio odore perfino… come se io avessi bisogno di questo. Come se tu potessi sfuggirmi! O potessi respingermi… io sono fatto per uccidere».
«Non mi importa…».
«Io ho già ucciso in passato».
«Non mi importa…».
«Io… io ti volevo uccidere. Non ho mai desiderato così intensamente del sangue umano in vita mia».
«Mi fido di te!».
«Non devi…».
«Io e la mia famiglia siamo diversi dagli altri della nostra specie… sappiamo controllare la sete, ma tu, il tuo odore… siete come una droga per me», disse lui avvicinandosi lentamente a me: «È come se tu fossi la mia qualità preferita di eroina».
«Tu non sai quanto ti ho aspettato… e così il leone si innamorò dell’agnello!».
«Che agnello stupido».
«Che leone pazzo e masochista».


Tratto da "Twilight"

   
 
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