Ho corso dietro al bus fino a che ha girato l'angolo.
Allora c'ho rinunciato e mi sono diretto verso la metro.
C'è sempre troppa gente lì.
Le voci di tutte quelle persone mi ha fatto venire il mal di testa.
Odio i posti affollati.
Alla radio scivolano leggere le note di "A Te" di Jovanotti, mentre il mio sguardo scorre assente sul libro di italiano.
Cavalcanti racconta della donna che ama: banale.
Mi fa ridere. Pensa davvero di aver conosciuto un angelo?
L'angelo è il ragazzo che si siede ogni mattina al banco accanto a me.
E' quello che sedendosi mi sorride e scarabocchia sui libri annoiato durante le lezioni.
No, non ha affatto chiaro il concetto di angelo.
"Chi è questa che vèn, ch'ogn'om la mira,
che fa tremar di chiaritate l'are
e mena seco Amor, sì che parlare
null'omo pote, ma ciascun sospira??"
No, Valerio non fa tremare l'aria di luce, lui fa tremare il mondo intero.
Lui fa tremare il mio cuore e non lo sa.
Ma il cellulare mi riporta alla realtà.
Il suo volto sparisce dai miei pensieri e corro a guardare il display.
Diavolo! Devo smetterla di pensarlo.
Ogni volta che lo faccio mi chiama. Non è possibile.
Premo il tasto rosso e spengo il cellulare.
No, stavolta non gli rispondo.