2) Il rischio biologico.
Ci
sono attimi che
sembrano infiniti anche se durano pochi secondi: quando si apre
l’ascensore e
non sai se dovrai condividere uno spazio esiguo con uno sconosciuto
imbarazzato
quanto te, quando la prof di matematica annuncia i voti e tu speri
sempre che
sia sopra la sufficienza, quando entri in una nuova classe e hai tutti
gli
occhi puntati addosso e quando baci qualcuno che non crederesti
possibile.
Fino a questa mattina il
tizio che sto baciando era un perfetto estraneo – un fantasma
che mi nominava
spesso Mark – poi è salito al grado di conoscenza
e alla fine a quello di
seccatore.
E ora mi sta baciando.
Perché? Perché gli faccio
pena?
Per zittirmi?
Per nascondermi da Mark?
Perché gli piaccio?
E io perché sto
rispondendo?
Vorrei trovare risposta
almeno a una di queste domande o almeno avere il tempo di farle al
diretto
interessato, ma Tom DeLonge – finito di baciarmi –
fugge come se avesse Satana
alle calcagna lasciandomi come una fessa sulla panchina.
Ho almeno quindici secondi
di vuoto mentale in cui guardo lo spazio attorno a me senza vederlo sul
serio,
poi mi risveglio e lancio un’imprecazione.
I bambini che giocano nel
vicino campetto di baseball mi guardano incuriositi, io non li calcolo,
nella
mia testa c’è un spirale di pensieri contorti che
fa un discreto casino.
Abbastanza casino da non
riuscire a trovare una fine e un nesso logico alle schegge di fatti che
mi
rimbalzano in testa.
Fanculo.
Guardo gli alberi vicino
al laghetto, sono aceri canadesi e sono uno spettacolo per gli occhi.
Una
macchia rossa in mezzo a tutti gli altri che sono arancioni o gialli,
una
macchia di sangue, la vittima insospettata
dell’oscurità della vita.
“Si sta come d’autunno
sugli alberi le foglie.”
Sono versi di un poeta
italiano sentiti chissà dove e chissà quando, ma
mi ritornano in mente
guardando quell’acero. Siamo tutti in bilico come quelle
foglie, non ci aspetta
la morte, ma la distruzione delle nostre convinzioni sì.
Pensavo di amare Mark, ma
ho baciato un altro. Che faccio?
La mia parte razionale
manda strali contro l’assurdità e la
stupidità di questo dilemma e mi incita ad
andare a casa a finire la caterva di compiti di matematica che ci hanno
assegnato.
Le do retta, chiudo questo
bacio nella zona “Bio Hazard Keep out” del mio
cervellino stanco e vado
a casa.
Lì trascorro due amabili
ore a litigare con i misteri della matematica, imprecando ad alta voce e maledicendo qualsiasi
cosa mi capiti sotto
mano con questa scusa.
Alla sera sono esausta e
decido che Tom DeLonge può tranquillamente stare nella zona
“Bio Hazard” e che
da domani fingerò di non conoscerlo, come se oggi non fosse
mai esistito.
Mi sembra un' ottima
decisione.
La mattina dopo mi alzo
rintronata come non mai, nemmeno due tazze di caffè forte mi
rimettono in sesto
del tutto.
Odio dover andare a scuola
in queste condizioni!
Il liceo di Poway poi non
riserva particolari sorprese: i corridoi sono affollati dai soliti
gruppetto e
la coppia Mark/Josie dà spettacolo.
Bella merda!
Vorrei staccarle la
lingua a quella zoccola!
Sto imprecando sottovoce –
tirando fuori i libri per le lezioni di oggi – quando
qualcuno si appoggia di
peso all’armadietto accanto al mio.
Senza troppo interesse
sbircio con la coda dell’occhio e tutti i miei allarmi si
mettono a suonare.
La regina Josie Perry si è
appena appoggiata al mio armadio, ci sono guai in vista.
Che palle!
“Buongiorno Jenkins”
“Buongiorno Perry, come
mai parli ai pezzenti oggi?”
“Poco sarcasmo, carina e
stammi a sentire.
Smettila di fare
quello sguardo da cucciolo
abbandonato ogni volta che passa Mark. Sei un imbarazzo per me e per la
società, Mark è il mio ragazzo non il tuo,
mettitelo in testa.
I ragazzi come Mark non
scelgono le sfigate come te.”
Detto questo se ne va,
lasciandomi addosso la voglia di spaccare il mondo e di farla secca.
Stupida
puttana, come si permette?
Butto i libri nella borsa
animata da una furia assassina, vorrei ucciderla in questo momento.
Vorrei
vedere la sua bella testa piena di riccioli castani e di indipendenza
rotolare
per terra e poi prenderla a calci.
Infuriata come non mai
entro nei bagni senza fare nemmeno fare caso se siano quelli dei
ragazzi o
delle ragazze.
“Brutta puttana di merda
spero ti venga un ictus! Spero che tu venga travolta da tredici tir,
come cazzo
ti permetti?
Io sono una sfigata?
Ma se fino all’altro
giorno nemmeno lo cagavi uno come Mark perché era sfigato
come me, come cazzo
ti permetti di venire da me?
Come cazzo?
Sei solo una merda! Una
fallita!
Spero che lui ti molli quando sei incinta di tredici gemelli troioni e
bastardi
come te!”
Il mio sfogo si accompagna
al prendere a pugni la porta di uno box facendola oscillare
pericolosamente,
fino a che due braccia si stringono saldamente intorno alla mia vita e
mi
costringono a voltarmi.
Bio Hazard! Ho davanti Tom
DeLonge!
“Che ci fai qui? È il
bagno delle ragazze questo!”
“No, veramente è il bagno
dei ragazzi e dentro il box che stavi distruggendo
c’è un tizio che è troppo
terrorizzato persino per parlare.”
“Ha ragione!”
Esclama una voce flebile
da dentro il box.
“Oh merda! E io che mi ero
detta di non parlarti più, merda!”
Lui alza un sopracciglio e
non commenta, grazie a dio.
Questo è uno dei momenti
in cui scomparirei volentieri dalla faccia della terra, non solo mi
hanno
sgamato durante una crisi isterica, ma
mi ha addirittura beccato chi dovevo ignorare totalmente .
Merda!
Un cigolio timido mi
distrae dai miei pensieri, dalla porta ammaccata del box esce un
ragazzino del
primo anno.
“Scusa.”
Lui bela qualcosa e
scappa.
Grandioso, ho
traumatizzato un innocente!
“Allora, che lezione hai?”
“Arte.”
“Bene ce l’ho anche io,
andiamo.”
“NO!”
Lui mi guarda esasperato.
“Perché vuoi fingere che
non esisto? Non ha senso!”
“Per quello che è successo
ieri.”
“Il bacio? Ma non è
niente. Non significa niente, non farla troppo seria.”
Continua a parlare mentre
esce dal bagno credendo che io lo segua, io invece guardo la sua
schiena
allontanarsi e mi sento come se fossi l’unica persona rimasta
sul pianeta.
Ho il vuoto cosmico che mi
è scoppiato nel petto, come se Tom avesse dato origine a un
buco nero in grado
di risucchiare tutto.
Ci sono baci che non
significano nulla per le persone che li danno, baci che si danno per
hobby e io
ho sprecato così il mio primo bacio.
Il fatto che io sia nel
bagno dei maschi mi dà la spinta per uscire, solo che non mi
dirigo nella
classe di arte, esco dalla scuola. La mia metà sono le
tribune del campo
sportivo, a quest’ora ci sono solo i fattoni, non
è il massimo per fumare in
santa pace, ma Tom ha scoperto il mio primo nascondiglio.
Cammino per il cortile
sentendomi una ladra e tiro un sospiro di sollievo solo quando
raggiungo le
tribune, con calma inizio a scavalcare le sbarre di metallo o a
strisciare.
Incappo in un paio di
messicani che stanno fumando erba.
“Ehi, gringa!”
Mi fa il primo che non
potrà avere più di dodici anni.
“Vuoi un tiro?”
Sto per rispondere con un
secco no, quando qualcosa mi fa cambiare idea.
Perché no?
Se la gente bacia alla
cazzo di cane io potrò concedermi un tiro, no?
“Sì, perché no?”
Mi siedo e accetto
la canna, tirando una boccata che
mi fa tossire come una dannata.
“Sei una novellina, eh?”
“Sì, è la prima volta. Tua
madre non ti avrà partorito con una canna in mano,
no?”
Ridono e cominciamo a
chiacchierare mentre lo spinello fa più volte il giro.
Alla fine mi sento la
testa leggera e il principio di un abbiocco. Il sole è
caldo, non ho voglia di
andare alla lezione di arte per beccarmi il mio rischio biologico e
quindi
assecondo la sonnolenza
La testa ciondola, io mi
sdraio e lascio che il sonno cada su di me, mentre gli altri due ridono.
Mi sembra di aver dormito
solo cinque minuti quando qualcuno mi scuote con poca gentilezza.
“Svegliati, bella
addormentata! È già arrivato
l’intervallo!”
Con un po’ di fatica apro
gli occhi e faccio un salto, Tom DeLonge mi sta fissando con aria poco
gentile.
“Tanfi di marijuana, mi
hai abbandonato facendomi fare la figura del cretino solo per fumarti
un po’ di
erba?”
“Che ti frega? È come il
nostro bacio, non ha significato!”
Faccio per alzarmi, ma
barcollo e se lui non fosse veloce ad afferrarmi sarei caduta per terra.
“Buona, bad girl. Ci vuole
un po’ per smaltire quella roba.
Cosa ne dici di
raccontarmi perché stavi prendendo a pugni una porta
innocente nel bagno
sbagliato e terrorizzando una matricola?”
“Tu non dovresti
esistere!”
“E che palle! Guarda che
ti lascio qui e poi sono cazzi tuoi se ti senti male!”
Si alza piuttosto
arrabbiato, sarebbe bellissimo vederlo andare via se solo in me non si
attuasse
una drammatica scissione: una parte vuole che se ne vada,
l’altra che resti.
“No, fermati! Scusa!”
Urlo alla fine.
Lui torna sui suoi passi e
si siede accanto a me, passandomi un braccio intorno alle spalle, la
parte
traditrice ne approfitta per appoggiarsi grata alla sua spalla e al suo
petto.
“Ti stai scusando sul
serio?”
“Beh, c’è una parte di me
che pensa sia necessario, a quanto pare.
Credo che la mia
personalità si sia scissa.”
“Perché mi odi così
tanto?”
“Mi hai baciato e te ne
sei andato e poi l’hai detto che l’hai fatto
così senza un motivo.
Poco carino.
Non si fanno prendere
questi colpi alla gente.”
“Scusa, frase infelice.
Facciamo finta che non sia
successo niente.
Rewind! Per quale cazzo di
motivo stavi prendendo a pugni una porta?
Ti faceva così schifo?”
“No, devi ringraziare la
tua adorata Josie.”
“Non è mia o il tuo
adorato Mark potrebbe evirarmi e io ci tengo al mio pisello.”
“Oh, già. Immagino:”Scusa,
ti ho scopata così. A caso. Perché mi si era
rotta la tv e non sapevo cosa
fare!”
“Che bestiolina che sei!
Che ti ha fatto Josie?”
Io sbuffo.
“Oggi la regina si è
appoggiata all’armadietto accanto al mio per comunicarmi un
paio di cose: di
smettere di guardare Mark con l’aria di un cane bastonato,
che sono un
imbarazzo per lei e per la società.
Ah! E che i ragazzi come
Mark non scelgono le sfigate come me.”
“Non me lo sarei mai aspettato
da lei.”
“Eh, già. Immagino che le
sue bocce ti abbiano distratto.”
“Ne ha un bel paio! Sono
un ragazzo!
Comunque ti ha detto delle
cose poco carine, capisco perché fossi così
arrabbiata.”
“Già è dura ingoiare
questo rospo in più arriva Miss Liceo-di-Poway a farti
pesare la sua
superiorità. Che merda!
Non posso far sparire in
tre secondi la mia cotta per Mark e non credo di dovermi vergognare del
fatto
che sto male.
Coglionazza!”
“Per essere una secchiona
ne dici di parolacce!”
“Sono un essere umano,
prima di tutto!”
“Posso provare a parlare
con Josie, se vuoi.”
Io abbozzo un sorriso amara,
conosco la melma in questione, non funzionerebbe.
“Apprezzo l’offerta, ma
sarebbe solo peggio. Mi tratterebbe da sfigata che è subito
corsa a piangere
dall’amichetto.”
Lui rimane in silenzio.
“Jen, posso abbracciarti?”
“Mi hai baciato senza
motivo e ora chiedi di abbracciarmi?”
“Che tizia complicata, io
volevo solo essere carino e tentare di redimermi!”
Io ridacchio – che cosa? –
e annuisco.
Lui mi porta sul suo petto
e mi stringe a sé, piano. Sento il suo cuore battere ed
emette calore, inoltre
profuma di cocco, come se si fosse messo la crema solare.
“Che buon profumo. Crema
solare?”
“Sono di pelle delicata,
sono mezzo francese.”
“Strano che tu non abbia
ancora preso fuoco al sole delle California!”
Lui ride e mi scompiglia i
capelli, per poi seppellirci la testa.
Ok, la mia personalità si
sarà drammaticamente scissa, ma è innegabile che
io stia bene tra le sue
braccia.
Oh, merda! E adesso? Cosa
faccio?
Come faccio a farlo
rimanere nella zona Bio hazard del mio cervello?
A
quanto pare – almeno per
oggi – tenerlo fuori dalla vita è impossibile. Mi
accompagna a ogni lezione, mi
fa compagnia a pranzo e poi si infila nella mia macchina una volta
finita la
scuola.
“Vuoi infilarti anche nel
mio letto già che ci sei?”
Lui ride.
“Potrei prendere sul serio
la tua offerta, sono un ragazzo mi piace infilarmi nei letti delle
ragazze.”
“Dormo in un letto da
fachiro circondato da un fossato di coccodrilli.”
“Me li farò amici. Beh,
stai tranquilla comunque, voglio solo portarti in un posto in cui spero
il tuo
spirito polemico si placherà un attimo.”
Lo guardo scettica mentre
ingrana la marcia a parte, pensando che devo essere pazza a permettere
a un
perfetto estraneo di prendere la mia macchina e di portarmi da qualche
parte.
Potrebbe portarmi nel
deserto, violentarmi, ammazzarmi e lasciare il mio corpo in pasto ai
condor per
quel che ne so.
Lui fischietta
tranquillamente e si dirige fuori dalla città. Ecco, lo
sapevo mi porterà nel
deserto, ma io non sarò una vittima facile da ammazzare!
Non andiamo nel deserto,
prendiamo l’autostrada per San Diego e lui non dice una cazzo
di parola che sia
una, questo silenzio finisce per innervosirmi
sempre di più.
Dove cazzo mi vuole
portare?
Alla fine usciamo a San
Diego e segue le indicazioni per la spiaggia, forse so dove mi vuole
portare.
Come pensavo parcheggia
vicino alla spiaggia, reperisce una coperta dal bagagliaio e mi
trascina verso
il lungomare.
Camminiamo a lungo alla
ricerca del punto in cui inizia la spiaggia libera e poi entriamo, lui
stende
la coperta vicino al mare e si siede. Senza dire una parola.
Io lo imito, mi tolgo le
all star rosse, mi godo il caldo della coperta sui piedi nudi e guardo
l’oceano.
È grigio scuro, triste, ma
bellissimo. I gabbiani volano bassi e lanciano i loro richiami striduli.
Ha ragione, mi sto
calmando.
Non penso a Mark e a Josie
e a quanti mi piacerebbe far fuori in modo sanguinolento quella vacca
da
quattro soldi.
Penso solo al cielo, al
mare, alla brezza fresca che mi accarezza e al silenzio che sta
mantenendo
questo ragazzo che ha tutta l’aria e la fama di uno quelli
logorroici da paura.
Mi sta rispettando e ha
fatto qualcosa per me.
Una cazzata, una cosa da
poco conto, ma che mi ha fatto stare bene.
Forse dovrei ringraziarlo
e riconsiderare i miei progetti di far finta che non esista.
Un gabbiano grida ancora e
io vorrei essere quel dannato gabbiano: libera, lontana da tutto e da
tutti,
senza pensieri se non il cibo.
Sarebbe bellissimo!
Sono solo Jen invece, una
diciassettenne rifiutata dal suo amore e insultata dalla ragazza che
lui ha
scelto.
Non sono un animale, sono
un essere umano .
“Grazie.”
Mormoro, so che mi
sentirà.
“Prego, a patto che tu
smetta di far finta che io non esista.”
“Potrei considerare
l’ipotesi.”
Lui sorride e i gabbiani
ricominciano a gridare.
Va bene così.
Angolo di Layla.
Ringrazio le due recensitrici, penso di scrivere anche il quinto capitolo.
Eve182:: sono contenta che ti piaccia, puntavo a un finale a sorpresa.
MatyOtaku:Beh, sì è probabile che somigli a Ruby, perché sia lei che Jen sono uhm me xD. Diciamo la base fondamentale del carattere, ecco. en è più romantica sì, comunque. No, Tom non è troppo normale e diciamo che mark mi serviva stronzo pert esigenze di copione, così come Josie. Per il quinto capitolo è una specie di coda, ma penso possa servire.