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Autore: pollama    26/11/2012    3 recensioni
E se Ron e Hermione si fossero conosciuti nell'epoca romana? E se ci fosse stato qualcuno pronto a separarli? Cosa sarebbe successo?
E' una storia di passione, amore e intrighi tutto immerso nell'antica Roma.
Vi auguro buona lettura. Spero di leggere le vostre opinioni.
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Questa ff partecipa al contest: Gold!#AU Contest di nisipulchra.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Ron Weasley, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione, Ron/Hermione
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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TITOLO: Rame e ferro
PERSONAGGI: Ron Weasley, Hermione Granger
AU SCELTO: Età Augustea
GENERE/AVVERTIMENTI: genere: sentimentale; avvertimenti: AU, one-shot
NdA: I pensieri li  ho scritti tra virgolette e in corsivo.
Se i due personaggi risultano un po’ OOC perdonatemi, ma ho pensato che era un'altra epoca e che comunque avevano vent’anni. Spero, però, di essere rimasta nei confini della caratterizzazione.


 

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RAME  E  FERRO

Roma, 43 a.c.
 

Il sole splendeva sui tetti rossastri della più grande città esistente a quel tempo: Roma.
Il vociare della gente si ergeva tra i viottoli del mercato e nessuno osava far baccano al passaggio delle guardie, a parte gli ubriachi e i pazzi.
Un ragazzo sui vent’anni giocherellava con una moneta, annoiato dagli insulti che riceveva dagli altri per via dei capelli rosso fuoco.
Ogni giorno era la stessa cosa. Chi lo prendeva in giro per via dei capelli e chi perché era un falegname.
Non ne poteva più di stare lì e non fare nulla.
Mentre pensava a ciò, si avvicinò una ragazza dai cappelli ricci e arricchiti da un grosso fermaglio d’oro che disse «Sei tu il falegname?»
«Sì… cosa mi vuoi dire? Che valgo meno di un ceppo tagliato a metà o che tra poco i miei capelli andranno a fuoco?» rispose sgarbatamente senza nemmeno guardarla.
«Che maleducato! Aveva ragione mio padre: il mercato non è posto per me»
Detto questo si voltò giusto per andar via, ma il ragazzo le strinse il polso pregandola di perdonarlo «Perdonami! Sono stato scortese»
La ragazza si voltò vedendo che il volto del ragazzo era divenuto quasi della stessa tonalità dei capelli, e guardandolo negli occhi si sentì lo stomaco rimpicciolire. Prima di allora non aveva mai trovato attraente un ragazzo come lui. Qualcuno non della sua gens.
 «Io… volevo un portagioie»
«Posso farlo. Po- posso farlo in mezza giornata»
Sentendo ciò il viso della ragazza si colorò subito con un vivo sorriso e mormorando che l’avrebbe pagato appena l’oggetto sarebbe stato pronto, gli disse dove abitava e che lo avrebbe aspettato prima del tramonto.
Il ragazzo la guardò sparire tra la folla, seguendola con lo sguardo.
“Era bellissima”  pensò e mentre iniziò a scegliere il pezzo di legno da cui far nascere il portagioie comparve il padre alle sue spalle.
«Ron, cosa voleva la figlia del generale?»
«La chi?»
«La figlia del generale» ripeté e, vedendo gli occhi azzurri del figlio sgranarsi, si affrettò a dire «Lasciala stare. E’ gente che uccide al minimo sbaglio»
«Di che sbaglio parli?»
Il padre pensò di far cadere la conversazione lì e lo aiutò a trovare il legno più pregiato che avevano nella bottega.
«Devo andare a casa di Giulia. La porta di casa sua è diventata marcia e la devo sostituire… Posso lasciarti qui?»
«Certo. Penso io a chiudere la bottega»
Tra trucioli e schegge d’ebano il portagioie iniziò a prendere vita.
Ron cercò di fare del suo meglio per rendere quel cofanetto unico e prezioso e una volta chiusa la bottega, si addentrò tra i viottoli della città. I ciottoli scalpicciavano sotto le suole dei suoi sandali logori e ad ogni passo pensava a ciò che gli aveva detto il padre: Lasciala stare. E’ gente che uccide al minimo sbaglio.
“Che esagerato! Sembrava tanto la mamma…” pensò, ma una vota arrivato fuori la grande villa, il cuore prese a battere più del dovuto. Aveva un po’ di timore in realtà. Avrebbe preferito girare le spalle e tornare a casa. Ma come poteva non portare l’oggetto tanto desiderato da quella ragazza?
Fece un grosso respiro e con la mano tremante batté un pugno sulla porta.
Aspettò lì in piedi per un po’ e pensando che forse non c’era nessuno in casa si voltò per andare via.
«Giovane»
Una voce possente lo fece trasalire e girando metà corpo vide un uomo grosso e dalla folta barba nera.
«Sa-Salve. Sono il falegname»
«Il falegname! Mia figlia aveva detto che saresti venuto»
Ron annuì timidamente ed un po’ intimorito.
“Perché mio padre parla nei momenti meno opportuni. Non poteva dire: lasciala stare perché suo padre ha una barba orribile?”. 
«Entra. Vado a chiamare Hermione. Così può vedere se sei da pagare o meno»
“Hermione. Allora è questo il suo nome”.
Dopo poco comparve lei con indosso un abito color avorio ed i ricci sciolti le cadevano sulle spalle «Ciao»
Ron riuscì solo a bofonchiare un ciao poco chiaro e chinò la testa porgendole il portagioie.
«E’ bellissimo!» esclamò passando le dita sugli intarsi elaborati.
«Sei stato molto bravo»
«I-Io… beh… è stato semplice» disse impettito.
«Quante monete vale?»
«Ehm… in verità costerebbe duecento monete, ma visto che non posso chiederti tanto… consideralo un regalo»
Hermione sorrise e gli diede un sacchetto di velluto rosso.
«Qui ci sono le monete che ti spettano: duecento»
«Ma io avevo detto…»
«E’ vero, ma non posso non pagarti»
Ron, annuì andando via.
Voleva fare bella figura. Voleva darsi un tono, ma si era sentito un po’ offeso.
Un falegname non può fare un regalo ad una bella ragazza?
Il sole parve esser calato così rapidamente che quando tornò sulla via principale il cielo era già divenuto scuro.
Una volta rientrato a casa pensò che essere il penultimo figlio di una grande famiglia aveva i suoi difetti: erano rimasti pochi bocconi di pane e di carne fredda e una volta posato il sacchetto di monete sulla tavola iniziò a mangiare.
Continuava a pensare agli occhi castani di Hermione. Li trovava bellissimi e la sua pelle così perfetta, i suoi capelli morbidi, tutto gli piaceva di quella ragazza.
La notte passò insonne.
Sentire nel più profondo del cuore di essere considerato solo un falegname, dalla persona di cui ti sei invaghito non è piacevole.
E mentre rifletteva su ciò il sonno venne da sé.

  
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