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Autore: Francy_92    26/11/2012    13 recensioni
Gaia e Andrea sono compagni di scuola ma in classi diverse. Entrambi devono iniziare il quinto. Lei linguistico, lui scientifico. Prima che finisse l'anno prima, è stato annunciato un progetto scolastico che prevede un soggiorno di tre settimane in Inghilterra. Lui, rubacuori e bello, è conosciuto da tutti; lei, riservata e con un peso sul cuore, non conosce praticamente nessuno. Sin dal viaggio di andata cominciano a litigare, fin quando... qualcosa cambierà gli eventi.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie ''A true love story never ends''
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Avrei dovuto pubblicare domani, ma qualcuno nel mio gruppo su facebook mi ha fatto troppi occhi dolci, quindi eccomi qui, ad accontentare le mie carissime fan!!!
Spero che questo capitolo sia all'altezza degli occhi dolci che voi avete fatto a me e che non ne rimarrete deluse :/
Ci tengo a precisare che questo capitolo è quello che ho misteriosamente perso e che ho dovuto riscrivere :( Anche se non sapete com'era quello, spero vi piaccia ugualmente :*
Aprite il link della canzone verso la fine del capitolo... E' molto più bello leggere il pezzo dopo ascoltandola :)
Vi lascio alla lettura...
Vi adoro tutti!! :* :* :* <3


Let's blame it on September

Capitolo 10

“Io e te, per sempre”

 
«Ah sei qui!» esclama Luigi dando una pacca amichevole ad Andrea.
«Già! C’è anche lei» dice quest’ultimo sorridendo.
«Pure?! Te la porti dappertutto adesso?!»
«Ciao Luigi. Volevo ringraziarti per l’invito» intervengo sorridendo sfacciatamente. Lo guardo con aria di sfida ed entro, facendo scontrare le nostre spalle.
Sento Andrea ridere e Luigi dirgli qualcosa, ma non ne sono sicura.
Quando riesco a rendermi conto della portata della festa, resto di stucco. Andrea non mi aveva detto che ci sarebbero state tutte queste persone; chi nude, chi no.
«Gaia, vieni con me» dice proprio in quel momento Andrea prendendomi per mano e guidandomi verso le camere.
«C’è una marea di gente là fuori» mormoro.
«Lo so. Non preoccuparti. Ci divertiremo» dice togliendosi la maglia.
Mi lascio sfuggire una risata. Eccolo, Mr Mi Spoglio Davanti Agli Altri Senza Avvisare è tornato tra di noi!
Purtroppo, mentre lo guardo, sperando di non avere la bava alla bocca, i nostri sguardi si incrociano.
«Ti piace quello che vedi?» chiede malizioso.
«Non lo so, devo ancora pensarci» rispondo avvicinandomi a mia volta e guardandolo negli occhi.
Lui si morde il labbro e annuisce. Cerco di trattenere le risate e mi allontano nonostante lui volesse baciarmi.
Facendo appello a tutta la mia sicurezza e cercando di non imbarazzarmi davanti a lui, sfilo la felpa.
«Non hai nulla!!» esclama Andrea.
Maledizione, mi guardava!!
«Avevo la felpa»
«Sotto! Non hai nulla»
«E quindi?»
«Possiamo anche ritornare a casa» mormora avvicinandosi, ma io lo fermo e mi allontano ancora. «Si, ok» dice lui schiarendosi la voce.
Mi tolgo le scarpe e i pantaloncini e guardo oltre la porta.
«Possiamo andare»
Entrambi usciamo dalla stanza e non mi sento imbarazzata, ma molto di più.
«Dai stai tranquilla. Vedrai che nessuno farà caso a te, noi… insomma, si faranno gli affari propri» Andrea cerca di rassicurarmi, ma mi sento ancora molto agitata.
Quando entriamo in cucina, mi rendo conto che la piscina è dentro un’enorme dependance.
«Wow!!» esclamo guardando davanti a me.
«Bella, vero?»
«Già…»
«Dai, andiamo. Ho già visto Alessia. Ci sta aspettando»
Annuisco, ma non  sembro tanto convinta.
«Gaia, non preoccuparti, ok?» Andrea mi guarda e io annuisco ancora, un po’ più sicura. «Adesso sto per aprire la porta; appena lo faccio, tu devi correre»
«Ehm… scusa, hai detto correre?»
«Si. Ti ricordi che fuori fa freddo?! Tanto freddo…»
«Si?!» rispondo.
«Bene. Quindi, al mio tre, dobbiamo correre» Sorride e comincia a contare «Uno…» dice e mi guarda «Due…» continua «Tre!!» esclama e mi prende in braccio, caricandomi sulla spalla e correndo verso la dependance.
«Andrea!! Mettimi giù!!» urlo colpendolo al sedere.
«Fai la brava» esclama ridendo.
«Andrea, sul serio, mettimi giù!»
«Accontentata!» esclama e…
SPLASH!!
Accidenti!!
È tutto buio e sono immersa nell'acqua.
Vengo risucchiata  giù, verso il fondo della piscina. I miei capelli vengono schizzati in alto e, credo proprio di essere rimasta calva!
Idiota!!
Mi ha buttata in acqua.
Cerco di salire in superficie e quando ci riesco cerco di togliere più acqua possibile dal viso. Mi guardo intorno e vedo che, effettivamente, nessuno sta facendo caso a noi.
Vedo Andrea risalire in superficie e raggiungermi a nuoto.
«Ti odio» mormoro schizzandolo con l’acqua. Lui ride ed è… wow! È bellissimo quando ride.
«Questa me la pagherai» dico.
Andrea annuisce e si avvicina sempre di più per baciarmi; allontano il mio viso, ma, velocemente, lo spingo sott’acqua; lui non si lascia sfuggire l’occasione e mi tira giù con lui. Mi sorride e i suoi occhi sono così chiari.
Mi stordiscono.
Si avvicina e mi bacia. Sento la sua lingua intrecciarsi alla mia; le sue mani si fermano sul mio fondoschiena e mi avvicinano ancora di più al suo corpo mentre le nostre gambe si intrecciano, facendo scontrare i nostri bacini.
Continuiamo a baciarci fin quando non esauriamo l’ossigeno e siamo costretti a risalire. Tossisco e lo guardo «Ciao» dice e si avvicina; lo faccio anch' io e le nostre bocche si incontrano di nuovo. Sento che Andrea si muove e quando apro gli occhi e interrompo il bacio, lui mi appoggia contro la parete della piscina. Gli sorrido e lo abbraccio.
«Sei carina con i capelli tutti appiccicati alla testa» dice accarezzandomeli.
«Anche tu lo sei con i capelli disordinati»
Lui sorride e mi bacia con passione, appiattendomi alla parete.
«Quanto manca a Londra?» ansima contro la mia bocca.
Interrompo il bacio e lo guardo leccandomi le labbra. «Cinque giorni» rispondo infine.
«Non so se ce la faccio a resistere» mormora ancora e mi bacia.
Ricambio anch' io, rapita dalla passione e dalla voglia di averlo.
«E prendetevi una camera!!» esclama qualcuno.
Entrambi alziamo lo sguardo e vediamo Luigi che ci guarda in cagnesco.
«Oh ma che vuoi?! Piantala!» esclama Andrea.
«Piantala tu, e vedi di scopartela quella lì, una volta per tutte. Non è per questo che sei venuto qui?» 
Un momento…
Cosa?!
Guardo Andrea con gli occhi spalancati. Anche lui mi guarda e, quando capisco che Luigi potrebbe avere ragione, spingo Andrea lontano da me ed esco dalla piscina.
«Gaia!!» urla, ma può farlo quanto vuole.
«Lasciami in pace!» urlo a mia volta.
«Giorgio, fermala!!» grida ancora lui e mi sento bloccare per un braccio.
È il suo amico.
«Lasciami! Lasciatemi tutti!» grido e riesco a liberare il mio braccio. Corro verso l’interno della casa, dirigendomi velocemente verso le camere.
Quando la raggiungo, cerco i miei vestiti, ma le lacrime mi appannano la vista, non facendomi vedere nulla.
MALEDIZIONE!! Urlo nella mia mente.
Cerco ancora tra la montagna di vestiti e, quando trovo i miei, infilo velocemente, i pantaloncini e la felpa. Cerco le scarpe, proprio in quel momento, Andrea entranella camera.
«Gaia, ti prego, lasciami spiegare. Non te ne andare»
Mi volto di scatto «E perché no?!» urlo «Perché devo rimanere qui?! Per rendermi ancora più ridicola? No, grazie»
«Ma non è assolutamente vero quello che ha detto Luigi. Non credergli, ti prego»
«E perché non dovrei?! In fondo ne avrei tutti i motivi»
«No, no… aspetta. Io non ho mai voluto portarti solo a letto. Sono sincero»
Scuoto la testa e metto le scarpe. Cerco le chiavi, ma non le trovo. Mi fermo, facendo mente locale, e mi rendo conto che le chiavi ce le ha Andrea. Scaccio le lacrime e le cerco nei suoi vestiti.
«Gaia, per favore. Devi credermi»
«Lasciami in pace» mormoro e, finalmente, trovo queste maledette chiavi.
«Te le lascio sotto lo zerbino» dico e mi volto per uscire dalla stanza.
Purtroppo la serata non può non finire qui; continua lo strazio.
Luigi ride e mi guarda divertito. «Oh Biachina!! Piangi?! Il nostro caro Andrea ti ha lasciato?!»
Alzo lo sguardo di scatto, fulminandolo, ma lui continua a ridere «Non gliela davi, eh?!»
A quelle parole, la mia mano si alza per colpire il suo viso, ma Luigi si scansa appena in tempo. All'improvviso mi ritrovo con la sua mano intorno al collo, Luigi stringe sempre più forte facendomi sbattere contro il muro.
Sento la mia nuca pulsare. Mi fa male tutta la testa.
«Devi stare lontana da lui, mi hai capito?! Devi lasciarlo in pace, sgualdrina!!» esclama guardandomi in cagnesco e sbattendomi ancora la testa contro al muro.
Le lacrime scendono incontrollabili.
Mio dio, questo ragazzo ha seriamente qualche problema!!
«Che cazzo stai facendo?!» urla qualcuno.
So che è Andrea; riconosco la sua voce. Spinge via Luigi, offrendomi il suo braccio per non farmi cadere.
«Non avvicinarti più a lei!! Sei uno squilibrato figlio di puttana!!» urla Andrea tenendomi stretta a lui «Stai bene?» mi chiede facendomi entrare di nuovo in camera.
Non rispondo perché non riesco a muovere un muscolo, figuriamoci parlare.
Sono scioccata. Come può un ragazzo come Luigi, arrivare a fare una cosa del genere?
Tutta la paura provata mi sta facendo tremare come una foglia. Andrea mi circonda il viso con le mani e mi guarda negli occhi «Ti porto a casa. Sei al sicuro, adesso» dice e mi bacia sulla fronte.
Vedo che si muove per la stanza, cercando i suoi vestiti e quando ritorna da me mi guarda dispiaciuto «Scusa» dice e si guarda intorno. «Alessia?» chiama Andrea fuori dalla porta.
Qualche secondo dopo la vedo entrare. Anche lei sembra dispiaciuta. «Dimmi» dice guardando Andrea.
«Hai un elastico? Voglio legarle i capelli così non le si asciugano sulle spalle»
«Si, tieni» Con tanta premura Alessia gli porge l’elastico e Andrea mi lega i capelli in una coda alta; dopodiché mi alza il cappuccio della felpa.
«Stai tremando come una foglia» dice e lo guardo, per un momento le mie lacrime si fermano.
Andrea strofina le sue mani sulle mie braccia per riscaldarmi e, solo adesso, mi rendo conto di quanto freddo senta dentro. «Ti darei la mia felpa se non rischiassi di venire arrestato» dice sorridendo.
«Tieni. Prendi la mia» sposto lo sguardo e vedo Giorgio porgere la sua felpa ad Andrea.
«Grazie amico» gli dice lui e si sfila la sua per farmela indossare.
Mi alza anche questo cappuccio e mi prende per mano «Andiamo a casa» dice e mi stringe al suo corpo.
Non vorrei stare così vicina a lui o lasciare che si prenda cura di me, ma ne ho bisogno, perché se non lo facesse, probabilmente rimarrei immobile sul pavimento.
Mentre percorriamo il corridoio, vedo alcuni ragazzi guardarci e Luigi che parla con Elena. Al nostro passaggio entrambi si zittiscono e ci guardano. «Vieni» mormora Andrea e mi bacia la testa.
Uscendo mi chiede «Ti va se prendiamo un taxi? Non mi va di farti prendere l’autobus. Ci metteremmo più tempo»
«S… si, va bene» mormoro con la voce arrochita.
Per fortuna un taxi ha appena parcheggiato vicino ad una casa lì vicino. Andrea si dirige lì e mi fa salire.
Seduta sul sedile di pelle, accanto al ragazzo di cui mi sono presa una cotta e che, probabilmente, vuole solo approfittarsi di me, scoppio a piangere silenziosamente per tutto quello che è successo nelle ultime ore.
Lui mi stringe forte e mi bacia di nuovo la testa e lì mi lascio andare sulla sua spalla. Lo abbraccio, perché ho bisogno di sentire che lui c’è, e lui fa lo stesso.
«Mi dispiace tanto per quello che è successo» mormora.
Annuisco e sciolgo l’abbraccio, appoggiando la testa sulla sua spalla. Lui mi prende la mano e la stringe forte, fin quando non arriviamo davanti casa.
Andrea paga il tassista e mi fa scendere. Velocemente prende  le chiavi e apre la porta facendomi entrare. Appena siamo in camera, chiude a chiave, mentre mi siedo sul letto.
Voglio dormire.
«Dov’è il tuo asciugacapelli?» chiede guardandomi.
Alzo lo sguardo verso di lui e gli indico la valigia. Lui lo prende e lo collega alla presa elettrica.
Delicatamente mi asciuga i capelli e quando vede che sono abbastanza asciutti lo spegne e lo ripone al suo posto.
«Vuoi toglierti i vestiti bagnati?!» chiede, faccio segno di no con la testa. Non ce la faccio proprio a spogliarmi ea continuare a sentire freddo.
«Ok, allora, mettiti sotto le coperte» dice e alza il piumone, mentre mi metto sotto.
Avrei voluto che dormisse con me, ma dopo essermi resa conto che probabilmente c’è solo un doppio sporco fine dietro tutto questo, mi metto l’anima in pace e provo a riscaldarmi. Affondo il volto dentro la sua felpa e inspiro il suo profumo.
Una lacrima sfugge al mio controllo, perché il suo profumo mi piace, mi piace che lo usi lui, mi piace lui e basta, ma non posso provare ancora tutto questo se quello che vuole lui è soltanto sesso.
Tiro su col naso e mi volto, cercando di mantenere il calore che le coperte mi regalano.
Alzo lo sguardo e scopro Andrea guardarmi. Ci fissiamo per qualche minuto «Oh dio, sei troppo piccola per quel letto così enorme» dice; si alza dal suo per stendersi vicino a me «Vieni qui» dice abbracciandomi.
Riprendo a piangere, perché vorrei tanto allontanarmi da lui, ma allo stesso tempo voglio che resti lì a riscaldarmi e ad abbracciarmi. «Mi dispiace tanto Gaia. Ti prometto che non ti toccherà più. Te lo prometto»
Cerco di placare le lacrime e alzo lo sguardo «Grazie» dico soltanto e lo bacio sulla guancia.
Lui sorride e riprende ad accarezzarmi i capelli.
Tra le sue braccia e, confortata dal calore del suo corpo, riesco, finalmente, ad addormentarmi.
Il mattino successivo mi sveglio con un mal di testa allucinante. Apro un occhio e vedo le prime luci dell’alba. Saranno al massimo le sei. Mi concentro meglio sul mio corpo e sento le braccia di Andrea circondarmi la vita. Cerco di spostare il suo braccio per alzarmi, ma purtroppo, si sveglia.
«Ehi» mormora sedendosi.
«Ciao» rispondo sorridendo a malapena.
Ripensando a tutto quello che è successo tra noi due un po’ mi pento di essere stata così debole. Non riesco ancora a togliermi di mente ciò che ha detto Luigi mentre noi eravamo in piscina.
«Questa è tua» dico togliendomi la felpa e appoggiandola sul suo letto.
«Gaia, senti… per quello che è successo in piscina» dice schiarendosi la voce.
«Non dire niente Andrea. È ancora presto per litigare e sinceramente non voglio nemmeno farlo. Non voglio sapere niente» dico, voltandomi verso la valigia e prendendo dei vestiti puliti.
Esco velocemente dalla stanza, chiudendo violentemente la porta alle mie spalle.
Salgo in bagno e mi chiudo a chiave.
Come affronterò questa giornata?! Il solo pensiero di dover uscire di casa mi fa venire la nausea, figuriamoci quando dovrò sopportare per tutta la giornata quel disturbato di Luigi.
Scuoto la testa e cerco di non pensare a quello che potrebbe succedere oggi; mi spoglio velocemente e apro l’acqua calda della doccia. 
Il getto d'acqua scioglie il gelo che, durante la notte, mi è rimasto nelle ossa ma il freddo ritorna quando esco dalla doccia.
Mi asciugo in fretta e indosso i pantacollant e la t-shirt grigia.
Scendo e, quando entro in camera, Andrea sta guardando fuori dalla finestra.
Piove…
«Il bagno è libero» dico e sistemo le mie cose nella valigia. Prendo il phon e asciugo i capelli.
Silenziosamente Andrea prende le sue cose ed esce.
Cerco di asciugarli in fretta ma, quando capisco che non farò mai in tempo, spengo il phon, indosso la felpa ed esco.
Trovo Michelle intenta a vestire Anise e Paul che prepara la colazione.
«Buongiorno» mi saluta Michelle guardandomi esasperata.
«Buongiorno» rispondo baciando la piccola sulla testa. Lei mi abbraccia e io, sorridendole, vado in cucina a salutare Paul.
«Buongiorno Gaia»
«Buongiorno» rispondo sedendomi al bancone.
«Come è andata ieri sera la festa?» chiede passandomi una tazza di tè.
«Uhm… è andata» rispondo bevendone un sorso.
«Vi siete divertiti?»
«Si, molto» rispondo cercando di sorridere sinceramente. Alla fine non ho mentito. Mi sono davvero divertita, durante la prima parte della serata, è stata la conclusione che non mi ha divertita per niente.
«Andrea? Scende per la colazione?»
Alzo le spalle e dico che non lo so. Finisco il mio tè e saluto, rientrando di nuovo in camera.
«Ah, sei qui» dico vedendo che Andrea è in camera, intento ad allacciarsi le scarpe.
«Si, ho fatto subito»
«Mi hanno chiesto se fai colazione» dico avvicinandomi allo specchio per sistemare i capelli.
«Ti ha lasciato il segno» mormora. Quando alzo lo sguardo su di lui vedo che mi sta guardando il collo.
Automaticamente le mie mani coprono il livido. «Passerà presto» dico concentrandomi sui capelli. Li raccolgo in uno chignon e indosso una piccola fascia.
«Mi dispiace Gaia. Mi dispiace davvero»
Mi volto e lo guardo negli occhi «Smettila di dire che ti dispiace. Tu non c’entri niente. Ha fatto tutto lui. Anzi, devo ringraziarti per quello che hai fatto; per averlo allontanato, quindi, adesso smettila di scusarti»
Andrea mi guarda e annuisce «Ok»
«Vai a fare colazione, altrimenti poi usciamo tardi»
Annuisce ed esce, mentre finisco di prepararmi.

«Lo dirai ai professori?» chiede mentre percorriamo gli ultimi metri della salita che facciamo ogni giorno per raggiungere la fermata dell’autobus.
«No, non credo»
«Perché no?!»
«Perché, tu vuoi che lo dica?! Gli Faresti questo?»
«Beh, lui si è comportato in quel modo con te, quindi è il minimo che tu voglia fare»
«No, non lo dirò. Non voglio che lo sappia nessuno dei professori, perché tanto i ragazzi ormai lo sapranno»
«Va bene»
Queste sono state le ultime parole che ci siamo scambiati in tutta la giornata.
Sull’autobus abbiamo mantenuto tutti le distanze. Andrea è rimasto con me, stringendomi la mano, anche se non avrei voluto; Elena e Luigi si sono seduti in fondo, non degnandoci di uno sguardo nemmeno quando hanno attraversato il corridoio del veicolo.
Quando siamo arrivati a scuola mi sono allontanata da Andrea con una scusa
Voglio restare da sola oggi. Per quello che è successo con Luigi e anche per quello che mi ha detto su Andrea.
Ho alzato il cappuccio e mi sono fatta gli affari miei, giocando con il mio cellulare, cercando di rendermi il più invisibile possibile.
Credevo di poter sopportare la giornata ma, mi sono resa conto tardi, che la parte più difficile sarà durante le lezioni. Io e Luigi siamo in classe insieme ed è stato uno sforzo immane cercare di ignorarlo, perché mi sono sentita il suo sguardo addosso per tutto il tempo; precisamente sul mio collo. Per fortuna le lezioni mi hanno tenuta impegnata ma, ad ogni pausa, ho tirato un sospiro di sollievo e sono uscita nascondendomi tra gli altri ragazzi.
A pranzo non mi sono seduta in mensa con gli altri; non volevo neanche vedere Andrea. Ho preso posto fuori, cercando un tavolo un po’ più lontano dagli altri.
Non si capisce che sto cercando di fare l’asociale, eh?!
Purtroppo non sono riuscita nell’impresa, perché Andrea mi ha intercettata e si è seduto al mio tavolo.
Ci siamo guardati per qualche secondo, ma non ha detto assolutamente nulla.
Un po’ ho apprezzato il suo gesto. Inconsciamente volevo la sua compagnia, ma me ne ero ancora resa conto solo trovandomi da sola tutto il giorno e apprezzando la sua presenza durante il pranzo.
Sono ancora arrabbiata con lui e non so se le parole del suo amico siano vere, ma resta il fatto che voglio che lui mi stia accanto.
In fin dei conti è questo che succede quando si prende una cotta per qualcuno, no?! Mi sono presa una cotta per lui, quindi, anche se voglio tenerlo lontano, voglio anche che stia sempre accanto a me.
È un pensiero contorto, ma è la mia verità.
Dopo la fine della pausa pranzo, sono salita in aula per le ultime lezioni; ho guardato Andrea da lontano, lui ha sospirato, si è passato una mano fra i capelli e si è alzato buttando i resti del suo pranzo nel cestino.
Dopo la fine delle lezioni, ho informato Andrea che sarei andata in centro a fare un po’ di shopping.
«Vuoi un po’ di compagnia?!» chiede lui.
Vorrei, ma vorrei anche stare da sola. «No, grazie. Devo chiamare Serena, quindi ne avrò per un po’»
«Ok» risponde lui sorridendo.
Mi volto e faccio qualche metro per raggiungere la fermata dell’autobus. Sinceramente, non so cosa farà o dove andrà Andrea.
Una giornata più strana di questa sicuramente non l’avevo mai vissuta.
Soltanto lo shopping mi ha tirato un po’ su di morale.
Camminare  fino a casa da sola non mi è mai sembrato così triste senza Andrea.
Scuoto la testa e penso a come questo ragazzo mi sia diventato tanto caro in così poco tempo.
Quando arrivo davanti alla porta di casa, lo sguardo cade sulla finestra della nostra camera.
Chissà come saranno le cose quando torneremo in Italia. Sicuramente la situazione non sarà molto diversa dalla giornata di oggi.
Faccio un respiro profondo ed entro.
In casa non sembra esserci nessuno. Soltanto il cane viene a salutarmi, facendomi le feste. «Ciao piccolo» dico accarezzandolo. Lui se ne va ed entro in camera. Le note di una canzone che conosco fin troppo bene riempiono la stanza. Entro e Andrea abbassa il volume. «Ehi…» lo saluto.
«Ciao» mormora lui posando il computer sul letto.
«Come mai questa canzone?» chiedo riconoscendo Home di Michael Bublé. Poso le buste vicino alla mia valigia e mi volto a guardarlo.
«Mi ricorda te» confessa guardandomi negli occhi.
«Ah» rispondo sedendomi vicino a lui. «Perché?» chiedo.
«Perché sai di casa» Si avvicina.
Lo guardo confusa. «Luigi non ha detto proprio una bugia ieri sera» dice e mi guarda prendendomi la mano. «Sono venuto in Inghilterra per te ma non per quello che pensi tu o che credono gli altri. Volevo conoscerti, perché sapevo che qui, in qualche modo, ci sarei riuscito; quando ho saputo che eri in casa con Elena ne sono stato felice perché significava indubbiamente passare del tempo con te. Poi, quando Elena ha voluto cambiare perché non si trovava bene, ho pensato che il mio scopo si stava rivelando più facile del previsto»
«Ma…» scuoto la testa perché non so cosa dire «Tutto il tempo che hai passato ad odiarmi…» mormoro confusa.
«Ad odiarti…» mormora ridacchiando. Scuote la testa e mi guarda di nuovo «Non ti odiavo, però…cazzo, Gaia! E’ da quattro anni che ho una cotta per te. Secondo te cosa dovevo fare?! Mi hai sempre ignorato ed è per questo che non ho mai provato ad avvicinarmi a te»
«Quindi hai pensato di rendermi la vita impossibile»
«Mi dispiace… e comunque, mi sono sempre comportato in quel modo perché…»
«Ti ignoravo» lo interrompo
«Inoltre, non volevo che gli altri lo sapessero…»
«E perché no?»
«Non sapevo se ti piacevo o no. Sinceramente non avrei voluto fare la figura dell’idiota venendo rifiutato»
«Sei assurdo» mormoro lasciandomi sfuggire una risata.
«Assurdo?!»
«Si, assurdo. La tua reputazione sarebbe rimasta immutata»
Lui ride e abbassa la testa scuotendola. Sorrido anch’ io per quello che mi ha detto.
«Quindi siamo a posto adesso?» chiede avvicinandomi a lui.
«Che intendi?» chiedo.
«Beh ti ho chiarito quello che ha detto ieri Luigi. Adesso sai che il mio scopo non è quello di portarti a letto»
«Ah certo… e secondo te questo dovrebbe bastare?!»
«Si» dice ridendo, avvicinandomi ancora di più. Cerca di baciarmi, ma io mi allontano «E dai…» mormora provandoci di nuovo.
Faccio di no con la testa e lui prova a baciarmi di nuovo, ma io mi allontano. «Cattiva» dice mettendo il broncio. «Dai, se non mi baci potrei ammalarmi»
«Oh, certo. Povero caro Andrea che si sente male se non riceve un bacio»
«Mi pare ovvio» mormora provando a baciarmi di nuovo. Mi allontano e lui rimette il broncio.
«Smettila di provarci e fallo» dico guardandolo serio.
Lui fa lo stesso e, finalmente, ci baciamo.
Il suo corpo è sul mio e la sua bocca si muove dolcemente sulla mia. Mi accarezza le guance e continua a baciarmi.
Mi lascio andare completamente. Con gli occhi chiusi, la mente spenta e il cuore gonfio di gioia. Socchiudo gli occhi per guardarlo e scopro che lui sta facendo lo stesso. Mi sorride e mi bacia di nuovo, ma, invece di concentrarmi sul bacio, la mia attenzione viene catturata da qualcos’altro.
«Andrea!! Il computer!!» esclamo spingendolo e afferrando lo schermo del suo pc che stava per cadere.
Lui scoppia a ridere e lo fulmino con lo sguardo. «Tieni!!» mormoro chiudendo il pc e restituendoglielo. Andrea lo prende e lo appoggia sulla sua valigia, mentre io stendo nuovamente sul mio letto.
«No!!» esclama lamentandosi «Stavamo andando così bene» dice mentre si distende accanto a me.
«Mi dispiace, sono stanca» mormoro coprendomi gli occhi con il braccio.
«Mi piacciono i tuoi pantaloni» dice all’improvviso.
«Non sono pantaloni» preciso alzando lo sguardo per guardarlo.
«Ah no?! E cosa sono?» chiede toccando il tessuto.
«Pantacollant»
«Hm, allora, mi piacciono i tuoi pantacollant» dice e sorride.
Ci guardiamo.
«Posso farti una domanda?» gli chiedo voltandomi verso di lui.
«Certo»
«Adesso mi dici chi ti ha chiesto di sorvegliarmi?»
«Ah, quello….  Ehm» ride e si passa una mano fra i capelli, imbarazzato.
«Sei tu, vero?»
«Mi dispiace. Volevo continuare a far finta che di te non mi importasse, ma è stato più forte di me, e ho cominciato a preoccuparmi»
«Lo sai che questo è molto scemo da parte tua?»
«Beh scusa se ho voluto prendermi cura di te»
«Non mi riferisco a questo. È l’intera situazione che è da scemi. Insomma, mi spieghi cosa ti costava venire da me e dirmi tutta la verità molto tempo prima?! Dovevi continuare ad insultarmi ancora per molto?! Se non ci fosse mai stata la possibilità di fare questo viaggio cosa avresti fatto? Avresti continuato a comportarti come hai fatto in questi quattro anni?»
«Forse si»
«Perché? Che cosa ti preoccupa? Che davvero qualcuno lo venga a sapere? Se, in un futuro ipotetico, noi due dovessimo stare insieme, sarà piuttosto ovvio agli altri quello che proviamo entrambi, no?»
«Non è quello che pensano gli altri che mi preoccupa…» dice mentre alzo un sopracciglio contrariata.
«Ah no?!»
Lui fa per dire qualcosa ma lo fermo «Ti ricordo che sei stato tu a mettere queste voci in giro. Tutti mi prendono in giro perché tu lo hai fatto per tutto questo tempo. Tutti credono che io sia una sfigata perché tu lo hai detto» dico seria.
«E’ vero»
«Si»
«Mi dispiace»
Nego con la testa «Non m’ importa di quello che pensano i nostri compagni di scuola. Non mi è mai importato prima che tu cominciassi a rendermi la vita impossibile e ti posso garantire che non mi è importato nemmeno dopo»
«E’ una cosa che ammiro di te, sul serio. Cammini sempre a testa alta senza curarti di quello che pensano gli altri»
«Modestamente» dico dandomi delle arie.
Lui mi spinge e io ricado sul letto, scoppiando a ridere.
Direi che le acque si sono calmate.
Devo continuare a preoccuparmi?!

«Ci stai capendo qualcosa?»
«Sh, stai zitto»
«Eh dai, mi sento ignorato»
«Ti sto ignorando infatti»
«Ah, grazie»
Siamo distesi sul divano; lui appoggiato allo schienale del divano e io davanti, appoggiata a lui. Stiamo guardando la tv, ma è un’impresa difficile.
Michelle e Paul hanno lasciato un biglietto dicendo che avrebbero cenato fuori con degli amici mentre i bambini sarebbero rimasti a dormire dai nonni.
Risultato: casa libera per me e Andrea.
Oddio…
Scaccio le paure e mi concentro su altro.
Guardo la sua mano che accarezza il mio braccio, la mia mano appoggiata alla sua coscia e sorrido. Sembriamo una coppia, accidenti!  
«Non ci sto capendo molto, a dire il vero» confesso.
«Meno male che tu sei brava in inglese»
«Lo sono!» esclamo voltandomi a guardarlo.
«Modesta…» dice mordendomi l’orecchio.
«Sono distratta al momento, quindi non è facile concentrarsi su quello che dicono»
«E da cosa sei distratta?» chiede stringendomi ancora di più.
«Te lo devo dire?» mormoro voltandomi a guardarlo.
«Tu prova, magari non è quello a cui penso io»
«Direi che tu sei una fonte perenne di distrazione» confesso guardandolo.
«Mi piace distrarti» dice cominciando a baciarmi il collo, fin quando non mi ci distendiamo entrambi: io sul divano e lui su di me.
Cominciamo a baciarci e io lo abbraccio forte, interrompendo il contatto delle nostre bocche e guardandolo negli occhi.
«Rimaniamo qui» mormoro.
«Io e te?!» chiede.
«Si, io e te. Per sempre» dico azzardando con il termine  “per sempre”.
«Mi piacerebbe, ma mi conviene diplomarmi se voglio vivere. Ho già perso un anno…»
«Cosa vorresti fare dopo il diploma?» chiedo seguendo con il dito il profilo del suo viso.
«Non lo so ancora, tu?»
«Nemmeno io, se devo essere sincera, ma voglio frequentare qui il college. Voglio prendere la specializzazione in letteratura inglese a Oxford, o a Cambridge, ovunque sia possibile insomma»
«Vuoi seguire le orme di tuo padre…»
«Beh… non ho il gene artistico di mia madre, quindi, da qualcuno questa passione devo pur averla presa, no?»
Lui sorride e annuisce «Beata te…»
«Perché?»
«La passione di tuo padre è anche la tua»
«Qualcosa mi dice che non vuoi fare l’architetto»
«Cosa te lo fa pensare?» chiede sarcastico. Si alza da me e si siede al mio fianco. «Mio padre mi ha già iscritto a un paio di scuole di architettura… ma non sono sicuro che quella sia la mia strada»
«E qual è la tua strada?»
«Te l’ho detto, non lo so ancora… però mi piacerebbe fare qualcosa come Archeologia o qualcosa di simile»
Sorrido e mi alzo anch’ io. Ce lo vedo proprio Andrea che fa l’archeologo.
«I tuoi non vogliono?»
«No. Entrambi sono dei fottuti architetti e mi sento in una cazzo di gabbia che loro hanno costruito intorno a me, perché devo seguire le orme di famiglia. Mia madre è quella che potrebbe anche cambiare idea, ma mio padre non ne vuole proprio sapere»
«Hai provato a parlare con lui?»
«Non servirebbe a nulla»
«Ma tu provaci. Magari gli spieghi il tuo punto di vista e lo aiuti anche a comprenderlo. Potrebbe capire»
«Non conosci mio padre» dice guardandomi serio.
«Ok» mormoro ritornando ad appoggiarmi allo schienale del divano. Porto le gambe al petto e provo a capire qualcosa di quello che viene detto in tv.
«Scusa, non volevo prendermela con te» dice voltandosi verso di me.
Sorrido appena e scuoto la testa. «Non preoccuparti. Posso capire che parlare di tuo padre possa farti perdere le staffe»
«Già…» mormora cercando la mia mano. Quando la trova, la intreccia alla sua e la stringe. «Ti va di uscire?» chiede all’improvviso.
«Adesso?!» chiedo io.
«Si, adesso. Non è tardi»
«Uhm… si, ok» dico.
«Bene, allora andiamo»
«Mi devo cambiare»
«No, stai bene così»
Alzo un sopracciglio e lo guardo storto «Non ci penso nemmeno ad uscire in questo stato»
«Che stato sarebbe?!»
«Ti prego, faccio veloce»
«Devi essere proprio flash»
Scoppio a ridere e annuisco «Sarò flash» dico alzandomi dal divano e correndo in camera.
Oh mio Dio. E adesso cosa mi metto?!
È un appuntamento per caso?!
Mi inginocchio davanti alla valigia e cerco tra le cose meno sportive che mi sono portata da casa. Quando trovo qualcosa che potrebbe andare, mi alzo e mi tolgo la felpa.
«Ehi! Esci!» urlo vedendo che Andrea è appena entrato in camera.
«Devo cambiarmi anch’ io»
«Ah, devi farlo proprio adesso?!»
«Si e comunque ti ho già visto soltanto con la biancheria addosso, quindi non coprirti»
Gli tiro addosso la felpa e lui l’afferra al volo, scoppiando a ridere. Lo fulmino con lo sguardo e lui alza le mani, in segno di resa «Ok, senti… entrambi dobbiamo cambiarci, quindi che ne dici se lo facciamo dandoci le spalle. Io non guardo te, tu non guardi me» dice spalancando le braccia.
«Prometti»
Incrocia l’indice e il medio e li bacia su entrambi i lati «Promesso»
«Bene. Adesso voltati. Devo togliermi i pantacollant»
«Cosa metti?» chiede voltandosi.
«La gonna»
«Gonna?! Credevo fosse chiaro che le gonne non mi piacciono»
«A me si»
Lui si volta e mi guarda implorante «No Andrea. Sono libera di indossare quello che voglio»
«Ma non quella gonna!!» esclama capendo di quale indumento si tratta.
«Si, invece»
«No»
Incrocio le braccia al petto, dimenticandomi di essere in intimo davanti a lui «Non sei né mio padre, né mio fratello, né il mio ragazzo, quindi non hai nessuna voce in capitolo»
«Per favore, metti delle calze almeno»
Sbuffo e annuisco «Va bene, adesso piantala»
Lui annuisce e si volta, mentre indosso la gonna e la maglia. Cerco nella valigia la giacca da abbinare e la metto sul letto. Adesso mancano le calze.
«Ok, ci sono» dico alzandomi, dopo aver trovato le calze.
Lui si volta, mentre si annoda la cravatta. Accidenti! Meno male che non doveva essere un appuntamento.
«E le calze?!»
«Adesso le metto» dico sedendomi sul letto e cominciando ad indossarle. Lui sorride felice e si piazza davanti lo specchio. «Comunque, ci terrei a precisare che questo non è un appuntamento» dico.
«Ah no?!» chiede guardandomi dallo specchio.
«No. Stiamo soltanto uscendo a prendere una cosa da bere. Niente di che»
«Certo. Non è un appuntamento» ripete lui sistemando la sua chioma ribelle.
«No» ripeto.
Lui mi guarda dallo specchio e mi sorride maliziosamente, mormorando «Non ancora almeno»


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Che ne pensate?!?!
Cosa avete provato quando Luigi ha fatto quello che ha fatto?! Spero non mi odiate per questo x''D
Comunque il nostro Andrea si è comportato bene, no? 
Ma secondo voi lo ha fatto per farsi perdonare qualcosa o semplicemente per gentilezza?! 
Fatemi sapere :/
Per gli spoiler prima del prossimo chapter, siete i benvenuti mio gruppo  facebook FrancyEFP
Alla prossima settimana :* :*
Francy <3

   
 
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