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Autore: zacra    27/11/2012    3 recensioni
Eccomi qui con l'ennesimo esperimento, spero sia di vostro gusto!
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutte mie care, volevo rubarvi alcuni minuti per una questione importante, una simpatica ragazza ha pensato bene di copiarsi la mia FF e spacciarla per sua in una pagina Facebook sui Mars...anch'essa sua devo supporre dato che appena le ho fatto notare che la FF era mia ha cancellato pagina e tutto....vorrei far sapere alla cara ragazza che sono felice che la mia storia le sia piaciuta a tal punto da spacciarla per sua, devo essere davvero brava se ti sei presa la briga di copiarti tutti e 33 i capitoli....detto ciò buona lettura a tutte ( in particolare alle mie care Cri_6277, AnniePhantom , Vale_Rose_Mary e Iooppidoo )
Kiss
A.


Gin provò a chiamare i suoi genitori per convincerli ad andare a trovarla praticamente ogni settimana, ma il risultato era sempre lo stesso, Jared era davvero molto dispiaciuto per questo, quella sera era intento a parlare del matrimonio con la madre, il fratello ed Emma, mentre Gin era sempre al telefono, non sembrava una chiaccherata tranquilla e se ne rendeva conto anche se non capiva una parola d’italiano.
Mancavano poche settimane al matrimonio, Jared la vide rientrare in casa e posare il cellulare sul tavolo sconsolata per l’ennesima volta, si voltò verso Emma e le fece segno di seguirlo .
-          Prenotami, due biglietti per Firenze e una stanza in Hotel, penso sia venuto il momento che io mi presenti da solo- disse ad Emma.
-          Va bene-
-          Voglio partire entro al massimo due giorni- aggiunse prima che lei lo lasciasse solo.
Emma annuì e tornò in casa dagli altri.
Quando tutti se ne furono andati Jared raggiunse Gin in camera da letto.
-          Andremo noi in Italia, non è una proposta Gin, ci andremo e basta- disse secco.
Gin era ancora sdraiata sul letto e fissava il soffitto.
-          Non sai quello che dici Jay, pensano che io sia un’idiota a sposare una rock star, che tu mi userai e basta, non hanno intenzione di darti una possibilità, scordatelo-
-          Non mi importa, sarò io a darne una a loro Gin- disse risoluto mettendosi a letto con lei e spegnendo la luce.
Gin rimase a fissare il soffitto a lungo, non era preoccupata per quello che avrebbero detto a lei, era in pensiero per lui, era un uomo adulto certo ma era anche molto sensibile e se c’era  una cosa che i suoi sapevano fare era ferire le persone.
L’unica cosa che la rallegrava era il problema della lingua solo suo padre parlava inglese abbastanza bene da avere una conversazione.
Come richiesto da Jared , Emma aveva prenotato tutto in modo che partissero entro due giorni e così fu, Gin si ritrovò a respirare aria italiana molto prima di quanto avesse immaginato.
Lei e Jared portarono la valigia in Hotel, si erano portati dietro poche cose dato che sarebbero rimasti solo pochi giorni, una volta sistemati uscirono per andare a casa di Gin.
Una volta davanti alla porta di casa Gin fece per tornare indietro, Jared la trattenne per un braccio e suonò il campanello.
-          Virginia- disse il padre aprendo la porta e guardandola stupito.
-          Ciao papà- disse lei stringendo forte la mano di Jared e cercando di sostenere lo sguardo di biasimo e delusione che il padre le stava riservando.
-          Non capisco cosa tu sia venuta a fare qui- disse in inglese in modo che anche Jared capisse.
-          Le ho chiesto io di venire- disse Jared.
-          Non mi sembra di averti rivolto la parola-disse il padre di Gin guardando Jared con sufficienza.
-          Luca falli entrare- disse la voce della madre di Gin.
Il padre si spostò facendoli entrare in casa, Gin fece segno a Jared di seguirla in salone, dove si sedettero sul divano davanti alla madre di Gin.
-          Ciao mamma- disse Gin.
-          Che hai fatto ai capelli Virginia?- disse le madre guardandola con desolazione.
-          Sarà stato questo meraviglioso esemplare di nullafacente a convincerla a tingerli- disse cattivo il padre.
-          Li ho tinti così due anni fa papà- ribattè Gin.
-          E di grazia da quanto esci con questo qui? Potrebbe essere tuo padre lo sai?-
-          Stiamo insieme da 8 mesi- disse Gin.
-          8 mesi….- disse il padre ridendo nervoso.
-          Santo Dio Virginia guardalo, davvero non hai trovato di meglio di uno che non sa neppure abbinare i vestiti e vivere alle spalle della società facendo musica per adolescenti-
-          Papà smettila- disse Gin alzando la voce e andando verso il padre.
-          Non usare quel tono con me Virginia, hai perso il diritto di farlo quando te ne sei andata da questa casa-
-          Almeno non sono diventata triste come te- disse Gin
Il padre le diede un ceffone sulla guancia facendole voltare il viso di lato, Jared si alzò di scatto spingendo il padre di Gin contro il muro.
-          Coraggio “bad Guy” fammi vedere quanto sei pericoloso- lo provocò il padre di Gin
-          Andiamo Jared- disse Gin rimettendosi la giacca e portandolo fuori con lei.
Camminarono a lungo senza dire nulla Gin sentiva la guancia ancora calda, sapeva in partenza come sarebbe andata, suo padre non era un uomo violento, solo autoritario e quindi voleva che quello che diceva fosse legge per tutti senza recriminazioni di sorta.
-          Mi dispiace- disse guardando Jared.
-          Non avrei dovuto insistere tanto- disse lui.
-          Non fa nulla davvero Jay, mio padre è fatto così, e diciamo che siamo sempre stati molto bravi a farci a pezzi a vicenda anche solo a parole- disse lei.
-          Quando ti ha dato quello schiaffo mi sono sentito morire, ti ho sempre detto che voglio vederti felice e poi ti porto qui, dove non sei mai stata felice e ti faccio rivivere tutto da capo solo per un mio capriccio-
-          Io ti amo Jared, qualsiasi cosa succeda sceglierei sempre te, ti difenderei in qualsiasi occasione perché so che tu ne vali la pena-
Jared le prese il viso e la baciò dolcemente.
Proseguirono la passeggiata fino al Ponte Vecchio, Gin si mise ad osservare l’Arno sotto di loro, Firenze era sempre bella come se la ricordava.
-          Deve essere stato bello crescere in una delle città più belle al mondo- le disse Jared.
-          Io non sono cresciuta qui, ci siamo trasferiti a Firenze quando avevo già 18 anni a causa del lavoro di mia madre-
-          E dove sei cresciuta?-
-          Sono nata e cresciuta a Bologna, è solo ad un’ora di treno da qui, ma c’erano giorni che mi sembrava dall’altra parte del mondo, quasi come se ci avessi vissuto in un’altra vita- disse appoggiandosi al muretto e guardando l’acqua sotto di loro.
-          Ci sono stato a Bologna sai?-
-          Dormire in un’ Hotel a cinque stelle, e suonare in uno stadio chiuso non vuol dire essere stato in una città Jay- disse lei sarcastica guardandolo.
Jared si strinse nelle spalle, voleva solo dirle che quel poco che aveva visto gli era piaciuto.
-          Scusami, non sono io in questo momento, credo di essere stanca, davvero stanca.- disse Gin chiudendo gli occhi e sospirando.
-          Torniamo in Hotel ok?- disse lui.
Gin annuì e si incamminò, Jared la raggiunse era come incerto sul da farsi, parlare, non farlo, prenderle la mano o semplicemente camminare in silenzio come stavano facendo.
Gin si sentiva malissimo, la discussione con suo padre l’aveva destabilizzata più di quanto lei avesse fatto intendere a Jared, camminava velocemente segno che era arrabbiata e sapeva che di lì a poco sarebbe scoppiata a piangere come una ragazzina, odiava farsi vedere così, odiava essere così debole davanti alle altre persone.
Jared affrettò il passo per poterla raggiungere.
-          Gin?- disse prendendola per un braccio.
-          Fammi arrivare in Hotel ti prego- disse voltandosi verso di lui.
Jared la guardò e vide solo tristezza nei suoi occhi, non l’aveva mai vista così e di sicuro non avrebbe mai voluto esserne lui la causa in futuro, prese i suoi occhiali da sole e le li passò, ormai era sera ma non aveva importanza.
Gin li mise e poi tese la mano verso di lui.
Jared prese la mano di Gin stringendola forte, mai come in quel momento si era reso conto che lei lo amasse davvero, devi amare una persona con tutto te stesso per permettergli di vederti in certe condizioni, ci vuole fiducia in certe situazioni.
Raggiunsero finalmente l’Hotel ed entrarono nella loro stanza, Jared si chiuse la porta alle spalle, mentre Gin si era seduta sul letto dopo essersi tolta il cappotto, indossava ancora gli occhiali da sole, Jared posò la sua giacca e la raggiunse sul letto, le sfilò gli occhiali, rivelando i suoi occhi tristi e pieni di lacrime, Gin si voltò mettendosi a fissare la porta davanti a lei.
Jared le mise un dito sotto al mento facendola voltare nuovamente verso di lui.
-          Smettila- disse Gin spostando la mano di Jared con decisione.
-          Gin, guardami- disse Jared serio.
-          No- rispose lei alzandosi dal letto.
Stava per raggiungere il bagno ma Jared la bloccò spingendola contro al muro, le teneva le braccia ferme e la guardava dolcemente.
-          Non guardami così non ce la faccio- disse lei con la voce leggermente spezzata.
-          Gin, ti amo, sei una ragazza forte e lo so, ma non devi essere sempre forte da sola, lascia che sia io quello forte per stasera ok? Non ti farò domande voglio solo che ti sfoghi- disse lasciandole andare le braccia.
Gin esitò per qualche istante guadandosi le scarpe, poi si avvicinò a Jared abbracciandolo e quando lo sentì stringerla a se, si lasciò andare in un pianto liberatorio.
Dopo tutto il tempo che aveva passato da sola si era dimenticata quanto potesse essere bello affidarsi ad un’altra persona per una volta.
Jared la tenne abbracciata a lui ancora per qualche minuto dopo che Gin si fu addormentata, quella sera con lei aveva condiviso una delle cose più intime e vere che una persona potesse condividere con un’altra, un momento di debolezza.
  
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