Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: tartufo    27/11/2012    2 recensioni
Blaine osservò per vari secondi il ragazzo che gli stava davanti, un unica domanda gli martellava nella testa.
“Cosa sei?” chiese guardandolo in volto.
Il ragazzo sorrise dolcemente, e prima di cadere al suolo svenuto, disse solamente una parola.
“Aiutami”.
Genere: Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Brittany/Santana
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

“Papà?”.

Blaine entròchiamando a gran voce il padre, senza ottenere alcuna risposta.

Fece il giro di tutte le camere per accertarsi che non fosse in casa e poi si diresse velocemente in cantina.

Sollevò la botola di legno, discese i primi gradini cercando con le mani la piccola rientranza dove era sempre stata riposta la lanterna e dopo aver illuminato la stanza si diresse velocemente al vecchio baule di famiglia.

Stranamente era stato spostato, le impronte delle mani di suo padre erano evidenti in contrasto con lo spesso strato di polvere che vi si era posata con il passare del tempo.

Era evidente che era stato solo spostato, non aperto, chissa che combinava suo padre, Blaine ci pensò un secondo, poi mise da parte le domande che si stavano formando nella sua testa, dedicandosi a ciò per cui era tornato a casa.

Sollevò il pesante coperchio liberando un antico profumo che non sentiva da anni, il profumo di sua madre, era debole, ma persisteva ancora, Blaine estrasse il primo vestito, lo ricordava, era il preferito della madre, lo portò al viso, inspirando a pieno la fragranza, mentre lo faceva, si chiese se non fosse più giusto conservarli, ci pensò a lungo, arrivando alla conclusione che non servivano oggetti per riportare alla mente i ricordi, se li voleva, doveva solo guardare dentro se stesso.

Mise il vestito a terra, poi decise che tanto valeva portarli tutti, magari quella lupa, aveva gusti difficili, infilò le mani fino in fondo, ritraendole velocemente quando sentì una lama tagliargli il polpastrello.

Blaine portò il dito alla bocca per succhiare il sangue e non macchiare gli abiti, poi, con molta cautela, sposto il resto degli indumenti, trovando sul fondo i suoi vecchi pattini insieme a quelli di Cooper.

Li prese in mano, la pelle si era macchiata a causa dell'umidità, ma le lame, visto il profondo taglio che si era procurato, erano ancora ottime.

I suoi ormai non gli entravano più, però quelli del fratello sembravano della misura giusta.

Da li a pochi giorni, la temperatura avrebbe iniziato piano piano a salire e aveva poche possibilità di provarli, decise che avrebbe trovato il tempo di andare allo stagno e divertirsi fino a sentire le ossa congelate.

Blaine infilò tutto nello zainetto e con un gesto secco lasciò andare il coperchio.

Il colpo a causa del peso, fece spostare di qualche centimetro il baule, rivelando sotto di esso una tavola di legno che non aveva mai visto, una seconda botola di cui non era a conoscenza, che portava ancora più in basso.

“Blaine che fai?” chiese il padre.

“Niente, io...” perchè gli era sembrato che in quella minuscola frase fosse contenuto tanto di quel panico da fargli tremare la voce?

Chiedigli cosa c'è li sotto, gli disse l'istinto, avanti chiediglielo.

“Io... cercavo i miei vecchi pattini” disse tirandoli fuori e mostrandoglieli.

“Ah bene... torniamo su...”.

Aveva troppa fretta, si stava immaginando le cose? Oppure gli stava sfuggendo qualcosa? Pensò mentre tornava al piano superiore seguendo suo padre.

“Allora, che fine ha fatto il lupo?”.

“Come?” chiese Blaine non capendo.

“Il lupo ferito che volevi sopprimere... quello che temevi si avvicinasse al villaggio...”.

Blaine sentì un brivido lungo la schiena alla parola sopprimere, c'era andato davvero vicino.

“Ci ha pensato il freddo, non è sopravvissuto con quella ferita...”.

“Bene... ottimo lavoro” disse dandogli una pacca sulla spalla che lo fece irritare.

“Già...” rispose scosatndosi da quel tocco.

“Vado a caccia...” disse mettendo lo zaino in spalla e uscendo dalla porta.

“Ma sei appena tornato...”.

Blaine continuò a camminare ignorando il commento.

 

“Adesso?” chiese Beth.

“No. Aspetta, ascolta...”.

Beth tese le orecchie rimanendo in ascolto.

“Non è lui, i passi sono diversi... che facciamo?”.

“Aspettiamo”.

“Zia... mi dispiace, è tutta colpa mia...”.

“Non dirlo nemmeno per scherzo... avrei dovuto prestare più attenzione, invece mi sono distratta”.

“Ma se non mi fossi fermata...”.

“Hai provato pietà pe rquell'uomo, non ti devi scusare per questo... se solo non avessi accettato, ci sarebbe stato qualcuno più adatto...”.

Stettero in silenzio, mentre i ricordi di quel giorno, si fondevano in uno solo.

 

Elizabeth le si avvicinò con le lacrime agli occhi.

“E' morta...” disse.

“Mi dispiace molto, posso immaginare che foste tutti molto legati a lei... posso fare qualcosa?”.

“Si, puoi... ti ho osservata allungo Rachel... non è una cosa che accade tutti i giorni, anzi, non è mai capitato ad essere onesta... ma credo che saresti in grado di prendere il suo posto”

“Ma io... le altre non saranno contente, un umana che segue i cuccioli...”.

“Ho già parlato con il branco... e adesso sei un lupo, come se fossi nata con questa pelle, non scordarlo... dipende solo da quello che vuoi tu...”.

“Io... sarei davvero onorata...”.

“Saresti la prima, quidi, fai del tuo meglio, al massimo delle tue possibilita...”.

Quello fù il momento che segno l'inizio della fine.

 

Un giorno come un altro, un uscita come un'altra, avevano appena superato il varco della caverna.

 

Mentre li contava, Rachel si guardò attorno e il panico iniziò a stringerle una morsa intorno al collo, guardò ancora, chiamò il suo nome, ma non c'era, si era allontanata senza che se ne accorgesse, e ora era fuori, lontana dal branco, da sola.

Doveva tornare indietro, cercarla e trovarla a tutti i costi.

“Kurt, portali al sicuro...” disse fermando il cucciolo di cui sapeva potesse fidarsi.

“Avvisa Quinn e Puck, hai capito?”.

“Rachel, che succede?” chiese lui vedendola così agitata.

“L'ho persa, ho perso Beth...”.

Kurt non se lo fece ripetere due volte, allontanò i cuccioli dall'entrata e corse a chiamare gli altri.

Rachel percorse a ritroso il tunnel, seguendo i sentieri che avevano asplorato, erano stati a distanza da i luoghi frequentati dall'uomo, eppure sentiva la paura che le paralizzava il sangue nelle vene.

 

Beth non voleva allontanarsi dal gruppo, si sarebbe messa nei guai, eppure come poteva ignorare quel debole pianto che le arrivava dritto nelle orecchie?

Mosse qualche passo incerto verso quella specie di richiamo, guardò il gruppo allontanarsi mentre l'ultima coda spariva dietro una curva.

Avrebbe fatto presto, avrebbe controllato che non fosse nulla di grave, e poi sarebbe tornata indietro, insieme al gruppo, sperando che nessuno si accorgesse della sua assenza.

Si mise a correre veloce, talmente velòce che in pochi secondi il lamento le giunse chiaro, come se glielo avessero bisbigliato.

L'uomo non solo piangeva disperatamente, ma continuava a ripetere un nome.

Mary.

Sembrava ferito, non fisicamente, era qualcosa di più profondo, come un cuore spezzato, non lo vedi, ma è li.

Fù quell'immagine a spingerla ad avvicinarsi.

 

“La senti?” chiese come se fosse una prova a suo favore.

“Certo, ma non significa nulla, la sentivo anche prima” disse lei osservandolo.

“Perchè non andiamo semplicemente li e glielo diciamo?” chiese esasperato.

“Non sarebbe giusto, se le cose non cambiano, gli spezzeremo il cuore, e noi non possimo rimanere...”.

“Ma mi manca...” disee con un basso guaito.

“Lo so, manca anche a me...”.

 

“Spingi!!” continuava a ripeterle la donna.

Ricordava la sua prima trasformazione, era stata dolorosa, anche quando si era trasformata per cercarlo aveva provato dolore, ma quello, quello non era dolore, quello era l'inferno, era mille volte peggio della trasformazione.

Quello durava attimi, questo sembrava senza fine.

Più spingeva, e più le sembrava di sentire il corpo dilaniarsi, come schiacciato da un enorme pressa, il il sudore le ricopriva il corpo, sentiva talmente caldo, che era come bruciare viva, come se l'avessero immersa in una pentola di acqua bollente.

Voleva solo che finisse, e mentre spingeva ancora più forte, con più determinazione, il suo desiderio fù esaurito.

Come se non fosse accaduto nulla il suo corpo si rilasso, era stanca, distrutta, eppure stava bene.

Non lo vide, senti solo il suo pianto disperato mentre compiva il primo respiro della sua vita, non riusciva a muoversi, volava solo vederlo e stringerlo, e quando finalmente gli fù adagiato tra le braccia, riuscì nuovamente a respirare.

Respirare davvero.

Il bambino mosse le manine, le piccole dita adagiate sulla guancia arrossata della madre, aprì gli occhi, mostrandole quanto avesse preso da lei, era come guardarsi allo specchio, avevano la stessa tonalità di verde cristallino.

“Il signore amerà questo bellissimo bambino” disse la donna che l'aveva accudita con voce emozionata.

“Hai già in mente come chiamarlo?”.

Lei continuò a scrutarlo, era perfetto, con l'indice traccio il suo dolce profilo, prendendo sul serio le parole di quella donna.

“Amato da Dio.” ripetè.

“Amato dalla Dea...”.

 

Burt entrò nella caverna senza nessuna preda questa volta.

Individuò Sebastian, sembrava non essersi mosso dall'ultima volta che lo aveva visto, gli fece pietà.

“Sebastian, perchè non torni col branco?” chiese senza alcun secondo fine.

“Se lo fai per tuo figlio, non c'è bisogno, gli parlerò... ma non credere che sia perchè mi importi...”.

“Potresti anche non parlargli, io e il branco ti accoglieremo comunque a braccia aperte...”.

Sebastian lo osservò, sapeva che non mentiva, era sincero, e questo lo disturbava, che gli altri provassero pena per lui, lo disturbava.

“Non ho bisogno del branco... per me, era un peso anche prima...”.

“Per noi, per me, invece sei importante, tengo a te, come se fossi mio figlio, non scordarlo...” poi andò via senza attendere risposta.

 

Santana lo guardò in attesa che continuasse a parlare.

“Penso di aver notato una cosa, vorrei che tu ascoltassi, che analizzassi quello che ti dico, e magari vediamo se arriviamo allo stesso risultato” disse Kurt tristemente.

Lei annui, pronta ad ascoltare.

“Blaine mi ha raccontato una storia... in realtà, non sono sicuro di quello che penso... hai mai sentito che una trasformazione possa andare male? Uccidendo magari?”.

“No, Kurt è impossibile, è il modo che abbiamo per stare con la nostra “anima gemella”, se vuoi vederla così...” disse scettica dato quello che le era accaduto.

Kurt le raccontò brevemente della madre e del fratello di Blaine e poi di David.

Santana ascoltò con molta attenzione, e quando la storia terminò, elencò le sue congetture.

“penso che tu possa avere ragione, la madre e il fratello sono scomparsi insieme giusto? Quindi l'attacco di qualche pulcioso può essere plausibile, oppure la moglie l'ha lasciato portando via il figlio, chi lo sa, lo sai che l'uomo, non ha difficoltà a cambiare o tradire il proprio compagno, è nella loro natura, come nella nostra rimanere con il nostro compagno per sempre, non sono come noi, per tutta la vita... magari ha cercato di portare via anche Blaine, me non c'è riuscita, e il padre gli ha raccontato un mucchio di bugie...”.

Kurt ascoltava in silenzio, perchè se c'era qualcuno che poteva aiutarlo a venire a capo di quella situazione, era proprio Santana, in fondo in quel momento, non aveva nessun'altro.

“Sei sicuro che gli abbia offerto il polso?”.

“Lui ricorda così... e dice che c'era come attesa nel suo volto, come se fosse consapevole, e che si sentiva in imbarazzo, come se stesse assistendo a qualcosa di intimo, qualcosa che non doveva vedere, di privato...” disse Kurt per rispondere nel modo più esauriente possibile.

“Cosa non quadra? Cosa c'è di strano?”.

“Non lo so, mi sembra tutto normale, quello che mi hanno detto durante il Passaggio... se c'era attesa, l'umano era consapevole, sicuramente sapeva cosa sarebbe successo, il lupo aveva ottenuto il consenso... aspetta però...”.

“Cosa?”.

“Se l'umano sceglie di diventare il tuo compagno, potrai contribuire alla crescita del branco... e se fosse questo il problema? La procreazione? Lo sai che senza umani non possiamo procreare... erano entrambi maschi... può essere per questo Kurt? Non era mai successo!!” disse Santana euforica per la scoperta, accorgendosi troppo tardi di quello che significava.

“Siamo arrivati alla stessa conclusione... mio padre lo sa, per questo voleva proibirmelo San...” disse Kurt.

A Santana tornarono in mente le parole del branco.

“Dobbiamo proteggere l'umano”.

“Dobbiamo evitare che accada come l'ultima volta”.

Tutto aveva un senso ora.

“Che farai Kurt?”.

“Possiamo... possiamo fare finta di non sapere? Solo per un po' San? Voglio stare con Blaine... solo un altro po'... per favore...” chiese con la voce spezzata.

Santana non rispose, non gli avrebbe potuto negare nulla.   

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: tartufo