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Autore: dreamlikeview    27/11/2012    13 recensioni
Dal testo:
“Louis, ti giuro che non ti lascerò, ti giuro che ti starò accanto, te lo giuro Louis, ma prendi la mia mano, vieni qui da me, per favore.. Louis, prendi la mia mano, ti supplico!”
“Harry..”
“Ti prego, Louis, afferra la mia mano, ti prometto che andrà tutto bene, lo giuro. Ma vieni qui da me, ti prego.”
[Tanto contenuto Larry]
Genere: Angst, Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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I will never let you fall
I'll stand up with you forever
I'll be there for you through it all
Even if saving you sends me to heaven 
(Your guardian angel – Red Jumpsuit Apparatus)


 

Era stato un giorno. Non sapevo bene cosa fosse accaduto.
Avevo sentito un rumore assordante provenire dalla cucina, e mi ero precipitato, timoroso che Louis si fosse fatto male con qualcosa. Anche se lui ignorava i miei sentimenti, io non potevo fare a meno di amarlo. E di preoccuparmi per lui, qualsiasi cosa gli accadesse. In fondo, era compito mio aiutarlo, no?
Corsi da lui e lo vidi con la mano insanguinata, il telefonino scaraventato a terra, le lacrime che gli rigavano gli occhi e pezzi del vetro della finestra che ancora cadevano a terra.
Il mio cuore si era stretto vedendolo in quello stato. Non avevo potuto fare a meno di correre da lui e stringerlo forte a me, mentre lui era inerme, che fissava un punto davanti a lui, senza reagire.
“Louis, Louis, che succede?” – mi preoccupai subito.
Lui era tutto per me, e anche se sapevo che non ricambiava i miei sentimenti, non potevo ignorare le sue richieste d’aiuto silenziose, non potevo vederlo piangere e sentirmi inutile. Io, quelle lacrime, non le avrei mai fatte venire giù.
Non avrei mai permesso a quei due occhi chiari come una pozza d’acqua di riempirsi di calde lacrime salate che sarebbero colate a picco giù da essi.
Il castano però non reagiva. Restava inerme tra le mie braccia, con la mano ancora tesa verso la finestra, ancora stretta a pugno, ancora piena di sangue.
Lo trascinai con me in cucina, e subito misi la sua mano sotto l’acqua, sciacquandola dai residui di vetro e dal sangue che ancora c’era su di essa.
“Louis.. mi rispondi?” – chiesi troppo preoccupato per un semplice migliore amico, perché tutto il mondo sapeva che io amassi Louis.
Ricordavo quando avevamo scritto “They don’t know about us” insieme, fianco a fianco. Io avevo pensato a lui in ogni frase, ad ogni “girl” io avrei voluto scrivere “boy, Lou” non sarebbero suonati male, ma non potevo mica rivelare al mio eterissimo migliore amico di amarlo?
Scossi la testa, lasciandomi scappare una risatina sommessa nel cuore.
Tutti, media e fan, dicevano che era Louis il gay, per i suoi atteggiamenti palesemente effeminati, in realtà ero io quello che aveva tendenze sessuali diverse. Oh meglio, a me piaceva un solo uomo. Solo Louis mi aveva conquistato tanto da farmi perdere la testa. Lui era l’unico che avesse davvero scalfito il mio cuore, e l’avesse piegato al suo volere.
Quando avevamo cantato “Little things” ed io avevo sussurrato un piccolissimo “it’s you” guardandolo di sottecchi mentre lui guardava tutt’altro. Quando avevamo girato il video di “Live while we’re young” e gli ero saltato sulle spalle, e mi ero sentito realmente vivo.
Come poteva essere così cieco? Quando avevamo smesso di vivere insieme, perché le fan erano troppo prese dalla “Larry Stylinson” e ci vedevano come una sorta di coppia perfetta, ci ero stato malissimo, più di quanto avessi detto ai ragazzi. Quante cazzate avevo inventato. “E’ solo il mio migliore amico, è normale ci sia rimasto male” oppure “sto bene, sto benissimo ragazzi!”
Poi eravamo tornati a vivere insieme, perché troppo bisognosi l’uno delle cure dell’altro, e perché davvero io mi sentivo vuoto senza di lui accanto, perché lui era un po’.. la mia ancora di salvezza.
Ma qui c’era solo uno che soffriva, ed ero io.
Perché lui era felice con la sua Eleanor. Sti cazzi.
Nessuno viveva il dietro le quinte. Tutti ad esultare per la bellissima coppia, quando Louis stava malissimo da quando stava con quella, come se non fosse davvero felice. Non riuscivo a vedere un suo vero sorriso da un anno. Era felicità quella? E ora la scena che avevo visto in salotto.
Lui era il mio “Heart Attack”.  Era stato come un fulmine a ciel sereno per me trovarlo due anni fa sulla mia strada. Mi era stato vicino in tanti momenti orribili per me, e tutto questo non aveva fatto altro che aumentare quello che io provavo per lui. Quel fastidioso sentimento che mi cresceva nel petto.
“Ah- ah, Harry mi fai male..” – sussurrò in un lamento mentre io gli stringevo troppo forte il polso per fermare il sangue che continuava ad uscire dalla sua mano. Non me ne ero reso conto.
“Scusa, Lou.. resta qui, prendo delle bende, ok?”
Lui annuì con lo sguardo vitreo, senza espressioni. Sospirai sommessamente e salii al piano di sopra, per prendere delle bende e del disinfettante per medicare le sue ferite, quando sentii un altro rumore colpire  le mie orecchie.
Corsi a perdifiato,con quegli oggetti ancora tra le mani, trovando Louis in piedi sulla finestra dietro al lavandino della cucina, e doveva aver fatto cadere diversi piatti per terra perché il rumore era stato fortissimo.
“Lou, ma che diamine fai? Scendi da lì!”
“La mia vita non ha senso!”
Il mio cuore si fermò nel mio petto, e mi avvicinai tendendogli la mano.
“Louis, ti giuro che non ti lascerò, ti giuro che ti starò accanto, te lo giuro Louis, ma prendi la mia mano, vieni qui da me, per favore.. Louis, prendi la mia mano, ti supplico!”
“Harry..”
“Ti prego, Louis, afferra la mia mano, ti prometto che andrà tutto bene, lo giuro. Ma vieni qui da me, ti prego.”
Titubante afferrò la mia mano, scendendo dalla finestra. Si fiondò sul mio petto, ed io non sapendo cosa fare lo strinsi forte a me, cercando di fermare le lacrime che avevano ripreso a scorrere giù dai suoi occhi.
Sentivo i suoi singhiozzi sul mio petto, e lentamente lo portai sul divano del soggiorno, dove mi sedetti e lo lasciai appoggiato contro il mio petto mentre lui continuava a piangere ed io cercavo con le mani di fasciare la sua totalmente graffiata. Sospirai. Non era giusto stesse così, non se lo meritava.
Gli accarezzai i capelli.
“Ci sono io, ci sono io, Louis, giuro.” – sussurrai, quando sentii il suo corpo rilassarsi contro il mio petto, e capii che si fosse addormentato. Non sapevo cosa fare, non sapevo cosa fosse accaduto in quelle ore in cui avevo deciso di dare una rassettata alla casa. Lo cullai come facevo ogni volta che aveva un crollo. Calmai i suoi singhiozzi che ancora gli scuotevano il petto, seppur in maniera meno violenta di prima, e lo tenni stretto al petto fino a che non si fu calmato totalmente. Non sapevo cosa fosse successo,e mi sentivo impedito, mi sentivo inerme davanti alla palese sofferenza del mio amato Louis.
Lo lasciai sul divano, mettendogli una coperta, sistemandogli i cuscini sotto la testa, e chiusi immediatamente il balcone che dava sulla strada. Cercai in salotto il telefono di Louis, lanciato in un angolo della grande stanza e lo raccolsi da terra, guardando l’ultima cosa che Louis aveva aperto. Un messaggio.
 
13-11-12, ore 18.09
Da Eleanor: Louis, mi dispiace dirtelo così non ti amo più, ho un altro. Fattene una ragione, magari ora potrai far felice quel frocio di Harry, stammi bene, El xx
 
“Ma che puttana!” – sbottai, senza accorgermene, ad alta voce. Scaraventai anch’io il suo telefono per terra, se si fosse rotto, gliel’avrei ricomprato nuovo. Io, io non avrei mai fatto a Louis quello che gli aveva appena fatto quella poco di buono. Lei non si rendeva conto. Lei non sapeva che quando lo stringeva, stringeva il mio mondo. Ogni volta che lo baciava un pezzo del mio cuore si staccava dal resto, cadendo pesantemente a terra e lo tradiva in questo modo schifoso?
“Harry.. Harry..” – sentii quasi come se fosse stato un sussurro, dal divano, dove avevo lasciato Louis, inutile dire che mi fiondai immediatamente accanto a lui. –“Harry non lasciarmi anche tu, Harry ti prego.. Harry..” – continuava a ripetere nel sonno, mentre si agitava.
Gli accarezzai i capelli, inginocchiandomi davanti al divano, afferrandogli con la mano libera la sua sana.
“Sono qui, Lou, sono qui, non ti lascio solo..” – sussurrai dandogli un bacio sulla guancia.
Lui sembrò calmarsi e ritornò a dormire. Quando feci per alzarmi, mi accorsi che aveva intrecciato la sua mano alla mia, come per assicurarsi che non mi fossi mosso da lì, come per assicurarsi che fossi rimasto con lui, lì fermo. Come avrei potuto lasciarlo andare? Mi feci spazio accanto a lui, sentii Louis accucciarsi contro di me, e mettermi un braccio sulla pancia, mentre intrecciava la sua gamba sinistra con la mia destra. Ed io arrossivo come un ragazzino alla sua prima cotta. Sorrisi appena, vedendo un accenno di sorriso comparire sulle sue labbra sottili, da baciare. Avrebbero potuto accusarmi di tutto, ma non di non amare Louis Tomlinson. Per me era tutto.
Era il mio tutto, nonostante vivessi con la consapevolezza che non lui fosse mio, per nulla. Mai non lo sarebbe mai stato, eppure.. io per lui ci sarei stato sempre, qualsiasi cosa fosse successa, Louis avrebbe avuto me al suo fianco. Uno stupidissimo frocio, come la sua amata mi aveva definito, di nome Harry e cognome Styles che non l’avrebbe mai abbandonato. Mai, nemmeno sotto tortura. A costo di fare coming out e dichiarare a tutti che io fossi il “frocio” della band, così si sarebbero messi l’anima in pace e avrebbero lasciato in pace Louis, Liam, Niall e Zayn, che non c’entravano niente con tutto questo. Sospirai pesantemente e mi addormentai stringendo Louis sul divano. Mi premurai solo di coprirlo meglio con la piccola coperta rossa in pile. Era troppo piccola per coprire entrambi, così preferii proteggere lui dal freddo pungente di quella notte di Londra. Tanto a me bastava il calore del suo corpo per stare bene.
Sospirai ancora, e mi addormentai profondamente, stavolta definitivamente.
Non sarebbe stato facile, ne ero consapevole, ma Louis non poteva restare da solo, non ora. Era troppo fragile.
E se non avessi sentito i rumori dei piatti? Si sarebbe buttato dalla finestra? Se non avessi sentito il vetro infrangersi si sarebbe ucciso? Temevo, temevo per la vita di Louis.
Non potevo perderlo, sarei finito anch’io se avesse fatto qualche gesto avventato.
Se Louis cadeva, cadevo anch’io, era automatico. Se lui si alzava, io mi alzavo con lui. Non ero abbastanza forte da riuscire a salvare entrambi, alla fine probabilmente avrei ceduto, ma per ora lottavo, lottavo con tutte le mie forze, affinché Louis stesse meglio, affinché non soffrisse poi tanto per la fine della storia con quella lì.
Qualcuno avrebbe potuto pensare che io fossi stato felice quando Louis ed Eleanor avessero rotto, e invece no. Come si fa a gioire della sofferenza della persona che si ama? Sarebbe da idioti, da stupidi, da insensibili, e da egoisti.
Io ero felice, nonostante tutto, perché lui lo era. Non tantissimo come speravo fosse, ma almeno non soffriva, non piangeva, e nonostante i suoi sorrisi fossero falsi come una banconota da tre euro in pubblico, quando era con me, lo vedevo sorridere davvero. Una volta mi ero persino illuso che fosse vero, che lui amasse me. Ma era stata solo un’illusione. Lui ed Eleanor erano una coppia, la più solida, la più discussa, la coppia perfetta.
Ma Louis non era felice, o almeno questo era quello di cui mi fossi convinto per non soffrire tanto quanto stavo facendo ora, perché io mi sentivo il petto lacerato, mi sentivo i cuore in poltiglia, sentivo che una speranza per me non c’era.
Mi sentivo uno schifo, ma se lui sorrideva, faceva sorridere me. E tanto bastava.
 
 
I giorni che seguirono furono tremendi.
Louis cercava sempre di farsi del male, usando qualsiasi cosa trovasse, e non voleva parlare di quello che era accaduto con Eleanor, voleva solo farla finita. Ma finché avessi respirato, non l’avrei permesso. Sarebbe dovuto passare sul mio cadavere per vedere il giorno in cui sarebbe riuscito a farsi del male.
“Lasciami, lasciami Harry!” – urlò –“non voglio vivere così, basta!”
“Louis, porca puttana, non puoi farti del male, era una troia! Non sei solo, vuoi capirlo? Non sei solo, stupido!” – urlai a mia volta, strappandogli dalle mani il rasoio con cui stava tentando di uccidersi per la millesima volta in una settimana.
E crollò ancora. Sulle sue ginocchia, ai miei piedi, piangendo. Ed io lo guardavo impotente di qualsiasi azione. Mi inginocchiai vicino a lui e gli cinsi le spalle con le braccia, avvicinandolo al mio petto, su cui lui si strinse, intrappolò tra i suoi pugni la mia felpa, e la inondò di lacrime. Lacrime amare, lacrime di rabbia, di tristezza. Lacrime su lacrime che io non avrei mai fatto sgorgare giù dai suoi occhi.
“Shh.. shh calmo Lou, ci sono, ci sono ancora..”
Lui annuì, stringendosi di più a me. Restammo lì, nel bagno. Lui aggrappato a me, piangente ed io inginocchiato vicino a lui che lo stringevo possessivamente, cercando di placare i suoi singhiozzi.
“Ha- Harry..” – singhiozzò.
“Dimmi Louis, dimmi..”
“Non lasciarmi..” – scossi la testa energicamente.
“Mai, te lo giuro, mai.”
La consapevolezza che stesse male, era la cosa peggiore che potessi provare. In questi giorni non avevo fatto altro che fermare i suoi attacchi di rabbia, i suoi tentativi di suicidio, che si concludevano con la scena patetica di me, che lo stringevo forte tra le braccia, e cercavo di tranquillizzarlo.
 
 
Il giorno seguente fu duro da affrontare.
Louis se ne stava sul divano fermo a fissare lo schermo scuro del televisore, mentre io cercavo in qualche modo di provocargli qualche reazione di qualsiasi genere. Mi sarei accontentato anche di un urlo addosso, di uno schiaffo, di tutto,purché avesse una reazione positiva o negativa a quello che stava accadendo.
La giornata passò troppo lentamente, Louis non voleva saperne di alzarsi dal divano per fare qualsiasi cosa. Avrei giurato non si fosse alzato nemmeno per andare in bagno, ed era ora di cena.
“Lou, preferisci il purè di patate o le patate al forno?” – chiesi appoggiandomi alla porta che dalla cucina dava direttamente in salotto.
Nessuna risposta.
“Preferisci delle carote?” – sapevo le odiasse, quindi avrebbe dovuto almeno dirmi un no.
Oh, no. Non credete alla storia “mi piacciono le ragazze che mangiano le carote” aveva detto una delle sue tante stronzate per essere simpatico. Lui odiava quelle cose arancioni. Le odiava davvero, non ne compravamo da una vita, perché a lui davano disgusto. Quasi quanto a me dava disgusto vederlo baciare quella lì, che ora me l’aveva ridotto in quello stato.
Buttai fuori un sospiro pesante.
“Preferisci la pizza? Dai, la impastiamo insieme, lo so che ti piace da morire quando cuciniamo insieme!”
Lui si voltò verso di me, e sperai con tutto il cuore avesse raccolto la mia offerta di fare qualcosa insieme, ma mi rivolse solo uno sguardo annoiato.
Strinsi le spalle e tornai in cucina. Non aveva avuto nessun tipo di reazione.
Tirai un pugno nel muro, talmente forte che credei di essermi rotto le ossa della mano.
Fanculo. Fanculo Eleanor.
Ero tentato di chiamare i ragazzi, e organizzare una riunione per fare qualcosa per Louis, ma probabilmente non avrei ottenuto altro che la loro preoccupazione. E già bastava la mia. Avrei risolto da solo, questo problema. Se proprio non ci fossi riuscito avrei chiesto ai ragazzi, ma per ora era meglio se avessi fatto da solo.
Preparai di volata qualcosa per la cena, tanto se gli avessi servito un pugno di mosche lui non se ne sarebbe accorto,e nonostante questo, gli avevo impastato la pizza con le patate, come piaceva a lui. 
Stava sbagliando a reagire così, a chiudersi persino a me.
Erano circa le otto di sera, quando andai a chiamarlo, credendo di trovarlo in salotto e non lo trovai. Immediatamente controllai la finestra, ma era ancora chiusa. Corsi su in camera sua, per controllare stesse bene e lo trovai davanti allo specchio, intento a prepararsi.
“Louis?”
“Hai ragione, Harry. Sto uscendo.” – freddo, duro. Come se tutta la colpa di quello che gli stava accadendo fosse mia.
“Louis, ragiona, non puoi uscire, sei troppo fragile ora, finiresti per farti male, andiamo vieni con me, ti ho preparato..”
“Non le voglio le tue stupide patate al forno o la tua stupida pizza! So badare a me stesso, Styles!”
Quelle sue parole mi arrivarono come una pugno nello stomaco, come uno schiaffo in pieno viso, come una coltellata dritta la cuore.
Mi superò uscendo dalla stanza, lasciandomi lì, solo come un povero deficiente. Una lacrima mi rigò il viso, cadendo a picco giù dalla mia guancia,fino a scontrarsi con il pavimento,e giurai di aver sentito il pliff classico dell’acqua che si infrange da qualche parte. Non l’avevo sognato, Louis mi stava trattando come uno sconosciuto, come un rifiuto, come se la colpa fosse mia. Io avrei dovuto capirlo dal suo tweet di qualche tempo fa, che eravamo una stronzata, che le fan si illudessero inutilmente su quello che poteva esserci tra di noi. Ed io con loro.
Quelle storie, wow, quante ne avevo lette. E in tutte finiva bene, lui capiva di amarmi ed io capivo di amarlo, e alla fine finivamo a fare l’amore su un divano o sul tavolo della cucina, o in qualsiasi luogo strano o normale. Ed io ridevo, ridevo di gusto. Non perché deridessi le mie fan, perché loro riuscivano a riflettere il mio stato d’animo nelle storie.
Perché loro mi capivano, pur non sapendo cosa provassi realmente per Louis, e ora.. questo.
Inviai subito un messaggio a Zayn.
Louis è uscito, non mi vuole con lui, per favore occupatene tu, a te da ascolto.”
Ero troppo apprensivo, Liam me lo ripeteva sempre. “Così capirà che provi qualcosa per lui, devi smetterla di preoccuparti così tanto per Louis, Harry.”
Liam era l’unico tra i ragazzi a sapere quello che provavo per Louis, alla fine avevo dovuto confessarglielo, perché si capiva che io stessi palesemente male e che lui non se ne accorgesse, a differenza del nostro Daddy, che riusciva a capire sempre gli stati d’animo degli altri, nonostante nemmeno lui se la passasse bene ultimamente, dalla rottura con Danielle.
La risposta del moro mi arrivò quasi subito: “Tranquillo, lo trovo io, te lo riporto intero più tardi!”
E tirai un sospiro di sollievo. Se con lui c’era Zayn, io potevo stare tranquillo, era uno dei nostri migliori amici.
Mi guardai intorno. La casa era così vuota senza di lui.
Lo era stata anche in quei giorni in cui lui era silenzioso, in cui lui non viveva.  Quei giorni per me erano stati come cento pugnalate al petto, perché senza di lui, con le sue battute, i suoi strilli, la sua risata cristallina, questa casa non era più la stessa.
Sospirai ancora, e tornai in cucina.
Avevo sistemato il tavolo, ci avevo anche messo sopra dei fiori, in modo che Louis se ne avesse sentito il profumo si sarebbe ripreso un po’. Amava i fiori, diceva che gli davano una bella sensazione di freschezza. Avevo messo i bicchieri con il logo della coca cola che tanto gli piacevano, che avevamo preso da Mc Donald insieme qualche settimana fa, e le due pizze. Sulla sua avevo disegnato un piccolo cuore con il condimento, per fargli capire che non lo avrei mai abbandonato, e invece era lui ad andare via, era lui a lasciare me, come sempre.
Non aveva bisogno di me, era evidente. Ed io non potetti fare a meno di far scorrere delle lacrime giù dai miei occhi – che da smeraldini erano diventi di un verde spento nell’ultimo periodo – fino alle guance. Le sentivo scorrere lungo il collo, e i brividi di freddo mi percorrevano la schiena. Mi sedetti, cercando di immaginare che Louis fosse lì con me, ma il suo sguardo duro e sprezzante di prima mi penetrò la mente ancora.
Ormai ero in lacrime e i singhiozzi mi percuotevano il petto. Decisi, per il mio bene, di chiamare Liam, magari lui mi avrebbe aiutato ad uscirne.
Composi il numero del castano e attesi la sua risposta.
“Pronto? Harry sei tu?” – chiese subito, non appena risposte.
“S- si, L- Liam, s-scusa s-se ti d-disturbo.. m- ma s-sei impegnato?” – singhiozzai senza ritegno, cercando di reggere con la mano tremante la cornetta del telefono.
“Harry, per l’amor del cielo, che succede? Perché piangi?”
“P- puoi ve-venire q-qui?”
“Certo, dammi due minuti, e arrivo.”
“G- grazie..” – non gli diedi il tempo di rispondere, che chiusi la telefonata, fiondandomi sul divano che profumava ancora di lui. Almeno l’avrei sentito vicino in quest’orribile momento.
Mi rannicchiai sul divano, cercando di frenare i miei singhiozzi in qualche modo. Se Liam mi avesse visto in questo stato, si sarebbe fatto prendere dal panico. E non era giusto si preoccupasse tanto per me. Dovevano preoccuparsi per Louis, era lui che stava male, ed io non sapevo più cosa fare per farlo star bene.
Dopo un po’, sentii il campanello trillare, segno che Liam probabilmente era arrivato. Mi alzai dal divano, trascinandomi fino alla porta, per aprila.
“Oh mio dio, Harry!” – strillò il castano precipitandosi vicino a me, e abbracciandomi forte.
“Cosa succede? – chiese allarmato, entrando e chiudendo la porta, senza farmi scostare da lui, mentre io sfogavo le mie frustrazioni su di lui, cercando invano di immaginare che ora fosse Louis lì davanti a me, ad asciugarmi le lacrime.
“I- io non ce la fa-faccio p-p- più da solo.. L- Louis n- non vi-vive p- più.. i-io n-n- non so co- co- cosa fare.. L- Liam.. i-io- io.. “
“Calmati, Harry, calmati. Stai singhiozzando..” – il castano era in evidente difficoltà, ma non si demoralizzò. Mi portò sul divano, e mi accarezzò piano i capelli. Sapeva che era l’unico modo per tranquillizzarmi e farmi calmare.
Quando dopo un po’, mi fui calmato un po’, Liam mi spronò a parlare. E dovetti raccontargli tutto.
Mi guardò duramente, subito dopo la fine del mio racconto. Evidentemente era arrabbiato perché io non avevo voluto dire nulla loro di quello che stava passando Louis, e in parte aveva ragione.
“T- ti p- p-rego, Liam.. non g- gu- guardarmi c-così..”
“No, no, scusa. Potevi dircelo, comunque ti aiuteremo, Louis ne uscirà.”
Scossi la testa guardandolo.
“Liam, non voglio che anche voi passiate questo, davvero. Louis ne uscirà.. lo aiuterò, ma non immischiatevi, altrimenti sente che provate compassione e starà peggio, lo conosco come le mie tasche, per favore..”
Il ragazzo mi guardò negli occhi, cercando in essi traccia di richieste d’aiuto, ma che dai miei occhi non fuoriuscivano. Dovevo tenerli fuori da questa storia, per loro era meglio così, Louis ne sarebbe uscito, ed io ne ero sicuro. A costo di versare tutte le lacrime di questo mondo, a costo di seguirlo di nascosto, io avrei aiutato Louis.
“D’accordo, te lo prometto. Però aggiornami.”
“Promesso. Puoi.. abbracciarmi?”
Liam ridacchiò, attirandomi sul suo petto e stringendomi. Gli mormorai un grazie flebile e chiusi gli occhi, beandomi delle coccole di un mio amico, immaginando, illudendomi che questo fosse Louis. L’illusione alleviava le sofferenze, era palese.
 
 
Forse avevo dormito troppo, perché quando aprii gli occhi, Liam non c’era. Ero sul divano con quella coperta rossa di pile, e accanto a me troneggiava un bigliettino. Lo osservai prima di leggerlo.
 
“Ti sei addormentato, quindi sono tornato a casa, se ci sono problemi chiamami, ti aiuterò. Non ne farò parola con gli altri fino a che non me lo dirai tu.
Liam, xx”
 
Sorrisi leggendo il biglietto. Era davvero premuroso quel ragazzo. Uno dei migliori amici che avessi mai potuto incontrare, il fratello maggiore che non avevo avuto.
Improvvisamente, mi venne in mente che Louis poteva essere tornato mentre io dormivo, e magari aveva fatto qualche gesto sconsiderato, per questo mi alzai di scatto correndo al piano di sopra. Lo cercai ovunque, e non lo trovai.
Erano le tre passate.
 Mi affacciai alla finestra, per controllare che non si fosse buttato, e due fari mi colpirono gli occhi.
Un’auto si stava avvicinando al vialetto di casa nostra. Tirai un sospiro di sollievo, quella era l’auto di Zayn, quindi Louis era davvero con lui.
Mi precipitai alla porta, spalancandola per permettere a Louis di entrare. Il castano si avvicinò alla porta, guardandomi con uno sguardo che mi fece rabbrividire. Cos’era quello sguardo?
Aveva gli occhi rossi e gonfi, ma non di chi avesse pianto, erano lucidi, ma non erano bagnati, lui non era stabile, barcollava. Era ubriaco, completamente.
“Ciao Harry!” – urlò, un po’ troppo ad alta voce perché il suo tono mi preoccupò parecchio.
“Ciao Lou.. vieni entra..” – mi spostai, mentre lui entrava, ancora fissandomi in quel modo strano, che a me faceva paura, faceva rabbrividire, faceva terrore. Sbattei un paio di volte le palpebre, per scacciare via questa brutta sensazione, mentre Louis si chiudeva la porta alle spalle, con quel maledetto sorriso inquietante, e quella risatina sommessa.
“Louis, ti senti bene?”
Si voltò e il suo sguardo cambiò. Era duro, arrabbiato, peggiore di quello che mi aveva rivolto in camera sua stasera prima che uscisse. Afferrò un mio braccio e mi trascinò fino al divano, scaraventandomi sopra.
“L- Louis..?”
“Sta. Zitto.” – sibilò, a un palmo dal mio viso. Inutile dire che vederlo in quello stato, che mi sovrastava, mi stava facendo iniziare a tremare in una maniera sconsiderata. In una maniera che non avevo mai fatto. Non avevo mai avuto paura di Louis come in questo momento, io che ero profondamente innamorato di lui da una vita.
“Harry, Harry, Harry.” – mi canzonò, percorrendo con una mano il mio profilo arrivando ai capelli. Chiuse un pugno all’interno di essi e li tirò così forte, da farmi scendere lacrime di dolore e terrore dagli occhi.
“Perché non mi hai mai detto di amarmi?”- domandò retoricamente, cercando di continuare il suo monologo, ma io lo interruppi, dandogli la mia risposta.
“Perché tu non ricambi. Non ricambierai mai.” – lui mi guardò più incazzato di prima, e mi schiaffeggiò forte sulla guancia sinistra, lasciandomi stampate cinque visibili dita.
“Ho detto che devi parlare, per caso?” – rise sguaiatamente, e i miei occhi si spalancarono ancora di puro terrore. La mano nei miei capelli aumentò la presa, facendomi piegare la testa a lato, lasciando scoperto il collo.
“E’ vero comunque, chi si innamorerebbe di uno come te?” – e quelle parole mi ferirono più di mille coltellate, più di come stava facendo fisicamente.
Ed io che ci avevo sperato.
“Sei solo un puttaniere senza cuore, Harry.” – deglutii, cercando di non piangere.
Louis mi tenne bloccato sotto di sé, e mi picchiò. Sentivo i suoi pugni, la sua tristezza, la sua rabbia riversarsi su di me. Che avevo fatto di male per meritare questo? Perché adesso mi picchiava? Io non l’avevo mai abbandonato, io c’ero sempre stato, perché picchiava me?
“Tu faresti di tutto per me, vero Harry?” – annuii, timoroso di avere altri colpi nel caso avessi parlato come lo schiaffo di prima. Lente lacrime avevano iniziato ad uscire dai miei occhi, ancora, ma cercavo di non farlo capire a lui che mi sovrastava e mi teneva praticamente in pugno.
“Bene, allora girati e abbassati i pantaloni.”
“Louis, ti prego.. no..”
“Ho detto fallo!” – urlò, colpendomi ancora. Non sapevo, se allo stomaco, sullo sterno o sul viso. Ormai ero tutto un dolore non riuscivo a sentirne altro. Soffrivo dentro, per quello che stava facendo.
Senza protestare ulteriormente mi girai sulla pancia, dandogli le spalle e feci scorrere giù i miei pantaloni.
Sentii Louis ridere alle mie spalle, e mi sentii umiliato.
“T- t-t- ti p-p –prego L- Lou.. n-n- non fa- fa- farlo..”
“Ho detto.” – calò giù i miei boxer –“che” – mi diede uno schiaffo sulle natiche –“ devi” – sentii il fruscio dei suoi pantaloni calarsi –“stare”- i suoi boxer furono giù, li sentii cadere a terra con un tonfo insieme ai pantaloni –“zitto.”
E lo fece. Mi violò con violenza,  spingendo sempre più forte, mentre io serravo le labbra per ubbidire a quello che mi aveva ordinato. Stare zitto. Dovevo stare zitto.
Faceva male, faceva dannatamente male. Sia dentro che fuori, dentro perché lui, lui che mi aveva sempre protetto, lui che io amavo più della mia vita mi stava procurando il dolore più grande che avessi mai provato, trattandomi male e facendomi male fisico, fuori perché faceva dannatamente male, e per me era la prima volta.
Non seppi quanto era passato, perché persi i sensi prima di sentirlo gemere dentro di me, ancora.
 
 
Mi svegliai la mattina seguente.
Ero tutto un dolore. Sentivo male al bacino, alle spalle, alla pancia, al viso. Dolore ovunque.
Sbattei un paio di volte le palpebre, permettendo alle lacrime rimaste impigliate nelle ciglia di cadere, e ai miei occhi di reggere la luce del sole che filtrava dalla finestra. Mi misi seduto, ma presto mi resi conto di non riuscire a stare seduto, e dovetti alzarmi. Sospirai, e cercai di non riprendere a piangere. Raccolsi i miei boxer e li lanciai via, non volevo nemmeno guardarli. Zoppicai fino alle scale, e lentamente le salii. A passi lenti entrai nella camera mia e di Louis, e lo vidi addormentato. Dormiva. Era rilassato. Un ciuffetto ribelle gli cadeva davanti al viso, e i suoi tratti somatici erano rilassati, il suo respiro regolare e sembrava aver perso la cattiveria del giorno prima. Gli scostai il ciuffetto dal viso e lo guardai meglio. Il suo viso era così bello...
Trattenni nel petto un singhiozzo e aprii il cassetto molto silenziosamente, prendendo un paio di boxer puliti e mi chiusi in bagno. Volevo lavare via l’umiliazione subita la notte prima, volevo togliermi di dosso questa brutta sensazione di sentirmi sporco, umiliato ed usato. Mi buttai sotto la doccia e cercai di lavarmi di dosso questi pensieri negativi, questo dolore che non riuscivo a contenere. Cercai di lavare via la mia vita, cercai di lavare via la notte precedente, ma l’unica cosa che ottenni fu acqua, stupida acqua e basta. Acqua piena di sapone, sapone vuoto. Solo bolle. Ecco, la mia testa era una bolla, una grossa enorme bolla di sapone. Mi sentivo vuoto, tutto quello che credevo era sparito. Tutto, tutto per me ora non aveva senso, nemmeno aiutare Louis. Forse avrei chiesto a Liam di occuparsene lui, visto che era tanto bravo con le persone. Forse Zayn sarebbe riuscito a distrarlo, lui era bravo in questo. Forse Niall l’avrebbe fatto ridere, come non ci riuscivo io.
Sei solo un puttaniere senza cuore.
Puttaniere.
Senza cuore.
Ero davvero così? Ero davvero così orribile come persona? Eppure io gli avevo donato tutto me stesso, sempre e comunque, in qualsiasi situazione. E lui.. mi ricambiava così.
Mi lasciai scivolare contro la parete fredda del box doccia, trattenendo le lacrime. Non dovevo piangere, non più. Le lacrime erano inutili. Ma quando ricevevi un trattamento simile dal tuo migliore amico, dal ragazzo che amavi, era difficile da dimenticare e restare indifferenti.. era impossibile.
Uscii dalla doccia, dopo un tempo che parve interminabile e mi avvolsi in un morbido asciugamano. Avevo ancora dolore ovunque.  Lentamente uscii anche dal bagno, entrando in camera da letto. Vidi Louis seduto in mezzo al letto, con un’aria strana sul viso. Per un momento temetti che volesse infierire sul suo bel lavoro della notte precedente.
“Harry?” – mi chiamò, mentre ero intento ad infilarmi i boxer puliti.
“Louis.” – risposi, stranamente freddo. Non sapevo da dove provenisse questa freddezza.
“Ehi piccolo, che succede?” – mi prese per le spalle, per voltarmi verso di sé e lo lasciai fare, temendo una sua reazione negativa. Non mi trattenni e fremetti di paura, e dolore non appena toccò uno dei lividi.
“Ma chi ti ha conciato così?” – chiese.
“Tu.” – risposi abbassando subito lo sguardo, pentendomi di quello che avevo detto. Quale sarebbe stata la sua reazione ora? Sarebbe stata negativa? Mi avrebbe picchiato e violentato ancora?
“Scusa, scusa Louis!” – parai le mani davanti al viso, per fermarlo.
“Harry, ehi non tremare.. calmo.. mi spieghi cosa..?” – si bloccò, nel vedermi zoppicare per indietreggiare.
“Perché zoppichi, balbetti, sei pieno di lividi e hai paura?” – chiese, duramente. Ecco, il lato di stanotte, che mi faceva paura, che mi aveva terrorizzato la notte precedente.
Deglutii fortemente, guardandolo.
Non parlai. I ricordi di quando avevo tentato di parlargli erano vividi nella mia mente, e non volevo ripetere quell’esperienza.
“Sto meglio, sai Harry? L’uscita con Zayn ieri mi ha distratto, ora mi sento meglio!” – sorrise. Falso. Non era stata l’uscita con Zayn, era stata la sbronza e il successivo scaricare i nervi su di me, inerme di fronte a lui.
Annuii, distratto, cercando con la mano la maniglia della porta, indietreggiando ci ero quasi arrivato, ottimo metodo per scappare da quella situazione scomoda.
“Harry? Perché scappi?” – avevo le labbra serrate, qualsiasi sua domanda, per me era tabù. Non rispondevo, non volevo parlare. Il cuore mi batteva troppo forte nel cuore, ripensando alla paura che avevo provato, al dolore sopportato, alle violenze che lui mi aveva causato. Se ora ero traumatizzato, era solo colpa sua.
Riuscii a trovare la maniglia ed aprii la porta, uscendo fuori dalla stanza, correndo in cucina. Poco importava essere in boxer, poco importava che le finestre fossero spalancate. Avevo paura di Louis.
Dovevo farmela passare, dovevo aiutarlo. Lui non stava bene, ed io dovevo aiutarlo. Mi fiondai ai fornelli per preparargli una buona colazione, in modo che se avessi parlato non si fosse arrabbiato con me.
Lo vidi scendere con solo i pantaloni della tuta, e restai a bocca aperta. I capelli gli ricadevano morbidi sul viso, che era palesemente rilassato e un piccolo sorriso gli contornava le labbra. Il suo collo perfetto, quell’accenno di barbetta, e i suoi addominali. Non erano accentuati, ma erano ben visibili comunque, i suoi bicipiti che -per quanto Louis fosse mingherlino - erano i più sviluppati di tutta la band, e deglutii nel vederlo.
Possibile che mi facesse così tanta paura?
“Harry, vuoi deciderti a dirmi tutto? Mi vuoi dire che è successo? Perché scappi? Non dovresti essere contento che sto uscendo dalla depressione?”
Il problema è che stai facendo cadere me in depressione, emerito coglione!
Annuii, senza dire nulla, finendo di impastare la pastella per i pancake e versandola nella padella calda, e iniziando a cuocerli, senza degnarlo di una risposta. Potevo essere traumatizzato, giustamente, no?
Lui si sedette su una sedia, fissandomi ancora. Che aveva da fissare così? Perché non mi lasciava in pace dopo quello che aveva fatto stanotte? Perché non potevo soffrire in pace, senza che lui mi guardasse con quei suoi occhi azzurri perforanti?
“Harry..?” – continuai a smanettare per la cucina, cercando di ignorarlo, cercando di non pensare a tutto quello che avevo vissuto in una notte, a non pensare al fatto che avessi paura persino della sua voce. Cercavo di non ascoltarlo, quando sentii la sedia strisciare a terra, e dei passi avvicinarsi.
Ti prego, ti prego, ti prego non picchiarmi..
“Harry..?”
Ti prego, ti prego, ti prego, non farlo..
Mi afferrò per le spalle, come la sera prima, voltandomi verso di sé. Serrai gli occhi, cercando di non avere paura, ma tremavo vistosamente sotto le sue mani. Come mi ero ridotto così? Avevo giurato a me stesso che non l’avrei mai più fatto star male, che non l’avrei lasciato, e ora.. non riuscivo nemmeno ad aprire gli occhi.
“Oh mio dio, che ho fatto ieri sera? Harry dimmelo, devi dirmelo!” – scossi la testa, terrorizzato. Non volevo rivivere gli istanti già passati della notte precedente, e non volevo che lui sapesse, si sarebbe sentito in colpa e non potevo dargli quest’altra sofferenza.
“S- sto bene, L- Louis.. sono.. caduto..” – emisi in un soffio, mentre le sue labbra erano vicinissime alle mie, e sentivo il suo respiro su di me, sul mio mento. Il cuore nel mio petto batteva troppo velocemente, temevo che lo sentisse per quanto battesse forte. Avevo paura. Paura che lo sentisse, paura che mi chiamasse ancora puttaniere senza cuore, paura che rifacesse le azioni di qualche ora prima, paura..
“I pancake!” –urlai, scostandolo velocemente, pentendomi del mio gesto azzardato e prendendo la padella dal fuoco, mettendo il contenuto in un piatto e servendolo al castano con il cioccolato che a lui piaceva tanto.
Lui mi guardò alzando un sopracciglio, e si sedette di nuovo, staccandosi – finalmente – da me, lasciandomi libero.
“Harry, non me la racconti giusta.”
“Tranquillo.” – soffiai. Mi affrettai ad uscire dalla cucina e tornai in salotto dove avevo lasciato il mio cellulare e lo presi digitando nuovamente il numero di Liam, dovevo raccontargli quanto accaduto, dovevo sfogarmi con qualcuno, o io sarei davvero impazzito per quest’assurda storia.
 
 
Il castano mi aveva ascoltato pazientemente, aveva sospirato ad ogni singhiozzo, ed aveva sbottato pesantemente e molto incazzato, quando aveva sentito quello che Louis mi aveva fatto da sbronzo.
Non era colpa sua, era colpa mia. Ero io che non meritavo amore, no?
Ero solo un puttaniere senza cuore, non meritavo compassione, né amore, né pietà, né niente.
Non meritavo nulla, assolutamente nulla, nemmeno un amico come Liam.
“Scusa Liam, adesso devo.. andare, Louis avrà bisogno di qualcosa..”
“Harry, non fare stronzate!”
“No, giuro. Non farò niente di male, devo solo.. lavarmi, si lavarmi”
“Harry, vuoi che venga da te? Anzi, vuoi venire un po’ a casa mia? Sono solo, lo sai. E Niall è tornato a Mulligar, magari un paio di giorni qui con me e ti riprendi.”
“No, no mi è passato.. dovevo solo parlarne con qualcuno..”
“D’accordo, ci sentiamo, e.. Harry?”
“Si, Liam?”
“Ti voglio bene, ricordalo.”
Sorrisi appena, restando con il telefono sospeso appoggiato al mio orecchio, e ringraziai il ragazzo mentalmente, perché mi era vicino in questo momentaccio per me.
“Ti voglio bene anch’io, Liam”  - chiusi la telefonata, altrimenti avrei pianto ancora.
Mi diedi un paio di schiaffetti leggeri – perché avevo ancora i segni della furia di Louis sulla pelle – ed uscii dalla stanza, trovandomelo davanti.
Spalancai gli occhi. Aveva sentito tutto? Cercai di tornare nella camera, e richiudere la porta, ma Louis me lo impedì afferrandomi per un braccio e chiudendo la porta alle mie spalle, facendomi appoggiare le spalle contro di essa.
“Non sei caduto, vero?”
“I- io..”
“Sono stato io..?”
“L- Louis..”
“Dimmelo!” – alzò la voce, battendo un pugno contro il muro, facendomi rabbrividire ancora di terrore.
“Non urlare..” – sussurrai, cercando di mascherare la paura che mi stava attanagliando le budella in quel momento. Louis aveva lo sguardo minaccioso puntato verso di me, come quello della notte precedente, anche se non sembrava cattivo, io avevo paura ugualmente. La sua mano si avvicinò pericolosamente al mio viso, strinsi subito gli occhi, aspettando il suo schiaffo, ma non arrivò. Mi arrivò una delicata carezza sulla guancia, e socchiusi gli occhi, per guardarlo. Il suo sguardo si era sciolto diventando di ghiaccio puro, come quando l’avevo conosciuto.
“Perdonami, perdonami Harry..”
“Louis..” – non riuscivo a dire nulla. Le sue braccia furono intorno alle mie spalle, e mi fece appoggiare al suo petto. Mi strinse forte, lasciandomi respirare il suo profumo per un lasso di secondi in cui non capii cosa stesse succedendo. Allungai le braccia attorno ai suoi fianchi e lo strinsi anch’io. Da quanto tempo era che non ricevevo un suo abbraccio così? Troppo tempo. Troppo tempo passato senza le sue braccia attorno ai miei fianchi.
“Grazie..” – sussurrai, staccandomi poi dalle sue braccia, tornando in camera da letto. Avevo bisogno di dormire, nonostante fosse mattina inoltrata, io volevo solo dormire, dormire e non svegliarmi mai più, dormire e restare lì sul letto, senza più sofferenze, senza più nulla. Volevo dormire, e dormire, e dormire. Solo dormire.
E magari dimenticare. Perché c’era una cosa che non riuscivo affatto a fare era dimenticare.
Dimenticare i suoi colpi, dimenticare il modo in cui si era rivolto a me, dopo che gli ero stato vicino tutto quel tempo, dimenticare la violenza gratuita riversata sul mio corpo la notte precedente, e dimenticare l’offesa che mi aveva fatto più male di tutte sei solo un puttaniere senza cuore, Harry. Volevo solo dormire e dimenticare. Era possibile? Solo questo. Dormire e dimenticare.
Guardai il soffitto per un lasso di tempo lunghissimo, interrogandolo, prima di abbassare le palpebre e chiudere gli occhi, regolarizzando il respiro, per placare quei respiri affannati, che presto sarebbero diventati singhiozzi, se non mi fossi addormentato. Cercai di focalizzare nella mia mente il giorno in cui io e Louis ci eravamo conosciuti, quando lui per caso mi aveva scontrato fuori quei bagni sporchi degli studi di X-Factor e mi aveva sorriso, con quel suo fantastico, vero, sorriso. Quello che faceva capire la sua vera natura. Quella di ragazzo burlone, ma non in senso negativo, nel senso che era un bambinone, che gli piaceva trovare il lato positivo di tutto. Perché Louis era così, poteva essere una giornata uggiosa e particolarmente fredda, lui era lì e sorrideva scaldando tutto ciò che si trovava di fronte.
Il mio “Ops” quando ci eravamo scontrati e il suo “Hi!” – che ora giaceva sul mio braccio – sembravano due casi del destino. Ma c’era? Ognuno è artefice del proprio destino, ed io ero un povero destinato a soffrire, per causa mia, perché per causa mia avevo conosciuto Louis, e per causa mia mi ero innamorato di lui, ed ero stato io con i miei sbagli a spingerlo a fare quel che mi aveva fatto. Non c’era altra spiegazione.
Un’altra lacrima mi rigò il viso, scendendo violentemente giù dal mio occhio sinistro, seguita a ruota da quella caduta prepotentemente giù dal destro, e tutte e due furono seguite da un fiume di lacrime fuoriuscite da entrambi gli occhi.
Dannazione, avevo promesso a me stesso che non avrei più pianto, ed eccomi qui di nuovo, a piangere sul letto. Mi girai su un fianco, incontrando il lato dove di solito dormiva Louis, e accarezzai le lenzuola, sperando che il suo tepore facesse fermare le mie lacrime. Ma era stato proprio lui a causarle, ovvio per colpa mia, ma avevo comunque paura di lui.
Come potevo avere paura e sentirmi bene contemporaneamente della stessa persona? Non era umanamente possibile.
Mi addormentai così, con un braccio allungato verso il posto di Louis, mille lacrime sul viso, e mille dubbi nel cuore.
 
 
Un tonfo, profondo.
Vetri che si infrangevano, pentole che rotolavano.
Una persona sola in casa.
Louis.
Mi alzai di scatto.
Asciugai in fretta il mio viso,ancora inondato di lacrime e corsi velocemente in cucina, da dove proveniva il rumore.
E il sangue si fermò nelle mie vene. Louis in una pozza di sangue per terra.
Provai a scuoterlo. E solo in quel momento mi resi conto che non gli avevo dato una risposta.
Io l’avrei perdonato sempre.
“Ti perdono, ti perdono, Louis..”
Ma era troppo tardi. Louis era morto.
 
Sobbalzai urlando.
Il mio respiro era troppo affaticato, sentivo la fronte imperlata di sudore e il viso colmo di lacrime, più di quelle di prima, e non lo vidi addormentato accanto a me.
Temetti il peggio.
Mi alzai di scatto, correndo in cucina, dove pensavo di trovarlo, ma lui non c’era, allora corsi in salotto, affacciandomi al balcone, ma lui non c’era. Solo in un secondo momento lanciai un’occhiata al divano, dove lo vidi addormentato profondamente. Il viso era contratto in una smorfia di dolore, e le mani gli tremavano come se stesse avendo un incubo, un terribile incubo. Mi avvicinai piano al divano, e mi feci spazio tra le sue braccia, lasciandomi abbracciare.
“Ti perdono, Louis, ti perdono..” – sussurrai baciandogli la guancia.
Mi sentii stringere per i fianchi, delicatamente. Era questo il mio Louis, quello sempre premuroso con me, quello che mi aveva sempre protetto da tutto e da tutti.
Mi accucciai contro il suo petto, ignaro di quello che sarebbe accaduto nei giorni seguenti, e che probabilmente la mia sofferenza sarebbe aumentata a dismisura, ma ora mi godevo il momento di pace tra e le sue braccia.
Avrei voluto baciarlo, ma sapevo che lui non voleva nulla da me.
Mi addormentai così, con lui lì a stringermi. Non mi importava del resto. In quell’istante c’eravamo solo io e lui. Solo io e lui, semplicemente Harry e Louis che si stringevano in un abbraccio fraterno che di fraterno, non aveva nulla.
 
 
I giorni seguenti furono insostenibili per me.
Louis stava uscendo dalla depressione per Eleanor, ed io cercavo di dimenticare quello che era accaduto.
L’avevo perdonato, si. Ma io gli avrei perdonato di tutto, anche se avesse commesso un crimine, avrebbe ottenuto il mio perdono.
Ma nonostante il perdono, nonostante lui ora stesse meglio, io non riuscivo a dimenticare.
I suoi tocchi violenti, i suoi ordini, le sue botte, i suoi schiaffi, i pugni e poi..  quando mi aveva obbligato ad abbassarmi i pantaloni e le mie suppliche erano state vane..
Io mi sentivo ancora sporco, violato, toccato.
E tutte le sere mi chiudevo nel bagno e piangevo, piangevo come mai prima d’ora. Piangevo senza farmi sentire da lui, che sarebbe ricaduto in quella depressione che io avevo tanto sfidato.
Se non fosse stato per quella Eleanor, io e Louis saremmo rimasti come prima, io ad amarlo in silenzio soffrendo come un cane – per colpa mia – e lui felice con lei. Se quella, ovviamente, poteva chiamarsi felicità. Ma dopo la reazione di Louis al suo messaggio, doveva amarla davvero tanto. Quasi quanto io amavo lui.
Ed io cos’ero? La valvola di sfogo?
Ma sì, tanto c’è Harry su cui sfogare la rabbia lui è solo un puttaniere senza cuore, non se ne accorgerà nemmeno.
Erano stati i questi i pensieri del mio migliore amico, prima di violentarmi, quella notte?
E perché più io volevo aiutarlo, più lui sembrava allontanarsi da me?
Perché più io davo per lui, più non mi arrivavano reazioni da lui?
Tutto quello che facevo per lui, lo facevo perché volevo, non perché volessi qualcosa in cambio, ovvio.
Ma nemmeno un grazie? No! Lui per ringraziarmi mi violentava, mi picchiava, mi faceva sentire uno schifo, era ovvio.
Lui godeva nel vedermi stare male. La colpa era mia che ero stato un puttaniere in passato. Ma nemmeno poi tanto, c’era stata solo qualche scappatella, come ce ne erano state per lui.
Ma io ero quello imperfetto, ovvio.
Io ero quello a cui i paparazzi affibbiavano tutte le vecchie racchie, solo perché avevo avuto una relazione con Caroline Flack. Da quel momento ero diventato il puttaniere per eccellenza.
E come dare torto a Louis, lui aveva trovato una ragazza così perfetta. La sua Eleanor era la ragazza pura e casta per eccellenza, tanto che la suora gli aveva messo le corna, cosa che io, il puttaniere senza cuore non avrei mai fatto.
Sentii la sua voce avvicinarsi alla camera, come se stesse parlando con qualcuno.
Si, c’è solo Harry, tranquilla! Puoi venire quando vuoi, ciao tesoro!”
Oh no. No. Non ditemi che..
“Harreh! Belle notizie, El dice che tornerà con me!”
“Figo..” – borbottai girandomi su un fianco, mentre Louis richiudeva la porta, tornando al piano di sotto.
Bene, Harry, ancora una volta, secondo alla troia, chi è lo sfigato ora?
 
 
“Liam, sto bene davvero, non ho bisogno di niente. Ci vediamo al concerto settimana prossima, ti voglio bene, Harry, xx”
Ecco quello era l’ultimo messaggio che avrei inviato in assoluto.
Un’altra settimana era passata. Eleanor era tornata a rompere le uova nel paniere, Louis era tornato ad essere il Louis che tutti conoscevano, ma non il MIO Louis, quello che conoscevo solo io.
E quest’altro colpo non l’avevo retto. Non potevo farci nulla, ero umano anch’io.
Non ero riuscito a sopportare il ritorno di Louis con Eleanor. Non dopo tutti i tentativi di suicidio che aveva provato quando l’aveva lasciato, non dopo lo stato pietoso in cui era stato per una settimana su quel divano, non dopo che Louis mi aveva stuprato quando era tornato a casa ubriaco, non dopo tutto quello che avevo dovuto passare io a causa di quella lì. Dopo aver mandato il messaggio a Liam, tranquillizzandolo, mi ero alzato dal letto. Louis dormiva beatamente accanto a me, come estraneo a tutto. Gli baciai piano le labbra, senza farne accorgere a lui, e mi diressi in bagno. Avevo deciso di farla finita, con tutto. Scrissi un veloce biglietto a Louis, confessandogli quello che provavo. Non erano molte parole erano solo un “Addio, ti amo, e ti amerò sempre. Haz. x”
Non ero bravo negli addii e lui lo sapeva.
Lasciai il letto, ed entrai in bagno. Mi lasciai scivolare contro la porta e mi raccolsi le gambe al petto, e piansi silenziosamente. Avevo preso la decisione, sì ma ne avevo timore e paura.
Poi afferrai il rasoio che usavo raramente – perché a me la barba non cresceva sempre – e l’appoggiai sul polso sinistro. Chiusi gli occhi cercando di annaspare aria, e prendere coraggio, e premetti l’arnese sul polso. Bruciò, bruciò tantissimo, e deglutii, mordendomi le labbra per non urlare dal dolore. Premetti più a fondo, e finalmente vidi il sangue uscire da lì, finalmente avrei detto addio a tutto questo, finalmente..
“HARRY NON FARLO!” – urlò la voce di Louis, ferendo violentemente l’aria. Lacerandomi ancora il cuore.
La consapevolezza che lui non sarebbe mai stato mio, mi faceva ancora più male di quello stupido rasoio sul polso.
“Harry, piccolo ti prego!” – passi, i suoi passi si avvicinarono a me, mentre altre lacrime scendevano dai miei occhi, ed io restavo immobile con il rasoio ancora nella mano destra e il polso insanguinato, ma non troppo da causare la mia morte istantanea.
“Harry..”
“Louis, lasciami in pace, voglio finirla, non voglio più soffrire!” – stavo per morire, cosa avevo da perdere? –“da.. da quando quella t’ha lasciato, mi sono fatto in quattro per te, ti ho aiutato, ti ho salvato dai tuoi suicidi, ti ho sostenuto, non sono MAI andato via!” – urlai, mentre il polso cominciava a bruciare pazzamente, ed avrei voluto che smettesse subito di fare così male –“e cosa ho ottenuto?! NIENTE! Sei tornato con lei! Sei tornato con lei, nonostante io sia stato male per te, nonostante tu mi abbia deriso, picchiato e violentato!” – sputai fuori tutto quello che avevo dentro, quello che avevo tenuto dentro per troppo –“per favore, adesso lasciami morire in pace, sono solo un puttaniere senza cuore, non ho sentimenti quindi il bene che t’ho voluto e ti vorrò non sarà nulla per te. Per te sono una fottutissima stronzata, Louis!” – una fitta lancinante al polso mi fece fermare per un attimo, per riprendere fiato –“ora lascia che questa stronzata,questo puttaniere, questo scherzo della natura, questo.. essere insignificante ai tuoi occhi, finisca di soffrire, perché io, Louis, non ne posso più.”
Mi lasciai scivolare contro il lavandino, sedendomi a terra, mentre vedevo il sangue uscire ancora dal mio polso, mentre Louis boccheggiava ancora, per la confessione avuta.
“Ha..”
“No, non aggiungere, niente. Solo, ti amo, Louis. Adesso però va via, voglio stare da solo mentre tento di uccidermi”
Repressi un altro singhiozzo nel petto, quando vidi Louis abbassarsi su di me e strapparmi di mano il rasoio, per lanciarlo da qualche parte lontano da noi. Afferrò un asciugamano e l’avvolse intorno al mio polso, bloccando così la fuoriuscita di sangue. E mi rivolse uno sguardo strano.
Triste, dispiaciuto, non sprezzante, non freddo, non duro, non arrabbiato. Uno sguardo carico di significati.
“Harry, vuoi stare un momento zitto e mi fai parlare?” – fece passando un braccio sotto le mie ginocchia e mettendone uno dietro le mie spalle, alzandomi da terra, prendendomi in braccio.
Appoggiai la guancia contro il suo petto, e mi sentii sicuro, protetto.. mi sentii bene.
“Non ti lascio morire, Styles. Non ti lascio morire, perché ti amo.”
Stavo sognando, era ovvio. Ora mi sarei svegliato e..
Le sue labbra premettero sulle mie, con dolcezza, con amore.
Chiusi gli occhi, beandomi di quel contatto che tanto avevo bramato da lui, in tutto questo tempo.
Mi amava. Aveva detto davvero che mi amava. Louis amava me. Louis..
“Hai capito bene, Harreh. Ti amo. Me ne sono accorto tardi, perdonami per questo.” – mi accarezzò la guancia, facendo scorrere la mano verso il mio polso ferito.
“Questa cicatrice che ti rimarrà sarà l’ultima che avrai, te lo giuro.” – altro bacio sulle labbra –“ricucirò tutte le tue ferite, piccolo mio” –bacio sulla fronte –“non soffrirai più” – bacio sul naso-“ti amerò sempre, Harold.”
Sorrise. Il suo vero sorriso, quello dell’ “Hi” quello che mi aveva fatto innamorare, quello suo. Il suo vero sorriso.
Il mio vero Boo.
“Boo..”
Appoggiò un dito sulle mie labbra, senza permettermi di ribattere.
Andò prima in bagno,prendendo delle bende e del disinfettante, per poi tornare da me, e fasciarmi il polso, in modo che tutto quel sangue smettesse di sporcare l’asciugamano. Bruciava, ma il bruciore era alleviato da quello che Louis mi stava dicendo.
Poi, afferrò la chitarra e si sedette ai piedi del letto. Mentre io lo osservavo stranito.
Iniziò a strimpellare, una melodia che conoscevo. Era una delle canzoni che avevamo scritto insieme per il nuovo album ed io volevo dedicarla a lui, con tutto me stesso.
 
I hope I’m not a casualty
I hope you won’t get up and leave
Might not mean that much to you
But to me it’s everything
Everything
 
Il suo assolo. Dannazione. Sapeva quanti brividi mi provocava con quella sua voce? Sapeva cosa provavo io sentendolo?
Mi unii a lui, sorridendo anch’io stavolta.
 
Truly, madly, deeply I am
Foolishly, completely falling
And somehow you kicked all my walls in
So baby say you’ll always keep me
Truly, madly, crazy, deeply in love
 
Le nostre voci insieme erano la cosa più bella che avessi mai sentito. Non mi ero sbagliato era la voce dell’amore, che cantava per noi.
 
In love, with you..
Cantò lui facendomi rabbrividire peggio delle altre volte, perché iniziò ad avvicinarsi pericolosamente a me.
 
In love, with you
Sussurrai io, mentre lui sorrideva. Il suo bellissimo sorriso, quello che mi aveva sempre fatto amare quel ragazzo dai capelli castani e gli occhi azzurri come il cielo.
 
In love, with you..
Sussurrammo in coro, quando lui ormai aveva posato la chitarra ed era vicinissimo a me.
Premette di nuovo le sue labbra contro le mie, baciandomi in un bacio che cercava da entrambe le parti amore, sentimento, voglia di amare, voglia di essere felice, voglia di stare insieme, voglia di appartenerci.
 
 
“Harry, cosa hai fatto al polso?” – chiese Liam, durante una delle riunioni della band.
“Oh nulla..” – sorrisi guardando Louis complice –“mi sono tagliato mentre pelavo le patate per preparare la pizza a Louis.”
 






NO, JIMMY PROTESTED!

Salve salvino bella gente c:
Allora, vi ero mancata? Ieri non ho postato nulla :O
Scherzi a parte, ecco la Larry deprimente deprimente. Ed è tutta per te Lu! Perdonami, non sono riuscita a farli morire, ma va bene no? :3 il mio essere schifosamente fluff ha avuto la meglio su tutto c.c
Anyway. Non ho molto da scrivere, oggi. Quindi sarò breve e concisa.
Ci ho messo l'anima nella shot e spero vi sia piaciuta, il finale beh.. volevo solo alleggerire la storia che è leggermente - tanto-pesante, ed ecco perchè la battuta di Harry sul suo polso. Chiariamoci, non  ho specificato se abbiano fatto coming out, ma è palese che i ragazzi lo sappiano LOL 
Spero sia stata di vostro gradimento e.. voi?
Ci becchiamo domani con il Tommo ;) domani...*rullo di tamburi* gran finale! Prima dell'epilogo. Infatti scappo a scriverlo, visto che non ho tanto da fare v.v
Che scrittrice impegnata che sono pf.
Anyway, anyway. Vi piace il banner? L'ho fatto tutto da sola :3
Ok, ho finito.
Shao bele mie, see you tomorrow :3

P.s io ho le lettrici migliori dell'intero fandom. Pf. E parlo proprio di voi, miei immancabili stalker che non mancate mai un appuntamento con una shot o un capitolo, Chiara loves you.

Ripeto, se qualcuno vuole trovarmi su Facebook, sono Qui.

Ho finito, adios!
Shao bele mie :3 

PPP.s amo il mio nuovo avatar *w*

   
 
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