Fanfic su artisti musicali > Conor Maynard
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Autore: xgrintspancake    27/11/2012    6 recensioni
- Dai, sali in macchina altrimenti ci perdiamo l'imbarco e nei tuoi sogni voliamo a Brighton! -
Brighton, l'unica ragione per essere felice quel giorno. Brighton è la meta delle nostre vacanze da tutta una vita, non ci muoviamo da lì perchè non troviamo niente di meglio: una cittadina carina, non troppo affollata e contornata da una spiagga stupenda.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ehy bellezze! spero mi perdonerete per queste settimane in cui non
ho scritto, visto che la mia ispirazione era pari a zero :/ per questo, ho
cercato di pensare a qualcosa che potesse togliere la storia dalla banalità,
e penso di essere riuscita a stupirvi in questo capitolo (speriamo, lol).
Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate perchè mi fa piacere :)

su twitter sono: @conorsdurex

Mar. xx

 

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CAPITOLO 4.

 


Non avrei mai creduto di poter reagire così male alle parole che, pochi secondi prima, Jack mi aveva rivelato. Guardandomi negli occhi. Non potevo permettere di essere trattata in quel modo: usata e gettata via, un'altra volta. Perchè era questo quello che aveva fatto con me. Cos'era successo di così eclatante per abbandonarmi come si fa (e non si dovrebbe fare) con un cane durante le vacanze estive ? Mi alzai in piedi, con il viso rigato dalle lacrime che continuavano, imperterrite, a scendere e urlai a Jack mentre ancora stava scendendo le scale:
- TI SENTI FIGO A COMPORTANTI COSI? A FERIRMI COME MAI NESSUNO AVEVA FATTO? COSA HO FATTO DI COSI' SBAGLIATO DA MERITARMI QUESTA TORTURA, COSA HO FATTO? -
dissi interrompendo la frase da singhiozzi vari, dovuti al pianto isterico che stava prendendo il sopravvento. Mi lasciai cadere con le ginocchia sul pavimento e, raccogliendomi il viso tra le mani, chinai il capo e piansi più di quanto avessi mai fatto in vita mia. Sentii Jack tirare un forte calcio alla scala e, sempre di più, sentivo i suoi passi vicini. Mi sentii circondare il busto dalle sue braccia possenti, che riconobbi al primo tocco. Inizialmente cercai di liberarmi, scalciando, muovendomi a destra e poi a sinistra, ma lui continuava a non lasciare la presa, tenendomi stretta stretta. Così, dovetti desistere e cedergli. Mi sfogai piangendo, mentre lui continuava ad abbracciarmi, tenendo la testa sul suo petto e buttando fuori ogni singola goccia che avevo accumulato.
- Ti giuro che l'ultima cosa che voglio, è farti soffrire. - mi disse non appena smisi di singhiozzare. Mi staccai da lui, asciugandomi gli occhi con la mano e sbavando tutto il trucco che portavo.
- Perchè allora mi hai detto quelle parole? -
cercai di dirgli, tenendo sempre il capo chino.
- Tiffany, vedi, tutti e due sappiamo bene che le cose tra noi due non potranno mai andare a gonfie vele. Abitiamo lontani, ci vediamo una volta all'anno e per poco tempo. - si interruppe un attimo per riprendere fiato..
- Come pensi potrebbe funzionare in questo modo? -
beh, in effetti non aveva per niente torto. Il nostro rapporto sarebbe stato comunque difficile, per la lontananza soprattutto. E mantenere una relazione a distanza è complicato, troppo. Quasi impossibile. Ma se comunque teniamo l'uno all'altra, non dovrebbe essere un problema, no? Non dissi niente, tenendo sempre lo sguardo in basso. Lui mi prese il viso, portandolo verso l'alto e costringendomi, quasi, a guardarlo negli occhi, color ghiaccio.
- Io.. perdonami. Hai ragione.. - mi disse, prima che io potessi dire qualcosa.
- Hai ragione.. godiamoci questi momenti finchè potiamo. Le vacanze trascorrono in fretta e io non ho intenzione di perdere tempo. Ci tengo davvero tanto a te e non voglio che finisca in questo modo. Scusami, davvero. -
Si avvicininò, poi, al mio viso. Ormai un palmo di mano ci divideva. Chiusi gli occhi, ancora umidi da tutte le lacrime versate, rilassai le labbra prima che le sue potessero incastrarsi ben bene con le mie e chiudersi in un appassionato bacio di “riappacificazione”.


Fosse stato solo quello ..


In pochi secondi il bacio si fece sempre più intenso e passionale, ricco di sapori, di emozioni percepibili più di ogni altra parola detta, di ogni altro sguardo mai avuto. Qualcosa di speciale. Strano ma vero, presi io l'iniziativa. Cominciai ad alzargli la maglietta lentamente, per poi sfilargliela dalla testa. Non credo che Jack avesse mai pensato che io fossi capace di una cosa del genere, o almeno non per il momento. Non so cosa mi stava passando per l'anticamera del cervello, fattosta che ero sicura di me e di quello che stava per succedere. Jack, ormai a petto nudo, aspettò un po' prima di fare il suo primo passo, forse per accertarsi che io fossi completamente consapevole del dopo. Così, mi abbassò le spalline della canotta che indossavo e del reggiseno; prese poi a baciarmi il collo scendendo verso il seno per poi togliere entrambi con estrema dolcezza e cautela. Ci sdraiammo sul tappeto che stava al centro della stanza, io sopra, lui sotto, continuando sempre a tenere le labbra incollate, le une contro le altre. Stavolta, Jack non perse tempo e mi sfilò gli shorts di jeans che indossavo, facendomi rimanere con gli slip. Feci lo stesso, cercando di non mostrare la mia “quasi paura” o comunque incertezza, o inesperienza. Dopo pochi minuti, eravamo entrambi nudi, ma invertimmo la posizione in quanto mi ritrovai sotto di lui. Prima di passare al prossimo step, ci guardammo negli occhi e accennamo un sorriso, l'uno all'altra, come per esprimere la nostra volontà e contentezza del momento. Così Jack, con estrema cautela, si appoggiò sopra di me, facendomi sentire la presenza del suo membro che si faceva sempre più imponente. Mi fece perdere la verginità, alternando movimenti lenti a movimenti invece regolari e più veloci. Provavo un po' di dolore, ma allo stesso tempo piacere. Non durò molto, in quanto venimmo entrambi molto velocemente. La presenza di Jack al mio interno si faceva sempre meno intensa, fino a quando non uscì definitavamente, per poi prendere un vecchio telo e adagiarlo sopra ai nostri corpi spogli. Si adagiò al mio fianco, non smettendo di guardarmi nemmeno per un secondo, riempendomi di baci dolci sulla guancia, sul collo, sulle labbra. Quello che io provavo in quel momento era praticamente impossibile da descrivere, nemmeno io riuscivo a decifrarlo. Con i suoi occhi color ghiaccio che brillavano, quasi appannati da lacrime che cercavano di essere liberate, pronunciò le due parole che nessuno mi aveva mai detto e che furono la causa per cui i battiti del mio cuore si fecero sempre più intensi: ti amo.


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