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Autore: Shari Deschain    27/11/2012    1 recensioni
[Stefan/Klaus - Missing Moment 4x03]
«Hai detto di non volere niente da me», gli ricordi con voce piatta.
Klaus si stringe nelle spalle.
«Volere e avere bisogno sono due cose completamente diverse, amico mio».
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Klaus, Stefan Salvatore
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Toast to a friendship'
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Warnings: Slash, Missing Moment 4x03;
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Disclaimer: Magari fossero roba mia. Li tratterei meglio dei loro veri possessori e_e
N/A: Scritta per il Santa Fest @ maridichallenge, per la Staffetta in Piscina @ piscinadiprompt, prompt ""I only wish you weren't my friend/then I could hurt you in the end" (Snuff - Slipknot)" e per 500themes_ita, prompt #469. Eco di un legame. Così non scontentiamo nessuno.
─ Titolo sempre da I Will Wait dei M&S.





You forgave and I won’t forget




«Now I'll be bold
As well as strong
And use my head alongside my heart
So tame my flesh
And fix my eyes
A tethered mind freed from the lies »
(Mumford & Sons - I Will Wait)



Non sai perché vai a cercarlo, ma quando apre la porta e vi ritrovate a fissarvi negli occhi lì sull'uscio di casa sua, Klaus non sembra affatto sorpreso di vederti, quindi forse almeno lui sa che diamine ci fai lì invece di essere al fianco di Elena.
(Elena che intanto è probabilmente al fianco di Damon, insinua una vocina all'interno della tua testa, prima che tu possa soffocarla. Riesci ad ignorarla, però. Almeno in questo stai diventando bravo).
Ma qualunque cosa gli passi per la mente, Klaus non sembra intenzionato a rivelartela, e nemmeno il bourbon che pochi minuti dopo ti mette tra le mani ─ e di cui poi si serve abbondantemente anche lui ─ riesce a sciogliergli la lingua.
«Grazie», mormori infine, rivolto al tappeto sotto i tuoi piedi, spezzando il silenzio di quel salone troppo sfarzoso, riscaldato dalle fiamme vivaci di un camino che, non molto tempo prima, ti è stato mostrato decisamente troppo da vicino.
È l'unica cosa che ti viene in mente di dirgli, ed è anche un po' ridicola. Ha salvato Elena, sì, ma non provi alcuna particolare gratitudine per lui, perché sai che se lo ha fatto non è certo per gentilezza nei tuoi o nei suoi confronti. Anzi.
Ha qualcosa in mente, e dovresti davvero cercare di indagare, ma questa sera sei troppo stanco per quel gioco. Siete di nuovo tutti vivi, Elena sta bene, Caroline ti ha fatto una promessa ─ la stessa promessa che tuo fratello non è stato in grado di mantenere ─ che ha sollevato non di poco le tue speranze per il futuro, e per il momento questo è più che abbastanza.
«È per questo che sei venuto qui?», ti domanda Klaus dopo un po', facendo roteare l'ultimo sorso di alcool all'interno del bicchiere di cristallo, prima di rovesciarselo in gola con uno scatto secco del polso.
No, pensi. Ma annuisci. Per che altro, sennò?
Klaus ride. Afferra la bottiglia, riempie di nuovo i vostri bicchieri, poi alza il suo in un brindisi di scherno.
«Ti direi che è a questo che servono gli amici, ma...», la frase cade nel vuoto, e presto si spegne anche la sua risata. Il ghigno sul suo volto resiste per qualche istante ancora, ma infine anch'esso crolla come un castello di carte.
C'è qualcosa che gli fa paura, pensi all'improvviso. Fantasmi di un passato lontano, o forse di un futuro imminente. Un brivido ti scende giù per la schiena, ma poi scacci via quel pensiero. Non sei in grado di psicanalizzare nessuno in questo momento, men che meno quell'abisso di ombre che è Klaus.
Per un tempo indefinibile il crepitio del fuoco e il tintinnio del ghiaccio che si scioglie nei bicchieri sono gli unici rumori in tutta la casa, a parte, ovviamente, i vostri respiri fin troppo lievi.
«Hai bisogno di me», sbotta infine Klaus, sputando fuori ogni parola con una soddisfazione più che palese.
Non te l'ha detto chiaramente in quel momento, davanti al letto in cui giaceva Elena, ma te lo sta dicendo adesso. E forse, in un certo senso, sei venuto proprio per sentirti dire questo.
Tutto va a catafascio intorno a te, e ironicamente le uniche persone che si prendono la briga di dirti la verità sono quelle di cui sopporteresti meglio le bugie.
«Hai avuto bisogno di me per salvare tuo fratello e poi la tua ragazza, ma prima di tutto hai avuto bisogno di me per salvare te stesso», continua Klaus a voce bassa, alludendo nemmeno troppo alla lontana ai vostri giorni a Chicago. «Odiarmi può servirti a farti dormire meglio la notte, ma non cambia certo le cose, Stefan. Ricordatelo la prossima volta che cerchi di uccidermi. Hai bisogno di me».
Ha ragione. Lo sai che ha ragione.
Hai avuto bisogno di lui, hai ancora bisogno di lui e lo odi per questo motivo più di qualsiasi altro.
Dai recessi della tua mente un pensiero si insinua viscido intorno a quella constatazione: odio, amore... c'è poi così tanta differenza?
Forse per la maggior parte della gente sì, ma non per te. Non dopo Damon. Non dopo Katherine.
E se odi Klaus... no. Non “se”. Lo odi. Lo odi così tanto che è una sensazione quasi fisica, come una pietra bollente e dai bordi affilati incastrata alla bocca dello stomaco, come un furioso ringhio sottopelle, un odio così cieco e brutale che quasi senti le zanne vibrare dal desiderio di mordere e dilaniare, e strappargli via quel sorrisetto onnipresente dalla faccia.
Silenzio assenso, starà pensando lui, intanto. E non a torto.
«Anche io potrei aver bisogno di te, comunque», ammette all'improvviso, in un tono meditabondo che non ti piace per niente. È il tono con cui di solito annuncia i suoi grandi e spesso sgradevoli piani.
Alzi finalmente gli occhi per incontrare i suoi.
«Hai detto di non volere niente da me», gli ricordi con voce piatta.
Klaus si stringe nelle spalle.
«Volere e avere bisogno sono due cose completamente diverse, amico mio».
Annuisci e non distogli lo sguardo. Klaus ti lascia sulle spine per qualche istante ancora, poi sogghigna di nuovo. Ormai sembra più una paralisi permanente che un gesto volontario.
«Ma non ne parleremo stasera. È tardi, e abbiamo entrambi molte altre cose di cui occuparci, non è vero?»
Non insisti, anche se potresti farlo. Hai già deciso di essere troppo stanco per questo genere di discorsi, e comunque è facile capire che lui vuoleparlartene, quindi non c'è alcuna fretta.
Ti alzi per andartene, sentendoti un idiota già solo per essere venuto, ma dopo pochi passi ti volti indietro a reclamare di nuovo il suo sguardo.
«E prima? Cosa volevi da me, prima?»
Ora anche Klaus è in piedi, e improvvisamente ti sembra molto, molto vecchio. Come se, nei pochi momenti che hai impiegato per alzarti dalla poltrona e voltargli le spalle, l'ombra dei decenni gli fosse piombata addosso con violenza, ricalcandogli le rughe sottili intorno agli occhi e alla bocca con una mano pesante e impietosa.
«Non lo ricordi? Non è ovvio?», replica lui lentamente. Non sapendo cosa rispondere, ti rifugi di nuovo nel silenzio.
«Volevo che fossi mio fratello. Lo voglio ancora. E ancora non capisco perché ti sembri così difficile. Lo sei già stato una volta, in fondo, e perlomeno io non cercherei di infilarmi nei pantaloni della tua cara Elena», aggiunge, con un guizzo di malizia che vorrebbe forse nascondere la sensazione di essersi esposto troppo.
Non raccogli la provocazione, perché la tua mente è ferma su quelle cinque parole essenziali. Alla fine è tutto lì il cuore della questione, pensi.
Klaus vuole un fratello, e questa è probabilmente l'unica cosa che non puoi dargli. Non solo perché Damon non lo permetterebbe, ma soprattutto perché sei tu a non volerlo.
Su quel fronte c'è già troppa confusione nella tua testa e, al contrario di lui, non hai mai davvero voluto rimpiazzare la tua famiglia. Le uniche due volte che ci hai provato (con Lexi e con Klaus stesso) è finito tutto in lacrime e sangue, tanto per usare un eufemismo.
Ma questo ovviamente non puoi dirglielo, perché lo faresti arrabbiare e di conseguenza metteresti in pericolo Damon. La gelosia che provano l'uno per l'altro un po' ti esaspera e un po' ti diverte, ma ti infileresti un paletto rovente nel cuore piuttosto che metterti volontariamente a fare da vertice ad un altro, insensato triangolo.
La famiglia non te la scegli, ed è meglio così. Questione chiusa.
«Non posso», rispondi allora.
Ora è Klaus ad annuire.
«O forse non vuoi. O più probabilmente non ne hai bisogno», aggiunge con giusto una punta di astio.
Non confermi né smentisci.
All'improvviso ti è addosso. Be', forse non così all'improvviso. Forse stanotte è un po' troppo ubriaco per il ruolo del grande lupo cattivo, e forse hai avuto tutto il tempo di evitare il suo movimento, ma dopotutto perché mai avresti dovuto farlo? Se è al gioco della verità che state giocando, tanto vale andare fino in fondo.
Quindi resti immobile mentre le sue mani ti affondando nelle spalle come artigli. Non escludi che lo siano davvero. Il suo alito è caldo ed è reso dolciastro dall'alcool, e anche se non c'è nessun baluginare di zanne i suoi occhi hanno comunque un vago riflesso dorato.
«Vattene», ti ringhia in faccia, e sarebbe ovvio fargli notare che trattenere violentemente una persona per le braccia non è certo un buon modo per costringerla ad andarsene, ma, ubriaco o meno, Klaus è di sicuro in grado di rendersene conto da solo.
Lo guardi e non capisci cosa vedi. Disperazione? Rabbia? Un moto di stizza per essersi visto rifiutare di nuovo la tua amicizia? O per avertela chiesta di nuovo, nonostante tutti i rifiuti precedenti?
Una delle mani di Klaus scivola in basso e ti afferra la maglietta all'altezza del petto, in quello che in tutta probabilità dovrebbe essere un gesto minaccioso, ma quando la stringe con forza nel pugno l'unico effetto concreto che ottiene è quello di attirarti ancora di più verso di lui.
Allora un barlume di comprensione comincia a farsi strada nella tua mente.
Forse non vuole niente da te, ma ti vuole comunque. E perché no, in fondo?
Cerchi una ragione. Provi ad evocare il volto di Elena, ma pensare a lei ora ti fa arrabbiare. Allora pensi a Damon, ed è anche peggio, perché la rabbia comincia a raggrumarsi come polvere accumulatasi per troppi anni.
Perché no, in fondo?
Amore e odio li hai confusi già altre volte in passato. E sai che spesso sono solo termini senza senso, perché ci sono quei dannati momenti in cui ti ritrovi addosso sensazioni che non hanno un nome o che ne hanno troppi, e in quei casi tutto quello che riesci ragionevolmente a pensare è perché no?
Sei tu a chiudere la distanza tra i vostri volti. Sei tu a schiacciargli la bocca contro le labbra umide, e sei tu, adesso, a stringertelo contro.
Perché hai bisogno di lui e lui ha bisogno di te. Solo di te. Niente dubbi o competizioni che ti spezzano il cuore, questa volta. Non con lui.
E comunque questa non è una di quelle cose di cui ti troverai a discutere (o a dover giustificare) con chicchessia. È fra te e Klaus. Rimarrà lì, insieme a tutte le cose non dette, insieme a quei pochi mesi di sangue e quei novant'anni di silenzio, insieme all'odio, ai desideri non espressi e quelli espressi ma non esauditi, insieme ad un miliardo di altre cose che conteranno domani mattina, forse, ma che in questo momento non hanno alcuna importanza e che, con un po' di fortuna, continueranno a non averne per il resto della notte.



   
 
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