Serie TV > Bones
Segui la storia  |      
Autore: xNewYorker__    27/11/2012    1 recensioni
Crossover Bones/Castle, come la precedente.
Sembrava che Booth avesse deciso di mollare tutto, dopo la lunga assenza da Washington. Sembrava che le vecchie abitudini fossero state abbandonate, e che New York gli stesse dando la possibilità di essere una persona nuova. Sembrava.
Era tempo di tornare in campo. E diamine, se l'avrebbe fatto bene.
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Seeley Booth
Note: Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta
- Questa storia fa parte della serie 'Broken Bones'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ancora una volta, le tende arancioni si presentarono davanti agli occhi assonnati di Booth. 
Ridacchiò, a vederle. Un giorno e Alexis avrebbe fatto ritorno a casa. La stanza sarebbe tornata di sua proprietà, e il buongusto di Martha non gli si sarebbe più riproposto. 
Si sarebbe trasferito nella stanza di Rick e non ci sarebbero stati problemi. Forse. 
Chissà cosa avrebbe detto, Alexis, a trovarlo lì a casa sua. Non lo conosceva neanche. 
 
Una voce squillante destò Booth dai suoi pensieri “profondi”. 
«Gaaah, niente caffè oggi?» Chiese la voce. Doveva provenire dalla cucina, da quanto sentiva. 
Ed era Beckett. Lei era sempre a casa dello scrittore. Se la ritrovava davanti ogni giorno, da quando si era trasferito da lui. Non che la cosa gli dispiacesse: lei gli stava simpatica, per carità, ma non è il massimo doversi svegliare presto per evitare che una donna ti trovi in mutande e mezzo addormentato in casa di un tuo amico. 
Ridacchiò ancora una volta. Era convinto, sicuro che tra quei due c fosse qualcosa ma non volessero dirglielo. Ah, quanto era bello essere così, innamorati senza accorgersene. 
Lui e la Brennan erano proprio così, un tempo. Ma poi…puff. Più niente. 
L’ultima volta che l’aveva vista si era arreso, ancora una volta. Di certo non lo avrebbe fatto per sempre, o non si sarebbe più chiamato Seeley Booth. 
Una volta recuperato il coraggio e rimessi insieme i pezzi, sarebbe tornato da lei più forte di prima, più determinato di prima.
Ma quel giorno non era quello adatto. E probabilmente neanche il giorno seguente lo sarebbe stato. E non importava. Il giorno sarebbe arrivato, e lui lo avrebbe atteso pazientemente, nella speranza che alla Brennan passasse la delusione. 
 
«SEEELEEEEEEYYY!» Chiamò la voce di Castle, chiassosa come al solito.
«Shhhhht, starà dormendo!» Lo ammonì Beckett.
“Santa Kate” pensò Booth, chiudendo gli occhi e coprendoli con la coperta rossa. 
«Macché. SEEEEEEELEEEEEYYYYY!» Continuò quello, imperterrito e convinto. 
«…Riiichard, staaaai ziiittooo!» Esclamò lui, ridendo e provando a tornare a dormire. 
«Lo so che sei un fannullone, per ora, ma alzati, ci servi!» 
Non poteva godersi un po’ di riposo neppure da disoccupato? Eppure credeva di meritarselo! 
Si alzò, di malavoglia, e infilò dei jeans e una camicia, correndo verso il soggiorno mentre la abbottonava. 
«Buongiorno!» Lo salutò Kate, sorridente. Lui fece un saluto militare. «’Giorno» Rispose. 
«Salve, oh nostro fannullone» Lo schernì Rick. 
«Ah-ah-ah» Commentò lui. «A che cosa vi servo?» 
Lo scrittore osservò Beckett per un attimo, poi si guardò le scarpe, poi guardò Booth.
Assunse un’espressione concentrata, mentre sembrava riflettere intensamente.
«…Puoi farmi i pancakes?» Si decise a chiedere, con un sorriso innocente dei suoi.
«Vai a quel paese, Richard» , «Ma…ma…ma hey! Maaaammaaaaaa!» 
Kate scoppiò a ridere. «Voleva chiederti se ti andrebbe di venire con noi su una scena del crimine» Spiegò. «Sai, per…riabituarti, mi capisci? Ryan ed Esposito sarebbero felici di conoscerti» Sorrise, per provare ad incoraggiarlo.
«Non sono sicuro…ci ho perso la mano, dopo tre anni…» , «Un bravo agente nasce un bravo agente, l’allenamento è secondario» Intervenne Castle, con una delle sue perle di saggezza.
«E questa da dove salta fuori?» Kate inarcò un sopracciglio.
«Dalla mia enorme, brillante, stupenda, meravigliosa mente!» , «Sei perfetto, non ti manca neanche la modestia» , «Lo so!» 
Booth accennò un mezzo sorriso, al ché Beckett si sentì incoraggiata. «Allora?» Chiese.
«Uhm…ci provo. Non ti aspettare tanto, però…non voglio deluderti» 
No, non voleva più dare delusioni a nessuno. Non lo avrebbe sopportato. 
Già la parola “delusione” lo faceva stare male come quasi nient’altro.
«Deludermi? Non mi deluderesti mai, lo so» 
L’occhiataccia che Castle le riservò fu una delle migliori che aveva nel suo repertorio. 
A lui non aveva mai detto una cosa simile, e lui era…Castle. E Castle è…meraviglioso, brillante, stupendo. E modesto.
«Come sei sentimentale, Beckett. Non ti facevo così» Commentò, infatti, infastidito.
«Come sei permaloso» Sfarfallò le ciglia.
«Io? AAAAHAHAHAHA, io permaloso? Io permaloso!» Scoppiò a ridere, in modo non poi molto credibile. 
«Passiamo alle cose serie». La detective roteò gli occhi, lasciando che lo sguardo attraversasse Castle giusto per il secondo necessario a zittirlo definitivamente. 
«Quanto ti ci vuole per essere operativo?» chiese, incrociando le braccia e scrutando attentamente la sua espressione, ancora deformata dal pesante alone di sonno. 
«Mmh…una mezz‘ora?». 
I due si scambiarono un’occhiata, e si ritrovarono a scuotere la testa contemporaneamente. 
«Ci servi prima». 
Booth inarcò un sopracciglio. «Questo studentello delle medie mi ha buttato prepotentemente giù dal letto, ti aspetti che mi ritrovi magicamente profumato o cosa?». 
Castle improvvisò un broncio, per poi corrugare la fronte e andare a sedersi su una delle sedie della cucina. «Non sono uno studente delle medie, sono molto più intellettivamente dotato!», obbiettò, lamentandosi. 
«Non ci giurerei» rispose Booth, tornando a dare la parte maggiore della sua attenzione a Beckett. «Riesci a darmi una mezz‘ora o preferisci, per stamattina, fare a meno di me?».
«Se ti do l‘indirizzo ce la fai a raggiungerlo?», «Tutto è raggiungibile con un taxi». 
L’idea di ritornare sul campo lo risollevava e lo distruggeva allo stesso tempo. Gli sembrava di rinascere, ma anche di cadere tra le fiamme, di tornare se stesso, ma anche di trasformarsi definitivamente in un qualcuno che non avrebbe voluto essere. 
Fino al giorno prima era sicuro che non sarebbe mai più tornato, e aveva sempre più dubbi sulla sua stessa mente, avendo accettato - suo malgrado - una proposta del genere solamente per richiesta di un’amica, che non ne aveva poi così bisogno. 
Insomma, era Kate Beckett, era ovvio che gliel’avesse chiesto solamente per farlo uscire di casa, erano cambiate troppe cose, e forse voleva essere in grado anche lei di recuperarne qualcuna insieme agli altri. 
Sarebbe stata una buona idea anche trovarsi una nuova identità…avrebbe potuto essere un Leo, un Joe, ma allora avrebbe totalmente eliminato il punto di vista della rinascita. 
Di una cosa, man mano che rifletteva, diventava certo: era tempo di ricostruirsi, come persona prima che come qualsiasi altro ruolo potesse ricoprire. 
Era tempo di tornare in campo. E diamine, se l’avrebbe fatto bene. 
Questa volta non ci sarebbe stato spazio per fughe e amnesie. 
«Andate pure. Mandami l‘indirizzo per sms, sarò lì tra poco».


Angolo autrice: 
Sono tornata! Mi è mancato pubblicare Broken Bones. 
Finalmente, ecco qui il tanto atteso (?) inizio della terza serie. 
Mi rendo conto che sia un inizio un po' vago, e che il capitolo sia breve e non dica molto, ma mi rifarò. 
Nessuno credeva che Booth sarebbe rimasto per sempre con le mani in mano, giusto?
A presto, 
- xNewYorker__/Chris 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Bones / Vai alla pagina dell'autore: xNewYorker__