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Autore: Hermes    28/11/2012    1 recensioni
Ero una ragazza come le altre, niente di strano in questo.
E come tutte le altre avevo i miei difetti ed i miei pregi.
E so cosa state per chiedermi…no, non mi sono innamorata di lui.
Innamorarsi vuol dire essere legati ad un’altra persona e ciò non è successo.
Mi chiedo solo quali strade abbia intrapreso e basta, non voglio andare oltre.

[Questa storia fa parte della serie 'Steps']
Genere: Science-fiction, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Steps'
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So take your time
I wonder if you're here just to use my mind
Don't take it slow
You know I got a place to go
You always do that
Something I'm not quite sure of
But just for today
Let go and slide away

I was thinking maybe we could go outside
Let the night sky cool your foolish pride
Don't you feel alive?
These are your times and our highs
The Verve ~ Slide away

Volete sapere la verità?
Questa mattina la prima cosa è stata controllare l’orologio.
Ho un paio d’ore buche perché il docente di scienze naturali è volato a San Diego per un convegno e l’assistente è a letto con l’influenza.
L’appuntamento con Linds è per le sette e trenta di questa sera, davanti casa mia. Mancano ancora dodici ore e sei minuti.
Curiosa? No…solo estremamente intrigata.
Dovrei ancora recuperare un mucchio di materiale in biblioteca ma ho deciso di mandare tutto a stendere su due piedi...siamo a fine Febbraio e non mi ricordo di aver passato mezza giornata fra me e me. Estremo bisogno di relax e corsetta distensiva, oh yeah…
Quindi m’infilo nella tuta con una felpa tutta pelosetta per l’umidità assurda ed esco fuori nel primo mattino mentre passano gli spazzini e gli uomini dei giornali a ricaricare le colonnine a monete. Il cielo è grigissimo, le nuvole basse ma le previsioni dicono che reggerà oggi…speriamo!
Svolto l’angolo per Fell Street e seguo la strada, passando nel parco e raggiungendo quasi la punta est del Golden Gate Park.
Quindi faccio inversione e mi fermo da un venditore ambulante per un caffè.
“Siete mattiniera, signorina!” commenta l’uomo, con un sorriso e una sigaretta incollata al labbro.
Butto giù il primo sorso “Il buongiorno si vede dal mattino!” Il caffè fa miracoli…anche alle sette e venti.
Mi siedo su una panchina per riprendere fiato e trangugio la broda a sorsate prima che diventi fredda mentre faccio due parole con l’uomo.
Torno a casa, sudata ma allegra e m’infilo nella doccia.
Adesso passare la mattina in biblioteca mi andrebbe anche…
Non ho nemmeno finito che la suoneria del mio cellulare irrompe dall’ingresso. Infilo l’accappatoio e corro fuori dal bagno.
Leggendo il chiamante sul display incrinato.
Oh no…e pensare che la giornata era iniziata così bene!
Prendo in mano il telefono e lo porto all’orecchio, rassegnata a passare due ore senza far niente per nessuna buona ragione.
“Ciao mamma…”
Mezz’ora dopo l’apparecchio mi si è incollato al padiglione e sbadiglio, cercando di nasconderlo. Ormai i capelli si sono semi-asciugati, diventando più crespi che mai…
Non è che non voglio bene alla mia mamma, è che quando inizia non la smette…uffa!
“Buñuelo escuchame!”
Ecco infatti, quando parla in spagnolo chi la ferma più…odio quel nomignolo!
“Sono qui, mamà.”
“Non mi hai più hablado di Will, cara.”
“Ci siamo lasciati, mamma.” Meglio non raccontarle in dettaglio la faccenda o facciamo notte.
“Siempre he dicho, que era un imbécil, tan lleno de sí mismo! Mejor aún!”
“Sì, hai pienamente ragione…fa freddo in Nevada?” cerco di cambiare discorso, ma oggi non è giornata.
“Non c’è nessun’altro, bonita? Voglio nietos, buñuelo.”
“Mamà, basta!”
“C’è qualcuno, vero?”
“…” mi copro gli occhi, e faccio finta di non aver sentito, tanto potrei anche dirle il contrario e non cambierebbe assolutamente niente.
“Como es? Hermoso? Alto?”
“Siamo solo amici.” ammetto tediata.
Ahà! Lo sabía!
Ecco che inizia il terzo grado da mamma premurosa…roba da tagliarsi le vene.
“Buñuelo, depilati! Ti conosco, niña. Quando sei sola tu es pelusa!
Roteamento di occhi…embè? Quando uno ha da fare mica pensa ogni momento ad essere liscia come una tavola!
“Vestiti bene! Fagli vedere cosa si perde el muchacho!
Ha capito tutto il contrario di cosa le ho detto…viva le mamme!
“Ehm…si è fatto tardi, devo andare all’Uni, sai le lezioni…”
“Ciao, Buñuelo! Vieni a trovarmi presto! Te quiero mucho, niña!”
“Anch’io…ciao.”
Il mio apparato uditivo sospira di sollievo e lascio cadere il capo sullo schienale del divano.
Mamma Ines è peggio di una mandria di bufali inferociti, però…
Alzo un lembo dell’accappatoio ed ispeziono…forse non ha tutti i torti, per fortuna che hanno inventato i leggings…
Uhm…chissà dove ho messo l’epilatore?

Verso le undici sono al campus, pronta ad immergermi nella mia montagna preferita di libroni sulla genetica molecolare.
Continuo fino alle due e mezza, fermandomi a pranzare in caffetteria dove incontro alcuni compagni di corso del semestre precedente e per le tre sono davanti all’aula di Fisica 2 dove Linds sta fuori nel corridoio.
Fa avanti ed indietro e parla fitto fitto al cellulare, in soprabito e tracolla in spalla. Le chiavi della macchina che girano velocissime al suo indice.
“Dai Raph! Tutto pagato, te lo giuro! Ma no che non ti sto prendendo per i fondelli…ho bisogno di un paio di programmini, tre o quattro controlli incrociati, database e anche un paio di script computabili…robetta facile per te no?” gli occhi di Linds hanno agganciato i miei, blocca le chiavi e mi fa segno tre minuti con le dita “Ma sì…non ti preoccupare, un paio di mesi che saranno…quando mai ti ho raccontato delle balle?!”
Entro in aula, trovando il mio solito posto mentre gli altri ridacchiano e parlano delle ultime novità.
Ci vuole ancora un buon quarto d’ora prima che Linds entri in classe e faccia cadere la tracolla sulla sedia, seguita subito dopo dalla giacca.
“Buon pomeriggio, ragazzi…” saluta con un sorriso inusualmente sadico. Uh-oh…cosa cavolo…
“Ho riguardato i vostri esercizi della scorsa settimana e mi è saltato all’occhio che la media voti di questo corso è bassissima, senza contare le eccezioni. La colpa immagino che sia mia, avrei dovuto sottoporvi un test all’inizio per vedere qual’era il vostro livello.” mentre parla, cammina davanti alla cattedra, lasciando scivolare due dita sulla sua superficie e ci fissa con quei suoi occhi neri. Sembra un grosso felino ossuto in vena di giocare con il pranzo.
Non buono…e quello sguardo…
“Così ieri sera ho ideato una piccola provetta, sapete. Roba da nono grado. Voglio che la risolviate in novanta minuti. Voi due.” indica due ragazzi della quinta fila che stavano guardando qualcosa sotto il banco “Venite qui, mollate Playboy sulla cattedra e distribuite questi fogli.”
Strabuzzo gli occhi mentre i due ragazzi impallidiscono e – come ha detto Linds – lasciano la rivista pornografica sulla cattedra ed iniziano a distribuire la risma di fogli che gli ha consegnato. Si è svegliato con il piede sbagliato o cosa?! E come ha fatto ad indovinare da quella distanza?!
Cinque minuti dopo ho il foglio in mano e lo scorro sommariamente. Nono grado?! Quaranta problemi?! Vuole scherzare?!
“Professore! Non è valido testarci senza avvisare!” Jessica si lamenta, con un broncio che dovrebbe essere sexy sulle sue indecenti labbra a canotto.
Gli occhi del topo la fissano freddi “A proposito…mi sono dimenticato di dirvi che chiunque prende una D o inferiore, rimane fuori da questo corso. Per quanto mi riguarda signorina Wales, le uscite sono lì e lì e lei è perfettamente libera di andarsene.”
Il silenzio nell’aula è totale c’è gente che sta per vomitare, altri che ridacchiano – ma quelli sono i nerd – ed alcuni che sudano ma sono decisi almeno a provarci.
“Se non ci sono altre domande cretine…” Linds si volta per recuperare qualcosa dalla tracolla: un cronometro vecchio tipo con la lancetta cromata che scintilla attraverso il vetro, fa scattare il pulsante con il pollice “Novanta minuti. Da adesso.”
C’è un subitaneo movimento nell’aula mentre tutti febbrili cercano di darsi da fare nel minor tempo possibile.
Anch’io non perdo tempo di mezzo e per un’ora non alzo il capo dal banco. Non è roba molto difficile ma neanche tanto facile, in certi casi il problema sta nel calcolo.
I nerd, compresi Max e Richard, sono i primi a consegnare ed uscire.
Preferisco controllare il tutto ancora una volta e quando finalmente alzo la testa dal foglio manca solo più un quarto d’ora e Linds sta seduto alla cattedra, mentre lavora sul portatile e digita alla tastiera ininterrottamente senza pensare.
Il cronometro ticchetta secco tanto che lo sento fino qui nel silenzio attutito.
Sta a vedere che ci ha fatto sgobbare solo per ritagliarsi del tempo per se. Ne sarebbe capace quel platinato.
Ha gettato Playboy nel cestino della carta straccia senza nemmeno guardarlo.
Passano i minuti mentre mi rilasso dalla tensione post-prova ed espiro.
Il click sulla tastiera si ferma “Dieci minuti.” ricorda Linds con un sussurro, fruga nella tasca della giacca e tira fuori un chupa-chupa, scartandolo e ficcandoselo in bocca con il bastoncino che spunta fuori dalle sue labbra sottili.
Chiude il portatile ed incrocia le braccia al petto, osservandoci da dietro le lenti che ammiccano alla luce dei neon.
Quando arriva alla mia altezza e mi vede far niente, alza le sopracciglia.
Io sorrido, guardo che nessuno mi veda poi gli faccio una linguaccia.
Linds non cambia espressione e la bocca gli si piega lentamente in uno dei suoi sorrisetti alla rapace e maniaco.
Non c’è che dire oggi ha un diavolo per capello…sarà una serata a dir poco interessante.

Alle sette la sciccosa Ferrari nero petrolio fa la sua comparsa davanti al mio stabile.
A dire la verità sto iniziando a preoccuparmi, e non è da me…ma non so nulla di lui. Potrebbe anche essere un corriere di coca!
Non so nemmeno in che tipo di locale avremmo cenato; non ci ho pensato a chiedere quindi ho passato un’oretta davanti all’armadio. E mi è venuta un’idea.
Alla fine quando vedo Linds dalla finestra rimango sollevata…come sempre è vestito di scuro, doveva essere passato da casa per cambiarsi. Però sotto la giacca porta un girocollo e dei jeans…
Aspettava appoggiato alla macchina, tutto concentrato su un quadrato luminescente grosso quanto una piastrella del bagno ed una piccola penna…
Scendo le scale e lo raggiungo, alza la testa per un momento senza guardarmi quel granchè…perdita sua!
“Ciao, Michelle…”
“Ciao…” curiosa guardo il tablet ipertecnologico e scherzo “Ti porti il lavoro anche a cena?”
“Sarò da te tra un minuto…e ti rivolgerò la mia più completa attenzione, ma belle.” risponde con un piccolo sorriso, aprendomi la portiera e poi facendo il giro, sedendo al volante ma continuando a trafficare con la tavoletta.
Un paio di minuti dopo mette in moto e sguscia in corsia senza una grinza.
“Curiosità…” spezzo il silenzio, mentre guardo con attenzione tutti i vari pulsantini della console centrale “Quanti cavalli ha questo bolide?”
“T’intendi di motori?” domanda lui, stupito.
“Un pochino…” ammetto “Il bastante per cambiare una gomma, controllare il livello dell’olio e spingere il pedale a tavoletta.”
Ridacchia alla mia confessione “Niente male…”
“Non sfottere!!!” rimbrotto, imbarazzata. Adesso vuoi vedere che tira fuori di essere stato impiegato alla Ferrari?
“Non lo sto facendo…non vanto abilità da provetto meccanico.” replica invece.
“Finalmente qualcosa che non sai fare. Iniziavo a preoccuparmi…”
“Non sfottere!!!” esclama con vocetta infantile, nel chiaro intento di sdrammatizzare.
Ridiamo entrambi come due deficienti poi rimaniamo in silenzio giusto il tempo che mi serve per sbottonare il mio cappotto al ginocchio e mettere a punto il mio piano di tortura pensato apposta per il caro Linds.
Sì, perché mia madre aveva detto delle cose quel mattino che erano finite solo per maturare nel pomeriggio mentre mi spezzavo la schiena sulla sua provetta…era ora di giocare al suo gioco e vedere se faceva finta o no.
Quando mi son trasferita ho preso per sbaglio un vestito della mia compagna di stanza. Nero, e tagliato stile seconda pelle, scollo a barchetta e forse leggermente corto sulle gambe.
La temperatura oggi si è alzata abbastanza, tanto da permettermi di tenere le gambe scoperte…mamma Ines certe volte ha delle buone idee...
Così ho atteso che mi guardasse, curiosa di vedere la sua reazione…cosa che però non è ancora successa.
“Come mai il test a sorpresa?” domando per fare un po’ di conversazione “Quella ragazza non aveva tutti i torti, sai.”
“Michelle, non so te, ma quando mi ritrovo fra la posta letterine profumate, incorniciate da cuoricini, disegnini di anatomia femminile, baci col rossetto e numeri di telefono tendo a diventare leggermente irritato.” replica ironico.
Cosa ti sono arrivate!?” domando incredula…sta a vedere che è opera di quella scema di Jessica.
“Stamattina, ma belle.” risponde, rallentando in cerca di un posteggio “Non disdegno una botta e via ogni tanto, ma ho dei parametri di decenza, classe ed intelligenza, poi quel corso era da sfoltire comunque.”
In effetti non ha tutti i torti…era meglio non dare false speranze e lavorare sul serio, però c’era il posto che il corso si spopolasse di parecchio con quel metodo.
Ma adesso passiamo al mio piano…
“Linds…?” inizio, con voce dolce…e fammi il favore: voltati, topo!
“Sì?” domanda senza guardarmi mentre fa manovra in retro per infilarsi in uno stallo vuoto.
“Spero di essermi vestita bene per la serata, non mi hai detto dove mi porti…!” esclamo preoccupata ed accavallando le gambe di proposito.
“Mmmm?” spegne il motore e si gira verso di me, interrogativo.
“Pensi che sia troppo corto?” domando innocente.
A quel punto i suoi occhi scuri scesero, continuarono a scendere sulla stoffa nera del vestito…e si fermarono sulla pelle crema delle mie gambe e sulle scarpe a spillo tacco dieci, il contrasto con il vestito è eccezionale…lo ammetto, anch’io so essere diabolica quando voglio.
È già passato un minuto ma Linds non ha ancora detto una parola, le sue dita sono contratte sul volante…knock-out! Uno a zero per la sua tanto desiderata Michelle ma belle! Lo sapevo che faceva solo finta il gradasso…
“Allora?!” lo incalzo con la mia voce normale, decisamente annoiata dal suo mutismo “Hai perso la lingua?”
“Sei perfetta…” riesce a dire, senza staccare gli occhi “Non potevi trovare modo migliore per farmi venire voglia di violare i sedili di quest’auto…”
“È ancora illibata…?!” esclamo incredula, ormai si svolgono vari filmini nella mia testa…
“Certo, l’ho comprata da poco.” risponde con tono calmo e controllato, sganciando la cintura di sicurezza “Scendi prima che decida di mandare all’aria la cena e morderti quelle gambe qui ed ora, ma belle.”
“Okay…” commento, seguendo il suo consiglio un po’ scossa…l’avrò anche messo k.o per qualche minuto ma ora non sembra più una buona idea!
Linds mi ha portato in un bel ristorante del porto, con in menù varie specialità di pesce.
Ha poggiato una mano sul mio fianco, ancorandomi a se e stringendo più del necessario.
Da quanto sono così preziosa da aver bisogno di un rottweiler come guardia?
Poi comprendo…appena mi siedo al tavolo coperto dalla tovaglia candida.
“Linds!!! Vecchio mio!” volto il viso e vedo un grosso omaccione in grembiule bianco che gli fascia il ventre rotondo, folti capelli rossi e basette appena brizzolate, l’immagine della buona tavola.
Il biondo sospira “Ciao, George…”
Il suo tono è rassegnato, intanto l’omaccione ha raggiunto il nostro tavolo e si è fermato dalla mia parte, lanciandomi un’occhiata per niente discreta.
“Vedo che sei in compagnia…”
“Posso presentarti Michelle?”
Tendo una mano verso George con un sorriso “Piacere!” una delle sue grasse estremità l’afferra delicatamente e se la porta alle labbra.
“Piacere mio, tesoro!” risponde, lasciando un bacio rasposo a causa dei folti baffi.
Non mi ha ancora tolto gli occhi di dosso, sta diventando imbarazzante…possibile che Linds conosca solo pervertiti?!
Il diretto interessato si schiarisce sonoramente la voce e l’amico cuoco prende la palla al balzo, scambiando ancora qualche parola e poi ci augura una buona cena.
Frughiamo nel menù ed ordiniamo, la voce bassa di Linds rompe la calma.
“La prossima volta, Michelle, scegli vestiti più consoni…fallo per la sanità mentale degli uomini presenti.”
“Parli anche della tua?”
“Sì.”
“Non tutti sono come te.” obbietto piccata.
“Solo perché non hanno il coraggio di esprimere quello che gli passa per la testa non vuol dire che abbiano più cervello.” dice con un sorriso “Ti posso assicurare che il pensiero maschile principale è, in generale, sempre lo stesso…”
“Birra, football e pizza?” scherzo.
“Pollastre…”
“Odio il pollo…”
“Quoto.”
Questo dialogo insensato si conclude quando arrivano i nostri primi e per un po’ si sente solo il tintinnio delle posate sulla porcellana unito al chiacchiericcio degli altri clienti.
Il cibo è ottimo e Linds mi riempe il bicchiere di vino, quando ci portano la bottiglia.
“Vacci piano…”
“Astemia?”
“Non ti piacerà portarmi di peso fino alla porta di casa mia…”
“Ti porterei anche sul letto, ma belle…si fa tutto per una buona causa.”
“Non sai pensare ad altro?!” ci guardiamo per un po’ e sospiro di fronte alla sua espressione da marpione…è irriducibile!
Mastico un boccone, inghiottendo poi decido di cambiare discorso.
“Allora…che mi dici di te?” domando senza alcuna inflessione.
“Cosa scusa?”
“Ieri hai detto che volevi costruire un rapporto civile…mi va bene, quindi vorrei saperne qualcosa di più, tutto qui.” spiego, roteando appena la forchetta per enfasi.
“Che vuoi sapere?”
“Ti do carta bianca…”
“Uhm…” punzecchia un gambero, sovrappensiero “Non sono un tipo molto bravo con le parole…”
“A parte quando mi molesti.” aggiungo seccata.
“Sì, soprattutto quando ti molesto…” fa eco malizioso.
“Ok…che studi hai fatto?”
“Mi sono laureato al MIT sei anni fa e-”
“Non è possibile!” esclamo “Nessuno si laurea a ventidue anni!”
“Io sì.” risponde semplicemente “Sei libera di controllare gli annuari, matricola 654268.”
La risposta era pronta, ferma…decisa. Sta facendo sul serio?!
“Ammettiamo pure che sia vero…” continuo corrucciata “Come hai fatto a studiare due anni in uno con i programmi del MIT?”
Quel campus era conosciuto come il più completo e duro d’America…entrare lì dentro era considerata conseguenza di un’interazione divina o di una grossa quantità di danaro.
“Fin da piccolo il mio QI è stato di molto superiore alla media, prendevo sempre lezioni di grado avanzato senza problemi e dalle superiori in poi mi sono pagato la retta con le borse di studio ed i premi per i concorsi.”
“Perché usare borse di studio quando sei ricco sfondato?” domando incuriosita.
“Cosa te lo fa pensare, Michelle?” fa lui in risposta.
“Palmari, mega-appartamento…forse una F360 parcheggiata sottocasa?” indicizzo sarcastica.
“Prima di prendere la cattedra di Fisica ho lavorato in diversi posti…mi sono fatto un nome, tesoro.”
“Oltre la tua carriera universitaria non c’è nient’altro?” la sua espressione è sincera a proposito, così aggiungo “Hobby? Sport?”
“Non amo particolarmente lo sport e per quanto riguarda gli hobbies…conta rimanere in laboratorio fino a tardi per divertimento?”
“Non sei normale, Linds. Lascia che te lo ripeta…”
“Grazie, ma belle. Quando ho tempo guardo i vecchi film in bianco e nero…”
“Documentari su Einstein?”
“Anche…ma preferisco Charlie Chaplin in Tempi Moderni e Gloria Swanson. Metropolis…Aldrich, Hitchcock. Grace Kelly in La finestra sul cortile…”
“Wow…”
“Quali sono i tuoi hobbies?” va alla carica lui.
“Mmmh…mi piace leggere, andare in moto, il ju-jitsu…” raccolgo tutto quello che mi viene in mente “Ascoltare musica e ogni tanto cucino…cucinavo.”
“Che vuoi dire?” ha notato la mia correzione.
“Quando stavo in un appartamento assieme a due altre ragazze, l’anno scorso, spesso cucinavo per tutti…col tempo ho imparato a cavarmela.”
“Ti piaceva.” la sua non è una domanda.
“Non sapevo molte ricette ma quello che preparavo era mangiabile…mi rilassava…”
“Sono proprio curioso di assaggiare la tua cucina…”
Continuamo a riempire il silenzio così…e scopro molte cose su Linds che non avrei mai creduto possibili!
“Ascolti Marilyn Manson?!
“Sì…soprattutto quando correggo, lo trovo rilassante.”
Lo guardo, spiazzata “Non hai la faccia da patito dell’hard&heavy…”
“Certe volte il vestito non fa il monaco, ma belle. Cosa dovrei dire di te ed i The Verve, per esempio? Non sembravi una prona alle sostanze stupefacenti…” sta solo giocando ma mi dà fastidio.
“Non faccio uso di droga!” sbotto, mandando lampi con gli occhi “E non ascolto solo loro, Linds!”
“Ok…non ti scaldare, scusa!” ha alzato le mani in segno di resa, con fare pacifico “Prima hai detto che ti piace andare in moto…non ti ho mai vista su un sellino.”
“Non la uso tutti i giorni, solo il sabato e la domenica, vado fuori città…”
“Dai tuoi?”
“Mi ci vorrebbe due giorni per arrivarci in moto…non mi pare il caso.”
“Allora dove vai?”
“Dipende…o vado in spiaggia o mi do al turismo circostante…a San Francisco c’è sempre qualcosa da vedere.”
“Mi porteresti con te? Uno di questi weekend?”
“Per darti l’opportunità di palparmi? No.”
“Non pensavo a quello, Michelle.”
“Chiedimelo tra qualche tempo, allora…”
“Stringerò un nodo al fazzoletto.”
Abbiamo finito di cenare da un pezzo ed il locale si è svuotato progressivamente.
La bottiglia è vuota e mi sento leggermente su di giri…ah colpa sua, io gliel’avevo detto.
“Con tutto il vino che mi hai fatto bere potresti riempirci una botte!” mi lamento, massaggiandomi le tempie.
“Tranquilla…era un vino leggero e comunque possiamo sempre ordinare un analcolico…”
“L’acqua va benissimo!”
“Tutto a posto?” George tornò con il suo pancione e Linds mi mandò un’occhiata prima di fare di testa sua.
“Perfetto, come al solito.” disse il topo “Senti…mi fai fare un bourbon con ghiaccio, lei prende una tonica alla menta con uno spicchio di limone, intanto vengo a saldare.”
“Nessun problema, i drink sono sulla casa, ragazzo!”
“Troppo gentile.”
Ma chi gli ha dato il permesso di ordinare al posto mio?!
Passò ancora qualche minuto e tornò con in mano i bicchieri, posando la tonica davanti a me. Lo fisso acida.
“Michelle…bevine solo un po’ se non ti và tutta, fa bene per la sbornia.” mormorò Linds, sfregandomi ritmicamente le braccia con fare affettuoso per poi risedersi e sorseggiare il suo drink.
“Non mi fido a tornare a casa con te…” borbotto, cancellando la condensa dal vetro e guardandolo “Hai bevuto come una spugna!”
“Guarda da che pulpito…sei tu quella dalla sbronza facile mi pare…” commenta con un sorriso “Ci vuole ben altro per farmi perdere la testa, ma belle.”
“Ahhahahahah.” ridacchio un po’ stupida “Prenderai sul serio in considerazione quel test?”
“Sì. Paura di non passarlo?”
“No, penso solo che sei un po’ stronzo ma hai fatto bene.”
“Grazie per lo stronzo ma credo che sia l’alcool a parlare.”
“Sì, credo anch’io…” Ops…salvata in corner.
Linds mi guarda affascinato, afferra il bicchiere e butta giù il contenuto.
“Sei proprio strana, Michelle.”
“Ehm…ti sei mai guardato allo specchio, Linds?” replico ironica, bevendo un sorso della tonica e…zucchero?
“L’ho aggiunto io…aiuta.” ha decifrato la mia sorpresa, ed sfila dalla tasca il telefono, leggendo qualcosa “Michelle…te la senti di alzarti? Ho un appuntamento tra mezz’ora…”
Sbatto le palpebre un paio di volte…un appuntamento alle dieci e mezzo della sera? Non mi dire che stasera Linds gets laid…
“Okay.”
Quando arriviamo alla macchina crollo letteralmente sul sedile crema e mi assopisco, fulminata come una lampadina.
Mi sveglio solo quando Linds mi scuote appena, ai piedi della tromba delle scale del mio palazzo. Mi ha preso in braccio e non me ne sono nemmeno accorta.
“A quale appartamento stai?” domanda, occhieggiando le rampe che sembravano non finire mai nel buio.
“Terzo piano a sinistra.” bofonchio, nascondendo il volto fra la sua spalla ed il collo per evitare la luce ad ogni pianerottolo.
Impreca, ma inizia a salire gli scalini uno alla volta, fermandosi ogni due rampe per riprendere fiato. Arrivati a destinazione, fruga nella mia borsetta ed apre la porta con il mazzo di chiavi dopo due o tre tentativi.
Sempre a tentoni accende la luce del corridoio mentre gemo dal dolore e mi scende sul letto, coprendomi con un lenzuolo.
Istintivamente scalzo le scarpe e lo sento ridacchiare.
Sono sull’orlo del sonno ma sento ancora dei movimenti e poi la porta d’ingresso chiudersi con il cling! metallico della serratura che torna al suo posto.
Non è rimasto.
E la cosa riesce a stupirmi nonostante il delirio alcolico.

So take your time
I wonder which cup you drink from
I hope it's mine
Because you always do that something
Something I'm not sure of
But just for today
Let go and slide away

Cause I read your mind
I read it because it takes me where I can find
Because you always do that something
Something I'm not sure of
But just for today
Let go and burn away
The Verve ~ Slide away

~~~

Traduzioni (più o meno corrette):
Buñuelo escuchamé! = Ascoltami, frittella! (sì, il nomignolo da piccola di Michelle è frittella, non chiedetemi perché…LoL)
Siempre he dicho, que era un imbécil, tan lleno de sí mismo! Mejor aún! = L’ho sempre detto che era un cretino, tanto pieno di se! Meglio così!
Nietos = nipotini
Lo sabía! = Lo sapevo!

Canzone del capitolo: The Verve ~ Slide away.

Ehilà! Sono di nuovo qui! xD
Questa volta vi presento il quinto capitolo da quasi 4000 parole…che posso dire a mia discolpa?
Niente, questa storia lievita proprio alla maniera che voglio, è un piacere scriverla…una rilassatezza difficoltosa! ^^

Le note di questo capitolo sono:
- La Massachusetts Institute of Technology (MIT) è una delle più acclamate università private americane con sede in Cambridge, ha 32 dipartimenti accademici. L'attività di ricerca che si svolge nel suo campus è talmente avanzata che viene tenuta in considerazione addirittura dal Dipartimento della Difesa americano. Per darvi un'idea alcune compagnie (tipo l'Intel, la Texas Intruments, 3Com, Koch Industries) sono tutte di proprietà di ex-alunni usciti da questa università;
- Robert Aldrich debuttò negli anni Cinquanta con film muti di efficace rilevanza drammatica ai temi sociali e politici dell'epoca. Fu un aiuto regista di Charlie Chaplin. E diresse fra tanti Un bacio e una pistola e Quella sporca dozzina.

Vi è piaciuta la piccola parte di Mamma Ines? Perché la rivedrete ad un certo punto…=)
Nel prossimo ci sarà la mattina post-sbornia, e vi garantisco che vi sorprenderete…xD
Smetto di fare spoiler ringrazio immensamente Petitecherie (Linds la guarda molto compiaciuto) che continua a seguire, commentare ed ha betato i miei errori ostrogoti del capitolo scorso e vi saluto.
*Hermes ridacchia e se ne và*

  
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