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Autore: Aerith1992    28/11/2012    1 recensioni
In un mondo fatto di magia, differenze ben marcate dalla forza delle persone in terra di nessuno, dove non esiste una legge, non esiste altro modo di sopravvivere se non fidandosi solo di se stessi e sfruttando al massimo la propria forza. Chi nasce debole non ha futuro davanti a sé oppure… può trasformarsi in un demone, essere odiato dagli umani, costretto ad una vita di solitudine.
Arthur è un demone. Viaggia da solo da ormai 50 anni quando trova in una foresta un bambino abbandonato. Non volendo che il bambino, Alfred, muoia o diventi un demone come lui, decide di adottarlo.
Strane forze si mettono in moto nel mondo intorno a Arthur ed Alfred.
[pairings solo in seguito!]
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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di amore e guerra 6

Di amore e guerra

Capitolo 6 - Luna rossa

 

Nonostante Arthur avesse messo bene in chiaro che se ne sarebbe andato una volta per tutte dopo aver svelato il mistero dell'identità di Alfred, gli era bastato poco tempo per capire che era l'unico ad avere idea di cosa andasse fatto e aveva deciso di rimanere con Alfred e il suo amico ancora un po'. Non ci voleva certo un genio per capire che entrambi erano scossi dalle ultime notizie e non in grado di reagire immediatamente.

Arthur avrebbe meritato un ringraziamento, almeno, magari un benvenuto. Sapeva, però, che non sarebbe mai stato accolto, nonostante avesse fatto tanto per raggiungere ed aiutare la persona che gli aveva spaccato in due il cuore: tutto ciò che un anno prima era avvenuto tra lui e Alfred non era stato ancora risolto. Mentre Arthur tendeva a parlare poco ma con durezza, Alfred cercava di farlo sentire indesiderato con brevi ma duri e continui commenti. I tentativi spingevano spesso Arthur a un punto tale che a malapena riusciva a resistere. Matthew, per quanto educato e silenzioso, non migliorava la situazione, spaventato dalla presenza del demone. A volte lo guardava, nascosto dietro Alfred, con occhi terrorizzati, come se Arthur da un momento all'altro potesse saltargli addosso e strappargli un arto e Arthur, colto lo sguardo, si sentiva una bestia.

-Perché non te ne vai?- gli chiedeva a volte Alfred senza troppi giri di parole. Matthew indietreggiava cercando di non farsi notare, non volendo assistere ad una nuova discussione.

Perché non me ne vado, pensava Arthur. Alfred era una persona completamente diversa dal bambino che aveva cresciuto, nessuna traccia in lui dell'amore che Arthur aveva messo nel crescerlo. Ogni volta che incrociava gli occhi duri di Alfred pensava a quanto avesse fallito come padre e all'unica occasione di felicità che si era lasciato perdere e il cuore gli doleva. A meno che non traesse piacere dal dolore, non si sarebbe riuscito a spiegare perché indugiasse. Gli stessi motivi però erano ciò che lo ancora spingevano a rimanere: riscattarsi come padre, magari ricevere delle scuse da Alfred per essere sparito così all'improvviso dalla sua vita come se non gli dovesse niente e dimostrare a Matthew che non era un mostro.

A volte, per puro orgoglio e testardaggine, ribatteva duramente che non poteva fidarsi di un ragazzino immaturo che aveva già messo a dura prova la sua stessa incolumità e la giornata passava tra sguardi d’odio e litigi. A volte Arthur se la prendeva anche con Matthew, colpevole unicamente di averlo guardato in un certo modo impaurito che era solo l’eredità di anni passati ad ascoltare racconti spaventosi e spesso completamente falsi sui demoni. Quando accadeva, Alfred prendeva subito le difese dell’amico e Arthur altro non poteva fare se non mangiarsi le mani e trattenersi dal distruggere tutto ciò che lo circondava.

Gli intenti di Arthur di proteggere Alfred furono presto tagliati corto. Lui, Alfred e Matthew non avevano passato insieme più di una settimana quando qualcosa di inaspettato e terrificante fece la sua comparsa, allontanando così il demone.

Era iniziata come una giornata come le altre. Arthur e Alfred stavano battibeccando, quando Matthew, guardando il cielo per chiedere pietà, se ne accorse per primo. Lì, proprio accanto al Sole, era comparso qualcosa di nuovo e alieno, qualcosa che non sarebbe dovuto apparire nel cielo di primo pomeriggio. La Luna, enorme, rossa, era lì, nel cielo,ed era sbagliata. Sbagliata come l’Alone dei demoni. A Matthew avevano dato la stessa identica sensazione.

Si  schiarì la voce per attirare l’attenzione di Alfred e Arthur più volte, prima di indicare il punto nel cielo. -Guardate-

-Che diamine è?- chiese Alfred.

-Che cosa…- iniziò a dire Arthur prima di interrompersi, guardando lo strano fenomeno. Più lo osservava, più capiva. Più capiva, più impallidiva.

-Sai cosa è?- chiese Matthew, spaventato.

-Quello è esattamente quello da cui cercavo di proteggerti, Alfred- disse Arthur, pronunciando lentamente ogni singola parola, nel tentativo di non agitarsi. - Quella cosa che vedete lì, alta nel cielo, significa che i demoni si stanno muovendo, per te. È un segnale di guerra-

-Ma se non sapevi nemmeno che significa solo un minuto fa! Sono tutte cavolate quelle che dici! La verità è che vuoi soltanto spaventarmi per qualcosa che non esiste così puoi dimostrare che avevi ragione!- esclamò Alfred, distogliendo l’attenzione di Arthur dalla Luna.

-Pensi davvero che arriverei a tanto per te?- disse Arthur, sospirando. Si coprì la fronte ed iniziò a massaggiarsi la testa nel silenzio più totale, fino a quando questo non fu interrotto da una risata. Matthew fu sorpreso dallo scoprire che veniva dal demone stesso. Era risata amara ma anche piuttosto divertita, sempre meno trattenuta. Alfred guardò Arthur perplesso, prima di guardare Matthew per una spiegazione. Matthew scosse le spalle. Quando Arthur ebbe ripreso il fiato, continuò, -Davvero pensi che farei tutto questo per finire a farti la babysitter? Sarò piuttosto giovane tra i demoni, ma non per questo sono così stupido!-

Era evidente, guardando Alfred negli occhi, che non credeva ad una sola parola pronunciata da Arthur.

-Quanto al fatto che non sapessi cosa fosse quella cosa fino a poco fa, è vero.- continuò il demone. Alzò una mano per interrompere Alfred che, con un sorriso soddisfatto, era già pronto ad interromperlo. -Ma. Adesso lo so, e so anche il perché. Non sempre un nuovo demone ne incontra un altro più anziano pronto a spiegargli tutto. Per questo, quando vediamo qualcosa come quella- la mano si spostò verso il cielo, ad indicare la Luna -impariamo subito cosa è. Sembra una cosa da tempo dimenticata che all’improvviso ti ritorna in mente. Credo sia il nostro istinto.-

Alfred sembrava ancora non crederlo. -Come fanno a sapere me?-

-Di certo tu ti sei fatto notare. Qualcuno avrà fatto due più due.-

-Perché dovrei crederti?-

-Facciamo così. Tu e il tuo amico ve ne andate in un posto sicuro, evitate di farvi trovare e catturare, magari persino di non farvi notare, e io vado a vedere cosa dicono. Poi vediamo quando torno se ho inventato anche questo, non ti pare?-

Alfred lo osservò, sospettoso.

-Non hai niente da perdere- continuò Arthur. Era ora di fare la sua ultima mossa. -Segui solo le mie indicazioni un’altra volta e se ti sembra che ti stia dicendo solo stupidaggini, ti libererai di me. Per sempre. Allora?-

Alfred esitò. Guardò Matthew e poi di nuovo Arthur. -Va bene-

Notare la presenza estranea della Luna era facile. Per capire cosa significasse però, bisognava possedere di una caratteristica particolare, appartenente solo a pochi nella Terra di nessuno. Ivan Braginsky non faceva parte di quei pochi eletti, ma qualcosa gli diceva di che cosa sarebbe potuto essere segno, sebbene non nei particolari: l'ipotesi di esserne lui la causa.

Lui e le sue sorelle si erano costruiti un rifugio in cui poter dormire sapendo di essere al riparo dalle incursioni di animali feroci. Lì avevano condiviso il pranzo quel giorno, dopodiché Ivan aveva deciso di andare a caccia; per questo fu il primo della famiglia a notare la Luna e gioire della sua presenza. Subito corse al rifugio per dare la buona notizia.

-Credo proprio che quello che abbiamo fatto sia stato notato- canticchiò allegramente.

Yekaterina si aprì in un sorriso -È fantastico!-

-Adesso possiamo continuare i nostri studi con calma- disse Natalia.

Un lamento da un angolo del rifugio li interruppe, ma Ivan e Natalia non si fecero problemi ad ignorarlo. Yekaterina, invece, non poté non rivolgere uno sguardo dispiaciuto verso la sua fonte.

-Presto il segreto dei demoni sarà nostro... e salveremo finalmente il nostro villaggio- concluse Ivan.

Il luogo verso il quale Arthur li aveva indirizzati, sebbene fosse stato ben descritto, si rivelò una sorpresa sia per Alfred che per Matthew. Chi si sarebbe aspettato da Arthur, che tanto detestava gli umani, la conoscenza di un tale piccolo ma florido villaggio in una radura ben nascosta dalla foresta attorno? Perplessi, entrambi continuarono a camminare verso una spaziosa e stranamente isolata tenda dell’estremità orientale del villaggio, seguendo le dettagliate istruzioni di Arthur.

- Fa' piano. È meglio se non ci veda nessuno- sussurrò Matthew.

- Tu credi davvero ad Arthur? Credi che mi farebbero davvero la caccia?- chiese Alfred, preoccupandosi per la prima volta di tenere bassa la voce. Guardò Matthew, serio, contando nel buon senso dell'amico. Temeva più di ogni altra cosa di stare sbagliando tutto, di stare perdendo la libertà che si era conquistato dicendo addio a qualcuno che riteneva caro.

-Non lo so. I demoni dicono la verità? Quanto ti puoi fidare del tuo?-

-Non lo so- ammise Alfred -È così cambiato rispetto a com'era un anno fa. Aspettiamo, sì- Erano intanto arrivati a pochi passi dalla tenda. -C'è nessuno?- chiese.

Accanto a lui, Matthew era teso, in attesa di chissà quale essere: Arthur non poteva conoscere degli umani, né si poteva fidare di altri demoni. Chi si dovevano aspettare?

Una voce maschile anziana gli rispose, chiedendogli di aspettare.

-Esistono demoni anziani?- sussurrò Matthew.

-Non ne ho idea. E se fosse un fantasma?-

-Non esistono i fantasmi, Alfred!-

-Invece sì!-

Matthew avrebbe ribattuto, se davanti a loro non fosse comparso la causa della loro piccola lite, un uomo forse sulla cinquantina, non molto alto, di corporatura inferiore alla media, il volto, illuminato dagli occhi azzurri e dai capelli di un biondo chiaro che si stava tramutando in bianco, segnato dalla vecchiaia che sicuramente avanzava. C’era qualcosa nei suoi tratti di particolarmente familiare che né Alfred né Matthew, colpiti dal personaggio che gli stava venendo incontro, riuscirono a definire.

-Cosa ci fanno due giovanotti come voi qui?- chiese con tono allegro e caloroso.

Non lo sarebbe stato più, pensò Matthew, una volta che avrebbero risposto alla sua domanda.

-Io sono Alfred!-

-Io Matthew-

-Ci ha mandati qui Arthur- disse Alfred con un sorriso. Lui non era abituato alle reazioni umane riguardo ai demoni, ma Matthew sì; per cui, quando l’uomo rispose -Allora entrate subito! Io sono Peter- rimase sconvolto dalla tranquillità dell’altro, mentre Alfred lo seguì senza alcun problema.

-È strano trovare qualcuno che conosca Arthur,- stava dicendo intanto Peter, facendo cenno ai due di sedersi sulla coperta poggiata sul terreno. Entrambi si erano aspettati cose eccezionali, ma la tenda era normalissima: se non per un giaciglio e qualche arma per la caccia, era completamente vuota. -di solito spaventa chiunque lo veda… Allora, perché vi ha mandato qui?-

-Abbiamo bisogno di stare un po’ nascosti, fino a quando Arthur non torna- disse Alfred. Matthew sperò che non gli volesse dire tutto.

-Nascosti?-

Matthew guardò Alfred e mosse impercettibilmente la testa in segno di diniego.

-Potete anche non dirmelo.- intervenne Peter -Se Arthur si fida di voi, lo farò anche io. Del resto, gli devo un favore-

-Un favore? Un demone le ha fatto un favore?- chiese Matthew, perplesso.

-Mi ha salvato la vita quando ero molto, molto piccolo.-

-Ma non odiava gli umani?-

Peter rise. -Sembra il tipo, non è vero?-

Matthew annuì.

-Si sarà sentito in obbligo… Del resto sono suo fratello.-

  
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