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Autore: makiskz    28/11/2012    1 recensioni
Cal ebbe un lieve sussultò e, come se si fosse accorto solo in quel momento della presenza di Gillian al suo fianco, fissò lo sguardo negli occhi della donna e per un attimo vi si perse.
Cal vuole proteggere la donna che ama da se stesso, a scapito della propria felicità. Riuscirà nell'intento o i sentimenti prenderanno il sopravvento?
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano di nuovo lì, nello studio di Cal.
Veronica si era addormentata sul divano e Gillian le stava pulendo la mano dalla scritta “Charlie” che si era scritta per ricordare il nome della persona che la perseguitava nei ricordi offuscati dall’Alzheimer.

Cal era seduto nella sua poltrona vintage e fissava la scena con uno sguardo dolce negli occhi, ma Gillian non se ne accorse. Era colpito dalla tenerezza dei gesti della donna, ennesima prova della sua delicatezza d’animo.
“Vedi, Un poliziotto non avrebbe mai pensato a farlo” le disse.

Gillian si girò a guardarlo e, alzandosi, si diresse verso di lui aggiornandolo sulle notizie ricevute dalla polizia relative al passato di Veronica. Si accosciò vicino la poltrona e iniziarono a parlare sottovoce, per non disturbare il sonno di Veronica.
I loro volti erano vicini e Cal sentiva il calore del corpo di lei, il suo profumo, il suo respiro.

Le notizie non erano buone: quarant’anni prima Veronica era l’unica sospettata per l’omicidio della sorella Rose, trovata morta nel proprio appartamento.
Cal si girò a guardare Veronica che dormiva serena sul divano: “Scommetti che la mia novella sposa ha dimenticato quella parte?”
Si voltò verso Gillian, le si avvicinò e, accarezzandole dolcemente il viso, le sussurrò sottovoce: “Grazie per le informazioni, tesoro”.

Improvvisamente, spalancando gli occhi per una frazione di secondo, ritirò velocemente la mano, quasi si fosse accorto di aver fatto qualcosa di sbagliato.

Gli occhi di Gillian si adombrarono e una strana sensazione le chiuse la bocca dello stomaco. Cal si comportava in modo strano: era abituata al suo contatto fisico, agli abbracci e alle carezze, ma quella sera il suo amico era sfuggente.
Sembrava quasi pentito di averla sfiorata, eppure non c’erano state incomprensioni tra loro nell’ultimo periodo e la discussione che avevano avuto a causa di Wallosky era ormai lontana.

C’era qualcosa che lo stava pungolando nell’anima e Gillian non la riusciva ad individuare.  Continuò a fissarlo per qualche istante, sperando che si voltasse verso di lei, che le dicesse qualcosa.
Avrebbe voluto domandargli spiegazioni ma l’uomo era scattato in piedi entrando nello studio privato, da cui ne riuscì portando una coperta che distese su Veronica.

Cal si girò verso la socia:  “Lasciamola dormire qui. Tu vai pure a casa a riposarti, resto io con lei. Ci vediamo domani mattina.”

Gillian annuì e uscì dalla stanza dirigendosi verso il suo ufficio a prendere il soprabito con la borsa.
Dirigendosi verso l’uscita, passò davanti l’ufficio di Cal e lo vide seduto a terra, la schiena appoggiata al divano, le gambe piegate verso il petto e lo sguardo fisso su una foto che teneva in mano e le labbra contratte in una smorfia di dolore.
La donna avrebbe voluto entrare e domandargli cos’era che lo turbava, scoprire cosa o chi fosse rappresentato in quella foto da farlo stare così male ma, conoscendolo ormai da anni, sapeva che sarebbe stata solo un’invasione del suo spazio e che l’avrebbe solo fatto chiudere ancora di più a riccio nel suo mondo.
Questa consapevolezza non poté però evitarle una stretta al cuore.
Silenziosamente si allontanò dalla porta e si diresse verso l’uscita.
 

 
Il giorno seguente Veronica fu riaccompagnata alla casa di cura da Cal ed Emily e lì le furono proiettati dei filmini recuperati a casa di Gus, il fratello di Bart e cognato di Veronica. Fu così che Cal scoprì che Charlie non era un’invenzione della donna, dovuta all’Alzheimer, ma in realtà era stato un suo fidanzato.
Rintracciato l’uomo, Cal lo mise sotto pressione, sospettando fosse lui l’assassino di Rose, ma l’uomo affermò, senza alcuna incertezza, di non aver nulla a che fare con la morte della ragazza.
Era la verità.

Gillian aveva ipotizzato che l’Alzheimer mascherasse il senso di colpa di Veronica e quindi che fosse possibile un coinvolgimento diretto della donna nell’omicidio della sorella. Cal rifiutava questa ipotesi e quindi organizzò un incontro a casa di Gus, per far “resuscitare” Bart e provocare una reazione in Veronica.
Gillian sarebbe andata a prendere Veronica e l’avrebbe portata alla sua vecchia casa, dove avrebbero trovato Cal ad aspettarle.

Il campanello suonò e Cal aprì la porta. Veronica lo guardava con aria confusa, poi lo riconobbe come suo marito Bart e lo abbracciò.
“Voi due intanto sedetevi e fate due chiacchiere. I Manhattan arrivano subito” disse Cal, invitando le donne ad accomodarsi sul divano, poi si diresse in cucina dove tentò di preparare i cocktail.
Le donne, sedute in salotto, si fissavano. Veronica studiava Gillian, seduta proprio di fronte a lei. Si domandava chi fosse quella donna e perché lei e suo marito Bart si conoscessero.
Gillian si sentiva osservata e questo la imbarazzava un po’.
Cal arrivò con i drink, li distribuì e poi si sedette sul bracciolo della poltrona dove sedeva Gillian e lei automaticamente gli fece posto.

A Veronica non sfuggì l’intimità che trapelava negli atteggiamenti dei due. “Chi è questa donna in casa mia, Bart?”

Gillian si voltò leggermente verso Cal, quasi a cercarne protezione. Lui si chinò verso di lei, sfiorandole i capelli con le labbra, le accarezzò il braccio e rispose “Lei è una mia amica”

Al contatto della mano sulla pelle nuda del suo braccio, Gillian rabbrividì. Sembravano due amanti che erano stati appena smascherati.

Veronica era decisamente contrariata: “Qui, in casa mia? Credi che non sappia cosa sta succedendo?”

“Eri gelosa di Rose e Charlie all’epoca…” rispose Cal, mentre Gillian distoglieva lo sguardo da Veronica, imbarazzata “…  come sei gelosa adesso.”

“Cal!” sospirò Gillian. Cal stava ferendo Veronica, facendole credere che tra loro ci fosse una relazione clandestina e, anche se era ai fini dell’indagine, non poteva permettergli di andare oltre.

La voce di Gillian lo turbò. Il tono della sua voce gli fece venire in mente immagini di lenzuola disfatte, vestiti sul pavimento e respiri affannati. Non poteva continuare a pensare a lei in questo modo.

Gillian avvertì l’irrigidirsi dell’uomo alle sue spalle e lo scarto della sua mano, ad allontanarsi dal suo braccio.
Aveva paura di toccarla, di nuovo.
Cosa stava succedendo?

“Charlie li ha uccisi tutti, Bart! Rose, Natalie, Bob Harkart e la vicina, la signora Berill. Rose non voleva avere un bambino da Charlie!”

“No, tu non volevi che lei avesse quel bambino!” incalzò Cal.

Veronica cedette alla pressione emotiva: aveva convinto la sorella ad abortire, pur conoscendo i rischi che recava l’intervento, e lei era morta.

Cal e Gillian lasciarono Veronica in casa del cognato e si diressero verso l’ascensore. Avevano pareri discordanti su come gestire il caso e quindi stavano discutendo animatamente.
Si erano posizionati in moda strano: lei con le spalle appoggiate alla parete, lo sguardo verso la porta dell’ascensore; lui affianco a lei, rivolto verso il fondo della cabina.
“Certe volte mi fai così arrabbiare!” rispose Gillian, fissando la porta dell’ascensore davanti a lei.
“Lo so” replicò Cal a bassa voce “è colpa mia se non sei felice.” continuò tra sé fissando la donna, che non si accorse del cambio di umore dell’amico.

Le ore seguenti furono impegnative, soprattutto per Cal.
Grazie a Gillian aveva scoperto che Veronica confondeva le persone del passato con quelle del presente e che il Charlie che la spaventava era all’interno della casa di cura.

Con l’aiuto di Loker riuscì a smascherare l’omicida: era il dottor Olson, che si era assurto al compito di angelo della morte, ponendo fine alla vita dei pazienti che riteneva non dovessero più soffrire.

Cal aveva salutato Veronica regalandole il pianoforte che Gus aveva venduto per pagare le spese di cura della donna. Un sorriso triste lo accompagnava in quel momento.
Abbracciando Emily, Cal si era avviato verso l’uscita, lasciando Veronica che suonava felice e finalmente libera dall’incubo di Charlie.

Gillian gli fu subito accanto: “Stai bene?”

Smetti di chiedermelo!” rispose brusco Cal, con un lampo di rabbia negli occhi, e si allontanò a grandi passi verso l’uscita, con le mani affondate nelle tasche della giacca, lasciando Emily e Gillian impietrite.

Gillian sapeva che il distacco da Veronica non sarebbe stato indolore per il suo amico. Il modo in cui stringeva le mani alla donna, con cui si prendeva cura di lei vegliandola la notte era molto simile a quelle di un figlio che si prende cura della propria madre.
Probabilmente Cal aveva sostituito la donna all’immagine della madre persa quando era poco più di un ragazzo, e ora la stava perdendo di nuovo ma perché quella reazione piena di odio verso di lei?

Emily corse dietro al padre: “Papà, perché hai trattato così a Gillian? Non ti ha fatto nulla!”
Cal continuò a camminare senza voltarsi.

Emily si voltò verso Gillian e la vide immobile dove l’aveva lasciata, il volto pallido e con lo sguardo fisso sullo spalle dell’uomo che si stava allontanando.
Si stava allontando da lei e da tutto.


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Un po' incasinato e forse scontato, ma qualcosa sta venendo fuori. 
  
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