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Autore: Eternal_Blizzard    28/11/2012    5 recensioni
«Sarei anche un senpai migliore di te, sai?» affermò.
«Non esageriamo» scherzò Shindou e Tsurugi ghignò.
«Vogliamo provare?» propose, mettendo via il libro. «Sarò io il senpai e tu il kouhai, per oggi» spiegò, mentre il più grande spalancava gli occhi. Scosse la testa.
«Non scherzare. Che sciocchezza» disse, riprendendo in mano la penna, ma nel mentre Tsurugi si sporse sul tavolo e gli chiuse il quaderno degli appunti sotto il naso, mettendolo nel proprio zaino. «Tsurugi, non avevo ancora finito» dichiarò secco.
«Manca il “senpai” dopo “Tsurugi”» lo corresse.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«In fondo non sei male, come senpai» sentenziò con noncuranza Tsurugi rompendo il silenzio che regnava nella stanza del club di calcio, vuoto. Shindou alzò lo sguardo dal quaderno su cui stava scrivendo ed inarcò un sopracciglio, estremamente perplesso. Si guardò intorno, ma appurò che effettivamente in quella stanza erano loro due da soli, quindi o parlava con se stesso o – per forza – si stava rivolgendo a lui.
«Come te ne esci, all’improvviso?»  domandò tranquillo, riprendendo a scrivere. Il più piccolo fece spallucce, poggiando la guancia sul proprio pugno e continuando a leggere il testo di storia che aveva sotto agli occhi.
«Non posso fare complimenti?» chiese retorico e l’altro, senza muoversi quasi per nulla, alzò solo le pupille, così da poter squadrare il kouhai. Abbozzò un mezzo sorriso di scherno.
«”Sei un ottimo senpai”. Questo sarebbe stato un complimento. “Non sei male” e per di più “in fondo”…» recitò la parte dell’offeso, cosa che distrasse Tsurugi dal suo libro e gli fece spostare le iridi dorate sul senpai, che sghignazzò. «Ma forse, venendo da un tipo chiuso come te è il massimo che si può ottenere» canzonò. Notò un leggero rossore, quasi invisibile, sulle guance del più piccolo che pareva evidentemente seccato dalla situazione che si era andata a creare. Tutto perché aveva dato voce ad un suo pensiero, come un idiota. «Comunque, come mai quest’uscita?»
«Per nessun motivo particolare» bofonchiò, tornando con gli occhi sul libro e passando l’indice sul paragrafo di cui si stava occupando in quel momento. «Stavo rileggendo questa parte. prima mi hai spiegato molte cose in più che sul libro non ci sono, ma che il professore vuole sapere. Kirino invece non mi ha detto nulla al riguardo» spiegò con nonchalance.
«Beh, l’ho fatto perché quel prof è un infame. Non spiega quella parte, ma vuole sapere cose in più e le chiede senza problemi. Ti ho evitato un’insufficienza come Sangoku ha fatto con me l’anno scorso» informò tranquillo.
«Sì, ma stai copiando più volte i tuoi appunti per Tenma, Kariya, Nishizono e Kageyama. E non sono corti» replicò. A quell’affermazione Takuto si grattò una guancia, guardando gli appunti in questione.
«È solo perché la fotocopiatrice è rotta e se li fotocopiassi a casa non potrei darveli domani, che noi del secondo siamo in gita. Vi servono per dopodomani, no?» giustificò. «Gli altri pensano troppo al calcio e poco allo studio, quindi li aiuto come posso» disse, riprendendo a scrivere. «Vedrai che l’anno prossimo sarai così anche tu» dichiarò sicuro, ma Kyousuke scosse il capo, poco voglioso di diventare a sua volta un senpai. «Fai tanto il sostenuto, ma visto come ti comporti coi più piccoli – vedi Tasuke e compagnia, ma anche Kinako – credo sarai un ottimo senpai» annuì con convinzione.
«Un eccellente senpai» rettificò, facendo apparire un sorriso beffardo sul volto del castano, che posò la penna sul tavolo.
«Addirittura. Siamo sicuri, eh?» sbeffeggiò e l’altro annuì.
«Ovviamente. Sarei anche un senpai migliore di te, sai?» affermò.
«Non esageriamo» scherzò Shindou e Tsurugi ghignò.
«Vogliamo provare?» propose, mettendo via il libro. «Sarò io il senpai e tu il kouhai, per oggi» spiegò, mentre il più grande spalancava gli occhi. Scosse la testa.
«Non scherzare. Che sciocchezza» disse, riprendendo in mano la penna, ma nel mentre Tsurugi si sporse sul tavolo e gli chiuse il quaderno degli appunti sotto il naso, mettendolo nel proprio zaino. «Tsurugi, non avevo ancora finito» dichiarò secco.
«Manca il “senpai” dopo “Tsurugi”» lo corresse. «Siccome per oggi sono io il più grande, finisco io di copiarli, più tardi» disse.
«Mi va anche bene dato che il mio quaderno comunque dovevo prestarlo a te, ma…» si portò una mano alla fronte, sconsolato. «Davvero vuoi fare questa cosa dell’inversione di ruoli?» chiese conferma e l’altro annuì. “Per fare qualcosa di diverso” aggiunse. Il castano l’osservò e poi acconsentì, sospirando. «Il problema è che proprio non riesco a vederti come tale…» confessò, sistemando la cartella e mettendosela in spalla. Kyousuke allora si alzò e fece altrettanto.
«E allora?» domandò. «Di solito i “più grandi” sono più alti. Io sono più alto» disse.
«Che vuol dire. Nonostante ciò rimango io il senpai. Guarda anche Minamisawa e me. O, peggio, Nishiki» evidenziò.
«Se è per questo anche Kurama è un mio senpai e mi arriva all’ombelico» sbuffò, incrociando le braccia. «Era un modo per aiutarti a immedesimarti» roteò gli occhi e il castano strinse le labbra.
«D’accordo…» si arrese. «Non stavi studiando, senpai?» chiese rassegnato, vedendo che il blu era ormai alla porta, intenzionato ad andarsene. E chiamarlo così gli faceva decisamente troppo senso.
«Ho finito. Dopo ripasso. Andiamo, Shindou» gli fece cenno di seguirlo e l’altro eseguì, con un sospiro. Uscirono dall’edificio e si stiracchiarono entrambi, continuando a vagare finché Takuto non si decise a parlare:
«Insomma, che dobbiamo fare?» chiese, voltandosi a guardarlo.
«Stavo pensando a qualcosa che solo un senpai e un kouhai possono fare, ma… eccetto l’aiuto nello studio non mi viene in mente nulla» ammise. Il compagno annuì.
«In effetti. I più grandi danno ripetizioni, oppure spiegano cose che i più piccoli ancora non sanno. …ovviamente io sono avanti col programma, rispetto a te. Puoi spiegarmi ben poco» sottolineò.
«Non posso spiegarti niente» rettificò scocciato il blu.
«Appunto» ebbe l’ultima parola Shindou, ma da lì ricalò il silenzio. Possibile che non ci fosse davvero nulla? Forse perché il kouhai di quel momento era Shindou, Tsurugi non voleva arrendersi e desiderava mostrare quanto le sue doti di senpai latenti fossero ottime; dal canto suo, Shindou iniziava a prenderci gusto nel vedere l’amico che corrugava di tanto in tanto la fronte per pensare a cosa fare e poi, prima di essere colto in flagrante, tornava alla sua solita espressione scontrosa. Gli afferrò un lembo di quella specie di mantello viola che portava sempre e lo tirò. «Sai cosa? I senpai danno anche il buon esempio ai più piccoli. Devono essere diligenti, responsabili e seguire il regolamento. Quindi dovresti provare a metterti la divisa almeno per oggi, Tsurugi-senpai» sbeffeggiò, sottolineando con la voce le ultime due parole. Quello schioccò la lingua e fece per ribattere, ma desistette subito. Il problema era uno: aveva ragione, non poteva controbattere.
«Vero, ma non ne ho con me» disse solo.
«Ti do la mia, per oggi» fece spallucce l’altro, venendo squadrato per bene.
«Tu hai la vita più piccola della mia. E i pantaloni sarebbero troppo corti» scosse la testa rifiutando categoricamente l’idea. Shindou allora sobbalzò.
«Ma che hai capito! Intendevo solo la giacca, che pretendevi!» sbottò. «Ho capito, lasciamo perdere che è meglio… Siamo ancora in tempo, finiamola qui» concluse, grattandosi la testa, ma non passò un secondo che si sentì coprire la testa con qualcosa. Tolse il “panno” e lo guardò: la mantella di Tsurugi.
«Beh, che aspetti? Se devo darti il buon esempio, devi darmi la giacca» ordinò facendogli cenno con la mano di passargliela. Stupito, il più grande si tolse la giacca e gliela porse, decidendo di mettersi a sua volta il capo d’abbigliamento viola. Lui l’indossò nell’unico modo possibile, mentre Kyousuke non l’infilò come tutti gli altri, ma se l’appoggiò semplicemente sulle spalle, come se fosse un cappotto firmato il cui scopo era solo quello di permettergli di atteggiarsi. Resistette qualche secondo, ma Takuto non riuscì a trattenere una risata.
«Oddio, Tsurugi…» iniziò a dire, ma si bloccò vedendo lo sguardo pieno d’attesa dell’altro. «…senpai» aggiunse in tempo, prima di continuare il discorso.
«Ti stavi dimenticando il senpai, sen- Shindou?» si corresse a sua volta.
«Anche a te non viene da chiamarmi per cognome, ma ti viene da dire “senpai”» si lamentò.
«Facciamo così: una sfida. Io perdo se scordo il “senpai”, mentre tu perdi se lo dici. il vincitore ci guadagna… Un gelato» propose allora Tsurugi. Shindou annuì concorde, ma poi riscoppiò a ridere, dopo quel breve momento di serietà. «Si può sapere che c’è?!» sbottò.
«Scusami, è che… Sei davvero poco credibile con pantaloni viola, maglia rossa e giacca della divisa addosso. Messa così, poi…» soffocò un’altra risata. «Sembri uno yakuza. Sei inquietantemente buffo» spiegò.
«E sei bello tu, con pantaloni blu, camicia e mantelletta viola» rispose mascherando l’imbarazzo dovuto all’affermazione del castano, voltandosi. «Basta, riscambiamoceli» ordinò, ma l’altro scosse testa ed indice.
«Ricorda, buon esempio, senpai» sospirò. «Però davvero, non ti ho mai visto con la divisa. Si può sapere perché?» chiese, tornando serio. In fondo la si poteva portare come più si voleva, quindi non vedeva proprio una possibile motivazione alla cosa.
«Perché è scomoda? E poi non so, non mi piace. Nessun professore ha mai fatto storie, quindi non vedo il problema» fece spallucce, mentre Shindou alzava un angolo della bocca, beffardo.
«Sì? Secondo me è solo perché con quella con potresti atteggiarti a figo della situazione» dichiarò divertito, specie nel vedere che il compagno si era leggermente irrigidito alla sua frase. «Colto nel segno, eh?» ridacchiò.
«Non direi, Shindou…» soffiò, voltando ancor di più la testa dalla parte opposta, fermandosi. Quando si rigirò per guardare che espressione avesse il castano accanto a lui, vide un enorme cane alle sue spalle corrergli a tutta birra contro, senza accennare minimamente a fermarsi o a deviare direzione. Sgranò gli occhi ed allungò una mano verso di lui, ma il cane gli fu addosso con un rapido, pesante e poco aggraziato salto. «Attento, senpai!» gli gridò, ma ormai Takuto era già in terra, con il cagnolone che gli leccava tutto contento il viso e scodinzolava come non mai. E in tutto ciò, il ragazzo rideva dicendogli solo qualche “buono, buono” o un divertito “ma quanto pesi”. Tsurugi osservò interdetto la scena, poco convinto da ciò che effettivamente stesse accadendo, ma poi sobbalzò, portandosi una mano a tapparsi la bocca.
Attento, senpai.
Aveva detto proprio così. Era stato lui a proporre la sfida tanto sicuro di sé e poi commetteva un errore tanto banale? Diede un colpo di tosse, vago, e fece finta di nulla, continuando a guardare il ragazzo impossibilitato ad alzarsi. Sembrava non essersene accorto. Non gli aveva detto nulla, quindi evidentemente non aveva sentito. Tirò un sospiro di sollievo e fece per cacciare il cane, ma fu preceduto dalla padrona, che corse dispiaciutissima incontro ai due. Quella, dopo diversi inchini dispiaciuti e qualche occhiatina compiaciuta ai due, riuscì a tirar via il cane fuggitole anche se non senza un bel po’ di fatica. Appena si fu allontanata, Tsurugi guardò di sottecchi Shindou, come se solo guardandolo potesse accertarsi del fatto che avesse sentito o meno.
«Beh, che c’è? Perché mi fissi?» domandò quello, pulendosi il volto con un fazzoletto che gli aveva lasciato la giovane pochi istanti prima.
«Niente» rispose secco l’altro, distogliendo lo sguardo. «Solo, quel cane era più grande di te e ti ha placcato. Fai un po’ tu, Shindou» disse abbozzando delle spallucce.
«Cos’è, ti sei spaventato?» rise. «Io adoro i cani. Certo, all’inizio mi è preso un attimo un colpo, ma non mi è dispiaciuto… era molto affettuoso!» sorrise e l’altro bofonchiò uno scocciato “ho visto”. «Senti…» si grattò la testa e a Kyousuke accelerò il battito: che stesse per dirgli che aveva sentito come l’aveva chiamato? Non che perdere quella sfida fosse chissà quale grande sconfitta, trattandosi, alla fine, di un gioco, ma l’idea che comunque fosse lui a poter perdere… non gli andava giù, non l’avrebbe mai accettata. Nemmeno contro Shindou. Quando guardò il ragazzo, però, notò con suo sommo sollievo che stava guardando l’orologio, quindi… «Si sta facendo tardi, ho le lezioni di piano e devo passare a casa a cambiarmi…» iniziò, puntando gli occhi dritti in quelli dorati del più giovane. «Mi accompagni, vero, Tsurugi-senpai?» chiese e l’altro, con un finto sbuffo seccato, annuì.
«Certo. Essendo io, il più grande, devo prendermi cura dei più piccoli. Giusto?» chiese ironico e l’altro concordò sorridente, avviandosi e subito fu seguito a ruota dall’altro.
«Giustissimo» condivise. Tsurugi camminava tranquillo, guardandosi intorno sovrappensiero, mentre Shindou sorrideva, accanto a lui. il blu pensava che avrebbero trascorso tutto il tragitto in quel modo e la cosa gli faceva piacere poiché sì, parlare era bello, ma spesso il silenzio era la miglior cosa. Peccato che Shindou non pareva della stessa opinione. «Ah sì, prima che mi dimentichi!» intervenne infatti, attirando lo sguardo interrogativo di Tsurugi. «Prima di passare a casa…» ghignò sornione, guardandolo a sua volta, «Vedi di offrirmi un gelato, ok?»


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Boh? Non ricordo se l'ho scritta e poi ho deciso di regalarla a Gre- alla mia Tsurugi (?) o se mentre iniziavo a scriverla avevo già deciso. Boh.
Vabbè, avevo scritto tutta una cosa bellissima sul rapporto senpai-kohai in queste note ma non ho capito perché EFP non mi ha salvato la fic e quindi devo riscriverle, ma siccome non mi va e devo postarne un'altra, amen è3é
...Beeeeeh, auguri alla mia kohai!~ Sigh, sei diventata vecchia ;^; *parla lei
Btw, non ha molto da spiegare questa fic e non ho la forza di riscrivere le note di prima, come già detto, quindi... mi defilo, che ho anche mal di capa -w-
Ringrazio chi leggerà questa fic, spero vi piaccia! E grazie a tutti coloro che hanno recensito le mie precedenti fic! ...ne approfitto epr scusarmi del ritardo nelle risposte, provvederò a breve, vogliate perdonarmi...

Ryka
  
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