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Autore: sweetielautner    28/11/2012    8 recensioni
Una luce dal fondo della strada e una macchina. Ci saliva. Non esisteva una location fissa, potevano anche restare nella macchina stessa. Mani avide, le sentiva scorrere sul suo corpo. Graffi, spinte, parolacce, fino a quando non si abbandonava anche lei al piacere. Presa ancora con la forza, sbattuta di nuovo sul ciglio della strada, in bilico sul marciapiede, in bilico sulla vita.
Ogni giorno, ogni sera, ogni notte la stessa storia, trattata come un oggetto. Perchè è questo che lei era, un oggetto. Un oggetto volto solo al piacere comune, di uomini, donne.
E' questo quello che era, una terribile, sporca e schifosa puttana.
AVVISO: la storia è un po' forte e contiene scene di sesso, se non è di vostro gradimento siete pregati di non offendere.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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ELIZABETH’S POV
Si svegliò con un mal di testa terribile, che non faceva altro che pomparle nelle tempie.
Si alzò con uno scatto e, a causa di un capogiro, si schiantò sul lugubre e appiccicoso pavimento della sua stanza. Si rialzò lentamente e si diresse verso il microscopico bagno della sua stanza.
Niente occhi rossi, palpebre gonfie e labbra violacee.
Ad un tratto si ricordò.

“Una macchina lontana e pensieri mi sovraffollarono la mente. Si, un altro maniaco in cerca di divertimento. Altri graffi, altri lividi, altro dolore.
La macchina mi si affiancò e, in maniera assolutamente repentina, cambiai idea. Scorsi negli occhi di quel ragazzo dolcezza, speranza.
No Lizzie, non illuderti. E’ solo un altro di loro.
‘Cosa vuoi?’ cercai di apparire il più scazzata possibile. ‘Sali, no?’. Salii in macchina strusciando le mie cosce completamente scoperte sulla perfetta imbottitura di pelle dei sedili.
‘Come ti chiami?’ – ‘Come vuoi tu’ Fece una risata alquanto falsa e tesa. ‘Sii seria’ – ‘Senti, non sono qui per fare amicizia, non ne ho bisogno’ Tacque.
‘D-dove andiamo?’ tentò di sviare il discorso. ‘Dove vuoi, se ti va bene anche qui.’ Frenò di colpo accostandosi in una piazzola di sosta alquanto buia.
Mi guardò intensamente. Vidi i suoi occhi ardere e il suo sorriso inarcarsi verso sinistra maliziosamente.
All’istante gli slacciai la cintura e mi avvicinai a lui. Gli accarezzai la parte di pelle dietro all’orecchio sinistro, mentre lui avvinghiò i miei fianchi. Mi tirò verso se e all’istante cercai di alzarmi e mi posizionai in ginocchio sul mio sedile. Con estrema velocità tirò dai fianchi il mini vestito a fascia che indossavo fino a cinque secondi prima. Rimasi in quell’assurdo e ridicolo completino leopardato che mi costringevano ad indossare.
Mi alzai meglio e, sporgendomi verso lui, premetti il pulsante al lato del posto-guida per stendere il suo sedile. Mi stesi su di lui, sfilai i bottoni della raffinata camicia di seta azzurra e potetti notare che indossava la canottiera. Feci forza e la strappai esattamente al centro, lasciando emergere i suoi non eccessivamente scolpiti pettorali. Gli morsi la stessa parte a sinistra dietro il collo e da lì presi a lasciare una scia di baci umidi su tutta la parte superiore del suo corpo, fra i pettorali, fra gli addominali, fino a giungere all’abbottonatura dei suoi sfarzosi pantaloni neri. Li tirai giù con i denti e, abbastanza velocemente, lui mi prese dalle braccia e mi spinse sotto di lui. Si avvicinò soavemente al mio viso e tentò di baciarmi, ma io mi scostai scatenando una sua occhiata di disapprovazione, che ritentò e fu, nuovamente, spostato da me.
‘No’ dissi. ‘Scusa?’ – ‘Non bacio nessuno. Faccio tutto quello che vuoi, ma un bacio no’ Acconsentì indeciso e continuò a mordere un lembo della mia pelle vicino alla striscia del reggiseno, che calò sotto comando dei suoi denti. Baciò la porzione di seno che si intravedeva dal terribile e pacchiano push-up che indossavo e prese a baciare il mio stomaco, i miei addominali, fino ad arrivare al mio ombelico, giocando con il piercing. Giunto al bordo di pizzo del mio ridotto tanga, alzò lo sguardo e mi fissò, si rialzò e si mise a sedere sul sedile affianco.
Lo fissai sconvolta, ancora stesa.
‘Non sono abbastanza?’ – ‘No, no. Scusami. E’ che.. non ci riesco. Davvero, scusa’
Lo guardai ancora stranita, in fondo avrei dovuto capire che razza di figlio di mamma fosse anche solo dai suoi vestiti. Incazzata, presi il mio vestito e lo rinfilai, scesi dall’auto spalancai lo sportello del posto affianco al guidatore e lo incitai a scendere mentre lui, ancora in boxer, mi fissava con gli occhi spalancati.
‘Cosa c’è? Muoviti, mi devi riaccompagnare sulla strada’ – ‘Oh, si. Scusami’ – ‘Ti scusi troppo e agisci poco’. Velocemente si rivestì e si rimise al posto del guidatore. ‘Posso riaccompagnarti a casa?’ – ‘No’ – ‘Ma dai, ti ho lasciata nuda senza nemmeno farti lavorare, e poi non mi piace quella strada’ – ‘No, non hai capito. Ascoltami, il mio lavoro lì è far divertire gli arrapati cronici che si accostano, punto. Se questo non ti va bene non capisco perché tu sia venuto in quella strada, in fondo è risaputo che lì ci sono le puttane come me. Ora riaccompagnami lì e chi si è visto si è visto’ – ‘Ok, scusami’. Lo fulminai esterefatta. ‘E’ incredibile quante volte in un quarto d’ora tu sia riuscito a chiedermi scusa. Basta, è tutto apposto. Ora riaccompagnami’.
Mise in moto e, per una frazione di secondo, ebbi la convinzione che si fosse convinto, fino a quando si girò, mi prese la mano sinistra, la aprì, ci poggiò delle banconote e la richiuse. Le presi categoricamente e le posai sul cruscotto della macchina. ‘Prendile’ – ‘No, non ho neanche fatto il mio lavoro’ – ‘Si che l’hai fatto’ – ‘Amico, hai una concezione un po’ strana della realtà. Il mio lavoro è semplicemente far entrare il tuo amichetto nella mia ormai consumata vagina. Ti è chiaro?’. Scoppiò in una fragorosa risata, mostrando una fila di perfetti e allineati denti bianchi, in contrasto con la sua pelle ambrata. ‘Ok, ok. Ma solo..ti fai accompagnare a casa? Almeno sto più tranquillo..’. Scoppiai a ridere. ‘Ehi, non ci conosciamo, ma se ti fa stare maglio, prima di casa mia dovresti accompagnarmi in un locale’ – ‘Un locale?’ – ‘Si, hai presente? Io, puttana. Locale, padrone’. Scoppiò di nuovo a ridere. ‘Ok, ok. Ma smettila di chiamarti puttana, avrai le tua ragioni per stare lì’. Gli sorrisi e gli indicai la strada.
Entrai di fretta nel locale e mi diressi verso l’ufficio di Martin, appunto, il mio padrone.
Quando mi vide mi venne incontro e cominciò a toccarmi l’interno coscia in maniera terribilmente schifosa,  non che non ci fossi abituata. ‘Martin, smettila’ – ‘Quanto hai fatto oggi?’ – ‘N-niente-‘ – ‘Niente?’ – ‘Si’ – ‘Stellina, ma come? Proprio tu, la più proficua fra quelle bamboline?’. Comparve sul suo viso un sorriso maligno. ‘Senti Martin, sono venuta qui solo per avvisarti, ciao’. Mi scostai da lui e ricevetti un sonoro ceffone sul viso, che gonfiò la mia gota sinistra. Riuscii a scappare e giunsi in auto coprendomi il viso.
‘Andiamo’ – ‘Cos’è successo?’ – ‘Niente, andiamo’. Mi scoprì il viso. ‘Cos’hai qui?’ – ‘Un livido, mai visto? Beh, io sì’ – ‘Chi è stato?’ – ‘Non ti scaldare, ci sono abituata’.
Scese dalla macchina ed entrò nel locale. Corsi dietro di lui e arrivai giusto in tempo per vederlo prendersi a cazzotti con quel tiranno di Martin. ‘Ehi, smettetela. Vi state prendendo a botte per me, ve ne rendete conto?’. Non mi ascoltarono così strattonai il tipo e lo trascinai fuori dal locale, così finalmente potemmo entrare in macchina. ‘Senti, ora accompagnami a casa e mettiamo fine a sta nottata senza senso’ – ‘Perché senza senso?’ – ‘Insomma, tu che non concludi niente e ok, arrivo nel locale e ti metti anche a fare a botte con Martin? Dai, non so nemmeno il tuo nome’ – ‘Volevo solo essere gentile, credo che sia scorretto picchiare le donne’ – ‘Esci dalla bolla di vetro’ – ‘Dove abiti?’ – ‘Sempre dritto, al semaforo gira a destra e poi a sinistra’.
In auto calò un silenzio tombale, che fu interrotto da lui: ‘Zayn’ – ‘Scusa?’ – ‘Mi chiamo Zayn’ – ‘Ah, ok’.
Giungemmo davanti casa mia e, quando stavo per scendere, mi tirò per il braccio. ‘Cosa vuoi ancora?’ – ‘Dimmi che questo non è un addio’. Lo strattonai. ‘Ciao Zayn’. Attese che io entrassi in auto e ripartì a tutto gas nella sua sfarzosa auto di lusso.”


Zayn. Era strano, diverso dalla solita cerchia di tipi strani che frequentavano quel locale e soprattutto quella strada.

ZAYN’S POV
Mi risvegliai nelle abbondanti coperte della mia nuova stanza, indossai la vestaglia da camera quando scorsi la mia figura allo specchio. Avevo un taglio sul labbro inferiore verso sinistra. In un lampo ricordai. Ero andato a puttane, senza risolvere nulla, per colpa di Lisa.
Puttane.
Quella ragazza non lo era, era diversa. Sarei tornato a casa sua.
Ma ora come facevo a coprire quel taglio?
Scesi le scale scorrendo, con la mano, il lussuoso e dorato corrimano raggiungendo il salone.
‘Buongiorno caro’ – ‘Ciao madre, salve padre’ –‘Cos’è accaduto al tuo viso?’ – ‘Nulla, ho solo battuto durante la notte, avrò fatto qualche incubo’.
La colazione procedette senza alcun discorso, né da parte mia, né da parte dei miei.
Salii in camera mia, mi lavai, indossai una camicia azzurra, un pullover blu e un jeans, per poi dirigermi verso il piano terra, prendere il mio cappotto, salire in macchina e dirigermi di nuovo verso quella casa.

ELIZABETH’S POV
Suonò il campanello, posai il tetra pack con il succo di frutta e raggiunsi l’ingresso, mettendo nel mio promemoria di cambiare la lampadina del salone.
Aprii la porta e rimasi del tutto sconvolta.




Ciao a tutti, sono di nuovo qui, con una nuova FF.
Ci tenevo a dirvi che per le altre due sinceramente non ho ispirazione e ho iniziato a scrivere questa perchè mi è venuta un'illuminazione lol
Anyway, come avrete capito questa FF parla di una tematica molto forte e che personalmente mi sta molto a cuore, per cui se non gradite vi pregherei semplicemente di premere quella piccola freccia in alto a sinistra del vostro schermo.
Che dire, mi farebbe enormemente piacere se recensite.
Un bacio a tutti,
Angie.

  
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