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Autore: monroeschanel    28/11/2012    6 recensioni
Storia contro la violenza sulle donne, scritta da un ragazzo.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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****************NOTE AUTORE********************
Questa è la prima storia che invento all'infuori del fantasy. Il tema della violenza sulle donne mi ha sempre colpito, quindi ho deciso di creare questa storia. Sono ancora molto giovane, e mi sto mettendo alla prova con argomenti un po' da grandi, ma spero sia all'altezza. Recensite se volete, e fatemi sapere cosa ne pensate (accetto ovviamente anche le critiche).
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Sono in dormiveglia. Dormo così da quando ho conosciuto il mio fidanzato, ora marito: ho sempre paura quando torna a casa. Spero sempre che gli succeda qualcosa, che faccia un incidente:  forse Dio sarà arrabbiato, ma è il minimo che si merita.

Lo sento salire le scale, fra pochi secondi sarebbe entrato in camera. Apre la porta, e senza degnarmi di uno sguardo si spoglia le scarpe, si toglie la cinghia e incomincia a frustarmi, a farmi male. Questa sera è molto più arrabbiato del solito, lo sento: so che sarà peggio del normale. Mi gira, mi strappa i vestiti e si avvicina al mio orecchio: << Ora me la pagherai. Non mi causerai più problemi, stupida sgualdrina >>.

Si spoglia i pantaloni e l’intimo, e so che questa volta non ne uscirò viva.

Ma io valgo più di lui, più di quanto lui pensa. Gli tiro uno schiaffo, forte. Lui mi guarda, sorride: << Non dovevi farlo, proprio no. Sarò costretto a punirti >>.
<< No, caro, no! Questa volta te la faccio pagare io >>. Ho le lacrime agli occhi, mi sento schernita e imbarazzata. Ma so quello che valgo. Lo scrollo via dal mio corpo con un calcio dritto nelle parti basse. Mi alzo e lo sbatto al muro.
Lui mi picchia, e mi frusta ancora più forte. Ma l’odio supera la violenza, e io lo so bene.

Sta allungando la mano verso il cassetto del comò, e afferra un coltello. Perché è lì? Da quanto lo stava programmando quel bastardo?


Lo punta verso di me, ma lo blocco. Gli giro il braccio, fino a sentirlo urlare. E’ esaltante sentirlo e vederlo soffrire. Prendo il pugnale e lo colpisco al cuore.

Il coltello cade a terra. Lui mi sbatte sul letto, e lo riprende, sanguinante. Si avvicina verso di me. Chiudo gli occhi, ho paura. Sto per morire lo so. Aspetto cinque, dieci secondi, ma niente.
Li riapro lentamente, e vedo che non c’è più. Al suo posto c’è mio figlio. Mi abbraccia e io faccio lo stesso.
<< Dove è il papà? >>, gli dico.
Lui indica la finestra. Mi avvicino, e dopo aver dato una rapida occhiata al vicinato, guardo giù. Il corpo del maiale giace a terra, sopra ad una grossa chiazza di sangue. Abbraccio mio figlio, lo tengo stretto. E’ l’unico affetto che mi rimane.

Sento le sirene della polizia avvicinarsi alla mia casa. Ho commesso un omicidio, ma l’unica cosa che riesco a fare è sorridere.

Sono felice di aver ucciso mio marito, la bestia che mi ha fatto soffrire per tutta la vita.

   
 
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