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Autore: Umpa_lumpa    28/11/2012    4 recensioni
Sono tre i valori che un uomo deve tenere da conto: il lavoro, la famiglia e lo status sociale.
Jonghyun ha sempre vissuto ogni singolo istante in funzione di essi.
Ma quella non aveva il sapore di vita.
[one-shot AU; fantasy; yaoi JongKey. Vi prego di leggere la premessa all'interno. E' necessaria per comprendere la storia! Per il resto, buona lettura :3]
Genere: Drammatico, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Jonghyun, Key
Note: AU | Avvertimenti: Furry
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Premessa: Salve a tutti!
Cercherò di non dilungarmi troppo in chiacchiere perché ho una marea di cose da dire, e se mi lascio andare è la fine^^”

1.       (Per favore leggete almeno questo punto della premessa o vi sarà difficile capire cosa avviene all’interno di questa flash-fic)
Questa storia si ispira alla tradizione cinese e alla sua novellistica; il tema ripreso è quello della donna-volpe.
Le donne-volpi sono esseri sovrannaturali che uniscono tratti umani a tratti animali e che presentano generalmente (ma non sempre) un carattere maligno. Essi, raggiunti una certa età, assumono sembianze umane femminili che adoperano per mimetizzarsi fra gli uomini e sedurre uno di essi. Essendo esseri femminili, concentrano in sé la potenza dello yin, e per ottenere la vita eterna necessitano di controbilanciarla con energia maschile yang. Queste creature sono quindi pericolose per la vita dell’uomo, che spesso diventa succube del loro vampirismo sessuale.
La volpe, nel complesso, incarna la seduzione femminile (in questa storia sarà però maschile) e non solo per la sua incredibile bellezza, ma anche per il carattere giocoso, vivace e malizioso.
Le informazioni che vi ho qui fornito sono state riprese da “Il Pennello di lacca” di M. Sabattini e P. Santangelo, Laterza Editori.
2.       Questa fic si rifà in particolare alla novella “Volpe la Bella” di Li Changqi, che potrete trovare nel libro sopracitato.
3.       Nella tradizione cinese gli spiriti maligni distolgono l’uomo da quella che è la via retta da seguire. In poche parole spesso venire ingannato da uno spirito, significa lasciarsi sedurre dalle passioni terrene (come la lussuria) e assumere un comportamento amorale e socialmente condannabile. Il rischio di rimetterci le penne è una chiara dimostrazione di ciò che ci attende se ci lasciamo andare troppo ai desideri.
4.       Anche se si tratta di mitologia cinese, la fic non è ambientata in Cina. Non viene mai specificato né il luogo, né l’epoca in cui si svolge la vicenda, quindi siete liberi di immaginare ciò che volete.
5.       Questo, grazie al cielo, dovrebbe essere l’ultimo punto XD Questa storia è a rating arancione per espliciti riferimenti sessuali. Ma attenzione! Non si tratta di una pwp.  Inoltre, questa storia è drammatica. Siete stati avvisati XD


!

Scusatemi per questo papiro, ma era necessario che riferissi queste informazioni^^” Sperando che non siate tutti scappati via, buona lettura! :3

-Moon bound-

 

 

Sono tre i valori che contano nella vita: il lavoro, la famiglia e lo status sociale.

 

Che Jonghyun ci credesse o meno, non aveva poi molta importanza – la sua opinione sarebbe caduta nel vuoto come quella di molti altri, così che anche solo farne parola si sarebbe rivelato inutile.

 

Tenersi aggrappato a questi tre elementi era tutto ciò che un bravo figlio potesse fare, non solo perché il rispetto del volere paterno era tanto sacro quanto il frutto della terra e l’aria del cielo, ma anche perché la minaccia incombente di spiriti maligni gravava su qualsiasi passo falso.

 

Aveva perso il conto di tutte le storie e leggende che narravano di demoni seduttori e ingannatori, pronti a rubare in un soffio la vita di qualunque uomo pensasse bene di allontanarsi dalla strada della rettitudine.

 

Jonghyun non voleva morire.

 

Però questa – intrisa del sudore del lavoro e delle catene di tutti – non aveva il sapore di vita.

 

Sgobbava sotto il sole cocente e osservava le gocce di sudore scivolare via da sé e seccare la sua pelle bronzea; studiava giorno e notte e guardava la sua vitalità sfuggire via ad ogni respiro; ammirava le belle ragazze da lontano e rinunciava a quel sentimento che sapeva non potersi permettere.

 

Jonghyun viveva ogni giorno secondo quei tre valori fondamentali; ma quella non era vita.

 

 

***

 

Non era un sogno, per quanto irreale potesse sembrare, ne era certo

 

Quel manto ambrato e brillante, quegli occhi vispi che risplendevano sotto la luna erano veri quanto le orme che lui aveva lasciato nel terreno fangoso poco prima.

 

Gli spiriti sono esseri insidiosi, Jonghyun lo sapeva; nessuno li vede o li riconosce, ma si nascondono in ogni anfratto di questo mondo.
Però se quelli fino ad allora erano stati avvertimenti di un vecchio padre austero, ora ne aveva la prova davanti agli occhi.

 

Avrebbe dovuto andarsene, sì.

 

Avrebbe dovuto tornare a casa e chiedere perdono per essersi avventurato nel bosco, di ritorno dalla città.
Perché non bisogna mai abbandonare la strada tracciata per te.

 

Ma Jonghyun voleva concedersi il gusto della scelta, dell’avventura, dell’ignoto e non gli importava se le sue decisioni lo avrebbero portato alla sua rovina.

 

Quella gli sembrava vita, per la prima volta.

 

Il muso della volpe era coperto da uno strano teschio cornuto, bianco come l’avorio e luccicante sotto i raggi della luna. La osservò muovere le zampe in maniera metodica e cadenzata, lasciando solchi nel terreno umido, così profondi che riusciva a scorgerli sin da là. Nonostante ciò, i suoi movimenti apparivano armoniosi, delicati, e quando vide quella coda soffice dondolare dolcemente, ebbe l’impressione che quella magnifica bestia stesse danzando sulle note di una melodia primordiale e sconosciuta.

 

Jonghyun  sarebbe dovuto tornare a casa, ma rimase lì.

 

La volpe rivolse lo sguardo alla luna e il suo corpo prese a vibrare e contorcersi: le sue zampe si allungarono in maniera strana e innaturale, il suo muso si ritirò e la schiena si appiattì.

 

Quello che ne rimase fu un ragazzo.
Uno splendido ragazzo dalla figura longilinea e dalla pelle lattea.

 

Jonghyun aveva sentito abbastanza storie e ammonizioni da sapere cosa fosse accaduto, ma questo non rese la scena meno affascinante e spaventosa di quanto fu; tutto quello che conosceva da sempre non impedì al suo cuore di martellargli in petto e alla sua testa di girare.

 

Prima ancora di potersi fermare fece un passo avanti ed un altro ancora, non curandosi delle piante e delle foglie che frusciavano al suo passaggio.
Lo spirito rizzò subito la testa, non appena udito il rumore e Jonghyun pensò che quegli occhi felini dovevano contenere tutta la luce della luna nelle loro iridi.
Quando capì che quell’essere, allarmato dalla sua presenza, era pronto a scappare da lì da un momento all’altro – o di aggredirlo, non sapeva –, decise di rallentare il passo.

 

-Sta tranquillo, non dirò a nessuno il tuo segreto – sussurrò, mostrando avanti le mani come a dimostrarsi innocuo.

 

Osservò la bestia tentennare, indecisa sul da farsi.

 

Era comprensibile: quale essere umano avrebbe mai lasciato scappare indenne una presenza maligna?
Anche fosse stato, lo spirito non si sarebbe potuto permettere che uno sciocco ragazzo qualunque avvisasse tutti gli altri della sua presenza e delle sue finte sembianze.

 

I piedi fremevano nel fango, tesi e pronti a correre – no, era più probabile che si preparassero ad assaltarlo.

 

Ma Jonghyun non voleva fargli alcun male.

 

Mai e poi mai.

 

Incurante del pericolo, incatenò il suo sguardo a quello dell’altro, continuando ad avvicinarsi cauto.

 

-Tranquillo, voglio…voglio solo vederti da vicino.

 

Sapeva che la sua voce aveva tremato perché succedeva sempre ogni volta che mentiva. Persino la volpe sembrava essersene resa conto ed essersi fatta ancora più tesa. Eppure ancora non osò muovere un muscolo, forse rapita dallo sguardo di Jonghyun.

 

Lui non voleva soltanto vederla.

 

Desiderava toccarla.

 

Aveva bisogno di viverla. 

 

Era sicuro che anche lei lo avesse capito e che per questo si fosse progressivamente calmata: perché ingaggiare una lotta con una vittima volontaria?

 

Ora che era quasi sicuro che lo spirito si sarebbe lasciato avvicinare senza rimostranze, accelerò un poco il passo, fino a sedersi lì, di fronte ad esso. Allungò esitante una mano, lasciando un piccolo respiro nel momento in cui le sue dita ruvide e rovinate sfiorarono la pelle liscia della sua guancia.

 

Il ragazzo chiuse gli occhi al contatto, spingendo un poco più la testa verso quella piacevole sensazione. Era consapevole dell’adorazione con cui Jonghyun non si perdeva nessun suo movimento e sembrava compiaciuto dell’attenzione ricevuta.

 

-Come ti chiami?  -domandò prima di potersi frenare. Era stupido chiedere ad uno spirito qualcosa di così terreno e prosaico come un nome – perché le loro esistenze aere e fallaci non potevano certo essere schiave di un nome.

 

Nondimeno lo vide riaprire gli occhi e fissarlo intensamente.

 

-Puoi chiamarmi Kibum.

 

Jonghyun non avrebbe saputo dire cosa vi fosse scritto in quello sguardo.

 

 

***

 

Quella notte era stata solo il primo dei loro incontri.

 

Jonghyun sgobbava tutta la mattina sotto il sole cocente, trascorreva l’intero pomeriggio chino sui libri ed osservava le belle ragazze di passaggio.

 

Sulla lunga strada di ritorno, però, decideva senza rimpianti di abbandonare quel percorso già tracciato ed addentrarsi nel bosco.

 

La selva era un fitto e labirintico intreccio di vegetazione, ma il giovane non aveva alcun dubbio su come arrivare in quella piccola radura dove si trovava Kibum. La volpe lo attendeva ogni sera: lo aspettava stesa sull’erba, a malapena coperta da quei pochi stracci che era riuscito a procurargli.

 

Avrebbe quasi potuto pensare che essa vivesse solo per accoglierlo come una moglie devota, se solo non fosse stato per le sue membra ogni giorno più stanche.

 

Eppure Jonghyun non riusciva a dispiacersi di nulla – se non per la consapevolezza che prima o poi con la sua vita si sarebbe lasciato alle spalle anche Kibum.
Forse era un pensiero egoista da parte sua quello di non voler dire addio a quell’innaturale ed empio sentimento, ma andava bene così; è nella natura umana essere avidi.

 

Si compiaceva che suo padre non avesse pronunciato alcuna parola quella mattina.
I suoi pensieri e i suoi timori erano pesati nell’aria che respirava e nella mano che gli aveva posato sulla spalla, prima di salutarlo. Tuttavia non aveva aperto bocca, forse convinto che la sua debolezza fosse dovuta al suo zelante impegno. O forse ancora, illudendosi di essere in tempo per portarlo su quella strada retta e sicura, ma così prevedibile e opprimente.

 

Era sicuro che l’indomani non avrebbe più visto il suo volto austero e solcato di rughe, tuttavia non aveva ritenuto necessario mormorare un addio. Gli sembrava che un simile saluto spettasse solo a chi fosse stato scontento di quello che lo attendeva, ma Jonghyun non poteva dirsi spaventato o insoddisfatto che quella fosse la sua ultima giornata in vita.

 

Aveva aspettato l’arrivo di quel momento, vi si era gettato in pasto senza la minima esitazione; perché Kibum valeva qualsiasi sacrificio, anche quello della morte.

 

Giunto di fronte allo spirito, lo vide avvicinarsi lento e sensuale a lui, prima di posargli pigramente la testa in grembo.

 

-Allora Jonghyun, com’è stata questa giornata?

 

Era sempre la prima cosa che chiedeva, quasi le buone notizie potessero compensare quello che di lì a poco lo avrebbe atteso. Il giovane, come sempre, rispose in maniera positiva e cominciò a raccontare ogni singola cosa accadutagli quell’oggi – le sue chiacchiere scandite dalle lente carezze che intrecciava fra i capelli dorati di Kibum.

 

A dire la verità, molte delle cose che riferiva non erano mai avvenute; però aveva l’impressione che allo spirito piacesse sentirsi raccontare della vita comune di un essere umano e che la notizia che Jonghyun anche quel giorno fosse stato sereno lo rallegrasse e rassicurasse.

 

Era sicuro che questi non fosse uno spirito così maligno come tutti gli avevano sempre raccontato: lo leggeva nelle sue premure e nei suoi baci innocenti, nella giocosità dei suoi gesti e nel modo in cui intrecciava le dita fra le sue.
Non gli rimproverava il fatto che non avesse mai provato a riportarlo su quel sentiero: non era solo la volpe a non volere che lui vi andasse, era Jonghyun stesso che non aveva alcuna intenzione di tornare indietro sui suoi passi.
Di certo Kibum lo aveva compreso.

 

Quando il suo raccontò finì, lo spirito gli posò un bacio leggero, per poi stendersi sull’erba fresca, ormai disfattosi di ogni vestito.

 

Lui rimase ad osservare la sua pelle pura, incapace persino di sbattere gli occhi.

 

-Ho freddo – sussurrò malizioso, spalancando le braccia in un chiaro invito. Le sue labbra a cuore erano increspate in un ghigno giocoso, che di innocenza non aveva neanche la maschera – riscaldami.

 

Jonghyun obbedì – da ragazzo diligente che era sempre stato – e lasciò che quelle dita nivee lo stringessero al petto e che quelle gambe snelle gli si allacciassero alla vita.

 

La danza dei loro corpi ricominciò d’accapo, come ogni notte.

 

Non si spiegava come quelle membra così fredde divenissero calde e accoglienti fra le sue braccia; o come quei piccoli schiocchi di labbra sulla sua mandibola risultassero più potenti di qualche afrodisiaco; o perché il dolore di quel passaggio troppo stretto per lui dovesse scuoterlo di piacere e donargli leggeri brividi lungo tutta la schiena.

 

L’unica cosa di cui era consapevole era che amava Kibum e il modo in cui gli donava la vita ogni notte – proibita, morbosa, illusoria che fosse; e che si sentiva stordito dal modo in cui gemeva sommessamente il suo nome e gli sussurrava dolci parole d’affetto e di conforto.

 

I loro movimenti si erano ormai fatti più violenti e i suoi respiri più deboli.

 

Tutto sarebbe finito di lì a poco, nella furia delle sue spinte disperate e nei vogliosi fianchi della volpe che veniva incontro ai suoi movimenti.

 

Eppure mentre sentiva la sua vita scivolare via, non poteva fare a meno di sorridere al pensiero che essa si sarebbe congiunta con quella di Kibum, fino a diventare una cosa sola e inscindibile; fino a che le loro anime non si fossero indissolubilmente unite, per sempre.

 

Jonghyun spirò con il sorriso sulle labbra e con il bacio del suo amore.

 

Perché la morte era solo un piccolo sacrificio dovuto, per chi gli aveva donato finalmente la vita.

 

Note finali: Ecco qua^^"
Se devo essere sincera, non so bene cosa dire, se non che mi dispiace per il finale^^" Spero non vi abbia fatto rimanere troppo male, ma personalmente penso fosse l'unico risvolto possibile.
Non volevo uccidere quel poveraccio di Jonghyun^^"
Però almeno è morto felice.
...
(non uccidetemi^^")
Spero che nonostante tutto questa flash-fic vi sia piaciuta^^" Grazie per esservi fermati a leggere! :3
Fatemi sapere cosa ne pensate :P
Alla prossima!

     

 

   
 
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