“Angelo dalle ali nere, demone dell’ombra sotto forma di donna.
Tu che con il tuo corpo
formoso sevizi e istighi ai peccati facendo cedere gli uomini al richiamo della
tua carne.
Nel tuo cuore cè solo ombra, non provi sentimenti come amore,
solo odio.
Tu sia maledetto angelo, come Lucifero il tuo indegno padrone.
Scacciatela dal paradiso, strappatele le ali che strisci in
terra come serpente velenoso.
Con gli occhi inganna e distorce la mente.
Angelo dalle Ali nere ora non più volare, il tuo viso è rigato
dalle lacrime.
Ora vivrai come Donna, ma potrai solo far sesso con i tuoi pari,
non portai amarli.
Questa è la tua maledizione, la croce e dovrai portare fino alla
fine”
**
*Dark Angel*
- Chapter one.
Correva
l’anno di grazia del
1462, Parigi in quel tempo era fiorente, piena di suoni e colori, anche lì la primavera era
sbocciata in tutta la sua meraviglia, almeno per chi abitava in grandi palazzi
borghesi ricchi e sfarzosi, per la povera gente invece era un giorno come un
altro a morire di fame.
Le
strade erano vuote e spoglie e puzzavano d’escrementi gettati dalle finestre, pesce marcio che
vendevano al mercato e dei
panni lavati e appesi ad asciugare di fuori appesi a lungi fili tra le due
finestre di un vicolo, formando così una festa di colori che vivacizzava
lo squallore cittadino delle case dei poveri.
La gente si trascinava
faticosamente al lavoro, molti facevano gli sguatteri, altri lavoravano al
mercato, anche se la maggior parte della popolazione dei bassifondi erano costretti a chiedere la carità lungo le vie rischiando
grosso visto che spesso soprattutto di notte venivano popolate di briganti che non aspettavano
altro che un buon pretesto per tagliare la gola per rubare i pochi soldi guadagnati
in tutta la giornata.
Perlopiù quelli che mendicavano
erano ragazzini che avevano perso i genitori durante un periodo di carestia o
di malattia e vecchi mutilati o troppo stanchi per
cercarsi un lavoro.
Ogni tanto uno di questi era
trovato morto, ma ormai alla gente non faceva più tanto effetto, abituati agli
stenti che ogni girono dovevano affrontare per sopravvivere.
Angel camminava a testa alta tra
quella miseria, come se non vedesse quello che stava intorno, era contenta
aveva superato un’altra notte e guadagnato un bel gruzzolo metà del quale
sarebbe stato speso subito per una lauta colazione, era grata per la sua
fortuna d’aver incontrato un signorotto in vena d’effusioni amorose alle quali
si era concessa con entusiasmo al solo pensiero di poter racimolare più di
quello che prendeva di solito in due notti.
Lei bella, appariscente
contrastava con il sobborgo cittadino, aveva un gran fascino e sensualità che
sapeva ben sfruttare per denaro. Aveva morbide ciocche di capelli biondo
rossicci.
I suoi occhi sembravano di cielo, di quel grigio tanto strano da farla apparire
come un'aliena. La sua
pelle aveva il colore e la morbidezza di una pesca. Con il suo volto angelico e
i suoi occhi di una dolcezza infinita il nome che le avevano dato le stava a
pennello. La fanciulla portava un lungo abito color tela, che lasciava vedere
le spalle, e le arrivava alle caviglie, anche se uno spacco lasciava
intravedere una buona porzione di gambe, fin sotto il ginocchio, i suoi piedi
erano nudi, pieni di calli e duroni come le mani, segni di una vita fatta di
lavoro e sofferenze. L’aria frizzantina le accarezzava il viso, rendendola di
buon umore anche perché sapeva che di lì a poco avrebbe avuto qualcosa nello
stomaco. Purtroppo il destino aveva in mente un’altra sorte per lei, infatti,
aveva deciso di imboccare la via principale per raggiungere più in fretta
l’osteria che si trovava nella piazzetta davanti alla cattedrale di Notre-Dame,
quando scorse più avanti due guardie intente a fare una ronda mattutina prima
di tornarsene al Palazzo di Giustizia.
La ragazza fece per tornare sui
suoi passi, ma i due uomini la raggiunsero mettendosi uno davanti e uno dietro
e bloccandole così il passaggio, Angel cercò di non aver paura, sapeva che se
si fosse dimostrata debole loro avrebbero fatto di lei ciò che volevano.
Uno delle due guardie, un uomo
piccolo e tarchiato che le arrivava sì e no al seno e, a giudicare dal viso
rosso e l’aria brilla doveva essere ubriaco già di primo mattino, sogghignò al
compare dai lunghi baffi castani “Guarda chi abbiamo qui Gaston” biascicò lanciando
un’occhiata eloquente alla giovane che aveva davanti, se la stava mangiando con
gli occhi.
“Dove vai piccola?”le
chiese, il suo alito sapeva di birra da quattro soldi venduta nei letamai più
infidi.
Angel serrò i pugni”Lasciatemi
passare” esclamò “Ho diritto quanto voi a camminare per questa strada”.
Gaston la prese per una mano
tirandola a sé bruscamente ” Mi piacciono le tipe focose” disse, cercando di
baciarla, la ragazza fece una faccia disgustata e gli tirò un forte pugno
destro in piena faccia, facendo urlare di dolore l’uomo preso alla sprovvista,
ma che continua ava tenerla stretta.
Angel si dibatté nel tentativo
di liberarsi da quel porco, e finalmente riuscì a dargli un calcio allo stomaco
che fece piegare l’uomo in due dal dolore. Approfittando dell’attimo di
smarrimento del soldato Angel riuscì a fuggire, ma fu
bloccata dal compagno di Gaston, l’ometto tarchiato che si scagliò addosso a
lei afferrandola per un braccio e strattonandola violentemente “Qualche giorno
di prigione ti calmerà i bollenti spiriti” le disse sghignazzando con
cattiveria.
La ragazza gli sputò in faccia.
L’altro imprecò in tutte le
lingue che sapeva “Maledetta” gridò e con un calcio nelle costole gettò la
gitana a terra, che cadde malamente sulle pietre dure della strada, ammaccandosi
una spalla.
Il dolore si diffuse nell’intero
corpo della giovane come una scarica elettrica fino ad arrivare al cervello
dove esplose con ferocia, ma ad Angel non importava molto del male che sentiva,
giacché era immobilizzata dalla paura.
La guardia aveva sguainato la
spada e con un sorriso sinistro stampato sul volto flaccido e un bagliore di
pazzia negli occhi le si avvicinò piano, pregustando la paura che deformava il
viso della giovane in una smorfia di terrore come il cacciatore che si avvicina
al cervo ferito che aspetta solo l’ultimo colpo in modo da non soffrire più.
Angel cercò di alzarsi, ma la
spalla ferita che le doleva e il terrore aveva reso l’operazione molto più faticosa, infatti il suo corpo sembrava fatto di piombo.
In quel momento si sentì sola e
indifesa come una bimba impotente che non poteva fare altro che guardare con
gli occhi trasparenti il macellaio avvicinarsi e nessuno l’avrebbe aiutata,
tutti gli spettatori attorniati intorno a loro se ne stavano in piedi a fissare
la scena con gli occhi vacui e vitrei commentando a mezza bocca l’accaduto e
scambiandosi occhiate lussuriose, come se quell’ingiustizia accadesse in un
luogo lontano chilometri e non sotto i loro nasi, in quella strada piena di
disinteresse per la sorte di una gitana che non aveva fatto nulla se non il
reato d’essere povera.
Angel lo sapeva, loro aspettavano
solo che suo corpo cadesse, in modo da riuscire a strapparle i suoi abiti grezzi
e laceri che sarebbero stati riutilizzati da un’altra donna, oppure i capelli
per farne un prezioso portafortuna contro il malocchio e imbottire i cuscini e
la carne che seppur umana avrebbe potuto dar sapore alla loro zuppa con qualche
carboidrato più nutriente dei pochi legumi e della carne piena di vermi e muffa
che riuscivano a raccattare per strada.
Aveva già visto scene come
quelle più volte, le vie erano sgomberate in fretta dalle carcasse di uomini donne e bambini che, troppo stanchi per lottare si
afflosciavano a terra come stracci e lì rimanevano fin quando la gente non gli
saltava addosso come un branco di lupi e li squartavano per portarsi via i
pezzi di carne migliore.
“Una zingara puttana in meno, il
giudice Frollo mi darà sicuramente un bel premio” sogghignò l’uomo senza pietà.
La bella gitana chiuse gli occhi
per aspettare l’inizio della fine, il suo cuore sembrava essersi fermato, come
il tempo che scorreva lentamente.
Le lacrime si affacciarono agli
angoli degli occhi.
No, non poteva, non doveva
piangere, ma purtroppo le gocce salate simili a perle le correvano giù per le
gote rosee, mentre il torace si abbassava e alzava velocemente scosso dai
singhiozzi e dalla disperazione che l’aveva travolta come un fiume in piena.
Il soldato fece per abbassare la
lama affilata sul collo della fanciulla in preghiera,
invocando quel signore lassù in cielo che a quanto sembrava non gli importava
se un frutto della sua creazione stava per essere giustiziato solo perché di
una razza diversa.
In quel momento, come un angelo
salvatore sceso dal cielo qualcuno si mise di fronte a lei, un ragazzo con un
lungo mantello nero e il volto celato dal cappuccio che si voltò per un
attimo”Corri” le sussurrò accennando con il capo la cattedrale parigina di
fronte a loro, al suo interno sarebbe stata salva.
Angel annuì ringraziandolo si
alzò velocemente e corse in quella direzione, rincorsa solo dalle imprecazioni
di Gaston e il rumore metallico di due spade che cozzavano tra
di loro.
Il giovane intanto stava
combattendo con ardore, mentre la guardia di fonte a lui era in netta difficoltà
per l’agilità e la bravura del ragazzo, ”Me la pagherai” esclamò l’uomo con il
fiatone “Io ti...Ti farò mettere ai ferri”.
L’altro non rispose continuando
a stoccare e parare i colpi dell’avversario. Improvvisamente però con una mossa
improvvisa la guardia colpì la mano del ragazzo che fece fuggire la spada di
mano, il soldato s’impossessò dell’arma e puntò la lama alla gola del giovane
“Sei finito” ringhiò l’uomo con un sorriso, “Io non ne sarei così sicuro” gridò
una voce femminile dietro di loro.
Il soldato fece una faccia
stupita “Cosa?”esclamò e appena si girò per vedere chi aveva parlato fu colpito
da una mela proprio in mezzo alla fronte, la guardia si abbassò per il dolore,
mentre altra frutta lo colpiva senza pietà sulla pelata. Cercando di ripararsi
con le mani il soldato avanzò alla cieca per acchiappare il colpevole, ma
sdrucciolò sulle pietre scivolose della strada, rese ancor più viscide per
colpa della polpa dei frutti che gli avevano tirato addosso e cadde a terra invocando
il nome del suo compare che, con un occhio nero e il naso gocciolante di sangue
per il pugno che gli aveva tirato prima la giovane, si precipitò ad aiutarlo,
ma cadde rovinosamente anche lui e finì lungo disteso sopra l’altro.
Il ragazzo che era rimasto
attonito a fissare la scena, si sentì tirato per una manica vide la ragazza dai
capelli rossi che aveva salvato poco prima, prenderlo per mano, i suoi occhi
grigi come il ferro che sembravano fatti di ghiaccio brillavano come stelle rubate al cielo.
“Andiamo verso la
cattedrale”esclamò lei e insieme corsero fino alla chiesa, più veloci che
poterono lasciando lì le due guardie per terra urlanti circondate da una folla
che rideva additandoli.
Angel e lo sconosciuto si
precipitarono dentro Notre-Dame chiudendo dietro di loro le porte di legno.
Appena furono al sicuro, il ragazzo sospirò e scivolò a
terra, sollevato e con il cuore che gli batteva a mille nella cassa toracica.
La ragazza non disse nulla, sistemandosi i capelli. Per un attimo ci fu il
silenzio, poi i due giovani si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere
per il sollievo dello scampato pericolo.
“Wow” mormorò il giovane “Non mi era mai
capitato nulla di simile” Angel scrollò le spalle “ Con quei due è meglio non
fidarsi in ogni modo grazie per l’aiuto” lo sconosciute le diede un colpetto di
gomito “Sono io che devo ringraziare te, a quest’ora sarei ridotto a fettine se
tu non mi avessi tirato via dai pasticci” la ragazza
sorrise “Allora diciamo che siamo pari” esclamò , e guardò il ragazzo non era
neanche riuscita a vederlo bene in viso prima per colpa di colpa di quel
trambusto e ora si accorse di com’era bello . Aveva il naso dritto e sottile, il
labbro inferiore più pieno di quello superiore, i suoi occhi azzurro scuro le
sorridevano e brillavano nella luce delle candele. Aveva la mascella un po’
squadrata e forte e una fossetta sulla guancia sinistra che appariva e scompariva,
quando sorrideva. I suoi capelli non erano né castani e neppure neri, ma di un
colore sfumato con qualche ciocca imbiondita dal sole.
I suoi modi di fare erano fieri e sicuri come
se avesse tutto sempre sottocontrollo. Angel rimase a fissarlo come incantata.
Il ragazzo all’improvviso fece una smorfia e si strinse un braccio, la giovane si
accorse della stoffa del mantello macchiata di sangue
che colava copiosamente da una ferita ad una spalla “Ti hanno ferito” esclamò.
L’altro le sorrise “Non è niente
non ti preoccupare, ne ho passate di peggio credimi, anche se adesso non me ne
rammento” esclamò, poi gemette nuovamente, mentre la ferita sembrava
peggiorare. Angel scosse la testa e alzò gli occhi al cielo “Questi uomini
tutti bambini” commentò sbuffando con aria irritata, poi tolse il mantello e la
camicia del ragazzo facendolo rimanere a petto nudo, e prese meticolosamente a
medicarlo, strappando delle strisce di ruvida stoffa grezza dalla gonna e tamponando delicatamente
il sangue.
Impiegò molto tempo, ma quando
ebbe finito ammirò il suo lavoro che era davvero ben fatto.
Il giovane sorrise toccandosi la
bendatura e osservando estasiato la giovane “Com’è bella” pensò sospirando i suoi capelli meravigliosi la sua pelle di
pesca ..tutto gli piaceva in lei, la prese per una mano “Come ti chiami?” le
chiese.
“Angel” rispose la bella gitana, con una luce
fiera negli occhi di ghiaccio.
“che bel nome”disse il giovane guardandola
negli occhi.
“Ti si adatta molto bene. Non penso
di avere mai visto niente di più celestiale del tuo viso. Sembri davvero una
creatura del paradiso”.
“Grazie” mormorò Angel sorridendo lievemente
compiaciuta per quei complimenti che nessuno le aveva mai fatto.
Poi, però il suo bel viso
ritornò serio e malinconico, come se l’espressione di prima fosse stata solo
un’apparenza.
La giovane allungò una mano
verso il ragazzo che rimase interdetto, non era abituato a modi così informali,
soprattutto da parte di una donna, ma l’espressione fiera della zingara lo
convinse a scambiare una stretta fraterna che durò a lungo, mentre le mani
s’intrecciavano formando una cosa sola, come sarebbero state le loro anime ora
ancor separate più avanti. Forse fu proprio quel gesto così amichevole il
malandrino galeotto che fece in modo che l’uno non potesse fare a meno
dell’altro, mentre entrambi si riflettevano negli occhi puri del compagno.
“Io sono Raiden, per servirvi madonna” si
presentò il ragazzo.
La giovane gitana lo guardava
intensamente. Raiden si era già accorto di quello sguardo. Sembrava che
cercasse qualcosa, fra le sue parole, a cui ripensare più tardi. Era strano…lo
affascinava.
“Io... io devo andare” disse imbarazzato alzandosi
e aprendo un poco la porta per controllare se le due guardie erano ancora in
circolazione.
“No, aspetta ” esclamò Angel, appoggiandogli
una mano sulla spalla, bloccandolo prima che se n’andasse “voglio farti vedere
una cosa per sdebitarmi” disse, con gli occhi che le brillavano.
L’altro la guardò stupito “Io
non credo...”. esclamò cercando di allontanarsi riottoso.
La gitana lo fissò, come per
tranquillizzarlo “Ti fidi di me?” gli chiese dolcemente.
Raiden annuì, rapito da quello
sguardo seducente, dagli occhi grigi come il cielo in tempesta con piccole gocce
d’oro che brillavano.
La fanciulla lo prese delicatamente per mano e lo condusse in
fondo alla chiesa, su per una scaletta fino al campanile e alla fine fuori, sul
tetto.
Il ragazzo sgranò gli occhi “E
meraviglioso” mormorò, mentre osservava il paesaggio mozzafiato di Parigi che
si estendeva davanti a lui, una giungla di tetti e camini mentre il sole
all’orizzonte si ergeva, tingendo il cielo di un colore aranciato e di rosa e
d’oro le strisce di nuvole lattiginose.
Angel si accoccolò sul bordo di
un cornicione incurante dell’altezza “Scommetto che neanche il re ha una vista
del genere “ esclamò sorridendo, il sole le faceva splendere i capelli che ora
sembravano fiamme selvagge dai riflessi sanguigni, erano così belli e
splendenti, quasi come il sole ancora basso all’orizzonte.
La sua pelle diafana brillava nella
luce dorata e sembrava quasi circonfusa di luce, come se lei non fosse una
creatura della terra, ma un essere paradisiaco, scacciata dall’eden come Eva ed
esiliata sulla terra.
“Sembra un angelo senza ali” pensò Raiden,
avvicinandosi di più a lei e guardando il panorama. Angel e mise la mano sopra a
quella dell’altro, pensando a com’era bello condividere tutto quello con
qualcuno, ora non era più il suo segreto, non più.
Guardò rapita il palazzo reale, grande e
maestoso che ergeva dalle casupole povere come un grosso mostro addormentato
circondato da alte mura che lo estraniavano dal mondo esterno.
Lo
sventolare di bandiere e gonfaloni dai vivaci colori rendeva più allegra
l’atmosfera di pesante e autoritario silenzio.
“Chissà
come deve essere, vivere a palazzo... e avere servitori, camerieri... tutte
quelle feste... poter fare quello che vuoi...” Continuò, cercando di distogliere
lo sguardo dal viso pensieroso del giovane.
“Già” commentò lui, imbronciato “gente che ti dice come devi parlare, come ti
devi vestire... che non ti lascia un attimo di libertà...”
Lei lo guardò stupito. “Be’, perché dici questo? La vita sarebbe
così... così...”
“Avere tutto non significa essere felici” disse lui, tristemente.
Angel annuì.
“Mah, neanche la vita in strada è il
massimo... ogni giorno rubi, lotti, scappi per un pezzo di pane, per la tua
famiglia, con le guardie alle calcagna...”
“è come vivere...”
“Come vivere...”
“Chiusi in una prigione” aggiunsero insieme, sospirando.
Angel improvvisamente si alzò in
piedi “Mi spieghi perché sai tutte queste cose sul palazzo reale? Da come ti
comporti si direbbe che tu non sei mai stato in città fino ad ora” lo guardò
con diffidenza “Voglio la verità”continuò incrociando le braccia al petto e
assumendo un’aria imbronciata che la rendeva se possibile, ancora più bella.
Raiden impallidì “La verità” mormorò
guardandosi attorno smarrito, poi tossì” Bè la verità è che…sono un servitore
del principe, lavoro a palazzo da, quando sono nato”.
La ragazza sembrò soddisfatta da
quella spiegazione; “e così conosci il principe” disse tornando a sedere.
“Esatto” rispose il giovane sorridendo”Lo
conosco molto bene”.
Angel si avvicinò al giovane, guardandolo con
malizia“Scommetto che è incredibilmente bello…” mormorò.
“Sì” concordò il ragazzo.
La bella zingara fece scivolare le
mani sul torace del ragazzo “E forte e muscoloso” continuò,guardando
l’altro negli occhi e sfiorandogli con la punta delle dita i possenti pettorali.
Raiden deglutì annuendo, con le
gote in fiamme.
“E soprattutto”
sussurrò la giovane scandendo lentamente le parole con le labbra ad un
centimetro da quelle di lui “Un damerino viziato figlio di papà” finì con rabbia”Cosa?”esclamò
con rabbia il ragazzo alzandosi in piedi.
Angel si rabbuì “Basta guardare
come si comporta, se ne sta tutto il giorno a palazzo circondato di servi che
lo riveriscono, non si preoccupa del suo popolo che muore che fame” Raiden la
fissò con rabbia; “E tu che ne sai?” le disse con cattiveria. L’alta si strinse
le braccia e chinò, la testa “Io no lo farei, il primo dovere di un re o un
principe è quello di servire il proprio paese, eppure esso si sta consumando, molta
gente è povera e muore ogni giorni di stenti, hai visto no cos’è successo poco
fa, se tu non mi avessi salvato sarei finita in pasto
alla gente che avrebbe banchettato con il mio cadavere pur di riempirsi la
pancia” il giovane abbassò gli occhi per non incrociare lo sguardo di lei “Ho
visto purtroppo” borbottò, poi alzò il viso verso l’orizzonte luminescente, la
sua pelle sembrava dorata quando venne abbracciata dai caldi raggi del sole
nascente.
“ Hai ragione, il principe è troppo occupato a
stare nascosto nel suo bel palazzo per vedere come vive la gente povera. Fin da
quando è nato è sempre vissuto dentro il castello, senza mai mettere il naso
fuori, ma oggi quando sono andato in perlustrazione per lui e ho visto quello
che ti stavano facendo ho deciso di raccontargli tutto per filo e segno, sarà
informato delle condizioni pietose in cui vivono i suoi cittadini e sono sicuro
che prenderà seri provvedimenti al riguardo ” disse Raiden
con convinzione, battendo un pugno chiuso sul palmo della mano aperta.
Angel lo guardò ammirata “Stasera
ci sarà una festa per l’inizio della primavera...”iniziò a dire, mentre le gote
si tingevano di porpora.
Il giovane si girò verso di lei e
aggrottò la fronte, interessato all’argomento.
La ragazza sorrise timidamente
sembrava una bambina “Mi piacerebbe che tu venissi” esclamò tutt’ad un fiato.
Il viso di Raiden s’illuminò “Non
ho mai partecipato ad una festa popolare” le rivelò.
Angel rise”Bè sarà un’ottima
occasione per incominciare no?”.
Il giovane annuì i suoi occhi
brillavano d’eccitazione “Non mancherò” disse e fece un elegante inchino, dopo
averle mandato un bacio con una mano se n’andò.
La ragazza era rimasta
nuovamente da sola. In quel momento fu scossa da brividi e una tosse violente e
convulsa che le fece vibrare la cassa toracica, era da tempo ormai che soffriva
di tosse e febbre alta che la costringevano a stare a
letto, e purtroppo non aveva abbastanza soldi da potersi permettere di andare
da un dottore, e comunque nessuno
avrebbe visitato una stracciona. Le girava molto forte la testa la tosse non accennava a smettere e fu costretta a
mettersi una mano davanti alla bocca. Finalmente dopo un pezzo, la crisi
cessò. Angel si raggomitolò ancora di
più in se stessa, scossa da brividi freddi si sentiva debole, per fortuna non
era svenuta come l’era già capitato numerose volte, si pulì la mano sulla
gonna, non si accorse che era sporca di sangue.
Il ragazzo uscì fuori da Notre-Dame
lanciò un’ultima occhiata alla sommità della chiesa, pensando al suo
angelo lassù in cima. Un ragazzo lo afferrò per le spalle bruscamente,
interrompendo i suoi pensieri “Principe Raiden” esclamò lo sconosciuto
“Finalmente vi ho ritrovato ero molto preoccupato, credevo che vi fosse
successo qualcosa” detto questo lo abbracciò.
L’altro giovane alzò gli occhi
al cielo “Come vedi Jean non mi è successo niente, per favore smettila
d’abbracciarmi mi stai mettendo in imbarazzo” infatti, un gruppetto di persone
si era fermato a fissare la scenetta.
Raiden si liberò dalla stretta
del suo amico “Andiamo, penso che a palazzo ci stiano aspettando tutti con
trepidazione” esclamò il servitore “Sapete che bisogna organizzare le nozze con
la principessa germanica…” l’altro annuì, ma in realtà non lo stava neanche
sentire i suoi pensieri erano fermi sul campanile della cattedrale, su un
angelo nero dei peccati carnali.