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Autore: Tommos_girl93    28/11/2012    2 recensioni
“Sono Sophie” mi disse avvicinandosi all’orecchio “e tu di certo non hai bisogno di presentazioni, Liam James Payne”. Quel suo tono così sfrontato, quel suo essere così sicura di sé mi colpì subito. Sorrisi a mia volta, grattandomi la nuca e offrendole la mano per stringerla.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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- They don’t know about us -

 
Quella sera l’attesa mi rendeva ancora più nervoso.
 
Aspettavo lei, la ragazza che mi aveva rapito il cuore, colei che mi aveva fatto dimenticare tutto ciò che nella mia vita sentimentale era andato storto. Colei che senza alcuno sforzo era entrata nella mia vita e non aveva intenzione di andarsene, finalmente. No, lei non era una ragazza qualunque, non era la classica ragazza a cui mi sarei avvicinato in un night club, con cui avrei ballato un po’, a cui avrei offerto da bere per poi baciarla nel retro del locale.
 
Il nostro non era stato un incontro casuale, lei era la figlia di uno dei maggiori azionisti dell’etichetta discografica per cui i One Direction lavoravano. L’avevo vista più di qualche volta a fianco del padre agli incontri di lavoro, o alle feste per qualche nuovo record da noi infranto; la vedevo ma non avevo mai prestato troppa attenzione a lei, sembrava piccola, troppo piccola per me. Era alta, ma i capelli lisci le circondavano il viso ancora velatamente infantile, anche se cercava di dimostrarsi più grande con la matita nera e il rossetto scuro; aveva un fisico slanciato, ma non era quel che si potesse definire prosperosa.
 
Per questo avevo sempre pensato avesse qualche anno in meno di noi. Quando poi Harry mi aveva detto che Sophie, così si chiamava, aveva qualche mese in più di me, avevo strabuzzato gli occhi, mentre il mio amico se la rideva di gusto.
 
Mi spinse verso di lei, dandomi una gomitata e lasciandomi solo proprio quando lei si era girata per capire chi la stesse spingendo. “scusa il disturbo” dissi, imbarazzato quanto poteva esserlo un ragazzo nel bagno delle signore. Lei mi guardò, mi sorrise e mi disse che non era nulla. “Sono Sophie” mi disse avvicinandosi all’orecchio “e tu di certo non hai bisogno di presentazioni, Liam James Payne”. Quel suo tono così sfrontato, quel suo essere così sicura di sé mi colpì subito. Sorrisi a mia volta, grattandomi la nuca e offrendole la mano per stringerla. La sua era incredibilmente fredda, nonostante la temperatura asfissiante di quella stanza, ma piacevole al tatto, morbida oltretutto. La accompagnai a prendere da bere, poi parlammo tutta la sera. Cominciai a conoscerla, capii subito che in lei c’era qualcosa di diverso. Prima di andare via, sfilò il cellulare dalla mia tasca, scrivendo il suo numero, per poi restituirmelo con un bacio sulla guancia. Dovevo essere diventato di un colore che tendeva al bordeaux, perché Zayn, dall’altro lato della stanza, mi aveva fatto l’occhiolino e aveva malamente mascherato una risata con un colpo di tosse.
 
A quel primo incontro ne erano seguiti altri, nascosti dai media per la maggior parte, grazie a luoghi pullulanti di persone, in cui era inutile sperare in un po’ di privacy. Suo padre non aveva la minima idea di chi fosse colui che Sophie incontrava, per andare a ballare nei club di Londra o per andare a concerti che sembravano essere sold out da sempre. E forse era meglio così, dato che dubitavo che il Tom Andrews sarebbe stato d’accordo con questa specie di relazione che andava a stringersi tra la sua unica bambina e un membro della boyband rivelazione internazionale del momento.
 
Funzionava sempre allo stesso modo, ci incontravamo, un più che innocente bacio sulla guancia, poi passavamo le serate insieme, conoscendoci, approfondendo il rapporto, senza che mai io trovassi il coraggio sufficiente a stringerle la mano. Eppure cantavo di fronte a milioni di persone, mi ero esibito davanti alla Regina d’Inghilterra, stringere la mano di una ragazza comune non avrebbe dovuto essere così difficile!
Fu lei, una sera che eravamo al concerto di Ed Sheeran, a prendermi la mano, mentre lui cantava Give me love, e ad avvicinarsi a me per appoggiare la sua testa sulla mia spalla. Giocai a lungo con le sue dita, lunghe e formate da anni di pianoforte, prima di darle un bacio sulla fronte e sussurrarle un “credo sia arrivato il momento di smettere di mentire”. Lei mi aveva guardato confusa, io le dissi semplicemente che non volevo più fare le cose di nascosto, volevo uscire allo scoperto. La voce di Ed, che intonava le parole di Kiss Me, risuonava quasi disperata in sottofondo, mentre io recuperavo tutto il coraggio che avevo in corpo e poggiavo le mie labbra sulle sue. Così, senza preavviso, sorprendendo me stesso prima di tutto. Dapprima stupita, Sophie non tardò a chiudere gli occhi e muovere le labbra con le mie, in una danza che portò solo a un bacio più profondo, più intimo, che mi fece dimenticare di essere a un concerto, circondato da decine di persone, mi isolò dall’ambiente circostante per gettarmi in un mondo parallelo, in cui ciò che maggiormente contava erano le sue labbra morbide e calde, che, pur senza violenza, dettavano il ritmo del bacio, ora più sensuale e intenso, ora più lento e passionale. Mi separai da lei solo per riprendere fiato, poi tornai a baciarla. Era come se non potessi più farne a meno: le sue labbra morbide e sottili erano una calamita per le mie, che non erano state baciate nello stesso modo per così tanto tempo. Sorrisi nel bacio, mentre lei si avvicinava ancora di più a me e portava le braccia attorno al mio collo, mentre le mie si chiudevano sulla sua schiena. C’era Sophie e nessun altro, non Ed, non gli urli dei suoi fan, non la fotocamera che, troppo tardi me ne accorsi, faceva una foto di noi due. Quando finimmo appoggiai la fronte alla sua, e lei mi sussurrò un “non aspettavo altro”.
 
Passarono settimane da quel bacio, cominciammo ad uscire in pubblico, i ragazzi la accolsero come una di noi, le insegnammo a non dare retta a ciò che poteva saltare fuori da internet o varie fonti, parlammo persino con suo padre, che come avevamo previsto non la prese bene e condannò la relazione. Sophie era però maggiorenne, sapeva badare a se stessa, così andò contro il suo stesso padre pur di stare con me. Ogni appuntamento, ogni incontro fu fantastico per me, tanto che non notai mai quell’ombra di tristezza che velava i suoi splendidi occhi azzurri.
 
Quella sera, però, doveva essere qualcosa di speciale, di unico. L’avevo invitata a casa mia, avevo preparato ogni cosa alla perfezione, quella sera le avrei detto quelle fatidiche parole. Non avevo paura che fosse troppo presto, non temevo di dire qualcosa che non provavo. Sophie mi aveva stregato e tutto ciò che sapevo era che la volevo avere con me il più possibile. Attesi qualche minuto oltre l’ora stabilita, prima di allargare il colletto della mia camicia con l’indice e il medio e controllare il cellulare. Sophie era in ritardo di almeno un quarto d’ora, e l’ansia cominciava a farsi sentire forte e chiara. Pochi secondi dopo, un lieve toc toc mi liberò dai pensieri che già si formavano nella mia mente, e mi avvicinai alla porta con un sorriso.
 
Non appena la aprii capii che qualcosa non andava. Davanti a me c’era Sophie, un paio di leggins e una maglia oversize, che, appena mi vide, si gettò sul mio petto abbracciandomi, decisa a non mostrarmi il suo bel viso. La presi in braccio e la portai sul divano, dove potesse stare più comoda. Lei mi guardò, gli occhi lucidi e una lacrima che minacciava di rigarle la guancia, poi si nascose sotto il mio braccio, evidentemente imbarazzata dalla sua stessa reazione. Non sapevo cosa fare, la mia ragazza era davanti a me, abbracciata a me, che piangeva senza sosta. Poi gettai uno sguardo al computer ancora acceso sul tavolino ed ebbi l’illuminazione. Una sola frase uscì dalla mia bocca, una frase che bastò a farla singhiozzare più forte. “Hai letto quello che scrivono, vero?”. Le accarezzai piano la testa, lasciando che sfogasse ogni lacrima.
 
Liam e Sophie non sono fatti per stare insieme” dicevano le “fan” più gentili. “Quella troia non ha motivo di stare con il mio Liam, è solo in cerca di fama” altri tweet leggevano. “Liam ti meriti di meglio, almeno Dani era una bella ragazza” altri ancora dicevano. Alcuni arrivavano perfino a dire che “Liam sta con quello sgorbio solo per rendere Dani gelosa, appena Dani torna questa finisce finalmente nel dimenticatoio”. Il tutto condito di minacce di morte e auguri di contrarre le peggiori malattie e avere le peggiori disgrazie.
 
Avevo letto qualcosa dal mio Twitter, ma non vi avevo dato un gran peso, dopo tutto era semplicemente gente che non aveva il coraggio di ammettere di essere invidiosa, gente che avrebbe fatto di tutto per essere al posto di Sophie. Adoro le mie fan, le mie ragazze, ma quella piccola parte di iper protettive ragazze malate di mente, proprio non le posso capire. A me era sempre stata insegnata l’idea del “se il tuo idolo è felice, allora lo sei anche tu”. Non ero andato a scrivere cose del genere a Leona Lewis, quando lei si era trovata un uomo con cui condividere la vita, non riuscivo proprio a capire che senso avesse.
 
Continuai ad accarezzarle i capelli finché i singhiozzi non si furono attenuati, e i suoi occhi azzurri, in quel momento rossi e gonfi, non si posarono sul mio viso. Mi accarezzò la guancia, poi mi disse “Non ce la faccio Li, è tutto troppo strano per me. Io non faccio parte di questo”. E riprese a piangere. Mi rifiutai di capire cosa volesse dire tutto ciò. Sperai con tutto il mio cuore di aver capito male, ma la sua espressione mentre si rialzava non lasciava spazio al dubbio. “Non puoi lasciarmi” dissi in un sussurro, mentre le prendevo il polso. “Non possiamo chiudere tutto qui senza nemmeno provare” Scossi la testa, per poi continuare. “Sapevamo non sarebbe stato facile, non ti ho mai garantito sarebbe stata una passeggiata. Ma non lasciarmi.” La guardai, ma anche la mia visione si era resa sfocata, e gli occhi pizzicavano da impazzire. Battevo le palpebre per non arrendermi alle lacrime. “possiamo farcela Soph. Insieme. Te lo prometto.” Un sorriso appena visibile si fece strada sul suo viso ancora rigato dalle lacrime, scosse la testa. “Liam, sei il miglior ragazzo che io abbia mai avuto. Ma sto andando contro troppi principi... Mio padre non mi parla più da mesi, l’odio su internet, gli articoli su te e mille altre celebrità da far girare la testa, i tour e i concerti che devi organizzare, gli orari pazzeschi che hai, la paura che mi abbandonerai una volta cominciato il tour… Io non ce la faccio.” Non poteva finire tutto così. Era troppo da sopportare. Erano gli stessi motivi per cui anche la mia storia con Danielle era finita; la mia carriera, la mia fama, dovevano essere qualcosa di bello, non una maledizione che mi privava di una vita sentimentale, che non mi permetteva di essere felice con chi volevo. “Sì che ce la fai” le dissi deciso, alzandomi e circondandole la vita con le mie braccia. “Sì che ce la facciamo. Loro… Nessuno sa cosa significa per noi stare insieme, nessuno sa che non riesco a fare a meno di te, nessuno sembra capire che io e te siamo felici insieme.” Le alzai il viso umido, asciugandole le lacrime con il pollice e quasi costringendola a guardarmi negli occhi. “perché lo siamo, noi siamo felici assieme, non è vero Soph?” Mi prese la mano nella la sua, poi sospirò un sì, chiudendo gli occhi e beandosi del mio tocco sulla sua guancia, appoggiando il viso sulla mia mano. “E allora non andare, baby, rimani con me” Le scostai un ciuffo dal viso, mi avvicinai per darle un bacio ma lei si voltò. “Non lo so Li, non… insomma… io non sono come te, non riesco a fare a meno di guardarmi intorno, vedere quello che scrivono, non riesco a non vederti per giorni…” La portai più vicina a me, inspirai a fondo, per sentire ancora una volta il suo profumo, fresco e appena fruttato, poi la abbracciai stretta, permettendomi di nascondere il mio viso nell’incavo del suo collo. Non l’avrei lasciata andare senza combattere, era diventata troppo importante per me. “Rimani” le dissi con un fil di voce contro il suo collo, facendola rabbrividire. Finalmente anche lei ricambiò l’abbraccio, sentii le sue braccia stringermi e mi sentii in paradiso. Finalmente sentivo il suo calore unirsi con il mio. Finalmente anche il suo viso poggiava sul mio petto.
 
“Ti amo” le sussurrai sollevandola e facendola girare. Ridacchiò piano e mi colpì con una leggera sberla sul petto, la baciai e sperai con tutto il cuore che non si scostasse. Fortunatamente, ricambiò il bacio con la stessa passione di ogni volta. La adagiai sul divano, senza staccarmi dalle sue labbra, mi poggiai sui gomiti ai lati della sua testa e sentii le sue mani esplorare la mia schiena sotto alla camicia. Rabbrividii e sorrisi nel bacio. Lei aprì gli occhi e fece pressione con le mani sulla mia schiena. Lasciai che parte del mio corpo si appoggiasse su di lei, sentendo io stesso la morbidezza del suo. Le sue mani esploravano ormai il mio fisico come fosse una terra sconosciuta, sentivo i suoi polpastrelli passare piano ogni centimetro della mia pelle, partire dal collo e arrivare fino alla parte più bassa della schiena, finché non le ritrovai davanti, a giocare con i bottoni della camicia, aprendoli uno per volta, lentamente.
 
Spostai il mio peso su una mano sola, mentre con l’altra cercavo il bordo della sua maglia, ghignando nell’intento. Sophie scattò leggermente quando la mia mano fredda toccò il suo ventre, poi lasciò la mia camicia per sollevare le mani e facilitarmi il compito di separarla dalla maglia. Non appena fu libera dall’indumento, i miei occhi indugiarono sul suo ventre piatto, la pelle d’oca che si estendeva fin sotto il reggiseno sportivo nero. Mi guardò sorridendo, sfilando lentamente la camicia dalle mie spalle. Le baciai il collo, poi la spalla destra, fino ad arrivare alla spallina del reggiseno, prenderla con i denti e sfilarla, mentre Sophie rideva, solleticata dal filo di barba che tanto le piaceva su di me. Tolsi con un fluido movimento l’intimo che ancora rimaneva sul suo petto, mentre le sue mani vagavano sui miei addominali fino a giocare con il bordo dei miei boxer.
 
Esitai: dire che non sapevo cosa fare, non sarebbe corretto, ma mi sentii preso in contropiede, quando il suo viso cambiò espressione, come se qualcosa fosse scattato in lei, come se avesse ricordato qualcosa che l’aveva fermata. Evitava il mio sguardo, quasi come avesse paura di un rifiuto da parte mia. “Solo noi due amore mio, io e te. Il mondo non sa nulla di noi piccola” le dissi e questo sembrò tranquillizzarla. “Ti amo da morire Li” Mi sorrise piano, io la aiutai a sfilarmi i jeans, e fu poi il turno dei suoi leggins. Abbassai la luce, permettendo ai nostri occhi di abituarsi alla nuova penombra. La sua carnagione dorata risultava più scura comparata alla mia pelle chiara; più volte la vidi contemplare l’effetto che la sua mano aveva sul mio petto, l’affascinante contrasto che la colpiva più di tutto. Lasciai che si prendesse il suo tempo, poi la mia mano andò a giocare con il bordo dei suoi slip, che poco dopo andarono a aggiungersi alla pila di abiti a fianco al divano, raggiunti in breve tempo anche dai miei boxer. Persi del tempo a contemplarla, era bellissima nella luce soffusa della stanza, sotto di me, le guance colorate, forse da un lieve imbarazzo forse da semplice bisogno, che peraltro specchiava esattamente il mio. Le mie mani la cercarono, esplorarono il suo fisico, mentre i miei occhi continuavano a fissare il suo viso, attenti a ogni minima espressione e sensazione.
 
Chiuse gli occhi e respirò più profondamente quando le sfiorai il seno, che non era poco prosperoso come avevo creduto, ma era piuttosto sapientemente nascosto a occhi indiscreti. La baciai di nuovo, ansioso di riassaporare il gusto delle sue labbra sulle mie, le nostre lingue che si muovevano assieme. Non vi era più traccia dell’indecisione di poco prima. La mia mano che era tornata sul suo viso, scese, toccando leggera il petto, il seno, poi il ventre, fino ad arrivare alla sua parte più intima. Di nuovo sussultò quando toccai il suo centro, ma si rilassò, lasciando che anche le sue mani vagassero.
 
Incrociò le gambe attorno al mio bacino, poi d’un tratto mi disse semplicemente “Ti voglio Liam”. Il mio cuore mancò un battito, e tornai a fissare il suo viso. Mi sorrideva tranquilla. Poggiai le mie mani sul suo bacino, poi lasciai che il mio corpo facesse il resto. Le sue mani si incrociarono sulla mia nuca, un gemito lasciò la sua gola, subito attutito dal contatto con la mia spalla, che Sophie morse piano per non fare rumore. Cercai di utilizzare tutta la delicatezza che avevo, volevo rendere l’esperienza speciale per entrambi. Io non ero il primo per lei, lei non era la prima per me, ma volevo che fosse diverso, che fosse eco del nostro rapporto, speciale e unico. Tutto ciò che lei potesse desiderare, tutto ciò che io potessi darle. Le sue dita tornarono a muoversi sulla mia schiena, come stesse suonando il pianoforte su di me. Sorrisi e la abbracciai più stretta, per poi riprendere, più veloce, più profondo, quasi più bisognoso.
 
Sophie si strinse più a me, ogni muscolo teso in uno sforzo finale, poi entrambi perdemmo il controllo, per infine collassare sul divano, il respiro corto e la fronte imperlata di sudore. Mi accarezzò la testa, godendo della sensazione dei capelli corti al contatto con la sua mano, poi mi baciò piano le labbra. Un bacio casto, del tutto fuori tema con quello che era appena successo, ma altrettanto unico, nostro.
 
Le passai la maglia e gli slip, presi i miei boxer e recuperai una coperta, poi tornai da lei, la circondai con le mie braccia e intonai una melodia al suo orecchio, guidandola nel sonno, prima di caderne vittima anche io.
 
 
They don’t know how special you are
They don’t know what you’ve done to my heart
They can say anything they want
‘Cause they don’t know us...
They don’t know what we do best
It’s betwen me and you, our little secret...

They don’t know about the things we do
They don’t know about the I love you’s

 
 
Writer’s corner:
Beh, eccomi con una one shot color… Arancione molto acceso o tendente al rosso? Sinceramente non lo so, ma quel che succede succede, e non è solo accennato, quindi in mancanza di una tavolozza di ratings più varia, è quel che è. Wow, sono molto profonda stasera. Insomma, dato che la notte porta consiglio, questo è quello che ho scritto la notte scorsa, che inizialmente doveva concludersi a un ti amo e invece poi è andata un po’ più avanti… Cose che capitano.
Beh, vi ringrazio di essere arrivati alla fine di questa mia OS! :)
Avete commenti, recensioni, critiche? Volete semplicemente farmi sapere la vostra opinione?
Il riquadro qui sotto è fatto apposta per questo! E grazie fin d’ora :)
-S
   
 
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