Non passava giorno che non pensassi a lui, Soul, per qualche strana ragione sapevo tutto di lui e non di me. Aspettavo trepidante l'arrivo di Ronnie per poter rivedere ancora una volta quel ragazzo.
-ciao, sono ronnie, tu chi sei?-
“non lo so” risposi esasperata da quella domanda ripetuta ogni santo giorno.
Sentii una melodia, era una melodia carica di tristezza e rabbia, era una melodia molto malinconica, tuttavia affascinante.
Mi girai in cerca del tanto amato pianoforte che la produceva. Lo vidi, era lì in tutto il suo fascino misterioso, ma questa volta era diverso: c'era qualcuno che lo suonava.

Soul.

Era lui, ne ero certa, non lo conoscevo eppure lo avrei riconosciuto fra mille. Mi avvicinai a lui, ormai ci separavano solo pochi passi e potevo vedere chiaramente ogni singola ciocca di quei capelli argentei.
La musica cessò, il ragazzo si voltò verso di me e finalmente potei rivedere quei fantastici occhi scarlatti.

Come la prima volta, rosso nel verde. Di nuovo insieme.

Mi guardò per un secondo e poi disse:
-questo sono io, e tu?-
In quel momento lui e il pianoforte scomparvero e ronnie mi venne incontro con la stessa grazia di una fata e disse:
-ciao, io sono ronnie, tu chi sei?-
questa volta la sua voce era cambiata, non era più la voce della ragazzina dall'aria innocente delle altre volte, questa volta era seria e risoluta.
Non ebbi nemmeno il tempo di pensare alla risposta che le mie labbra si stavano già muovendo:

“Io sono Maka Albarn, maestra della falce”

Vidi ronnie sorridere mentre si dissolveva insieme a tutto il suo mondo bizzarro.