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Autore: iminlovewithfiveboys    29/11/2012    0 recensioni
Come mi chiamo? Rhona Gillins.
Quanti anni ho? 17.
Bevo? Sì, da un po'.
Fumo? Anche quello.
Come va in famiglia? Boh. Sono scappata di casa e vivo in un Motel scadente della mia città.
Qualcosa su di me? La mia vita è una cazzata.
Genere: Erotico, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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  «Ma fottetevi stupide macchine... che invece che venire a far ‘sto frastuono fuori dal mio appartamento dovreste bruciare in un incidente giù in città, va’...»
  Bah.
Le macchine degli sbandati sono sempre così fastidiose... Le classiche auto che vi passano davanti casa mentre siete nel dormiveglia.
  Ma quella non era casa mia. Figuriamoci.
Era una delle tante camere del ‘BREAKHEAVEN’, il Motel più trasandato dei bassifondi della mia città, Cher. 
  Non chiedetevi perché ero lì. Non è possibile secondo me vivere in una casa con genitori rompicoglioni in carriera e un fratello così snob che potrebbe persino insultarvi per come respirate e paragonarlo al suo modo di far entrare l’aria in quel corpo da diciottenne che si ritrovava.
  Aveva solo un anno in più di me, eppure sembrava che si credesse più superiore di quel che in realtà non era. E mamma e papà lo appoggiavano. Certo, era il primogenito prediletto, lui. Luke Gillins.
  Ovviamente non erano solo quelli i motivi per cui me ne ero andata. Non so, onestamente, cosa mi avesse spinto ad andarmene. Una villa con piscina, giardino, campo da golf e tennis, tenute di cavalli e servitù che dava sul lago di Makii della città non era una brutta cosa. Ma un conto era vivere lì come una famiglia benestante. Un altro era essere ripresa per ogni singola cosa facessi. Okay, bere alcol e fumare non facevano di me esattamente la ragazza e figlia perfetta dell’uomo più importante, conosciuto e rispettato di Cher, ma c’era un limite a tutto. Non potevano tenermi rinchiusa in casa solo perché non dovevo più andare a scuola (visto che non me l’ero mai cavata male in campo scolastico ed avevo cominciato, per cui anche terminato, un anno prima).
  In fondo stare lì mi piaceva. Avevo tutto quello che mi serviva. I miei amici Birra e Sigaretta, i soldi che mia madre ha insistito per darmi, l’impianto stereo con tutti i CD vari sparsi per la camera e il televisore 36 pollici che accendevo di rado.
  Ero rannicchiata nel mio letto circolare verde, mezza addormentata, e appena alzai la testa sotto alla mia folta capigliatura arancione naturale piuttosto stravagante vidi l’ora rossa che lampeggiava nella sveglia sopra ad un comodino appoggiato alla parete. 23:09.
  «Stupide macchine. Ora non ho più voglia di dormire grazie a voi.»
Imprecai per un po’ contro le macchine, finché non decisi di alzarmi.
  
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