You’re the sweetest
for me
Lu &
Cissa
Ain’t
love the sweetest
thing?
Sweetest thing - U2 -
Tutte le volte che fai quello sguardo pungente,
mi viene da ridere.
Se non fossi così abituata a trattenermi, giuro che ti
scoppierei in faccia.
Forse non lo prenderesti proprio come un complimento,
quindi non te lo dico, ma trovo le nostre “uscite pubbliche”
esilaranti.
Scusa, ma già il nome: “uscita pubblica”
E stiamo a casa! Come
se la gente avesse bisogno di sapere che io e te siamo fidanzati. O meglio, come
se non lo sapesse già.
Ma diventi un… non lo so, un pinguino, un…
qualcosa!
Oddio, Lu… quando metti su quella faccia seria… davvero non so come
faccio a tener composte le labbra.
Va bene l’eleganza, va bene l’aria
aristocratica (anche se temo che prima dei cinquanta mi renderà una signora
colla puzza sotto il naso), ma diventi proprio un… ghiacciolo colla faccia
schifata.
Comico, per giunta! I miei muscoli facciali protestano. Un giorno
lo faccio, rido.
Io ti ho in mente come sei di solito, quando siamo da
soli, magari sulla nostra panchina nel tuo giardino.
Il mio Lu.
Quando mi
accarezzi, per esempio. Mi tocchi così delicatamente, come se fossi una bambola
di porcellana, o di vetro soffiato. Mi fai sentire preziosissima.
Oppure
quando mi baci, e mi stringi come se temessi che io scappassi.
Quando ti fai
coccolare, mi strofini il naso contro il collo e mi fai il solletico.
Quando,
dopo aver dormito colla testa appoggiata alle mie gambe, ti svegli e mi sorridi,
e ti si illumina tutto il viso.
Quando ci sediamo nell’erba a piedi nudi e mi
metti una margherita dietro l’orecchio.
Ti ricordi quando eravamo ancora a scuola?
Mia
sorella ti sorrideva ogni volta che ti vedeva, e invece a me stavi antipatico,
perché la prima volta che ci eravamo incontrati mi avevi fatto arrossire davanti
a tutti con quel tuo maledetto baciamano. Tu facevi il bulletto sfrontato coi
tuoi amici, io avevo solo undici anni e ti avevo già dichiarato guerra.
E al
terzo mi hai invitato al ballo di Natale. Avevi aspettato l’ultimo giorno, e me
l’hai chiesto di sfuggita, così per caso, incontrandomi in corridoio mentre
andavamo a colazione.
Che stupido, erano giorni che ti aspettavo, iniziavo ad
essere piuttosto arrabbiata, anche perché avevo rifiutato tutti gli altri
inviti.
Mi baciasti per la prima volta quand’ero al quinto. Tu aspetti sempre
l’ultimo momento, vero? Era il tuo ultimo anno.
Però potevi evitare, durante
il mio sesto e settimo, di mandarmi fiori tutti i lunedì. Una volta ogni tanto
andava bene, ma dopo un po’ stufa, anche se ne mandavi ogni volta di
diversi.
Beh, Lu… in fin dei conti, ti amo anche per i tuoi
“difetti”. Trovo adorabili sia la tua timidezza, sia il tuo sorriso.
E sì,
anche quel tuo sforzo immane di nasconderli dietro un viso severo e due occhi
freddi.
Mi basta che con me tu rimanga dolce come sei. Solo per
me.