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Autore: Kehia    17/06/2007    1 recensioni
[...] -E se non fossi mai esistita? Probabilmente tutto questo non sarebbe mai successo, è stata tutta colpa mia- La giovane guardò a terra, i suoi occhi verdi tremarono pericolosamnte. -Ma cosa stai dicendo? Di cosa stai parlando...?- Il ragazzo confuso la guardò interrogativo. -Tu non puoi capire, tu sei sempre vissuto in pace, sei sempre vissuto nel tuo mondo senza mai preoccuparti di niente...- L'ira della ragazza cominciava a farsi sentire, alzò lo sguardo verso di lui avvicinandoglisi. -Tu non sai cosa si prova a vivere qui!- Fu un attimo, il ragazzo capì, era così semplice, niente vi era di complesso, capì che era un insulto per lui, il suo orgoglio gli impediva di tacere anche in quel momento. -Non è colpa mia se sono stato sbalzato fuori alla nascità! Sei tu che non puoi capire cosa si prova a cambiare stile di vita in un giorno!- Le urlò infuriato. -E quindi è stato un male per te venire qui?! Ho quindi fatto del male anche a te?! TI HO QUINDI ROVINATO LA VITA?! HO TOLTO IL SENSO ALLA TUA ESISTENZA?!- Il loro sguardo si soffermo l'uno sugli occhi dell'altra, l'ira, il rancore, la tristezza erano tutte emozioni racchiuse nel cuore dei due. Lui scosse la testa serio senza staccare i suoi occhi grigi dagli infiniti pozzi di smeraldo della ragazza. -La mia esistenza non ha mai avuto un senso, prima di venire qui, è tutto il contrario di ciò che dici- Questa volta con calma aveva parlato, accennò ad un sorriso. -Non riesco a capire.- Il giovane sorrise rinnegando la rabbia ed il rancore. -Sei tu il senso della mia esistenza.- [...] Una storia piena di colpi di scena, avventura e passione!
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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My Second Place

My Second Place

N.B. Questa è la prima fanfic originale che scrivo,i personaggi e gli eventi specifici sono inventati, spero sarà di vostro gradimento^^

Trama: Il racconto si svolge in un mondo originale, con personaggi che hanno la forma somigliante agli esseri umani, ma con caratteristiche insolite ed originali, come anche le loro abitudini. La protagonista è figlia di uno dei più importanti membri di Farther City (La città "Oltre"). Grazie all'importanza della posizione del padre, Hiara, a soli dodici anni entra a far parte dei servizi segreti della città, sottoponendosi ad addestramenti e studiando per poter diventare il capo delle WFS (World Farther Spies), il suo sogno fin da bambina. Ma anche se possa sembrare felice di tutto questo, sono molte le cose che le mancano e la tristezza che incombe nel suo cuore, ma la sua storia avrà veramente inizio, quando le verrà assegnata la missione di trovare una persona, nel mondo parallelo dove mai era stata, allora riuscirà davvero ad aprire gli occhi...

Genere: Drammatico, Romantico, Avventura.

Raiting: Arancione

Memories

Il silenzio incombeva nella fredda città illuminata da poche luci. A sud, nel sobborgo più malfamato di Farther City, passi veloci si udivano, veloci e pesanti, uomini che il più silenziosamente possibile correvano verso la destinazione, privi di vesti sopra il busto, soltanto strani pezzi di stoffa che coprivano le loro braccia e una fascia a coprir loro il collo e la bocca. I passi cessarono, tre degli uomini si fermarono davanti alla saracinesca chiusa di un garage, si guardarono facendo un piccolo gesto con la mano. Il più robusto dei tre si posizionò davanti all'entrata chiusa e posizionando le mani davanti a se borbottò qualcosa di indecifrabile. Gli strani oggetti che andavano a coprire le braccia si gonfiarono anche solo per un attimo, subito dopo dai palmi uscì un impeto. Una scia di forza, potenza, e terra, con un tonfo sordo andò a colpire la saracinesca chiusa provocandole un foro a misura d'uomo.

-Presto ragazzi ora!-

Esclamò il più piccolo dei tre uomini subito entrarono e a loro se ne aggiunsero altri due, tutti vestiti allo stesso modo, con uno stemma simboleggiante la città, sulla parte destra di ciò che copriva loro il collo.

Dentro al garage il buio incombeva, i cinque uomini si guardarono attorno, uno di loro gridò in fretta.

-Tenente! Luce!-

Subito uno di loro alzò le mani sopra di sè emettendo uno strano verso, e come al precedente, le strane pezze sulle braccia si gonfiarono, ma da parte sua ne uscì un bagliore accecante di luce che andò ad illuminare il piccolo garage.

Direttamente davanti a loro, qualcuno di spalle, senza pensarci i cinque puntarono le braccia contro la figura per poi osservare meglio la stanza.

Otto persone erano distese a terra legate ed imbavagliate, la persona in piedi che dava loro le spalle sembrava incolume, lentamente si voltò.

Una ragazza, Una giovane di bassa statura, dai capelli di media lunghezza color castano chiaro e gli abbaianti occhi verdi, sorrise felice agli uomini.

-Ragazzi miei siete arrivati in ritardo-

I cinque soldati abbassarono immediatamente le braccia ed il più piccolo di loro si avvicinò alla giovane.

-Hiara ti avevo detto di aspettare i rinforzi!-

Esclamò infuocato di rabbia, la giovane si passò una mano dietro la nuca leggermente mortificata.

-Avevo paura che mi scoprissero... non ho più resistito-

-Chiamate immediatamente il vice-ministro informatelo che sua figlia sta bene e fatelo venire qui-

Disse velocemente il comandante voltatosi verso i suoi sottoposti che subito eseguirono gli ordini, si voltò nuovamente verso la giovane.

-Sei sempre la solita... non so se darti una nota di merito o di demerito-

La giovane si guardò attorno e si diresse verso l'angolo della stanza prendendo un piccolo pacco, portandolo poi al superiore.

-Signore, ho trovato la copia del sigillo, non potete mettermi una nota di demerito-

Disse quasi in supplica porgendo il piccolo pacco al suo comandante, l'uomo lo guardò per qualche secondo prima di prenderlo ed analizzarlo.

Silenzio ne segui ed un sorriso beffardo sul volto della ragazza vestita con un paio di larghi pantaloni neri ed un semplice pezzo di stoffa a coprire sul busto ciò che gli uomini non possedevano. Anche lei, come gli altri portava strane coperture sulle braccia, ancora sicura di se guardava il suo superiore. Spalancò infine gli occhi nel vedere una figura dietro di lui che le si avvicinava minacciosamente, fece qualche passo indietro spaventata.

-Maledizione Hiara! Quante volte devo dirti di non essere avventata e di non fare tutto da sola, questi sono uomini pericolosi!-

Aveva cominciato ad urlare fronteggiando la figlia, il Vice Ministro, un uomo alto e robusto, rasato e dagli scuri capelli ben pettinati, gli occhi piccoli ed i lineamenti marcati, vestito in giacca e cravatta. Lo sguardo preoccupato ed irato dal comportamento della giovane figlia , scrutando dall'alto la ragazza si eresse al massimo della sua statura voltando sicuro verso il comandante che sull'attenti lo guardava.

-Segnate una nota di demerito all'Agente 0325 e fatele fare il rapporto completo, lo voglio domani da consegnare al primo ministro-

Si voltò nuovamente verso la figlia.

-Dobbiamo fare un bel discorsetto io e te-

Detto ciò si avviò verso l'uscita nel più assoluto dei silenzi.

La giovane restò immobile a fissare il padre andar via, la bocca leggermente spalancata, le mani lungo i fianchi e gli occhi fissi sull'uscita.

-Ma...-

Non disse altro, un intero rapporto di una missione durata tre mesi, da stilare in ciò che ne restava di quella notte, questa volta suo padre aveva dato il peggio di se, in più la nota di demerito.

Hiara era sempre stata una ragazza avventata, scontrosa e sicura di se, faceva sempre ciò che le passava per la testa senza pensare alle conseguenze che avrebbe potuto causare, la sua sicurezza derivava dal fatto che suo padre era uno degli uomini più potenti del paese se non dell'intero mondo, e proprio per colpa di questa sicurezza durante le missioni aveva sempre fatto di testa sua, disubbidendo agli ordini dei superiori, ma scampandola sempre, suo padre era sempre stato clemente con lei, spiegando ai pezzi più grossi dell'esercito che era solo una ragazzina, che aveva bisogno di maturare e che con il tempo avrebbe cominciato ad ubbidire. Appunto per questo, lei sapeva che non sarebbe successo, tutte le sue azioni erano determinate da qualcosa dentro se, qualcosa che la spingeva a fare la cosa sbagliata al momento sbagliato, ma a non pentirsene.

-Vieni Hiara ti accompagno a casa, un rapporto così lungo non è facile da scrivere in una notte, divertiti...-

Il comandante si avviò con lei all'uscita, Michen Envis, il suo nome, un giovane di diciannove anni distintosi per le sue doti in campo di guerra, divenuto capitano anche lui, grazie al padre della giovane. Alto e slanciato, dai capelli biondi e gli occhi scuri, lo conosceva ormai da circa cinque anni, da quando era entrata a far parte dell'esercito, nei servizi segreti. Lui le doveva il favore del suo grado di comandante, era stata lei e farlo notare dal padre per le sue doti. Nonostante tutte le sue disubbidienze, Michen era sempre stato gentile con lei, semplicemente per la gratitudine che le doveva.

-Non prendermi in giro-

Fece guardando in basso con aria sfinita.

-Era proprio arrabbiato questa volta e non riuscirò mai a finire il rapporto per domani... Povera me, sono spacciata-

Il giovane rise leggermente, guadagnandosi un occhiata assassina dalla ragazza. Dopo circa dieci minuti arrivarono al parcheggio sotterraneo dove i militari avevano lasciato i propri mezzi per non farsi udire dagli impostori. Salirono in macchina.

Il viaggio fu stranamente silenzioso, di solito la giovane non chiudeva mai bocca, Michen era sicuro che non vedeva l'ora di raccontargli tutto sulla sua missione in incognito, di come aveva atterrato tutti quegli uomini da sola, invece no, era silenziosa e guardava in basso, probabilmente pensando al rapporto che doveva stilare in così poco tempo. Era strano, non era il tipo di perdersi così facilmente d'animo, decise così di avviare una conversazione sperando di tirarla un po' su di morale.

-Penso che tu abbia fatto un ottimo lavoro per la tua missione..anche se..-

No, era l'argomento sbagliato, ma non gli veniva in mente altro.. Decise che restare in silenzio sarebbe stato meglio.

Passarono pochi minuti, Hiara guardava in silenzio i proprio piedi e fece una cosa che il giovane non si sarebbe mai aspettato.

Si tolse dalle braccia quei pezzi di stoffa che le coprivano, mostrando così la sua fragilità, alzò così i pantaloni sopra le ginocchia mostrando altri pezzi simili sui polpacci, togliendosi anche quelli.

Michen restò con gli occhi sgranati fissando lei e ogni tanto la strada, la domanda venne spontanea.

-Hiara.. Che cosa stai facendo-

Lei voltò il capo verso di lui e sorrise.

-Mi tengono molto caldo..siamo in primavera ormai-

Nel frattempo si erano fermati davanti a casa della ragazza, lei scese.

-Grazie per il passaggio-

-Vuoi una mano per quel rapporto?-

-No.. devo farlo io.. " Fece un sorisetto sarcastico "Hai visto Michen.. è restato trenta secondi per poi andarsene.. non ha tempo per me nemmeno se combino cose come queste..-

Detto ciò con le sue pezze in mano andò al portone fece un cenno con la mano al giovane ed entrò.

Ecco cos'era che la turbava, non la missione, non il rapporto, ma suo padre...

Hiara entrò in casa, lanciò ciò che aveva in mano sul divano, accese la luce e si sede alla scrivania cominciando a battere a macchina il rapporto della lunga e intensa missione.

Era a metà del suo rapporto, più di due ore oramai erano passate, si bloccò di scatto. Ricordi. Ricordi le invasero la mente.

Stupidi ed insignificanti ricordi che le passavano davanti al verde dei suoi occhi lasciandola in uno stato di Trance.

Aveva cinque anni, stava chiusa in camera, suo padre le aveva detto che sarebbe tornato presto, aveva portato sua mamma a fare una specie di operazione, le aveva detto che stava male, che aveva bisogno che qualcuno intervenisse.. Eppure a lei non era mai sembrata star male.. le era sempre sembrata felice, l'aveva sempre seguita con affetto e con amore, aveva lasciato tutto per lei.. la ricordava sempre sorridente. Suo Padre era tornato parecchie ore dopo, appena sentita la porta aprirsi lei era corsa da lui, ma l'unica cosa che lui... suo padre.. le aveva detto quel giorno dove la pioggia dominava fuori casa straziando le orecchie.. "La Mamma non tornerà più.."

Dov'è? Dov'è la mia mamma? Perchè non torna più? E' in viaggio? E' partita senza di me? Perchè? Dov'è la mia mamma? Dov'è?

E quella scia argentata che non aveva versato nemmeno quando piccola aveva ricevuto la notizia, scese in quel frangente dal suo occhio sinistro solcando la guancia fino ad arrivare al mento cadendo e andando a schiantare sul legno della scrivania.

-Dov'è la mia mamma...?-

La bocca si mosse da sola, prima che lei si risvegliasse e ricominciasse a scrivere...

-Fermati qui, devo passare un attimo a casa per prendere dei documenti-

Disse velocemente il Vice-ministro all'autista. Scese ed entrò in casa.

Trovò la luce accesa e alla scrivania lei, la testa china sul legno, dormiva profondamente. Erano oramai le sette di mattina. L'uomo si avvicino alla figlia notando immediatamente che il rapporto era completo, accarezzò la nuca della ragazza per poi prenderla in braccio e portarla nella sua stanza, la poggiò delicatamente sul letto coprendola, tornò nell'altra stanza prendendo tutto ciò che doveva, compreso il rapporto.

Quando l'avrebbe vista alla centrale, fra poche ore, le avrebbe affidato una nuova missione che lui personalmente aveva già scelto.

FINE PRIMO CAPITOLO

Spero sia stato di vostro gradimento, ma la storia vera inizierà dal secondo capitolo in poi.

Se lasciate qualche commentino mi fate molto felice e mi serve anche per sapere se è piaciuta o no^^

Hina-Chan

  
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