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Autore: mikaela    29/11/2012    3 recensioni
Blaine si è trasferito nella città di Lima con i suoi genitori. chiunque potrebbe giurare che ha una bella vita: casa fantastica, bravi genitori, un fidanzato e molta popolarità. ma se il suo ragazzo, Sebastian, non fosse un principe azzurro? e se i suoi genitori non fossero così bravi?
Storia collegata all'altra mia one-shot "you belong with me", entrambe ispirate dalle canzoni di Taylor Swift.
"Blaine non ricordava esattamente com’era iniziata, ma e stanco. Di tutte quelle litigate, dei “ti amo” seguiti dai “ti odio”, delle bugie e di promesse infrante.
Forse quando si era trasferito a Lima, si era sentito troppo solo, e Sebastian era stato così gentile. Ed era gay, dove mai avrebbe trovato un ragazzo disponibile e carino come lui?
Si era accontentato, e solo in quel momento se ne rendeva conto."
Buona lettura :)
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Klaine belong with each other'
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White Horse

 

Blaine non ricordava esattamente com’era iniziata, ma e stanco. Di tutte quelle litigate, dei “ti amo” seguiti dai “ti odio”, delle bugie e di promesse infrante.
Forse quando si era trasferito a Lima, si era sentito troppo solo, e Sebastian era stato così gentile. Ed era gay, dove mai avrebbe trovato un ragazzo disponibile e carino come lui?

Si era accontentato, e solo in quel momento se ne rendeva conto.

E forse l’aveva fatto per la popolarità del suo ragazzo, che lo salvava da tutti gli atti di bullismo che riservavano agli altri ragazzi.
Blaine li vedeva, nei corridoi o a mensa, i compagni di squadra di Sebastian che tiravano tutte quelle granite ai ragazzi in basso nella scala sociale.
Ma in particolare, poteva notare, le granite venivano riservate al glee club, così come i cassonetti e gli spintoni contro gli armadietti, facendo sentire Blaine uno schifo. Lui aveva sempre amato la musica, ma appena aveva capito come venissero trattati i “tipi da glee club” aveva completamente abbandonato l’idea di unirsi a loro.
E poi Sebastian Smythe, il suo nuovo amico in quel periodo, gli aveva quasi proibito di entrarci.

Blaine ricorda perfettamente quando venne a meno alla richiesta di Sebastian. Era al McKinley da circa un mese, e sentiva il profondo desiderio di entrare in quel dannatissimo club, di conoscere ragazzi che amavano la musica quanto lui, e di mandare i bulli a quel paese.
Aveva detto a Sebastian che si sarebbe trattenuto a scuola per un corso serale sperando che gli credesse, visto che era negato a mentire.
E lentamente, senza farsi notare, si era avvicinato alla porta dell’aula di musica, che era semiaperta e gli permetteva chiaramente di sentire dei ragazzi parlottare tra di loro.
Poi una voce più matura aveva interrotto i ragazzi, chiamando un certo “Kurt” per chiedergli di cantare la sua canzone della settimana.

Blaine non dimenticò mai la voce di Kurt, e continuò a ripetersi la sua versione di “I want to hold your hand” nella testa. Si era commosso, per l’emozione che quella canzone trasmetteva. E ,cavolo, quella era la voce più bella che avesse mai sentito in vita sua.
Quella sera si chiese se anche quel Kurt si sentiva solo come lui. Quella canzone gli era parsa tanto una richiesta di aiuto, ma nessuno dei suoi compagni sembrava rendersene conto. O forse era solo lui che si stava immaginando tutto?
In ogni caso quella notte, prima di addormentarsi, desiderò prendere la mano di Kurt.

Il giorno dopo lo notò chino nel suo armadietto, quasi che desiderasse caderci dentro e non uscirne più. Blaine si fece coraggio e si avviò verso di lui, ma l’altro chiuse di scatto l’anta e si allontanò, senza gardarlo.
Il riccio lo avrebbe seguito, se non avesse notato la scritta sull’armadietto di Kurt.
Frocio

-Blaine come va a scuola?- gli chiese sua madre premurosa.
Il ragazzo si toccò istintivamente il livido sul braccio che si era procurato quando i bulletti della sua scuola l’avevano picchiato, quella mattina.
-tutto bene-.

Blaine non parlò con Kurt quel giorno, nemmeno il seguente, o quello dopo ancora. Iniziò ad evitarlo, ma più cercava di non incrociarlo, e più lo vedeva.
Si accorgeva di quando veniva spintonato, preso in giro, o buttato contro gli armadietti,  e non muoveva un muscolo per aiutarlo.
Semplicemente restava a guardare, sentendo l’ansia e la paura soffiargli sul collo.

-perchè non te ne vai da questa scuola? Non li vogliamo i froci come te-
-lasciatemi in pace!- tentò di difendersi, indietreggiando.
-altrimenti cosa fai? Lo dici alla mamma?- chiese l’altro, scatenando le risa del suo gruppo.
No, non lo avrebbe mai detto.

Vedere Kurt trattato così, lo faceva sentire male, e gli ricordava i mesi di paura e terrore che aveva passato nella sua vecchia scuola. Più cercava di tenersi lontano da Kurt, e più si sentiva inesorabilmente legato a lui.

Ricorda il giorno in cui si mise con Sebastian. Erano passati circa tre mesi dal suo arrivo, ed era appena tornato a casa, trovandola come al solito vuota.
Si era preparato qualcosa da mangiare, per poi portarselo in camera, con l’intenzione di stare tutta la sera sdraiato sul letto ad ascoltare musica.
Di solito teneva sempre le tende tirate in camera sua, ed evitava ogni tipo di contatto con i suoi vicini.

Blaine uscì da casa sua per buttare la spazzatura canticchiando una canzone di Katy Perry.
Quella volta ci mise più tempo del normale, e quando tornò a casa con i capelli spettinati e la felpa malmessa, la madre non gli chiese che era successo, ma capì che lui e il figlio del loro vicino avevano avuto una discussione abbastanza accesa.

In ogni caso, si sentì davvero uno stupido quando sbirciando dalla tenda per vedere se i suoi arrivavano, notò Kurt entrare nella casa accanto alla sua.
Era il suo vicino di casa, e non se n’era mai reso conto.

Quella sera chiamò Sebastian, andarono insieme al Lima Bean, e Blaine lo baciò, dando inizio alla loro storia.
Non dirà mai che i mesi con il suo ragazzo erano stati uno sbaglio. Con lui aveva trovato una sorta di equilibrio, e per un po’ riusciva a non pensare a quelle brutte esperienze nella vecchia scuola, ai suoi genitori che stavano pochissimo a casa per evitarlo, e al fatto che si sentisse terribilmente inadatto.
Per i primi tempi Sebastian lo faceva ridere, sorridere e farlo sentire più di una “checca idiota”.
Quando glielo aveva confessato, il suo ragazzo ci aveva scherzato sopra, dicendo che era normale perché lui era il “suo principe” ed era venuto con il suo cavallo bianco a salvarlo.
Anche Blaine aveva riso, spensierato e felice.

Ma il pensiero di Kurt non lo abbandonava, mai. E iniziò a sentirsi un idiota, perché insomma: non conosceva quel ragazzo di persona, e magari non aveva una vita difficile come quella che si immaginava.

Il tempo passò, Blaine e Sebastian stavano ufficialmente insieme, e vivevano la loro vita tranquillamente. Il tempo più lungo in cui non si videro fu una settimana perché Blaine era a casa con la febbre, ma in quei giorni cambiò tutto.
Tornato a scuola l’atmosfera sembrava diversa, non triste, ma molto tesa. I suoi compagni si comportavano come al solito, ma si sentiva che qualcosa era cambiato. Sembrava che stesse per accadere qualcosa da un momento all’altro, ma non riusciva davvero a capire cosa fosse.
Si diresse all’armadietto e ci trovò il suo ragazzo ad aspettarlo. Gli fece un sorriso raggiante, che stranamente non venne ricambiato.
-Seb?- lo chiamò, senza ottenere risposta. Il francese continuava a fissare un punto imprecisato del muro difronte a se.
-Seb? Ci sei?- solo quando gli schioccò le dita davanti alla faccia, il ragazzo scosse la testa e fece un rumore infastidito.
-oh, Blaine- disse poi, accorgendosi della sua presenza.
-già, il tuo ragazzo, che non vedi da una settimana. Mi spieghi che…- ma blaine si bloccò, poiché si era reso conto del silenzio che si era creato nel corridoio.
Tutti i ragazzi guardavano un punto imprecisato dietro di lui, Sebastian compreso, così si voltò per capire che succedeva a tutti.
Un ragazzo camminava lentamente al centro del corridoio, dall’aria poco curata e i capelli spettinati. Teneva la testa bassa, ma Blaine non sapeva dire da che parte guardasse, poiché portava dei grandi occhiali da sole.

-è il frocio, quello che aveva una cotta per Matt della squadra di football….- bisbigliò qualcuno al suo passaggio.
-ho sentito dire che è sempre l’ultimo dei suoi compagni negli spogliatoi, e sta sempre a fissarli mentre si cambiano- Blaine continuava a camminare, sentendo addosso lo sguardo di tutti.
-che schifo…- il corridoio sembrava infinito, quanto era distante l’aula di scienze?
-ma perché il preside non lo espelle? Certe cose non dovrebbero girare libere per la scuola-
Le voci dei suoi  compagni gli rimbombavano nella testa, mentre inseriva la chiave nella porta di casa sua. Gettò un’occhiata al ragazzino con i ricci scompigliati e le profonde occhiaie nello specchio. Si toccò il livido sulla mascella, che gli provocò una smorfia di dolore.
Entrò in soggiorno e quando vide i suoi genitori seduti insieme nel divano, sapeva già cosa lo stava aspettando.
-Blaine, dobbiamo parlare-

 Quel ragazzo era Kurt Hummel, e gli ricordò tantissimo se stesso nella vecchia scuola.

Blaine ricorda che non venne mai a sapere il perché di quell’improvviso cambiamento in Kurt e nei suoi compagni, e che da quel periodo fu impossibile sentire la voce del suo vicino di casa. Attribuiva tutto ciò a delle stupide coincidenze, non poteva sapere che il motivo era un altro.

Tuttavia la voce di Kurt non fu l’unica cosa a mancare. Sebastian divenne più scorbutico e insopportabile. Le loro uscite (se Sebastian non gli dava buca) si concludevano male, e non potevano parlare senza finire per urlarsi contro.
Blaine era depresso, molto depresso. Non capiva Sebastian, i suoi comportamenti strani e il perché stesse andando tutto storto.
Per questo quella sera Blaine aveva urlato, al telefono. Il suo ragazzo stava avanzando chissà quale stupida scusa per il suo comportamento, ma era così poco credibile che ottené solo di far infuriare il riccio.

-Sono stanco Sebastian, non ne posso più!-
-Si può sapere perché ti comporti da checca isterica? Qual è il tuo fottuto problema adesso?-
-sono io quello con dei problemi ora?-

E la discussione si fece più accesa di prima, e le urla di Blaine sempre più forti.
Fu un caso quando buttò l’occhio sulla sua finestra e vide il suo vicino di casa scivolare lentamente verso terra, fino a scomparire.
La voce di Sebastian persero importanza, e anche se gli stava urlando nell’orecchio, Blaine sentiva solo un rumore ovattato.
Kurt si era sentito male? Lo aveva spaventato? Si stava nascondendo? Era svenuto?
-… stai diventando pegg…-
-devo chiudere-
-….n deficiente che.. aspetta, cosa? Sei scemo Blaine?-
Il riccio non rispose e chiuse la chiamata, senza distogliere lo sguardo dalla finestra di fronte alla sua. Doveva andare a controllare? E se poi non era nulla?
Si fece un po’ di coraggio, aprì la finestra e lo chiamò. Kurt non rispose, così ritentò inutilmente.
Blaine si guardò velocemente intorno per cercare un qualcosa con cui attirare la sua attenzione e quando notò un paio di tappi di penna sulla scrivania non ci pensò due volte prima di tirarli contro la finestra di fronte alla sua.
Si tranquillizzò solo quando vide la testa del vicino sbucare da sotto la finestra e fissarlo confuso.

 

˜__˜

Parlare con Kurt era una delle cose più strane che Blaine avesse fatto mai in vita sua. E la cosa più strana era che tecnicamente non parlavano: si mandavano messaggi via cellulare, chattavano, si scrivevano mail, ma soprattutto scrivevano nei blocchi delle frasi e comunicavano tra le due finestre.
Blaine voleva davvero sentire la voce di Kurt, ma quest’ultimo sembrava evitare ogni situazione che implicasse questo tipo di comunicazione.
Tutto sommato gli stava bene, perché per quanto fosse una delle cose più strane che gli fossero capitate, era anche una delle più belle.
Aprì la porta di casa sa raggiante. Quella sera i suoi non avevano nessun impegno e li avrebbe potuti vedere e passare del tempo con loro, finalmente.
Ma quando entrò la casa era silenziosa, come al solito.
Non erano venuti, lo avevano evitato. Di nuovo.
Si diede mentalmente dell’idiota, perché era ovvio che lo evitassero: lui era uno scarto. Era per quello che Sebastian lo trattava male, per quello i bulli lo avevano pestato a sangue nella sua vecchia città e per quello che Kurt non gli parlava in faccia.

-è vero, Blaine?- gli chiese suo padre.
Erano seduti sul divano e lo guardavano senza una minima espressione. Da quando a scuola avevano scoperto il suo segreto, la sua vita era un inferno. Ma a casa non sapevano nulla, non da lui almeno.
-cosa?- domandò, anche se sapeva esattamente a che si riferiva.
-sei frocio- fece il padre. Non era una domanda, ma una constatazione. E quando non batté ciglio, i genitori lo interpretarono come una conferma.
-abbiamo un figlio frocio- fece la madre, prima di mettersi a piangere.
E lui si sentì come un giocattolo rotto e abbandonato da tutti.

Era rotto, da buttare.
Salì in camera, senza curarsi delle lacrime che lentamente scendevano dal suo viso. Aveva le tende aperte, ma non pensava che Kurt lo avesse visto.
Quando alzò lo sguardo verso la finestra capì che non poteva essere altrimenti, perché nel vetro della camera di fronte c’era un foglio attaccato con lo scotch.

Sei speciale Blaine, non lasciare che ti facciano credere il contrario.

Quella sera capì di amare Kurt Hummel. Perché nessuno aveva il potere farlo sentire così vivo con delle semplici parole come faceva lui.
Un giorno glielo scrisse pure, nel suo blocco di fogli, ma decise di non mostrarglielo. Non sapeva perché, ma era confuso, e aveva paura. Paura di quello che provava.
Ed fu così che quella sera uscì con Sebastian. Perché anche se lui non era il suo principe con il cavallo bianco, stare con lui era più semplice.

˜__˜

Blaine non amava il football. Che c’era di divertente in una massa di adolescenti che avevano l’autorizzazione di farsi male tra loro? Lui aveva provato la sensazione di essere picchiato da qualcuno, e quello sport gli ricordava troppo l’esperienza.
Ma Sebastian giocava, e lui doveva sostenerlo, perché era il suo fidanzato.
O almeno ne era totalmente convinto, finché un ragazzo non si alzò dalle tribune, e gli andò incontro per baciarlo.
Davanti a tutti.
Davanti a lui.
Blaine si era praticamente catapultato sul campo, ignorando gli sguardi disgustati della gente, o quelli scioccati dei suoi compagni di scuola.
-perché?- gli chiese solo.
-Blaine, lascia che ti spieghi, parliamone!- lo pregò Sebastian, mentre l’altro ragazzo si scostava, confuso.
-sono un’idiota, come ho fatto a fidarmi di te?- fece, più a se stesso che a Smythe.
-no, no Blaine! Ascolta ti prego. Sono ancora io, il principe con il cavallo bianco, ricordi? E tu sei il mio principe- disse, riferendosi al loro gioco di fingersi in una fiaba.
-Non sono il tuo principe Sebastian e Questa non è una favola! In ogni caso è troppo tardi per te e il tu cavallo bianco-
Lo lasciò li, sentendo lo sguardo di tutti addosso, mentre andava verso l’uscita. Incrociò lo sguardo di Kurt che lo fissò dispiaciuto.
Ma lui non capiva che cosa ci fosse da essere dispiaciuti. Era libero, non si era fatto abbindolare da Sebastian e si sentiva felice.
Avrebbe smesso di preoccuparsi delle persone che non tenevano a lui, come Bas o i suoi genitori.
D’ora in poi la sua priorità era Kurt.
E non importava quanto sarebbe stato difficile, doloroso o complicato: un giorno sarebbe diventato il principe di Kurt, e lo avrebbe salvato con il suo cavallo bianco.

 

 

Miky’s Corner

Ecco lo spinn-off/continuo/prequel (come vi pare lol) di “you belong with me”.
Spero che vi sia piaciuto, e spero di aver trattato bene l’argomento. Per ora questa “serie” finisce qua, ma se vorreste qualche altra one-shot collegata basta avvisarmi con una recensione o via MP e io provvederò ;)
Un grandissimo grazie a AngelAnderson15 Betty97 ( <3 ) _Breakable e annav per aver recensito lo scorso capitolo. Grazie anche a M3dialuna che mi ha fatto sapere di aver apprezzato la storia precedente.
Ovviamente grazie mille ha chi l’ha salvata e magari salverà questa tra le preferite/ricordate/seguite.
E infine grazie a Taylor Swift per le sue canzoni che mi ispirano la scrittura.

Baci miky

   
 
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