1.
CI VOLEVA
LA PIOGGIA.
[GREEN - TOUKO]
Tristissima, freddissima e grigia
giornata di pioggia in cui Green non
voleva e non poteva permettersi di rimanere al calduccio sotto le
coperte.
Era ancora molto presto e di luce, fuori, proprio non ce
n’era.
Si precipitò a sciacquarsi il viso per poi specchiarlo, e
ancora una
volta cercò di sfuggire alla verità che i suoi
bellissimi occhi verdi non gli
permettevano di dimenticare.
Indossò abiti più pesanti dei soliti, bevve una
tazza di cioccolata
calda e osservò la cucina vuota notando, sul tavolo, un
bigliettino che,
sapeva, non avrebbe letto perché a Green non serviva leggere
il contenuto di
uno stupido bigliettino per sapere ciò che si celava dietro
quella parole.
Il silenzio, in quella casa, era così snervante e assillante
da apparire
terribilmente rumoroso, così tanto che Green era solito
chiedersi come mai i
vicini non si fossero ancora lamentati.
La luce del mattino si fece spazio tra i nuvoloni e Green si accinse ad
uscire, guardando per l’ultima volta l’ingresso
della casa a cui vorrebbe non
dover far ritorno e, voltandosi, se la lasciò dietro,
dimenticandola per
lasciar spazio a ricordi ben più piacevoli di cui poteva
godere solo andando a
scuola.
Perché anche se la sua situazione familiare non era una
delle migliori
gli bastava solo uscire da quella casa per tornare felice, gli bastava
solo una
chiacchierata con Red (per quanto potesse essere interessante), gli
bastava
solo la scuola.
Continuava a piovere a dirotto e, in classe, sembravano tutti sommersi
da mille problemi, incapaci anche solo di sfornare un minuscolo
sorriso:
bastava la pioggia e un cielo scuro che già
nell’aria si respirava depressione.
Kotone, così come la professoressa Aralia, non si
lasciò scoraggiare da
un po’ d’acqua e, incapace di sostenere ancora
quell’atmosfera da funerale,
decise di rallegrare i compagni accompagnata dall’insegnante.
La professoressa Aralia cominciò proponendo agli alunni
un’attività
diversa perché, in un giorno come quello, dovevano passare
il loro tempo sui
libri? Avrebbero studiato, sì, ma ci volevano dei colori,
assolutamente.
Quello che Aralia aveva in mente era la realizzazione di alcuni
cartelloni, idea appoggiata solo da Kotone e Pearl, in quanto tutti gli
altri
erano troppo contagiati dalla tristezza del cielo per accettare di fare
qualcosa destinata a dei bambini. Tuttavia era la professoressa a
decidere e
così passarono un paio d’ore a ritagliare ed
incollare su cartoncini colorati,
litigando a volte su chi doveva essere il primo.
Green notò due particolari abbastanza inusuali: uno era
Crystal che
rideva e scherzava insieme agli altri, cosa che non faceva quasi mai;
l’altra
era che Touko e Belle non stavano insieme, quasi gli sembrò
si evitassero.
Finita l’attività tutto tornarono ai propri posti
ma la pioggia non
accennava a voler diminuire, quasi minacciava di dover peggiorare: il
cielo
doveva essere decisamente triste e arrabbiato, quel giorno.
Poco prima l’ora dell’uscita passò una
circolare che avvisò di un certo
incidente alla scuola causato dal brutto tempo e che, a causa di
questo,
l’uscita doveva essere posticipata a tempo indeterminato.
I volti dei ragazzi sbiancarono di colpo: non bastava una giornata
tristissima come quella ma ci voleva anche di essere rinchiusi a scuola.
Tuttavia, come al suo solito, Kotone continuò a non
scoraggiarsi e
cominciò a parlare (urlare, in realtà):
“ Forza ragazzi, non lasciamoci
scoraggiare dalla pioggia! Guardiamola da un’altra
prospettiva! Siamo rinchiusi
a scuola, liberi di fare ciò che ci pare e siamo insieme!
Divertiamoci, via
quei brutti musi, depressi! ”.
I compagni sorrisero sospirando e Touko affermò di essere
d’accordo,
seguita prima da Belle, Green, Ruby e via via tutti gli altri.
Giunta finalmente l’ora di tornare a casa Belle si
avvicinò a Touko
proponendole di andare a casa insieme ma lei rifiutò,
affermando di dover fare
ancora qualcosa, ma Belle era realmente la sua migliore amica e una
bugia
sapeva riconoscerla ma accettò comunque e andò
via raccomandandole di far
presto per evitare che la pioggia ricominciasse.
Touko aspettò una ventina di minuti seduta al proprio posto,
in classe,
osservando il cielo immersa nei propri pensieri finché
sottili linee quasi
invisibili ma rumorose la svegliarono, allora sobbalzò e
disse: “ Oh no! Quanto
tempo è passato?! Sta di nuovo piovendo, adesso come torno a
casa?! ”.
-
“ Yo ”.
Una voce maschile che avrebbe
riconosciuto anche tra altre mille le
aveva parlato da dietro così Touko si girò
lentamente verso la porta con la
certezza di sapere chi si sarebbe trovata davanti ma, finché
non incrociò i
suoi occhi sperò con tutto il cuore non fosse lui:
“ perfetto ”.
-
“ Green, che ci fai qui?
”
-
“ Per il tuo stesso
motivo. Intendo la pioggia, non
il litigio con un amico ”
-
“ Di che stai parlando?
Sei irritante! ”
-
“ Ma come? Del fatto che
sei rimasta qui per non
andare con Belle, no? ”
-
“ Tu… come?!
Non sono affari tuoi, lasciami in
pace, ho da fare! ”.
Così dicendo Touko si
risedette al suo posto e, aprendo la cartella,
prese un libro e un quaderno e cominciò a scrivere ignorando
completamente la
presenza del ragazzo che le si avvicinò per vedere cosa
stesse studiando:
-
“ Matematica? Ma domani
non l’abbiamo… ”
-
“ Non ci capisco nulla.
Devo studiarla, okay? ”
-
“ Sai, io me la cavo. Se
vuoi posso aiutarti ”
-
“ Ovvio che
no…., non ti credo… ”
-
“ Oh, te la stai
pensando! ”.
Touko abbassò lo sguardo
verso il libro e lesse qualcosa, arrossì leggermente
e si spostò nella sedia accanto per far spazio a Green e,
mentre il ragazzo
cominciava a scorrere le righe dell’esercizio, Touko
avanzò una domanda:
-
“ Perché sei
qui? Intendo il vero motivo ”
-
“ Nessun motivo in
particolare ” –rispose
distrattamente, senza togliere gli occhi dal libro-
-
“ Capisco, non vuoi
dirmelo ”
-
“ E tu? Perché
hai litigato con Belle? ” –questa
volta si voltò-
-
“ No…Non
abbiamo litigato… ”
-
“ Qualunque cosa sia
parlale, no? ”
-
“ E se pensasse che sono
infantile? ”
-
“ Ma tu sei
infantile,
piccola Touko ”.
Allora Touko si adirò.
Odiava Green e i suoi modi di fare, la sua voce
così vissuta e presuntuosa, odiava il fatto di non riuscire
a capire nulla di
lui e odiava quando la chiamava ‘piccola Touko’
solo perché sapeva che le dava fastidio.
Allora si alzò ed esclamò: “ Hai
visto?! Non si può parlare con te! ”. Green
sbuffò: “ Ah, sei una ragazza problematica
”.
-
“ Sarei io ad essere
problematica?! Sei tu quello
prepotente che mi innervosisce sempre solo per divertimento! ”
-
“ Ma sei tu quella che
evita l’amica per un motivo
banale di cui non ha nemmeno il coraggio di parlare ”
-
“ Banale?! Lei non me
l’ha detto nonostante io mi
sia sempre confidata riguardo tutto! Ma è Belle e so che se
l’ha fatto c’è un
motivo ma proprio non vuole dirmelo, lei non si fida di me! ”
-
“ Se non te lo
dice lei magari vuole che
sia tu a chiederglielo ”.
Touko si fermò un attimo
rendendosi conto di aver raccontato il suo
problema a Green, quel Green. Ma
poi
riflesse sulla sua risposta e ricordò che, in effetti, non
le aveva mai chiesto
nulla: Belle ascoltava ma non parlava.
Allora capì di essere lei stessa il problema, si rese conto
di quanto
era stata egoista in tutti quegli anni e si sentì
terribilmente in colpa:
doveva rimediare.
Green la osservava quasi compiaciuto perché aveva ben capito
di aver
fatto completamente centro ma all’improvviso la vide voltarsi
di scatto verso
la porta e la fermò velocemente:
-
“ Sta ancora piovendo
”
-
“ Ma devo andare da
Belle! ”
Così i due andarono in
cerca di due ombrelli e, trovandoli, si diressero
fuori ma prima di separarsi Touko disse qualcosa: “ Green,
potrebbe scoppiarmi
il fegato per ciò che sto per dirti ma… ecco,
grazie… mi ha aiutata davvero
molto ”.
Green rimase un attimo allibito, non aspettandosi minimamente parole
del
genere uscire dalla bocca di Touko, specie se dirette a lui, ma poi le
sorrise
e, facendo segno con la mano, andò via.
Bussò alla porta della camera e l’aprì
lentamente mentre Belle,
davanti la scrivania con gli occhi fissi sulle righe del libro che
aveva in
mano, si sorprese e la invitò ad accomodarsi.
Allora Touko fece un rumoroso sospiro e, fissando Belle negli occhi,
cominciò a parlare: “ Belle io volevo chiederti
scusa. Quando tu hai detto di
essere innamorata di qualcuno io ci sono rimasta male, ho pensato che
non ti
fidassi di me. Voglio dirti che ho capito di essere io il problema, io
ti ho
sempre rivelato i miei segreti, pensieri e sentimenti ma non ti ho mai
chiesto
di rivelarmi i tuoi, ho ingenuamente pensato semplicemente che non
avessi nulla
da dirmi ”.
-
“ No, Touko, ti stai
sbagliando ”
-
“ No che non mi sto
sbagliando! ”
-
“ E invece si o meglio,
forse è vero che non mi
chiedi mai nulla ma non te ne ho mai fatto una colpa ma questo non ne
è il
caso. Non ti ho detto di essere innamorata di qualcuno
perché neanche io ne
sono sicura e, prima di parlarne alla mia migliore amica, volevo
pensarci un
po’ su da sola, volevo e voglio ancora capire meglio i miei
sentimenti, prima ”.
In un lampo Touko
ricordò la conversazione fatta con Ruby giorni prima:
era proprio come aveva detto lui, ma era anche come aveva detto Green.
Loro
avevano capito tutto e lei, che conosceva Belle da tanti anni, non si era mai
accorta
di nulla.
Accettò
pazientemente la decisione di Belle e andò a casa, ma la
scena
che si trovò davanti non era certo quella che si aspettava,
difatti c’era Touya
con uno sguardo truce rivolto al padre che dal canto suo cercava di
imporsi con
le maniere forti, mentre la madre cercava con tutte le sue forze di
fermarlo.
Ma Touko sapeva fin troppo bene che la stretta non sarebbe durata
ancora a
lungo e che, presto, si sarebbe ritrovata ancora davanti a una scena
che non
voleva rivivere, così si precipitò su Touya
avvolgendolo con le sue sottili
braccia per trascinarlo fuori sa quella casa, con occhi tristi e
supplicanti ma
il padre le mollò uno schiaffo ben assestato istigando
ancora di più la rabbia
del fratello che, ormai, aveva completamente perso le staffe.
Ma Touko
continuò a trascinarlo via urlandogli: “ Andiamo
Touya,
smettila, andiamocene! ”, e così dicendo
riuscì a farlo uscire dalla casa.
Si allontanarono un
po’ quando Touko non ce la fece più e
scoppiò in lacrime
mentre veniva avvolta dalle calde braccia del fratello.
Per una giornata
come quella, ricca di emozioni belle e brutte ci voleva
decisamente qualcosa che facesse scivolar via tutto e che nascondesse
ogni
lacrima, ci voleva la pioggia.
Angolo
autrice:
Salveeee.
Tanto per cominciare scusate il ritardo ma sono
tipo stata senza connessione per molto, troppo, tempo. Poi boh, mi
scuso sempre
per eventuali errori e spero che il capitolo vi sia piaciuto
abbastanza, con
questo vi invito sempre a recensire, che mi regalate un bel sorriso :3
Infine, secondo voi, di chi è innamorata Belle? TA
TA TA TAAA.
Ultima, ultimissima per davvero, cosa: che mi dite
di Green? Non se possa piacere come personaggio ma ci ho messo un
po’ il cuore,
posso dirlo. Ed è il personaggio che preferisco insieme a
Touya (che avremo
modo di studiare meglio dopo, dopo assai).
Quindi basta, grazie per aver letto e arrivederci,
alla prossima ;)