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Autore: Melinda2606    30/11/2012    3 recensioni
lottare, continuamente lottare. Ecco quello che Akane aveva fatto nella sua vita. Lottare per la palestra, per la morte della mamma, per non essere scocciata dagli ammiratori, per un amore difficile. E adesso per uno stupido ballo, un ballo che per lei valeva più di quanto tutti erano riusciti a capire. Ma dopo la rovina del momento che lei aspettava da tanto, se non avesse più la voglia di lottare?
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Akane e Ranma tornarono a casa insieme, nel più totale silenzio.
Erano già le due del mattino, ma nessuno dei due avvertiva la stanchezza, visto la piega che quella serata aveva preso.
Non appena entrarono in casa, Akane corse in camera sua senza dare il tempo a Ranma di dirle niente: lui aveva intenzione di prepararle una tazza di latte caldo, di sedersi al tavolo della sala e parlare fino ad arrivare a una svolta, ma quando la vide scappare via, memore della scena nel bagno, non ebbe il coraggio per la prima volta in vita sua di fare niente.
Ranma salì nella sua camera, si lanciò sul letto completamente vestito e cercò di pensare a un modo per far riflettere Akane; non poteva permettere che le sue spasimanti rovinassero la vita alla sua fidanzata e la allontanassero da lui.
Non poteva permettersi di perdere la ragazza che gli aveva rubato il cuore.
Quando aveva premuto le sue labbra su quelle di Akane, anche se lo aveva fatto in modo rude, era riuscito a dare un nome a quel sentimento che albergava nel suo cuore da un bel po’ di tempo, sentimento che lo faceva correre da lei ogni volta che si trovava in pericolo, sentimento che gli dava l’istinto di uccidere chiunque le si avvicinasse troppo.
Amore.
Puro, semplice, immenso amore.
Ranma si addormentò con il cuore in palpitazione.
Akane quella notte non riuscì a dormire molto, quindi quella mattina a colazione non era in splendida forma; nonostante fosse il primo giorno senza scuola, lei ancora, a differenza di Nabiki, non era entrata nel clima estivo.
Suo padre le rivolse un sorriso radioso, chiedendole poi come fosse andata la serata, ma la ragazza non riuscì a rispondere se non un semplice “bene”.
Mangiò velocemente, poi andò nello stanzino sul retro e prese un grosso scatolone, per poi dirigersi nuovamente nella sua camera.
Ranma si svegliò presto per i suoi standard, scese in cucina e trovò Kasumi che lavava i piatti della colazione.
- Oh, buongiorno. Ti ho lasciato la colazione al caldo – gli disse lei dolcemente.
- Grazie… Akane? –
- Ha mangiato velocemente e adesso è chiusa in camera sua da più di mezz’ora, non so cosa sta facendo… Ranma, posso chiederti un favore? –
Il ragazzo annuì serio: non sembrava che la maggiore delle sorelle Tendo volesse chiedergli di fare una commissione, ma che invece la richiesta fosse molto più importante.
- So che tu e Akane litigate spesso, ma io… be’, non ti arrabbiare, io sotto a questi bisticci ci vedo tanto affetto. Quindi, per piacere, stalle vicino, adesso ha bisogno di amore. Quello che ha detto a papà è terribile, ma credo che tua madre abbia ragione. Lei non pensa davvero quelle cose. Aiutala, puoi? –
Ranma fissò quella ragazza così dolce per qualche secondo, poi l’abbracciò velocemente, diventando scarlatto: - Certo che lo farò. Lo sto facendo. O almeno, ci sto provando. Ti prometto che la farò tornare in sé –
Senza mangiare, uscì dalla cucina.
Adesso si era impegnato anche con Kasumi, non voleva deluderla, lei faceva sempre così tanto per lui, ogni giorno, senza mai chiedere niente in cambio!
Salì le scale ed entrò in camera di Akane.
La ragazza aveva l’armadio spalancato e un grosso scatolone appoggiato sul letto.
Nonostante fosse molto caldo, Akane aveva indossato una maglia a maniche lunghe sopra la canotta, mentre le gambe affusolate erano coperte appena da un paio di pantaloncini di jeans.
- Cosa stai facendo? – le chiese.
- Buongiorno anche a te, eh! Comunque, come vedi, sto sistemando l’armadio –
Ranma sbirciò dentro la scatola: ammucchiati l’uno sopra l’altro c’erano vecchi abiti consumati, dei pesi e la divisa per gli allenamenti.
- Cosa vuoi fare con queste cose? – Ranma aveva un dubbio, che si rivelò fondato non appena lei disse: - Le butto via. Non mi servono più –
- Akane, c’è la tua vita qua dentro –
- No, c’è la mia vecchia vita là dentro – rispose lei, continuando a riporre vari oggetti.
Ranma prese un profondo respiro per non cominciare a urlarle contro, ma non era molto bravo a controllare le sue emozioni, perciò il suo tono di voce si rivelò più alto del normale: - Smettila! Torna te stessa, Akane! Non puoi rinunciare davvero alle arti marziali! –
- Sì che posso! Lo vedi? A te interessa solo che io continui con le arti marziali! Senza quelle a te non interessa niente di me! – anche la voce di Akane era più acuta.
- Ma cosa dici, stupida! Non mi intessa se abbandoni i combattimenti, ma non voglio che tu lo faccia per le motivazioni sbagliate! Avanti Akane, io lo so che tu non sei il tipo di ragazza che passa le serate nei locali e che si lascia baciare dal primo che passa senza reagire! Tu sei la ragazza rozza, irascibile, con il sex appeal di un surgelato, violenta che mi ha fatto… -
Akane lo interruppe: - Io sarei quella violenta? –
Senza aggiungere altro, si tolse la maglia, rimanendo con la canotta bianca; Ranma arrossì di colpo quando vide la sua fidanzata avvicinarsi, ma poi sentì il sangue gelarsi nelle vene quando vide quello che la ragazza voleva che lui notasse.
Sul suo polso sottile erano stampati cinque lividi violacei, mentre le sue braccia erano arrossate: quelli erano i segni che Ranma le aveva lasciato quando l’aveva trascinata a forza nel bagno.
- Mi… mi dispiace, Akane, non era mia intenzione… -
- Tante cose non sono tue intenzioni, Ranma. Adesso vattene e lasciami in pace, per piacere –
Il ragazzo però non voleva arrendersi, e quel tono sconsolato lo fece quasi arrabbiare: - Akane, falla finita! Non ti accorgi di quanto sei egoista? Tuo padre ha cresciuto tre figlie da solo, Kasumi ha rinunciato alla sua adolescenza per occuparsi delle sue sorelle, Nabiki ha cominciato a fare i conti in casa per potervi fare stare tutti sereni ancora prima di imparare ad andare in bicicletta! E tu che fai? Urli contro tutti loro! Vuoi sempre stare al centro dell’attenzione! Sei un bambina viziata Akane, cresci! Credi che tua madre sarebbe orgogliosa di sapere come ti stai comportando? –
Ranma si era spinto troppo oltre.
Akane gli si lanciò contro, prendendo a dargli piccoli pugni sul petto, che man mano calarono di potenza perché scoppiò a piangere; a Ranma fece male vederla soffrire ancora, la fece sfogare un po’, poi cercò di abbracciarla; la ragazza provò a divincolarsi, ma alla fine si aggrappò a quelle braccia forti, come se fossero un’ancora di salvezza.
L’ancora che l’avrebbe salvata dalla disperazione.
Rimase in quella posizione per qualche minuto, poi però si liberò velocemente, quasi pentendosi di quell’attimo di debolezza; chiuse lo scatolone e senza dare in tempo a Ranma di fermarla, lo portò fuori, davanti all’ingresso, dove il netturbino lo avrebbe portato via.
Ranma si passò una mano sul volto: non erano servite a niente le sue parole?
Aveva creduto di esserci riuscito, ma Akane era testarda, lo sapeva.
Decise di uscire per un po’, aveva bisogno di schiarirsi le idee.
Stava camminando nel parco quando una voce familiare lo fermò: - Ranma! –
- Ryoga, scusa, ma questo non è il momento di combattere, lasciami in pace! –
Ryoga scosse la testa: - Non sono qui per combattere, anche se ti darei volentieri un pugno per quello che è accaduto ieri! –
Ranma lo guardò: - Di che parli? –
L’amico-nemico gli raccontò dell’attacco ad Akane e della reazione della ragazza: - Tu dov’eri? In fondo quelle sono le tue spasimanti! –
Ranma però non lo stava più ascoltando: gli salì una collera accecante, così come una furia cominciò a correre; Ryoga per sicurezza gli andò dietro.
Corsero per dieci minuti, fino a quando all’improvviso Ranma non si fermò, talmente di botto che Ryoga rischiò quasi di cadergli addosso.
- Sei scemo? Cosa… -
Ryoga capì come mai si erano fermati: davanti a lui c’erano Shampoo e Ukyo, che tanto per cambiare stavano litigando.
- Ranma! – urlarono insieme, cercando di abbracciarlo, ma lui le respinse in malo modo.
- Non provate a toccarmi, o non risponderò più delle mie azioni! – era furente.
- Ma cosa dici, amore? – chiese Shampoo, sconvolta.
- Non chiamarmi amore! Tu non sai cos’è l’amore! Tu che disposta a uccidere pur di rispettare le stupide regole del tuo villaggio! E tu, Ukyo! Ti credevo mia amica, abbiamo passato l’infanzia insieme! Vergognati! –
Ukyo non lo aveva mai visto così arrabbiato.
Si vergognò enormemente, lei amava quel ragazzo e non voleva vederlo in quello stato.
Ci aveva provato in tutti i modi, ma lui era sempre tornato da Akane; come aveva fatto ad accettare il piano di Shampoo?
Abbassò gli occhi, mentre calde lacrime iniziarono a scorrere: - Scusa – mormorò.
Shampoo però non era così arrendevole, così cercò di farlo ragionare: - Ranma, avanti! Sai benissimo che tu non puoi stare con quel maschiaccio che rischia di avvelenarti ogni volta che entra in cucina, che non ha la benché minima traccia di sensualità, che ti maltratta sempre! Lei è solo una stupida ragazzina! –
Ranma le si avvicinò pericolosamente, furibondo, mentre Ryoga, incredulo, cercò di trattenerlo per i vestiti.
Il ragazzo si divincolò, per la prima volta in vita sua aveva voglia di colpire una donna, ma Ryoga lo teneva stretto, così si limitò a sibilare: - Non osare parlare così di Akane, e stammi lontano! – poi si liberò con uno strattone e se ne andò, lasciando quel gruppetto stravolto.
Akane si stava preparando, dopo pranzo sarebbe andata con le amiche a fare shopping.
Voleva comprare qualche abito più femminile, delle scarpe con il tacco e tutte le cose adatte alla sua nuova vita.
Sua padre addirittura le aveva dato dei soldi extra; anche se lei non lo sapeva, era stata Nodoka a suggerirlo, e Nabiki aveva contribuito, perché anche lei voleva che la sorella tornasse quella di sempre.
Mentre ripiegava i vestiti che aveva indossato la sera prima, le venne in mente quel bacio irruento che Ranma le aveva dato.
Pensare che lei solo qualche giorno prima avrebbe fatto qualsiasi cosa per sentire il sapore del ragazzo…
Non poteva dire di essere rimasta indifferente a quel bacio, insomma, lei…lei lo amava.
Da tanto, troppo tempo.
Ma purtroppo quel sentimento così forte non aveva trovato un riscontro, perciò quel bacio le aveva fatto male, era come qualcosa di finto fatto solo per ripicca.
Presa dai suoi pensieri, mise una mano nella borsetta per svuotarla da eventuali oggetti, ma sotto le dita sentì un foglietto di carta.
Lo tirò fuori: era il numero di telefono del ragazzo che aveva conosciuto la sera prima, Dan.
Le aveva chiesto di chiamarlo, magari per andare a prendere un gelato insieme.
Rimase titubante per un momento, poi, con il foglietto in mano, si diresse verso l’ingresso di casa, dove c’era il telefono.
 
  
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