CAPITOLO V
Che la giostra abbia inizio!
Musiche allegre e voci colorate di saltimbanchi girovaghi
riecheggiavano nella profumata mattina di primavera; le strade che conducevano
al palazzo reale brulicavano di persone accorse da ogni dove per assistere al
regio spettacolo; anche le splendide creature che popolavano Sephiro sembravano
partecipare allo stato di agitazione generale.
Fuochi
colorati si inseguivano nel terso cielo, mentre i soldati della Guardia
avanzavano schierati per controllare che tutto si svolgesse, entro certi limiti,
con ordine e sicurezza; le damigelle di palazzo sistemavano gli ultimi fiori
negli ambulacri, affinchè nessun anfratto del palazzo fosse
spoglio.
“Lafarga,
vai a dire al Principe che se non arriva immediatamente per una volta mando a
quel paese il cerimoniale e lo trascino qui per un orecchio”.
Il
tono del saggio lasciava intendere chiaramente che non scherzava
affatto.
Ormai
tutto era pronto per aprire ufficialmente il tenzone: le astronavi erano
atterrate da un pezzo e le varie delegazioni avevano preso possesso delle loro
ampie ed accoglienti stanze in cui avrebbero soggiornato per la durata della
gara. Il vecchio Clef non aveva certo intenzione di dare il benvenuto ai suoi
ospiti con il Principe ancora a letto a dormire o a rifinire i dettagli della
sua tolettatura.
In
realtà Felio quella mattina, nonostante il suo amore per le lunghe e placide
dormite, si era svegliato all’alba, con un cerchio alla testa che non era voluto
andare via neanche con le più miracolose tisane di Cardina, sperando che il
supplizio del tenzone arrivasse il più tardi possibile.
Ma
i colpi alla porta della sua camera gli preannunciarono che il temuto momento
non poteva più essere rimandato.
Non
lasciò il tempo a Lafarga di proferir parola: “Andiamo… sono pronto” gli disse,
doppiandolo sull’uscio e dirigendosi alla volta del salone reale, con la luce
della determinazione che ritornava a farsi viva nei suoi
occhi.
“Oddio
Fuu ho le gambe che mi tremano dalla fifa… guarda quanta
gente”.
Umi
parlava a raffica per tentare di esorcizzare la tensione.
Ben
altra invece era la reazione di Fuu a quell’invasione del castello, che aveva
portato nel cuore anche per i suoi corridoi silenziosi che permettevano di
raccogliere i pensieri e di mitigare le agitazioni e le
paure.
Seguiva
in silenzio Umi, guardando i volti delle mille persone che finora aveva
incrociato, sperando, ma allo stesso tempo anche temendo, di ritrovare quello
del Principe.
Felio.
Lo
spadaccino girovago.
L’impertinente
vagabondo che aveva cercato di farle cadere in trappola.
Ma
anche il dolce ragazzo che non temeva nulla quando si era trattato di
salvarla.
Il
Principe che ora doveva sposarsi e che stava tradendo una promessa fatta quattro
anni fa.
L’alternarsi
di emozioni, di sentimenti contrastanti, di paure, di speranze, non le
lasciavano tregua.
A
distanza, senza però perderla di vista, Aska, sotto il braccio di un imbarazzato
Sang, seguiva quel cavaliere mascherato, che già aveva suscitato la curiosità e
l’attenzione di un bel po’ di persone.
Era
sicura che ne avrebbe viste delle belle. E per quanto la situazione fosse
ingarbugliata e nulla deponeva per una semplice evoluzione di quel tenzone, si
sentiva euforica e non vedeva l’ora che la gara avesse
inizio.
*****
Il
banditore schiarì l’ugola:
“Re,
principi e principesse
soprattutto,
arrivati
fin qui da lontani pianeti,
Sephiro
vi dà il benvenuto,
della
vostra presenza siam lieti;
il
tenzone sta per iniziare,
le
soavi fanciulle dovran gareggiare;
chi
sposerà il principe non c’è dato ancor sapere;
ma
una sola fanciulla dovrà rimanere;
al
termine della gara, un matrimonio due giovani sovrani
unirà,
nella
speranza che la pace e l’armonia per sempre durerà”
“L’hai
scritta tu questa porcheria” fece Felio rivolto con aria stomachevole al vecchio
saggio.
Ma
la risposta fu una bastonata dritta nel suo fianco che lo fece sobbalzare sul
trono: “Mettiti dritto e vedi di darti un contegno… se questa volta metti in
imbarazzo Sephiro non te la faccio passare liscia”.
Il
Principe era stupito di quanta gente fosse arrivata fin lì pur di assistere al
tenzone, ma allo stesso tempo anche divertito del suo piano diabolico e del
fatto che tutti sarebbero ritornati nelle proprie case senza aver assistito al
matrimonio del secolo.
Fra
un gruppetto di persone riuscì a scorgere una mano
sventolante.
Aska,
sulle spalle del povero Sang Yang, salutava sorridente ed ancor più divertita il
suo amico sephiriano.
Anche
Umi e Fuu a stento fecero ingresso nello sfavillante salone
reale.
Il
cavaliere del vento non riusciva a scorgere nulla fra quelle teste che la
sovrastavano.
Cercava di farsi spazio per avanzare in direzione del trono, sperando che
l’ubicazione dello stesso non fosse cambiata nel corso degli
anni.
E
mentre un gomito le premeva nella schiena, almeno cento piedi l’avevano
calpestata, e l’aria a fatica le arrivava ai polmoni, in uno squarcio improvviso
e casuale riuscì a scorgere il piedistallo in marmo su cui i due troni, uno per
il principe e uno per il vecchio saggio, erano posati.
E
per un attimo il suo cuore cessò di battere.
Per
un attimo i rumori si fermarono, le musiche cessarono, i colori si spensero:
solo un uomo continuava ad essere animato.
La
guancia poggiata sul pugno chiuso, l’aria strafottente e impertinente, il corpo
rafforzato e irrobustito dall’età e dagli allenamenti, lo sguardo fiero ed
elegante, i capelli ancora lunghi e ribelli.
Fu
un attimo.
La
folla si richiuse, risommergendo le due ragazze.
“E
che cavoli” strepitò Umi all’ennesimo pestone, ma nel voltarsi vide il petto di
Fuu sobbalzare ai singulti ripetuti.
“Fuu… ma che
succede?”
“Nulla”
rispose fiera, cercando a grandi boccate di riprendere tranquillità “.. nulla..
mi manca un po’ l’aria” rispose afferrandola per un braccio e tirandola verso un
lato meno gremito di persone.
Una
sola parola sbatteva e ribatteva per il suo cervello…
Felio.
Il
vecchio saggio si alzò in piedi e battè tre volte il bastone sul pavimento per
riportare l’ordine e il silenzio nel salone.
Tutto
tacque immediatamente.
Tutti
si prostrarono, inginocchiandosi, in segno di rispetto per il più anziano ed
autorevole saggio del sistema, compresi i sovrani degli altri regni, che altro
non desideravano che mettersi sotto la guida protettiva di
Clef.
Solo
due persone restarono erette,
ignare degli usi del pianeta straniero: una bionda e solare cortigiana e un
cavaliere mascherato al suo fianco.
E
come era logico accadesse, molti occhi furono puntati su di loro, compresi
quelli del principe di Sephiro.
Nonostante
la procacità della fanciulla in abiti succinti, il suo sguardo cadde sull’esile
figura del cavaliere, che abbigliato in modo singolare, aveva, senza
sapere bene il perché, attratto la sua attenzione.
Fuu
non pensava che quel momento sarebbe mai arrivato…
Che
di nuovo avrebbe potuto incrociare quegli occhi maliziosi e profondi che era
certa, in quel momento più che mai, l’avevano fatta
innamorare.
E
restò lì inebriata da quello stato di grazia, prima che un braccio sottile,
quello della sua amica terrestre, avvedutasi del fatto che solo loro non avevano
assunto un contegno rispettoso come gli altri, la tirasse giù per farla
inginocchiare.
-
CONTINUA -
Perdonatemi
per l’enorme lasso di tempo trascorso dall’ultima
pubblicazione!
Cercherò,
seppur i capitoli saranno più corti di pubblicare con più
frequenza.
Un ringraziamento ad anemone333 per la recensione a “Ai
confini del sole”.
Fantàsie.