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Autore: NiNieL82    30/11/2012    5 recensioni
Di che materiale sono fatti i sogni? Sono cristalli sottilissimi che si rompono al contatto con la realtà? Tiepide brezze pronte a svegliarci di soprassalto nelle notti estive? Bolle di sapone che bruciano gli occhi? Fiamme che divampano e bruciano ciò che si trovano attorno? Tempeste che scompigliano la nostra vita quando è già difficile sopravviverle giornalmente? Non sempre quello che sognamo è quello che vogliamo! E i sogni, se non realizzati, possono farci soffrire.
Cinque storie di sogni e passioni. Cinque ragazze: Angela, Ann Belle, Charlotte, Elizabeth e Joanna. Cinque uomini: Mark, Howard, Jason, Gary e Robbie. Una serie televisiva, il successo, una reunion, un video da girare, un intervista, un viaggio per dimenticare.
Nessun 'e vissero felici e contenti' perchè la vita è un'avventura che va vissuta fino infondo. Fino alla fine. Accettando tutte le sfide, i dolori e le prove che ogni giorno ci propone. Non per avverare i propri sogni, ma per renderli adatti a noi, scoprendone il loro materiale.
NdA: la storia è divisa in cinque parti, una per personaggio e tutte avranno un titolo.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gary Barlow, Howard Donald, Jason Orange , Mark Owen, Robbie Williams
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 11: Fotografie.


Mark mangiava tranquillo il suo cornetto in un Caffè Nero di Chelsea, leggendo tranquillo il Sun che aveva trovato sul tavolo.

- Mi vedesse Gary mi darebbe del morto di fame... - pensò sorridendo Mark -...non solo faccio colazione da Caffè Nero, ma mi metto anche a leggere il giornale trovati sui tavoli, invece di comprarlo. Ma potrei comunque dirgli che lui per risparmiare in benzina va in giro con la metropolitana... Ed è quello che ne ha meno bisogno di tutti noi con tutti i diritti che gli sono fruttati per ogni canzone scritta con i Take That e no!-

Rise prendendo la grande mug di tè che aveva ordinato, quando, girando, vide qualcosa che gli fece andare di traverso il sorso appena bevuto.

Incredulo guardò bene e vide Ann e Robbie, al tavolo di un ristorante poco lontano che ridevano mentre parlavano. E da come erano state messe le foto, sembrava che ci fosse davvero del tenero tra di loro.

Veloce prese il cellulare dal cappotto e compose veloce un numero.

"Gaz... Sono Mark! Ho il Sun tra le mani"

"Lo so che ti fa male leggere di prima mattina. Ma io avrei preferito dormire un'altra oretta, invece di sentirti lamentare" rispose Gary.

"Hanno fotografato Ann e Rob mentre stavano al ristorante assieme" disse tutto di un fiato Mark.

Gary sospirò e replicò:

"Il giorno che mi darai una buona notizia, Mark, ti prometto che accendo un cero a Westminster.. Uno bello grande" e serio disse: "Chiamo Jaze... Dougie deve andare da lui... E spero tanto che Jaze man non ne abbia fatto una delle sue, tipo prendere il giornale e farlo leggere ad Howard... Tu rintraccia Robbie e digli che anche se siamo ritornati amici non vuol dire che non possa prenderlo a calci in culo” e passandosi una mano sugli occhi sbadigliando concluse: “Basta! Sciolgo la band! Mi date solo problemi" scherzò infine.

"Ok! Io chiamo Rob. Ma tu chiama Jason e digli di tenere Howard lontano da tutte le edicole di Londra..." replicò Mark.

"Sarà fatto tappo" rispose Gary.

Mark chiuse la chiamata e cercò il numero di Robbie.

Schiacciò il tasto verde e aspettò che l'amico rispondesse.

"Ehi! So che è tardissimo da te, ma il jet leg non ti aiuterà a cavartela stavolta! Mettiti al computer e guarda il sito del Sun. Ho da chiederti qualche spiegazione!"


"GARY HO CAPITO!" esclamò Jason alla terza raccomandazione di Gary.

"Il verbo ho capito in una frase recitata da te non mi convince affatto.. J ricordati: non farlo avvicinare ad un edicola. Non fargli vedere telegiornali e specialmente le parti dove si parla di gossip o affini... Dobbiamo capire, prima, che cosa ha fatto Robbie con Ann Belle..." disse Gary.

"Robbie potrebbe anche imparare a tenerselo nelle mutande.." ribatté Jason.

"Su quello ti do piena ragione Jaze. Devo constatare che, ogni tanto, sai usare il cervello. Menomale!" scherzò Gary.

"Vai a cagare Gaz" rise Jason.

Gary rise e sua volta per poi, tornando serio, dire:

"Mi raccomando J. È davvero importante che Howard non sappia niente. Almeno finché Mark non mi dirà che cosa ha da dire Rob in sua discolpa"

Jason annuì e rispose:

"Tranquillo Gaz. Siete in una botte di ferro"

"Ecco! Tranquillo, ora, non posso essere" scherzò di nuovo Gary.

Jason proferì un epiteto non proprio ripetibile e chiuse il telefono. Poco dopo suonò il campanello di casa e jason aprendo la porta si trovò davanti ad Howard. Sorrise e disse:

"Caro Howard non ho ancora fatto colazione. Che ne dici se mi porti in qualche sciccoso bar e mi inviti la colazione..."


"Giuro Mark. Io le stavo parlando di Howard" si discolpò Robbie. "Sai che quei porci riescono a far credere cose che non sono solo scattando qualche foto in più"

"Il problema non è quello Rob! È che lei non solo sta con un altro, ma Howard è tuo amico. E ti giuro che non me le farei spezzare le ossa da uno come lui" rispose dall'altro capo Mark.

"Se vuoi lo chiamo e..." stava per dire Robbie quando Mark lo bloccò spaventato:

"Tu non chiami nessuno! Hai già fatto abbastanza danni. Devo forse ricordarti che Howard può sempre prendere un aereo e venire a L.A. a spaccarti le ossa o romperti il parabrezza di una delle tue bellissime macchine?"

Robbie sbuffò infastidito e disse:

"Fanculo al Sun. Son sedici anni che ce l'ho tra i piedi.."

"Ah! Ti hanno rotto le palle dal 1990, a te? Pensare che io me li ho trovati tra i piedi nel 1993..." scherzò Mark.

"Io sono Robbie Williams. Naturale che il mondo si sia sempre interessato a ciò che facevo!" esclamò Robbie con finto compiacimento. Cosa che non scappò a Mark che ridendo, disse:

"Beh! Coverboy... Non chiamare The Body. Ci pensano il grande capo Barlow e l'intellettuale Orange a parlare con lui... Magari nel frattempo, consiglio loro di tagliargli i capelli, magari così, Howard, perde le forze..."

"Markie, te la posso dire una cosa?" domandò Robbie.

"Si!" sorrise Mark.

"In quasi vent'anni che ti conosco sei sempre il solito coglione!" rispose Robbie.

Mark rise e disse:

"Ti amo anche io... Ci sentiamo quando tutto si sistema"

"Ci conto!" rispose Robbie e chiuse il telefono.


Dylan, seduto nel letto, con mille clinex usati attorno, guardava interessato il Sun.

E, mentre beveva il suo tè, come poco prima Mark da Caffè Nero, si strozzò con il sorso appena ingollato.

Jim entrò spaventato e guardandolo gli chiese:

"Amore. Tutto apposto?"

Dylan tossì forte e, coprendo la bocca con un fazzoletto, porse il giornale al compagno e disse:

"Guarda!"

Jim prese il rotocalco tra le mani e sbarrò gli occhi.

"Questa è la nostra Ann?" chiese indicandola.

Dylan annuì e rispose:

"Credi che dobbiamo dirglielo?"

"Oddio! Non so se sia meglio lasciarla allo scuro di tutto. Oppure..." ragionò Jim guardando malizioso Dylan.

"Far si che Howard cerchi Ann e mi renda cornuto?"scherzò Dylan.

Jim stava per rispondere quando Ann entrò e disse:

"Chi ti rende cornuto?"

Jim la guardò, guardò Dylan e porgendo il giornale rispose:

"Devo dire che mi hai deluso Richardsons! Prima mi rubi il ragazzo, poi vai a letto con Robbie Williams..."

Ann aggrottò la fronte e, prendendo il giornale, lo guardò con interesse. Per poi, arrabbiandosi, indicando il giornale, disse:

"Chi diavolo...?"

"È la stessa cosa che ho pensato io quando mi stavo strozzando con il mio tè" rispose Dylan.

"Ammettilo! Hai deciso di farla pagare ad Howard facendo quello che non hai voluto fare a sedici anni: andare a letto con Robbie Williams" ribatté Jim.

Ann lo guardò accigliata per qualche secondo, poi, sorridendo chiese:

"Non crederete mica...?"

I due amici scossero la testa in segno di diniego e Dylan rispose:

"Lo sappiamo tutti, lo sanno anche i sassi che sei innamorata di Howard Donald"

"Non andresti mai a letto con un uomo che non ami” finì Jim.

Ann sospirò e guardò di nuovo il giornale. E seria, pensò a voce alta:

"Ma chi ha scattato queste foto? Qualcuno deve averlo detto al paparazzo. Ma chi?"

"Qualcuno che voleva farti del male o..." disse Dylan, guardando Jim che chiese:

"Qualcuno che voleva far qualche soldo da questa storia?"

Ann diede il giornale a Jim e disse:

"Non so chi lo abbia fatto. Ma di una cosa sono certa. Qualcuno ha fatto la soffiata. E ieri, a lavoro, almeno cinque persone lo sapevano. Quindi non posso incolpare nessuno senza avere delle prove in mano, certe" e portando indietro i capelli con una mano, disse: "Vado a farmi un giro"

I due ragazzi la salutarono. E Dylan, guardando il suo compagno, serio domandò:

"L'ha presa male secondo te?"

"Beh!" rispose Jim. "A parte che non è bello svegliarsi la mattina e trovarsi immortalati in un giornale. Poi metti che Robbie e Howard sono amici -e sono tornati amici dopo anni che non lo erano- se mai dovessero litigare credo che Ann si sentirebbe davvero in colpa. E vuoi che il Donald rimanga indifferente a tutto questo casino che si è creato?"

Dylan pensò e replicò:

"Bene! Sarà la volta buona che passerò per quello cornuto"

Jim rise e disse:

"E il bello è che non lo sei" e si alzò lasciando da solo Dylan a guardare sconsolato il giornale.

Doveva parlare con Ann e chiarire una volta per tutte quella spinosa situazione.


"Sai che quando esco a far colazione con te non riesco a mangiare qualche cosa che mi sazi completamente?"disse Howard tenendo la pancia.

"Solo perché mangi cose sane. E non le solite porcherie"rispose Jason spegnendo la sua sigaretta.

"Entro in quell'off license, prendo un pacco di patatine" disse Howard.

Jason sorrise e rispose al cellulare che in quel momento cominciò a squillare.

Howard entrò nel piccolo negozio e si guardò intorno. Si guardò intorno con aria interessata e soppesando se prendere un Milky Way o delle Walkers, optò per tutte e due, fregandosene della dieta e delle raccomandazioni del padre che quando era piccolo gli diceva sempre di non mischiare il dolce con il salato. Fu proprio mentre stava facendo incetta di patatine, barrette di cioccolato, merendine, biscottini e affini che vide il Sun. Ci mise qualche secondo per capire quello che c'era scritto. Poi non poté rimanere colpito dal titolo scritto in calce sulla prima pagina.

[ANN BELLE RICHARDSONS E ROBBIE WILLIAMS IN TENERI ATTEGGIAMENTI: REPORTAGE A PAGINA 7,8,9,10]

Scioccato portò alla cassa tutte le cose che aveva deciso di comprare e prese il giornale. E mentre il commesso faceva il conto, aprì le pagine indicate. E vide le stesse foto che avevano visto anche Mark, Dylan, Jim ed Ann.

E sentì il cuore esplodere. E la testa assieme.

Doveva andare da Ann. Parlarle. Non gli importava quello che era successo, se le aveva promesso di rimanere amici. Voleva capire perché Robbie sì e lui no.

"Sono 10 pounds e 17 centesimi" disse il commesso con l'accento indiano.

Howard guardò il commesso come se fosse un alieno e la sua voce provenisse da un'altra galassia. In realtà, si rese conto che era solo lui che si sentiva così.

Prese i soldi e pagò, lasciando il resto. Uscì e disse:

"Tu non ne sapevi nulla, vero?" e indicò il giornale.

Jason sbiancò ed esclamò:

"Cazzo!"

"Lo sapevi!” sbottò Howard. “Jay man, lo sapevi e non mi hai detto nulla! E presumo che lo sapessero anche Mark e Gary, vero? Ve lo ha detto Robbie che aveva deciso di provarci con la donna di cui sono innamorato?" chiese Howard arrabbiandosi.

"Rob non ti farebbe mai una cosa del genere" rispose Jason.

"Oh! Ma lo ha fatto.." disse Howard che allontanandosi, corse verso la macchina.

"Dougie dove vai?" chiese Jason seguendolo.

Howard aprì la portiera ed entrando nell'abitacolo, sbattendo lo sportello, ringhiò:

"Dall'unica dei due che mi può dare una spiegazione!"

E mettendo in moto lasciò Jason in mezzo alla strada con le mani nei capelli.

Era successo un casino.


Ann sospirò sistemando la borsa. Stava infilando gli occhiali quando vide l'ombra di qualcuno pararsi davanti a lei:

"Devo parlarti"

Sollevò la testa e vide Howard. Aveva il viso trasfigurato dalla rabbia. Faceva quasi paura. Era spaventata. Sentiva il cuore battere a tonfi sordi contro la gabbia toracica e le mani tremare.

"Non devo dirti nulla!" disse lei prendendo coraggio e cercando di nascondere le sue sensazioni.

Si stava allontanando, quando Howard la bloccò dicendo:

"Se non ti fossi fatta Robbie Williams forse non avresti dovuto dirmi nulla. Ma lo hai fatto! Quindi, io e te dobbiamo parlare” e prendendo per la mano disse: “Ora ti chiedo di seguirmi, se non vuoi che ti trascini dentro la macchina. E alla luce degli ultimi fatti non credo che sarebbe una buona mossa per la tua immagine farti vedere in giro con un altro Take That!"

"Io non vengo proprio da nessuna parte, non so se mi hai capita!" sibilò Ann ritirando la mano.

Howard sorrise sarcastico e prendendola per un polso, la trascinò nella macchina:

Io ti avevo avvisato!”

"Lasciami. O vuoi che mi metta a gridare?" lo minacciò Ann.

"Non sapevo che adesso ti divertissi così, Richardsons! Immagino che anche il mio amico Rob ti abbia trattata così, vero?" replicò Howard sconvolto dalla rabbia.

"Io con Robbie ci sono solo andata a pranzo assieme" si giustificò Ann cercando di liberarsi dalla presa.

Howard non l'ascoltò. La fece entrare in auto e poi, entrando dall'altra parte, poggiando le mani sul volante disse:

"Non lo sopporto! Tu non lo sai che cosa significhi per me vederti con lui, un mio amico, tra l'altro quello per cui è finito tutto, su di un giornale"

"Ti ho detto che io non ci ho fatto nulla. E dovresti saperlo che nei giornali fanno di tutto per far sembrare cose che non sono vere" replicò Ann a denti stretti.

Howard la guardò e mettendo in moto. Non disse nulla.

Ann, nervosa, guardava la macchina macinare strada sotto di sé.

Camminarono parecchio prima che Ann tenendosi alla portiera, domandasse:

"Dove mi stai portando?"

Howard si guardò intorno e senza rispondere svoltò.

Erano a Chelsea, Ann lo sapeva.

Case e palazzi, il Tamigi e i suoi ponti. La parte ricca di Londra, deserta e tranquilla. E in quel momento inquietante. Che cosa aveva in mente, Howard?

"Howard ti prego, ferma la macchina" lo implorò terrorizzata Ann.

Non lo aveva mai visto così fuori di sé e questo la faceva sentire piccola e indifesa, in balia di una persona. E provare tutte quelle emozioni rinchiusi nel piccolo abitacolo di una macchina sportiva la faceva stare male.

La macchina si fermò. La strada era deserta e i lampioni illuminavano appena la la strada alberata.

Fu allora che Howard, guardando Ann, si avvicinò a lei e prendendole il viso tra le mani la baciò con passione, graffiando con la sua barba il viso di lei.

Inutilmente cercò di divincolarsi, cercando di tenere ancora in piedi la scenetta della storia tra lei e Dylan, ma dovette arrendersi subito. Si rese conto, con suo immenso dispiacere che nemmeno la barba di Howard riusciva a darle fastidio. Anzi! Quel dolce solletico le faceva perdere la connessione del tempo e desiderava che la lingua del ragazzo penetrasse di più nella sua bocca e che il suo corpo continuasse a premere contro quello di lei.

"Ti voglio Ann." mormorò rauco Howard, mordicchiandole il labbro inferiore e baciandola di nuovo.

Ann si perse. La testa cominciò a girare. Ogni cellula del suo corpo era immersa nella passione di quel bacio, nel fuoco di quella voce e di quelle carezze.

Strinse Howard e lo baciò con più forza.

Fu allora che capirono di essere arrivati a quel punto in cui è impossibile tornare indietro.

Non seppero mai come fecero, senza staccarsi un attimo, ad arrivare alla porta della casa di Howard, aprirla e arrivare alla camera da letto. Seppero solo che, una volta lì, i vestiti volarono via e lei, nuda, trovò Howard sopra di lei, che le baciava il collo, la accarezzava.

Sovrastò il corpo del ragazzo e cominciò a baciargli il petto, giocherellando con la lingua con il piercing che lui aveva ancora al capezzolo. Lo aveva già fatto e sapeva che Howard lo adorava.

Fu come riscoprirsi e rendersi conto, finalmente, che ora la loro era una lotta alla pari. Due persone adulte, con un'esperienza simile, con la stessa voglia di possedersi.

E quando anche le ultime barriere furono abbattute, Ann si lasciò andare. E fece l'amore con quell'uomo, che le aveva insegnato cosa volesse dire amare completamente qualcuno.

E anche se sapeva che sarebbe stata un'esperienza unica, voleva viverla.

Il domani poteva aspettare. Ora voleva solo mordere, baciare, graffiare la pelle di Howard.


La stanza era buia.

Ann lentamente scostò le coperte e scese dal letto, raccogliendo le sue cose.

Con i ricci scombinati, a pancia su, Howard dormiva beato.

Si vestì, con la morte nel cuore. Era stato bellissimo, ma lei aveva ancora troppa paura. Paura di soffrire perché quella cosa troppo bella poteva di nuovo farla cadere nel terribile mondo in cui aveva abitato undici anni prima. E senza nemmeno salutarlo, lasciò Howard da solo, grata per quella bellissima notte passata assieme.

Una notte di cui avrebbe conservato per sempre un bellissimo ricordo.




Ed eccoci qua!!!

finalmente sono riuscita a pubblicare

un altro capitolo.

Allora!!! ringrazio tutti

in particolar modo

chiaretta78 (ti adoro che non manchi mai)

dafne_18 (spero di non averti delusa)

Silvy_V (adesso non odiare Rob che non c'entra nulla ^__^)

Cause I m thatter (ora voglio proprio leggere quello che pensi eheheheh ^^)

e Orangina92 (sono felice che anche tu abbia recensito)

e naturalmente tutti quelli che

leggono e aggiungono la storia tra i preferiti,

ricordati,

seguiti o chi legge

senza commentare.

Spero di non avervi deluse.

Un bacio e alla prossima.

Fatemi sapere che ne pensate.

Niniel82.

   
 
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