Se fossi nei panni di Riza, non sarei così attaccata al dovere…
Non lo aveva sentito arrivare. Altrimenti non gli avrebbe permesso di sollevarla di peso, spargendo l’ordinata pila di documenti per tutta la stanza e ignorando le sue proteste.
“In amore e in guerra, tutto è lecito.”
“Sa benissimo, che non è così, signore…E poi ci sono delle regole che…”
“Le regole sono fatte per essere infrante. Più e più volte.”
“Sì, ma in questo ufficio le abbiamo ‘infrante’ un po’ troppo spesso…”
Si era distratta più del necessario, considerò Riza, dal momento che si ritrovò chissà come seduta sulla scrivania, mentre un paio di mani le accarezzavano le gambe. Certo, distrarsi era più che naturale, con il colonnello più affascinante dei tutto il quartier generale che le mordeva delicatamente l’orecchio…
“Signore…”
“Roy. Quante volte te lo devo dire? Siamo soli, non c’è alcun bisogno di essere formali.”
“Sicuro?”
“Certo, Riza.”
Estrasse così velocemente la pistola, che lui non se ne accorse se non quando se la ritrovò puntata alla tempia. La dispiaceva porre fine all’idillio, non sapeva nemmeno quanto. Ma…
“Molto bene, Roy. Mettiamo le cose su questo piano: non avrai nulla né ora né stasera, se tutti questi fogli sparsi non saranno firmati e consegnati in ordine entro due ore. Tutto chiaro?”
“Questo è giocare sporco! Donna scorretta…”
“Lo hai detto tu, Roy…”
Si lisciò diligentemente la divisa, mentre l’uomo ritornava ai suoi compiti sbuffando.
“…In amore e in guerra, tutto è lecito.”