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Autore: Ice Wolf    30/11/2012    0 recensioni
"Una pesante cappa grigia sopra il cielo ... ": una semplice descrizione di un rapidissimo temporale montano, scritta durante una noississima ora di scuola, per tornare, almeno col pensiero, in montagna ... Leggete e fatevi trasportare!!
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una pesante cappa grigia sopra il cielo. Un vento pungente e turbinante che si insinua tra le valli, smuovendo i grandi abeti carichi di aghi teneri e nuovi, di un bel colore verde vivace, che quasi stona con gli scuri aghi più anziani. Si muovono anche le larghe foglie delle querce, si piegano lievemente le cime delle esili betulle. Tutta la montagna risuona di un fruscio di chiome e foglie quando arriva una nuova folata. Si agitano anche gli alti cespugli dove abitano le cince variopinte, che non smettono di volare da tutte le parti e di cinguettare allegramente. Sibila terribilmente e violento il vento sul Col de Bonhomme; l’erba estiva viene ripetutamente schiacciata sul terreno, poi torna dritta, poi viene ancora piegata. Poco più sopra, sulle rocce grigie e scoscese della Tete Nord de Four, un vecchio stambecco, dalle lunghe corna arcuate, sta comodamente sdraiato su una cresta, di fianco al precipizio. Alza la testa e osserva con i suoi grandi occhi vecchi e esperti il cielo minaccioso. Il vento gli smuove la lunga barbetta e i peli tra le corna. Sembra una statua scolpita nella roccia, da quanto è immobile. Volge lo sguardo in basso, ammirando i tanti prati e sentieri, e poi ritira la testa, mettendola tra le zampe.
Un rombo cupo nasce dall’interno della coperta grigia, poi esplode in un potente e cupo tuono. Come fosse un segnale, seguono molti altri boati tra le nubi, come le urla di un terribile esercito che aspetta il segnale di attaccare.
Una goccia di acqua fresca si forma nel cielo. E’ pesante, e cade, veloce come fosse una pietra. Cade attraverso la nube, poi sfonda la sua inafferrabile parete e cade verso la valle. Cade, cade, cade e gli alberi e le cime si fanno più vicini. Si avvicina a un grosso abete del Prarion, si schianta contro un ago, che riempie di goccioline, poi su un ago più sotto. Sua sorella si schianta poco più in là, un’altra sorella finisce a bagnare il Mont Joly, un’altra la chiesa di Saint Gervais, un’altra, un’altra, un’altra …
Una grossa formica rossiccia vede una gigantesca goccia che gli esplode davanti. Corre velocemente sotto uno stelo d’erba piegato ad arco, salvandosi per un soffio da un altro mostruoso gocciolone.
Improvvisamente un lampo di luce accecante illumina per un istante tutta la valle. Poco dopo, come un fedele scudiero arriva il tuono, assordante e violento, che copre per poco l’eterno frastuono dei ruscelli. Uno snello capriolo alza la testa con cui stava brucando, poi, con lentezza ed eleganza, si ritira nel bosco.
Milioni di gocce ormai cadono dall’alto. Si urtano tra di loro, vengono prese e afferrate dal vento e bagnano i tetti di piastre di pietra, le rocce delle cime più alte, la terra dura e secca dei boschi e degli alpeggi. Sorge un nuovo rumore nella valle: passa in secondo piano il cinguettio degli uccelletti che si affaccendano attorno ai nidi per proteggere dalla tempesta i pulcini, lo scroscio dei ruscelli e il fruscio delle foglie degli alberi. Ora domina solo il picchiettio di miliardi di gocce che cadono sulla valle dal cielo, talvolta interrotto da un tuono violento che segue un fulmine o da una forte folata di vento, che fa tremare i vetri delle case nei villaggi.
Oltre i villaggi e oltre i boschi, oltre gli alpeggi e le tane delle marmotte, oltre i picchi rocciosi dove saltano stambecchi e camosci, c’è il regno della dama bianca. E’ un regno vasto quello della dama, ma sconosciuto agli uomini e a molte creature. Lì i fiumi sono duri e bianchi, fatti di ghiaccio freddissimo, e gli alberi sono di roccia, più alti, che si stagliano contro il cielo. Anche la pioggia è diversa qui: le gocce sono bianche e gelate, e non cadono veloci come piccole pietre, ma fluttuano nell’aria secondo i capricci del vento. Diventano bianche le rocce brune e le tegole del rifugio più alto. Il vento si infrange come un’onda contro il vetro di una finestra, che trema. Dietro di essa c’è un alpinista, ospite della dama, che mangia una fonduta calda e squisita. Si sta lamentando coi compagni del tempo, perché non potrà partire per una nuova conquista. Ma in cuor suo è più contento di stare al calduccio al riparo dal vento.
Il lupo passeggia nel bosco. Ormai è fradicio, ma non gli importa. Risale per un sentiero scavato dai cervi, che ormai sembra un ruscello. Annusa l’aria con il grosso naso nero; l’aria è piena di odore di terra e erba bagnata, odore gradevole anche per le bestie selvatiche.
Le felci bevono avidamente, e con loro le ortiche e tutte le loro compagne. Miliardi di gocce, milioni di gocce, mille gocce, cento gocce, dieci gocce … un’ultima goccia cade dal cielo. Cade, cade, cade … e si infrange sulla testa del grosso stambecco.
Alza la testa coronata da gigantesche corna e volge la testa verso il Sole, che di nuovo è nato attraverso la coltre di nubi, che ormai è scomparsa.
  
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