Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: forever young    30/11/2012    3 recensioni
Perché doveva capitarmi questo?
Non che l'amore fosse un errore o una punizione ma ... LUI lo era per me.
Continuava a rivolgermi uno sguardo, le rare volte che lo faceva, di indifferenza senza rendersi conto di cosa i miei occhi gli comunicassero.
Ero patetica, lo sapevo. Ma non potevo farci niente.
Potevo dare la colpa a mio padre per avermi trascinata là anche se con la mia piena volontà.
Mi chiedevo solo come poteva essere andata se papà non si fosse innamorato della madre di LUI: Sarei stata felice? Avrei condotto la mia solita vita monotona ma assolutamente normale? Non avrei dovuto combattere ogni mattina per arrivare per prima al bagno?
Ma l'unica risposta che il mio cuore mi dava, ignorando bellamente il cervello ormai partito, era che non avrei mai vissuto dei momenti così significativi in tutta la mia vita. Il mio cuore non avrebbe mai potuto battere così forte per una persona. Non mi sarebbe mai piaciuto nessun altro come mi piaceva LUI.
Peccato solo che era un bastardo ... e io ...
... io lo amavo!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

08. The Truth About Our Parents

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ogni domenica mattina ero obbligata ad andare a casa della nonna materna.

Io adoravo mia nonna e ci avrei passato la mia vita in casa sua se non fosse per un dettaglio che viveva lì da circa cinque anni, che tanto piccolo non era.

Mia madre!

Non avevamo proprio un bel rapporto io e lei, la consideravo più una zia.

Nella mia infanzia era molto presente, come una madre normale, ma poi durante la mia adolescenza era cambiata. Si era distaccata da tutto e da tutti e la causa di ciò era la morte di mio nonno che, tra l'altro, io ricordavo a malapena.

Entrò in depressione allontanando me e papà, ma continuammo a restarle accanto. Dopo due anni mio padre non sopportò più la situazione e le chiese di ritornare la donna che era stata un tempo.

Ma non superò mai il suo sconforto.

Anche quando divorziarono a lei sembrò non importare.

Era come se avessi un solo genitore e, se da una parte mi rattristava, dall'altra mi stava bene.

Le volevo bene ma lei non era certo la mamma dell'anno e, non vorrei essere la vittima, anch'io non ero certo la figlia migliore che si potesse avere. Non le ero stata molto d'aiuto quando ne aveva bisogno.

Lei, d'altro canto, non mi facilitava il lavoro di volerle bene. Si comportava in modo sempre più strano da quando ci eravamo trasferiti da Arlene, si irritava parecchio in presenza di Ted.

Non che fosse gelosa di lui e della sua nuova compagna, ma le dava fastidio che io fossi andata a vivere con loro e che l'avessi lasciata sola. Forse temeva che la sostituissi con Arlene.

Quando stava con me diventava piagnucolosa, per intenerirmi a tornare con lei.

Comunque ormai mi aveva persa, era troppo tardi e anche se sapevo che dovevo darle un'altra possibilità, infondo mi aveva messa al mondo, non lo volevo.

Ero egoista e davvero una figlia pessima, lo so!

Questa domenica ero stata incastrata da mia nonna.

Aveva voluto a tutti i costi che finalmente Ted le presentasse Arlene e quindi ci aveva invitato tutti, e dico tutti, a pranzo da lei.

Non sarebbe stato un problema se non ci fosse stata anche mia madre.

Oddio, sarebbe stato un incubo!

Sicuramente avrebbe fatto una sceneggiata, o si sarebbe fatta trovare ubriaca o avrebbe messo del veleno nel cibo.

Meglio se la tenevo d'occhio.

La mezz'ora di viaggio in macchina fu estenuante con Ted ed Arlene che parlavano entusiasti della nonna, mi facevano venire mal di testa, e con Dan alla mia destra che sbuffava peggio di una locomotiva. Si vedeva lontano un miglio che non gli paceva l'idea di dover pranzare con estranei.

L'unico silenzioso era Josh, come sempre.

Scesi dall'auto, dopo che arrivammo, e mi sistemai il vestito rosa confetto che Arlene mi aveva regalato per quest'occasione. Non me l'ero sentita di dirle che odiavo a morte quel colore, era stata troppo gentile e carina con me, non potevo fare la cafona.

Sotto ci avevo abbinato delle ballerine bianche e avevo messo un cerchietto nei capelli dello stesso colore.

Adesso sembri proprio una Barbie! “ mi sussurrò divertito Daniel.

Sbuffai infastidita scrollando la mia chioma e sperando di colpirlo.

Ghignò sotto i baffi ma l'ignorai. Idiota!

Mio padre bussò alla porta mentre la riccia accanto a lui trattenne il respiro ansiosa di conoscere mia nonna che, anche non essendo la madre di Ted, aveva continuato ad avere un ottimo rapporto con lui anche dopo la separazione della figlia.

E, dato che mio padre non aveva più genitori, mia nonna Marie era diventata come una madre per lui.

Poco dopo una figura anziana si presentò sull'uscio.

Intercettò il figlioccio e lo abbracciò come se non lo vedesse da tanto. E in effetti...

Ted, come stai? “ gli chiese radiosa.

Sto bene Marie e tu? “

“ Alla grande. Su, presentami la tua donna. “ tagliò corto fissando la riccia con sgurdo furbesco.

Lei è Arlene. “ la indicò orgoglioso.

Nonna Marie la abbracciò di slancio sorprendendola.

Ehm … sono molto contenta di fare la sua conoscenza, Ted mi ha parlato molto di lei... “ iniziò la povera vittima in imbarazzo.

“ Dammi del tu tesoro. “ fece la nonna sorridendole materna.

Era un buon segno, vuol dire che a pelle le piaceva. E di solito lei non sbagliava mai con le persone.

Di sicuro avrà da subito notato al primo sguardo l'animo buono di Arlene.

“ E loro devono essere Joshua e David! “ disse poi spostando lo sguardo sui fratelli.

Daniel! “ la corresse irritato il diretto interessanto portando gli occhi al cielo.

Marie lo squadrò da capo a piedi mentre noi tutti stavamo reprimendo l'istinto omicida verso la sua linguaccia impertinente.

Lui non lo sapeva ma rischiava di essere scuoiato. E l'unica persona da cui poteva essere terrorrizzato era proprio mia nonna.

Tu… “ disse lei avvicinandosi al moro.

Lo vidi deglutire a vuoto nonostante cercasse di fare il solito gradasso con la sua faccia da schiaffi.

Ho sbagliato, scusa. “

Cosa?

Avevo sentito bene?

Pensavo che l'avrebbe fatto a fettine per averla interrotta usando un tono da “ 'sta vecchiaccia ha una memoria di merda! “.

Dopo che finimmo con le varie presentazioni abbracciai mia nonna ed entrammo in casa.

Era arredata con mobili antichi e mai cambiati, ma in ottimo stato.

Una massa enorme di pulci corse a saltarmi addosso come faceva ogni benedetta domenica.

Lucky, smettila! Mi stai sporcando il vestito con le tue zampacce!sgridai il mastino di mia nonna.

Uh, che bel cagnolino. “ esclamò Josh avvicinandosi. Il cane notando il suo interesse gli strofinò il muso sulle ginocchia lasciandomi perdere.

Bel cagnolino un corno. “ bofonchiai. Era un cane enorme e rompipalle.

Mia nonna fece strada in salotto dove ci disse di accomodarci.

Mi guardai attorno aggrottando la fronte.

“ Dov'è mamma? “ chiesi alla nonna.

Non fece in tempo a rispondermi che dal corridoio che portava alle camere da letto giunse proprio lei, con tanto di vestaglia e capelli scompigliati.

Tutti rimasero sbigottiti.

“ Amelia! “ la richiamò la nonna. “ Ti avevo avvisato che avrei avuto ospiti oggi, vai a cambiarti. “

Molto probabilmente la mamma lo sapeva molto bene ma l'aveva fatto apposta a presentarsi in questo stato, per far intendere che a lei non importava se la compagna del suo ex marito era a pranzo da sua madre e che non doveva mettersi in ghingheri per lei.

“ Beh, voi accomodatevi io intanto esco la teglia dal forno. “ annunciò la nonna dileguandosi.

La mamma invece ignorò bellamente e teatralmente tutti e si fiondò su di me abbracciadomi come non aveva mai fatto.

“ Cassie, tesoro mio. Come sono felice di vederti! “ esclamò tutta contenta.

Mi irrigidii.

Che stava facendo?

“ Ehm, mamma … “ mormorai imbarazzata. Che si fosse drogata di zucchero?

Le sue braccia si sciolsero e mi rivolse un sorriso che doveva essere dolce e felice ma mi rivoltò lo stomaco.

Stava fingendo!

E scommetto che lo faceva per far ingelosire Arlene, per farle vedere che aveva un ottima confidenza con me. E questo mi disgustava.

Sospirai esasperata prendendola sotto braccio e portandola nella sua camera per aiutarla a cambiarsi.

Non ero nemmeno stata capace di guardare Arlene negli occhi. Chissà che cosa aveva pensato.

Mio padre l'aveva avvisata che ci sarebbe stata anche mia madre ma lei non si era fatta intimidire. Di sicuro le avrà anche detto che aveva dei problemi psicologici ma non sapeva che era anche stronza.

Dovevo parlarle.

“ Cassie, sei così gentile ad aiutarmi... “ iniziò lei ma la interruppi scocciata.

“ Puoi anche smetterla con questa farsa, non ci ascoltano adesso! “ dissi un po' troppo acida.

“ Perchè fai così? “ mi chese imbronciata sembrando una bambina che sta giocando.

Scossi la testa. Era inutile discutere con lei.

L'aiutai a lavarsi e le scelsi dei vestiti abbastanza comodi e semplici.

Prima che uscissimo in salotto mi girai verso di lei.

“ Per favore, non fare stupidaggini e non dire niente di offensivo. Anzi, meglio se non parli e basta. “ le dissi.

“ Di certo non parlerò con quella! “ rispose facendo una smorfia.

Quella ha un nome. “ borbottai.

 

Il pranzo passò lento ma non fu pesante. La nonna sapeva riempire i silenzi imbarazzanti con i suoi anneddoti divertenti.

La mamma non fiatava e continuava a mangiare facendo finta di essere sola.

“ Tuo fratello lavora in un negozio di tappezzeria e tu, Daniel, che fai? “ chiese nonna Marie evidenziando il suo nome per fargli capire che ora si ricordava come si chiamava.

“ Faccio il mantenuto. “ rispose lui ironico.

“ Lo assillo ogni giorno per spronarlo a trovare un lavoro, ma non mi sente. “ aggiunse Arlene sorridendo.

“ E pensi di rimanere per sempre a casa con mamma oltre i quarant'anni? I tuoi amici penseranno che sei un mammone nullafacente! “ scherzò la nonna cercando di pungerlo nel vivo.

Dan deglutì nervoso non rispondendo, con la coda dell'occhio vidi il tic del sopracciglio che faceva su e giù.

Speravo trattenesse la sua irritazione e per opera dello spirito santo rimase zitto.

Senza smettere di punzecchiarlo finimmo verso le tre e mezza di mangiare, tra le risate (alcune un po' forzate) e le chiacchiere generali.

Fu portata, infine, sulla tavola il dessert, un cheesecake ai frutti di bosco che tutti apprezzarono, perfino Daniel che si spazzolò tutto il piatto ma, ovviamente, non si complimentò con la cuoca.

Arlene aiutò la nonna a sparecchiare e fu ringraziata di cuore.

Ci sedemmo poi sui divanetti accanto alla tv.

“ I miei genitori vivono in Ohio, hanno una piccola fattoria dove ogni tanto trascorrono l'estate e stavo pensando di portarci ragazzi. “ rispose la riccia alla domanda della nonna su cosa facessero i genitori di lei.

“ Sono sicura che a Cassie piacerà tantissimo! “ fece Marie. “ Quand'era piccola amava rotolarsi nelle pozzanghere con Lucky e rientrava in casa sembrando una piccola zingara. “

“ Nonna! “ la richiamai imbarazzata. Perchè doveva rinvangare il mio passato da barbona?

Daniel sembrò interessato dalla piega che aveva preso il discorso e si sporse in avanti.

Doveva divertirlo un mondo vedermi umiliata.

Tutti risero tranne la mamma che se ne stava accanto a me imbronciata.

“ Il mio Danny da piccolo era fissato con una vecchia mucca che aveva chiamato Bianca, la trattava come se fosse un cane. La portava a spasso e la nutriva personalmente, passava così tanto tempo con quella che finì per puzzare di letame per molto tempo, nonostante si lavasse. “ ricordò divertita Arlene.

“ Ci accorgevamo della sua presenza prima che entrasse in una stanza per via della puzza. “ scherzò Josh prendendolo in giro.

Il fratello gli riservò un'occhiataccia raggelante e ribattè lui stesso.

“ A casa facciamo i conti. “ sibilò ma lo sentimmo tutti e scoppiammo a ridere.

Adesso era il mio turno di divertirmi a sue spese.

“ Patetico... “ fece mia madre.

Ci voltammo zittiti verso di lei che non aveva parlato fino a quel momento.

Le intimai di non aggiungere altro con gli occhi.

“ Come? “ chiese mio padre confuso. Non aveva sentito ciò che aveva detto.

“ Ho detto... “ iniziò lei alzando la voce.

“ Amelia, smettila! “ disse la nonna che temeva la risposta maleducata della figlia che non attese molto.

“ Patetico! “ esclamò ignorando la madre. Alzò lo sguardo verso la riccia inchiodandola.

“ Cosa è patetico? “ fece quest'ultima credendo che fosse riferito a lei date quelle occhiate incomprensibilmente cattive.

“ Tu! Non permetterò che mia figlia cresca con una donna rovina famiglie che non sa come educare i propri figli. “

Boccheggiai scioccata. Ma che stava dicendo?

Guardai veloce Arlene che non sembrò battere ciglio.

“ E vorresti insegnarmi proprio tu come fare? Non ti sei mai presa cura di Cassidy e per fortuna è cresciuta benissimo anche con una madre fredda ed incurante. L'educazione che do ai miei figli è solo affar mio. “ sibilò la riccia dimostrando una calma inquietante. Solo lei sapeva perchè mia madre e mio padre avevano divorziato, nemmeno Josh e Daniel ne erano a conoscenza.

“ E' anche affar mio visto che mia figlia vive a casa tua. “

“ Beh, è strano che te ne preoccupi solo adesso dopo anni che non ti importava nemmeno a che ora rietrava la notte. “ ribattè Arlene.

“ Ok, adesso basta. Amelia vai in camera tua! “ la sgridò la nonna prima che sua figlia ribattesse, cacciandola via come se fosse ancora una bambina.

Fece una smorfia e si alzò andando via, non prima di aver riservato un'ennesima occhiataccia alla mia eroina. Non si voltò nemmeno a guardarmi o a salutarmi.

“ Grazie... “ mormorai verso di lei che mi sorrise intenerita prendendomi una mano.

“ Devo chiederle scusa, Marie, per la sceneggiata. “ disse poi rivolta alla nonna.

“ Sta tranquilla cara, è mia figlia che deve scusarsi con te per il suo comportamento. Ma purtroppo è malata.“ cercò di giustificare Amelia ma non riuscì a proseguire, nemmeno lei sapeva più come fare con lei.

 

Quando uscimmo sospirai sollevata.

Non avevo mai vissuto una giornata così esasperante, ma per fortuna non ne parlammo né durante il viaggio di ritorno e né in casa.

Esausta mi cambiai mettendomi il pigiama estivo ed andai a lavarmi i denti.

Appena dischiusi la porta vidi la luce del bagno accesa e feci per andarmene.

Perchè cavolo non chiudono mai a chiave la porta che dava alla mia camera?

“ Entra, tanto avevo finito. “ mi disse Daniel.

Sbuffai per la sua presenza indesiderata, ma entrai comunque.

Era chino sul lavabo intento a sciacquarsi la bocca.

Lo osservai come quel pomeriggio nella sua stanza, quando gli avevo chiesto di aiutarmi a ritrovare i miei appunti, che tra l'altro erano stati rubati da quella vipera di Christine.

Il suo pigiama consisteva in una canottiera nera e pantaloncini, fino al ginocchio, scoloriti.

Sentivo l'acquolina in bocca quando passai ad osservargli i muscoli, che non erano poi così pompati, e sembrava che non facesse esercizi fisici, eppure continuava ad avere un fisico asciutto e slanciato.

L'ingiustizia della vita. Io dovevo stare attenta a non esagerare con le calorie o mi ritrovavo con una mongolfiera al posto della pancia e dei fianchi, mentre lui mangiava come un maiale senza ingrassare.

Un motivo in più per odiare Daniel!

Mi avvicinai al lavabo dopo che lui si allontanò per asciugarsi il viso.

Misi il dentifricio sullo spazzolino ed incominciai a sfregarlo sui denti.

Sentii i suoi occhi addosso ed alzai i miei all'altezza dello specchio. Avevo ragione, mi stava osservando alle mie spalle e la cosa mi urtava.

Che caffo hai fa guafafe? “ sputacchiai innervosita.

“ Che? “ domandò stranito ridacchiando.

Feci roteare gli occhi al cielo e sciacquai la bocca.

“ Ti ho chiesto che cazzo hai da guardare? “ risposi acida voltandomi dalla sua parte.

“ Ci baci tua madre con quella bocca volgare? “

Stavo per alzargli il dito medio ma mi trattenni. Meglio non fare il suo gioco.

“ Se hai finito apprezzerei molto se uscissi. “

E come risposta mi fece una boccaccia per prendermi in giro, mimando un “antipatica”.

“ Tu non vai molto d'accordo con tua madre. “ mi disse poi serio e visibilmente curioso. Non sembrava nemmeno una domanda, ma un affermazione.

E questa da dove è uscita?

Stavo per dirgli di farsi gli affari suoi, quando mi bloccai.

“ No, per niente. “

La mia lingua si muoveva ma non produceva i suoni che avrei voluto.

Dannati occhi magnetici, mi confondevano.

“ Perchè? “ chiese avvicinandosi.

“ Quando avevo cinque anni morì mio nonno e da allora non è più la stessa. Tratta tutti sempre con indifferenza. Praticamente mi ha tirato su mio padre. “

Non so perchè gli stessi confidando una cosa tanto personale proprio a lui, ma dovevo smetterla, gli stavo dicendo anche troppo.

“ A me sembrava molto attaccata a te, però. “

Il suo tono non sembrò per nulla derisorio.

“ Solo oggi,per via di Arlene, voleva mostrarle di essere una madre premurosa. “

 

Basta, Cass, smettila!

 

E tu ci soffri.“ Concluse.

Rimasi per un attimo interdetta.

“ No! “ risposi con naturalezza. Ed era vero, ormai non provavo più tristezza per la mancanza di una figura materna, ci avevo fatto l'abitudine.

Daniel fece mezzo passo verso di me e mi accorsi che era ad un palmo dal naso.

Quando si era avvicinato così tanto?

Deglutii a vuoto cercando di evitare con lo sguardo le sue labbra rosee che mi facevano venire l'acquolina in bocca, dovuta sicuramente al mio periodo di astinenza.

Vidi, con la coda dell'occhio, la sua bocca dischiudersi.

Sbaglio o c'erano circa tremila gradi nel bagno?

“ Mio padre è un bastardo, mi ha sempre odiato. Pensava che non avrei combinato niente nella vita. “ mi trattenni dal fargli osservare che suo padre aveva ragione soltanto perchè volevo sapere il seguito. Ero piacevolmente sorpresa dalla sua improvvisa voglia di confidarsi con me.

“ Diceva che non aspettava altro che un giorno mettessi incinta una puttanella che mi leccava il culo, così da potermi sbattere fuori di casa. E invece l'ha fatto mamma, ma a lui però! “

Che padre stronzo. E io che pensavo che odiasse me e Ted perché gli voleva bene.

“ Perchè mi odi così tanto? “ mi sfuggì dalla bocca come un lamento di dolore.

Oh, aspetta, ma che cavolo dico?

Oddio sono diventata rincoglionita, ma che cosa mi importa se mi odia? Anzi, anch'io lo detesto a morte.

Restò interdetto per un po', poi ghignò.

“ Cioè, intendevo, me e mio padre. Anch'io ti odio, e molto, ma solo perchè tu sei uno stronzo mentre io non ti ho fatto niente “ cercai di arrampicarmi sugli specchi.

Ma perchè doveva starmi così addosso? Non riuscivo a pensare lucidamente.

“ Perchè... “ sussurrò in un modo che mi parve languido.

Avvicinò il suo viso al mio e credetti di andare in iperventilazione.

Sapevo che stava per dire un'altra delle sue stupidaggini, ma non riuscivo a scansarlo. Il suo profumo, che mi innondava le narici, non mi permetteva di pensare a niente se non alle sue dannate labbra.

E che cavolo, io dovevo disgustarmi da lui e non esserne attratta.

Dovevo riprendere il controllo.

“ Smettila... “ dissi in un debole sussurro.

“ Di fare cosa? “ chiese confuso.

“ Di starmi così vicino. “

“ Perchè? “

Ma come perchè? Perchè potrei saltarti addosso e violentarti, cazzo.

Tutta colpa del suo fisico scolpito. Se fosse stato più brutto sarebbe più facile odiarlo nel giusto modo.

“ Perchè non riesco a respirare, dato che mi rubi tutta l'aria attorno. “ dissi cercando di usare un tono ironico ma sembravo più seria di quando avevo un interrogazione.

Lui in risposta, invece di allontanarsi, fece l'esatto opposto avvicinando le sue labbra alle mie.



  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: forever young