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Autore: Nano    30/11/2012    2 recensioni
Finalmente completa. Grazie a tutti, per tutto.
Monchele. Lea Michele e Cory Monteith a prese con la loro vita di tutti giorni, cosa accade quando un desiderio li accomuna ma allo stesso tempo li allontana? Un desiderio che dovrebbe unirli, ma che in realtà finisce solo per distruggerli? Per il secondo anno decido di scrivere una long fic. Ho ricevuto parecchie richieste, persone che mi chiedevano di continuare "What Real Love Is About" e finalmente mi sono decisa. La One Shot che avevo pubblicato sarà utilizzata in futuro nella storia. La storia ha un nuovo titolo, " Ho imparato a sognare", perchè credo sia la cosa più bella che una persona possa fare nella sua vita; sognare è ciò che ci rende liberi. Questa fanfic è per far sognare tutti voi.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cory Monteith, Lea Michele
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buon venerdì :) Stasera non spoilerizzo, sono buona, ma vi invito a guardare la puntata solo per la straordinaria bellezza di Miss Lea Michele. Detto questo, ringrazio i miei bellissimi lettori e mi scuso se in questi capitoli non accade molto, ma ci tengo che sappiate come stanno le cose in modo da comprendere cosa succederà in futuro. Buona Lettura, L*

Ho imparato a sognare
what real love is about


“E’ andata alla perfezione.”
Lea sorrise dolcemente a Cory e intrecciò la mano alla sua, sistemandole entrambe sulla sua pancia. Cory allacciò la vita di Lea con l’altro braccio e la sistemò meglio al suo fianco sul divano, davanti alla televisione accesa su un casuale canale di cucina.
“Già.. E’ stato perfetto, mia madre penso non vedesse l’ora.”
Cory rise contro la spalla della ragazza e baciò la pelle scoperta.
“Non hai freddo?”
“Cory, smettila di dirmi cosa devo fare. No, non ho mai freddo quando sono abbracciata a te, lo sai.”
Cory strofinò il naso contro il tessuto che copriva la schiena della ragazza e sorrise.
“Lo so, ma sai, sento di dovermi prendere più cura di te, adesso.”
“Beh, non ne ho bisogno, non ho bisogno che tu venga al lavoro con me, che mi dica di non girare certe scene, né che mi dica di coprirmi. So badare a me stessa, Cory, come sempre.”
“Certo, piccola.”
Cory si morse il labbro e cercò di sembrare tranquillo. Ovviamente non sapeva badare a se stessa, ma era meglio farglielo credere. Non voleva nemmeno pensare a cosa fosse successo quella mattina durante le riprese della caduta in moto.
“Allora, chiamiamo mia madre adesso?”
Lea si voltò lentamente verso di lui.
“Scusami?”
“Abbiamo parlato con i tuoi, manca mia madre.”
“E intendi chiamarla?”
Lea strizzò gli occhi, come se cercasse di focalizzare un volto sconosciuto. Cosa aveva detto di male? Un brivido corse lungo la schiena di Cory.
“S..”
“Non ti azzardare a dire di si, Cory Monteith. Non c’è alcun dubbio che noi comunicheremo la notizia a tua madre per telefono. Voliamo in Canada per il weekend.”
Cory serrò di colpo le labbra, contrariato.
“Io non credo..”
“Non credi cosa? Che io sia in grado di volare? Neanche questo posso fare, secondo te?”
Lea alzò la voce di scatto, lasciando la mano di Cory.
“Non c’è alcun dubbio, invece, che tu salga su un aereo e voli per quasi sei ore in un altro stato per vedere mia madre quando hanno inventato i mezzi di telecomunicazione.”
Cory cercò di rimanere il più controllato possibile, ma la ragazza esplose.
“Basta! Ne ho abbastanza. Non mi devi controllare, smettila! Non ho bisogno che tu mi controlli!”
“Evidentemente si, dal momento che tutto ad un tratto sembri voler fare le cose più incoscienti della Terra!”
“Vaffanculo, vaffanculo!”
“Lea!”
La ragazza si alzò di scatto dal divano e raggiunse la camera, dove entrò sbattendo la porta.
Cory si prese la testa tra le mani. Non era possibile, quella ragazza l’avrebbe mandato all’inferno. Doveva capitare proprio a lui la donna ingestibile in gravidanza?
Quel pensiero gli colpì il cuore, stringendolo in una morsa.
Certo che gli capitava, Lea era la cosa più bella e vera della sua vita, come aveva potuto trattarla così. Doveva lasciarle un po’ di libertà, ma lei proprio non capiva i rischi.
Si avvicinò piano alla camera da letto e bussò.
“Cosa?” Gridò la ragazza, tra i singhiozzi.
No, le lacrime no. Cory aprì piano la porta.
“Lea..” Si avvicinò al letto e la abbracciò stretta, cullandola contro il suo petto.
“Io.. io.. voglio andare da tua madre..”
Sussurrò la ragazza contro il suo petto.
“Certo piccola, certo, ci andremo. Non ti preoccupare, tutto andrà a posto. Sono solo preoccupato della vostra salute, nient’altro.”
Lea si pulì il naso sulla maglia di Cory.
“Lo so.”
“Mi prometti che non ti affaticherai?”
Lea annuì, sollevando gli occhi verso quelli di Cory come una bambina.
“Brava.”
Cory la attirò di nuovo contro il suo petto e la strinse forte.
“Cory?”
“Si?”
“Ho freddo.”
La ragazza rabbrividì nella sua canottierina estiva.
   
 
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