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Autore: Volleydork    30/11/2012    5 recensioni
Avevo sempre cercato di avere tre certezze nella vita, tutte irrimediabilmente distrutte.
La prima era che le fette di pane imburrato cadono, sui vestiti, dalla parte del burro. Abigail mi aveva dimostrato il contrario. Forse aveva a che fare con l'essere figlia della dea dell'amore.
La seconda era che nessuno dormiva con tanto gusto con quanto lo facevano i gatti. Tristan si era dato da fare a disilludermi anche su questo, addormentandosi sotto i miei occhi durante una lezione di traduzione.
La terza era che non c'erano altri campi per semidei oltre al mio. Ma, stando alle parole di Elliott, mio padre e compagnia non erano gli unici a essersi impegnati sotto questo aspetto.
Perché, va bene tutto, va bene che arriva la fine del mondo e tutto il resto, ma preferirei che non dovessimo chiedere aiuto a quei fricchettoni degli dei greci...
Ah, scusate! Non mi sono presentata: io sono Selina Potter, figlia di Odino.
***
E io non ho ancora finito di ammorbarvi con le mie long su Percy Jackson.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E Tristan sembra voler rinnegare la sua discendenza, ma poi ci ripensa





Il giorno dopo mi svegliai con il sole negli occhi. Li aprii e mi misi a sedere stiracchiandomi.
"Buongiorno, pigrona", mi disse una voce familiare.
Mi girai verso Tristan che si stava finendo di vestire.
“Se non ti sbrighi, faremo tardi a colazione”, mi ricordò.
Mugugnai qualcosa in risposta e tirai svogliatamente le gambe fuori dalle lenzuola. In quel momento si spalancò la porta della camera e apparve Luna sulla soglia.
“Tristan! Hai visto-”
Le morirono le parole in gola, vedendomi, e arrossì.
“Ah, sei qui, Selina...”
Richiuse la porta con delicatezza. Guardai Tristan inarcando un sopracciglio.
“Direi che mi stava cercando.”
“Direi anch'io. Adesso alza le chiappe dal mio letto e vatti a vestire.”
Non avevo nessuna voglia di rispondergli per le rime, e comunque non avevo una risposta pronta. La mattina il mio cervello faceva fatica a connettere.
Tornai in camera mia e mi vestii, indossando la maglia del nostro campo e pantaloni da montagna marroni troppo grandi che dovevo stringere in vita con una cintura. Dopodiché corsi verso le scale, scontrandomi con Abigail che arrivava dalla parte opposta. Ci capitava spesso di urtarci, pestarci i piedi e così via. Io perché non facevo mai troppo caso a quello che mi stava intorno. Abigail invece era affetta da quello che chiamavo “Morbo di Bella Swan”: sembrava avere troppe ginocchia, era tanto scoordinata che una marionetta al suo confronto sembrava Svetlana Zakharova. Per continuare la lista dei suoi pseudo difetti, posso dire che provava un odio viscerale e ingiustificato verso la lettura e altre attività sedentarie che non fossero il pettegolezzo e che sapeva essere davvero priva di tatto.
"Scusa, Abby", borbottai lasciandola passare.
"Figurati", trillò lei.
Scendemmo a fianco a fianco in silenzio, poi una volta fuori Abigail si girò verso di me con fare deciso.
"Senti, ma cosa ci facevi nella stanza di Tristan, Sel?"
Cosa dicevo della mancanza di tatto?”
La guardai stupita.
"Cosa vuoi che facessi, sono solo andata a dormire da lui. Facevo fatica ad addormentarmi".
Abigail mi fissò in modo strano.
"Sì, sì, va bene... Ma almeno immagini che hai fatto una cosa molto da fidanzatina?"
Deglutii.
"Cosa intendi?"
"Andare a dormire da lui? Suona... romantico."
"Siamo solo amici!" protestai.
Mi lanciò una strana occhiata e poi andò a colazione. La seguii affrettando il passo. Ripensando alle sue parole, capii che effettivamente avevo fatto una cosa davvero ridicola. Ma era più forte di me: Tristan era davvero solo un amico. Non provavo altri sentimenti per lui. Quelli erano per Adam.
"Ma tu questo non lo sai, Abby, e non voglio che tu lo sappia."
A colazione feci tutto il possibile per sedermi lontano da Tristan. Mentre mangiavamo, Chirone ci disse che le Cacciatrici sarebbero arrivate a momenti, e che le avremmo aspettate nell'arena di scherma, dove si sarebbe svolto il consiglio. Lo ascoltai con attenzione, sentendo lo stomaco che mano a mano si stringeva per la tensione. Appena finita la colazione, arrivarono al campo le Cacciatrici, guidate da una ragazza sui sedici anni con gli occhi blu elettrico e i capelli neri. Chirone allora chiese ai capi delle case di radunarsi nell'arena di scherma, poi ci guidò personalmente fino al luogo del consiglio. Si piazzò al centro, facendoci cenno di rimanere accanto a lui. Feci scorrere lo sguardo sui ragazzi, che ci fissavano con curiosità o diffidenza. Notai che la Cacciatrice con corti capelli neri e occhi blu se ne stava in disparte con due sue compagne.
Chirone mi diede un colpetto su una spalla, invitandomi a parlare. Mi schiarii la voce e ripetei tutto il discorso che avevo fatto il giorno prima. Alla fine avevo la gola secca.
"Per questo abbiamo bisogno del vostro aiuto, – conclusi. – Da soli i nostri dei non riusciranno mai a sconfiggere Fenrir e Midgardr e le armate di Muspell da soli. Non ci sono riusciti la prima volta. Se avessimo qualcuno che protegge la terra mentre-"
"Scusa, ma quindi ci va di mezzo anche la terra?" chiese un ragazzo con i capelli neri seduto accanto ad Annabeth.
"Sì. Loki non si accontenterà di distruggere la dimora degli dei, brucerà anche la terra, guidando i Giganti di Fuoco."
"Accidenti", commentò il ragazzo.
"Secondo la leggenda si salveranno solo una coppia di uomini che daranno vita a una nuova stirpe di uomini. Ma non dovrebbe accadere adesso."
"E quando allora?" chiese Clarisse, provocante.
"Non lo so, ma non è questo che importa."
Mi passai nervosamente una mano sui dieci bracciali che portavo al polso, uno per ogni anno che avevo passato al campo. Incrociai lo sguardo di Abigail che alzò un pollice in segno di approvazione.
"Ma scusate, – intervenne una ragazza asiatica con lunghi capelli neri e pesantemente truccata, – come facciamo a sapere che non ci state raccontando una balla? Cinque sconosciuti si presentano al campo e ci dicono di essere figli di Odino, Thor, Loki... Con tutto il rispetto, sembra che siate usciti da un fumetto."
"Cosa vuoi dire, Drew?" chiese Annabeth.
"Insomma, non ci hanno neanche dato prova dei loro poteri."
Avanzai minacciosa. Quella ragazza, che avevo catalogato come figlia di Afrodite, voleva una prova dei miei poteri?
"Vuoi che ti faccia vedere di cosa sono capace?" ringhiai a denti stretti.
"Sel, la diplomazia?" mormorò Luna in tono urgente.
"'Fanculo la diplomazia."
Stavo per fare la cazzata del secolo, cioè incenerire Drew, ma venni fermata dalla mano di Tristan che mi afferrò per una spalla.
"Selina, calmati", mi ordinò.
Guardai Drew con aria di sfida, ma mi diedi una calmata. Tristan fece un passo avanti.
"Scusate la mia amica, sapete, è molto sotto pressione. Il suo compito è molto importante, e ha dovuto accettarlo un po' forzatamente, ma al campo non ci fidavamo a mandare qualcun altro se non lei."
Era la prima volta che sentivo Tristan usare i suoi poteri e ne ero ipnotizzata. Era così persuasivo che con quelle poche parole aveva ottenuto l'attenzione di tutti. Gli lanciai uno sguardo d'ammirazione e lui rispose strizzando un occhio.
"E poi, dovreste sapere bene come sia difficile sopportare il peso delle responsabilità, quando da te dipende il destino del mondo. Non è vero, Percy Jackson?"
Tutti si girarono verso Percy, il ragazzo accanto ad Annabeth, con aria stupita e meravigliata. Sapevo cosa si stavano chiedendo: come diavolo fa a conoscere Percy? Infatti me lo stavo chiedendo anch'io. Ma avevo imparato che non era il caso farsi troppe domande con Tristan e le sue conoscenze, sembrava sapere tutto di tutti.
"Abbiamo bisogno di qualcuno di voi che ci accompagni sull'Olimpo e convinca le divinità greche ad aiutarci. Allora, lo farete o no?" chiese alla fine Tristan.
Fu Annabeth a parlare.
"Io dico di sì. Voialtri?" domandò rivolta agli altri capi delle case.
Quando Percy diede il suo consenso, tutti lo seguirono a ruota. Stabilimmo che quella sera avremmo deciso chi ci avrebbe portati sull'Olimpo. Mentre Tristan mi passava di fianco gli bisbigliai nell'orecchio: ti devo parlare. Aspettai che tutti uscissero dall'arena, poi mi rivolsi verso di lui, seduto in un angolo, per terra. Gli andai incontro con passo deciso, lo afferrai per il colletto della maglia, facendolo alzare in piedi e lo fissai negli occhi.
"Come cazzo facevi a sapere di quel Jackson? Cos'altro sai di questo campo, Tristan?" sibilai.
Lui mi guardò con aria serafica.
"Selina, tu ti rendi conto che passo appena tre mesi l'anno al campo, mentre gli altri nove li passo a New York? Dopo aver visto un paio di scuole saltare in aria per quel ragazzo, Percy, ho deciso che era il caso di saperne di più. Tutto qui".
Avrei voluto prenderlo a schiaffi. Sembrava avere la situazione in pugno, sembrava essere lui quello che attaccava, e non quello che era stato afferrato per la maglietta e rudemente tirato in piedi.
Lasciai andare Tristan, che tornò a sedersi per terra.
"Perché non mi hai mai detto niente?" brontolai.
"Non mi andava." Scrollò le spalle con noncuranza.
"Argh! – mi misi le mani nei capelli in un gesto disperato – Sei impossibile! A volte mi chiedo se sei davvero mio amico!"
Lui inarcò un sopracciglio.
"Amico? A quanto ricordo, tu hai sempre paragonato il nostro rapporto a quello che ha una persona con il suo raffreddore cronico. Non quella che definirei un'amicizia."
"Una pacifica convenienza, è vero. Oddio, anche sul pacifica avrei dei dubbi..."
Cambiai bruscamente discorso.
"Cos'altro sai di questo campo?"
Tristan si picchiettò il mento con l'indice, fingendo un'espressione pensierosa.
"Vediamo... Percy e Annabeth stanno insieme, l'ex capo della casa di Ermes ha tradito i suoi compagni per passare dalla parte di Crono durante la guerra contro i Titani e alla fine è stato quello che ha salvato tutti, Zeus, Poseidone e Ade non dovevano avere relazioni con le mortali, ma sono saltati fuori i figli di ognuno dei tre un po' alla volta..."
"Ok, basta così", esclamai massaggiandomi una tempia.
Tristan mi guardò con un sorriso soddisfatto.
"Come hai fatto a scoprire tutto questo?" chiesi sospirando.
Lui si infilò un cappello e sparì da sotto i miei occhi.
"Tristan!" gridai colta di sorpresa.
"Tranquilla, sono qui", disse ricomparendo.
"Come hai fatto a scomparire?"
Lui mi porse il cappello, un semplice berretto verde militare.
"Me l'ha passato mio padre, l'ha fregato a Sigfrido giocando a poker."
"Nel Valhalla giocano a poker?" chiesi inarcando un sopracciglio.
"Già, e dovresti vedere le scommesse sui cavalli."
"Ci sei stato?"
"No, mi ha detto tutto-"
"Tuo padre, sì, – finii la frase al posto suo. – E quindi hai passato l'inverno a spiare Percy e il resto della banda?"
"L'inverno e gran parte della primavera", specificò.
"Ehi, piccioncini!"
Mi girai verso l'entrata dell'arena, sentendo la potente voce di Clarisse, seguita dai suoi fratelli. La fulminai con un'occhiata.
"Che c'è?" esclamai scontrosa.
"Ci dobbiamo allenare, fareste meglio ad alzare le chiappe", rispose lei.
Io e Tristan non ci muovemmo di un millimetro. I fratelli di Clarisse cominciarono a diventare curiosi su come avrebbe reagito la ragazza, che si stava tingendo di un'interessante sfumatura magenta. Decisa ad andare per le spicciole, Clarisse mi venne incontro e si piazzò a qualche centimetro dal suo naso.
"Senti, Saliera, sarete anche qui per la salvezza del mondo, ma non siete di questo campo, quindi adesso tu e il tuo amichetto Tristezza andate via o vi riempio tanto di calci che non riuscirete ad andare al cesso per un mese."
Tristan si alzò con serenità spazzolandosi i pantaloni.
"Va bene, donna guerriera, non c'è bisogno di fare tutto questo casino. Non ho intenzione di minare la tua reputazione davanti ai tuoi fratelli."
A me non poteva fregare di meno di rovinare la reputazione di Clarisse, ma non potevo permettermi di mettere in crisi i rapporti tra i campi. Potevo però togliermi una piccola soddisfazione.
"Tranquilla, vado anch'io. Ma prima, - dissi incrociando le braccia sul petto, - voglio sfidarti a duello."
Tristan non diede tempo a Clarisse di rispondere: mi afferrò per un braccio e mi trascinò via, scusandosi con un: “Mi è sembrato che Adam ci chiamasse, dobbiamo andare.”
Quando fummo fuori dall'arena, mi divincolai dalla sua stretta.
“Perché mi hai portato via!?” esclamai.
“Selina, sai cosa significa lasciare perdere?” mi chiese Tristan esasperato.
“Certo che lo so!”
“Hai mai provato a farlo?”
"Lo faccio molte più volte di quanto tu non creda." Incrociai le braccia sul petto.
"Ah sì?" Tristan inarcò un sopracciglio con aria sarcastica.
"Sì. Hai idea di quante volte rinunci a picchiarti? E comunque perché non mi hai lasciata sfidare Clarisse?"
Dovevo proprio sembrare una bambina capricciosa, perché lui sospirò con l'espressione di un genitore che spiega per l'ennesima volta una cosa al figlio.
“Perché chiunque delle due avesse vinto, vi sareste arrabbiate l'una con l'altra, e non voglio che succeda. Vorrei che entrasse nel nostro gruppo.”
“Cosa!? Neanche la conosci!”
Lui sbuffò sul limite di perdere la pazienza.
“Devo ripeterti che conosco meglio di te questo campo? So di Clarisse, nella guerra contro i Titani ha sconfitto un dragone da sola.”
Feci una smorfia e cominciai a dirigermi verso la Casa Grande. Dietro di me sentii i passi di Tristan che accelerava per stare al passo.
"C'è qualcun altro che vuoi nel nostro gruppo?"
"Percy e Annabeth, ovviamente."
Come se li avessimo evocati, ce li trovammo davanti che discutevano con un ragazzino sui tredici anni con i capelli neri e spettinati, vestito con jeans neri e una giacca da aviatore.
"Nico, è troppo pericoloso! Stiamo parlando della fine del mondo!" gridò Percy.
"Anche i Titani avrebbero potuto distruggere il mondo, ma sei stato parecchio sollevato quando sono arrivato con mio padre!", ribatté il ragazzino, che evidentemente si chiamava Nico.
"Percy ha ragione, è un territorio che non conosciamo neanche noi. Non vogliamo metterti in pericolo", intervenne Annabeth in un tono che non ammetteva repliche.
Nico strinse i denti, ma non rispose.
"Voglio anche lui nel gruppo", mi disse Tristan in quel momento indicando Nico.
I tre litiganti si girarono verso di noi, Nico parecchio sollevato, Annabeth e Percy con uno sguardo omicida negli occhi che mi fece venire voglia di strangolare Tristan. Gli strinsi un braccio fino a quando non mugolò per il dolore.
"Tristan, l'hai fatto apposta?" ringhiai tra i denti.
Lui riuscì a tirare fuori un sorriso.
"In parte", mormorò.
"Come dicevano Annabeth e Percy, stiamo per imbarcarci in una missione suicida e tu vuoi che un ragazzino ci segua?"
"Quel ragazzino, – ribatté lui, usando lo stesso tono che avevo usato io, – è figlio di Ade e uno dei più potenti semidei che questo campo abbia mai avuto. Nico, perché non ci fai vedere di cosa sei capace?"
Nico sorrise, felice di poter mostrare le sue capacità. Sguainò una spada di metallo nero che portava al fianco e la piantò nel terreno, creando una spaccatura da cui uscirono dei guerrieri scheletro armati. Feci un salto indietro per la sorpresa, pronta ad attaccarli ma quelli come erano arrivati, tornarono nel loro buco nel terreno, che si richiuse in un attimo.
"Allora? Avevo ragione? Può essere molto d'aiuto."
Annuii lentamente. Chirone, che dal poligono di tiro con l'arco aveva sentito il rumore del terreno che si spaccava, arrivò al trotto.
"Tutto bene ragazzi? Ho sentito un- santo centauro! – esclamò vedendo il segno della spaccatura – Cosa è successo qui?"
"Oh, sono stato io! Ho solo pestato il piede con un po' troppa forza. Seriamente, il terreno è davvero poco solido qui", disse Tristan con allegria. Si diresse verso la Casa Grande, lasciandosi alle spalle un attonito centauro e tre semidei perplessi. Stavolta fu il mio turno di accelerare il passo per stargli dietro.
"Ah, e ovviamente sarei molto felice se veniste anche voi due", aggiunse Tristan girandosi verso Percy e Annabeth mentre ci allontanavamo.
"Abbiamo intenzione di far incazzare qualcun altro?" domandai.
"Io no. Spero che Luna e Abigail siano riuscite a parlare con Talia Grace. La Cacciatrice", specificò vedendo la mia faccia perplessa.
"Vuoi dirmi che sono l'unica rimasta all'oscuro delle tue intenzioni? Perché immagino tu abbia spiegato anche ad Adam chi vuoi che venga con noi al campo."
"Ops, mi sono dimenticato di dirlo solo a te", disse lui non troppo dispiaciuto.
"Non ti preoccupare, mi sto abituando."
Sotto il portico della Casa Grande trovammo Abigail che parlava con Talia Grace.
"Selina! – mi venne incontro, seguita dalla Cacciatrice – Lei è Talia Grace, figlia di Zeus. Talia, lei è Selina, di cui ti stavo parlando."
La Cacciatrice mi strinse la mano, dandomi la scossa quando le nostre dita si toccarono. Ci scrutammo qualche secondo in silenzio. Come mi capitava spesso con gli sconosciuti (e anche con i conoscenti) non sapevo bene cosa dire. Tristan, pur immaginando che si sarebbe perso l'occasione di ridere del mio imbarazzo, andò a cercare Adam, che a detta di Abby era stato preso in ostaggio dalle figlie di Afrodite. Lei non sembrava particolarmente toccata dalla cosa.
"Allora, – cominciò Talia incrociando le braccia, – anche tu figlia del capo degli dei?"
Annuii.
"Spero che andremo d'accordo. Abigail mi ha detto che mi vorreste nel gruppo che vi seguirà al vostro campo".
Annuii di nuovo.
"Io ci sto".
"Bene".
Cercai di tirare fuori un sorriso, ma dovette venire fuori una specie di smorfia. Fui sollevata quando Talia tornò dalle sue compagne Cacciatrici.
"Senti...", mi rivolsi a Abigail guardando la schiena di Talia che camminava verso la casa otto.
"Mh?"
"Ma Tristan sta bene?"
Abigail mi fissò senza capire.
"Cos'ha fatto?"
"Cosa non ha fatto, vorrai dire. Da quando è tornato al campo si comporta in modo strano, non mi provoca come al solito. E per la cosa di ieri sera... – arrossii mio malgrado – Non mi prende in giro quanto pensavo avrebbe fatto. Anzi, non lo fa proprio! Quindi mi chiedevo se per caso non ha qualcosa..."
Abigail sembrava voler dire qualcosa, ma rimase in silenzio.
"Non lo sai quindi?"
Scosse la testa.
"Mi dispiace".
"Oh, non importa".

Quella sera, in onore di noi nuovi arrivati, disputammo una Caccia alla Bandiera. Per quanto mi riguarda, avrebbero potuto risparmiarselo, ma evidentemente era una tradizione. Squadra rossa e squadra blu. La bandiera nemica da conquistare. Divieto di ferire i nemici. Ok, potevo farcela.
Luna decise che io, lei e Tristan saremmo stati con la squadra blu, mentre Adam e Abigail si allearono con la squadra rossa. Della squadra blu facevano parte, tra le altre, la casa di Atena e Ares, mentre i nostri avversari erano la casa di Ermes e di Apollo. Non sto a elencare tutte le case, ci vorrebbe troppo tempo. E sinceramente non so neanche quante ce n'erano. Visto che eravamo i nuovi arrivati, anche se non esattamente dei novellini nel combattimento, ci lasciarono in seconda fila a difendere la bandiera.
Prima dell'inizio della Caccia, mentre indossavo l'armatura, vidi Tristan che discuteva con il capo della casa di Ermes, di cui in quel momento mi sfuggiva il nome. Sembrarono raggiungere un qualche accordo, quindi si separarono. Cominciai a innervosirmi: conoscevo troppo bene Tristan per credere che stesse facendo due chiacchiere piacevoli con un nuovo amico, ma non feci domande. Covavo il desiderio di sbagliarmi su di lui per una volta.
Clarisse invece doveva aver trovato in Luna una potenziale nuova amica, perché volle portarla con sé in pattuglia. Luna accettò di buon grado la proposta e io dovetti mandare giù un bel boccone amaro, primo perché se avessi fatto vedere a Clarisse come combattevo forse avrebbe preso anche me, secondo non avevo alcuna voglia di passare la sera da sola. O in compagnia di Tristan. Non sapevo tra le due cose quale fosse la peggiore.
Suonò il corno che dava inizio alla partita. Tristan si arrampicò su un mucchio di massi chiamato Pugno di Zeus (a me sembrava più un mucchio di cacca, e a quanto avevo sentito non ero l'unica a pensarlo). Io rimasi ai piedi della roccia, accucciata tra due massi, e di tanto in tanto lanciavo occhiate apprensive verso l'alto, controllando che Tristan fosse sempre al suo posto.
Stavo prendendo in considerazione l'idea di tagliarmi le unghie dei piedi con l'ascia per passare il tempo, quando sentii che qualcuno si stava avvicinando. Scattai in piedi, l'arma stretta tra le mani. Vidi i miei avversari: un ragazzo e una ragazza, armati il primo di arco e frecce, la seconda con una spada. Mi avventai su di loro senza lasciargli il tempo di reagire. Erano abituati a un combattimento fatto di schivate e affondi fulminei, per questo la mia carica furiosa li lasciò spiazzati, dandomi la possibilità di disarmare la ragazza. Il ragazzo stava cercando di allontanarsi per incoccare una freccia, ma lo raggiunsi con due balzi e gli feci volare l'arco via dalle mani. I due batterono in ritirata.
"Fuori due!"
Andai ai piedi del Pugno di Zeus e chiamai Tristan.
"Tutto a posto lassù?"
Non ricevetti risposta. Nervosa, feci un giro attorno ai massi per vedere dove si era andato a nascondere. Ma dovetti constatare che era scomparso. Dove poteva essere andato con la bandiera? In quel momento diedi un calcio a un elmo abbandonato tra l'erba. Un elmo con un pennacchio blu. Lo raccolsi con mani tremanti. Sopra Tristan aveva scritto: SORPRESA!!! ;D.
Sentii sopra la mia testa il rumore di rami spezzati. Alzai lo sguardo, desiderando più che mai di sentire il collo di Tristan stretto tra le mie mani. Lo vidi che saltava da un ramo all'altro con la bandiera stretta in una mano.
"TRISTAN!", ruggii.
Lui abbassò lo sguardo, mi vide, fece un sorriso e continuò a saltare tra i rami. Volevo tirarlo giù da quei maledetti alberi, ma non avevo la più pallida idea di come fare. Mi limitai a seguirlo, insultandolo di tanto in tanto. Ebbi l'occasione di fermarlo solo quando fummo vicini al torrente che segnava il confine tra i due territori nemici, perché in quella zona gli alberi si diradavano, così che Tristan si trovò senza la possibilità di andare avanti. Mi guardò con il volto che non lasciava trapelare emozioni e si sedette su un ramo.
"A quanto pare siamo in una situazione di stallo", notò.
"Già, traditore".
"Sei arrabbiata per via del fatto che ho cercato di scappare con la nostra bandiera nel tentativo di consegnarla agli avversari?"
"Ma secondo te?"
Sperai che la mia voce grondasse sarcasmo come volevo facesse.
"Non vedo il motivo di prendersela tanto." Mise le braccia dietro alla testa, appoggiandosi al tronco.
"Si può sapere perché l'hai fatto?"
"Non lo so, – constatò con serenità. – Forse perché mi piace semplicemente fare casino, che ne dici di questa spiegazione?"
"Dico che non mi soddisfa, ma posso capire, trattandosi di te."
Rimanemmo un po' in silenzio, io che fissavo Tristan e Tristan che fissava il cielo e ogni tanto esclamava frasi tipo: "ah, ecco la cintura di Orione!"
Mi resi conto che la sua spiegazione era più che plausibile se si teneva in considerazione la natura di Loki, cioè il Gran Rompicoglioni di Asgard. Loki non agiva per il proprio profitto, faceva danni perché gli piaceva, anche se alla fine le cose per lui si mettevano male. L'assassinio di Balder, per restare in argomento: perché farlo? Non gli aveva portato nessun beneficio. Anzi...
Non so quanto rimanemmo in quella situazione, ma ne uscimmo solo quando vedemmo un paio di ragazzi della nostra squadra correre verso di noi con la bandiera avversaria e il corno che segnava la fine della partita suonò.

 

 

 






***

Angolo dell'autrice:

Non so se domani avrò il tempo di mettere il nuovo capitolo, quindi anticipo di un giorno, per la vostra gioia (ma come sono buona!).
Trovate che il comportamento di Tristan sia ambiguo? Contraddittorio? Se è così, sappiate che è voluto, non è a causa della mia inettitudine di scrittrice. Più avanti voglio trovare un modo di dare un po' di spazio agli amici di Selina, perché mi sono accorta che fin'ora ho parlato solo di lei e Tristan. Ma non credo che mancheranno le occasioni.
E così ho presentato tutto il gruppetto che seguirà i nostri eroi! Cinque della parte greca per bilanciare la parte norrena. Io vi avverto: non riesco a fare Talia IC. Ci provo, badate. Ma mi viene sempre troppo... troppo qualcosa. Lettrice avvisato, mezzo salvato dallo shock di trovarsi una Talia, troppo seria, o troppo affettuosa, ecc, ecc...
Una piccola precisazione: Drew è il capo della casa di Afrodite che ha preso il posto di Silena, lo dice Riordan in The Lost Hero.
E se vi è piaciuto potete anche lasciare un commentino!
A presto!

P.S. E ringrazio tutti quelli che recensiscono già.



 

  
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