Va beh,
inutile continuare a ringraziarvi per le vostre recensioni...sono davvero
felice che questa ff continui a piacervi e che non vi
deluda. Questo è il sesto e penultimo capitolo, ed è l’introduzione a quella
che sarà la fine...
Capitolo 6
– Il ritorno
La mattina
seguente Harry si svegliò prima dei suoi amici, e ne approfittò per sistemare
le sue ultime cose nel baule. Aveva dormito male, e gli sembrava di non aver riposato
affatto. Passando per caso davanti al piccolo specchio appeso al muro, lanciò
uno sguardo alla propria immagine riflessa: i capelli castano scuro, più
arruffati del solito, appiccicati alla fronte, gli occhi verdi che apparivano
più stanchi che mai e un velo di barba leggera sulle guance. Intento com’era a
studiare il proprio volto, fu piuttosto sorpreso nel vedere la zia Petunia
entrare nella camera, e salutarlo con un tono piuttosto distaccato : - Ciao –
Harry
ricambiò il saluto, perplesso : - Ciao –
La zia
dette un’occhiata ai bagagli dei ragazzi:
- E così
partite... –
- ...già –
- E dopo
tu...insomma...pensi che tornerai qui? –
Harry
rimase per un po’ in silenzio. - No, non penso che tornerò –
- Mh...bene –
La zia
tacque, uscì dalla camera, ma poi inaspettatamente disse:
- Allora
buona fortuna –
Harry non
fece in tempo a sussurrare uno sbalordito : - Grazie – , che lei era già
sparita.
Scrollò le
spalle, e uscì anche lui dalla camera, per andare in bagno.
Poco dopo Hermione si svegliò sbadigliando. Aveva la testa confusa e
pesante, era sudata, e fu stupita nel ritrovarsi nel letto completamente
vestita.
Lanciò
un’occhiata verso il letto di Harry: vuoto. Si girò dall’altra parte: Ron
dormiva beatamente nel suo letto, sdraiato su un fianco, la bocca socchiusa e
il torace che si gonfiava al ritmo regolare del suo respiro. I capelli rossi
gli cadevano disordinatamente davanti agli occhi; Hermione,
sorridendo affettuosamente, si chinò verso di lui e glieli scostò dalla fronte.
Inavvertitamente, lui le afferrò la mano nella sua. Hermione
sussultò. Ron aprì piano gli occhi azzurri, senza smettere di stringerle la
mano, e la guardò. Lei gli sorrise cautamente, con un brivido lungo la schiena:
- Buongiorno – sussurrò.
Lui sorrise
appena, e continuò a fissarla dritto negli occhi. Hermione
era a disagio, ma allo stesso tempo si smarriva sempre di più in quegli occhi
cristallini, e senza rendersene conto, stava avvicinando pian piano il suo
volto a quello del ragazzo; Ron, non smettendo un secondo di guardarla negli
occhi, e chiedendosi cosa stesse accadendo, si protese verso di lei, a pochi,
pochissimi centimetri dal suo viso.
Hermione socchiuse gli occhi, e l’ultima
cosa che vide furono le labbra carnose e delineate del ragazzo. In quel
momento, Harry rientrò nella camera.
Ron e Hermione si allontanarono bruscamente l’uno dall’altra,
tossicchiando.
Harry,
rendendosi conto di cosa aveva appena interrotto, si sentì tremendamente in
imbarazzo, e si tirò una sberla sulla fronte. Poi fece per uscire dalla camera,
ma gli amici lo chiamarono: - Harry!Torna qui! –
Superata la
tensione, i ragazzi presero a sistemare le loro ultime cose, e a metà mattinata
tutti i loro bagagli erano pronti nell’ingresso dei Dursley.
Una macchina del ministero della magia, contattata appositamente dai signori Weasley, li sarebbe passati a prendere dì lì a mezz’ora,
per accompagnarli alla Tana, dove avrebbero trascorso un paio di giorni prima
di iniziare la missione della ricerca degli Horcrux.
Quando la
vettura accostò di fronte al numero 4, Harry, Ron e Hermione
iniziarono a trascinare fuori i bauli. Harry notò con disappunto che i suoi
amici non si erano più parlati dopo l’episodio di quella mattina, e presumeva
che il silenzio gravido di imbarazzo si sarebbe prolungato per tutto il
viaggio.
I ragazzi
salirono in macchina. Hermione si mise sul lato
sinistro del sedile posteriore e, com’era sua abitudine quando stava seduta, si
accucciò tirandosi le gambe al petto; Harry si sedette al centro e Ron alla sua
destra, distendendo le gambe davanti a sé. Osservando le loro posizioni, Harry
sorrise notando quanto fossero diversi anche in quei piccoli particolari. La
macchina prese il volo divenendo invisibile; saliva sempre di più nel cielo
azzurro di quella Londra babbana, scavalcando le
nuvole bianche, e ben presto la città vista dall’alto apparve minuscola. Hermione guardava giù dal finestrino, la luce del sole che
giocava con i riflessi biondastri dei suoi capelli; Ron la guardava di
sottecchi, ma poi anche lui si voltava verso il suo finestrino, con un’espressione
indecifrabile. Quanto a Harry, faceva finta di dormire per non sentirsi
costretto a parlare, e con gli occhi chiusi continuava a pensare che di lì a
poco avrebbe rivisto Ginny, cosa che lo rendeva
tremendamente inquieto e incerto sul da farsi.
Quando la
vettura iniziò a perdere quota, Hermione gli diede
una leggera botta sull’avambraccio, per svegliarlo. Lui si stropicciò gli
occhi, fingendo l’aria stanca di chi si è appena svegliato. La macchina frenò
davanti alla Tana, urtando il marciapiede e facendo sobbalzare i tre ragazzi.
Ron uscì per primo, e si stiracchiò sbadigliando, poi iniziò a scaricare i
bagagli. La signora Weasley corse loro incontro,
sorridendo commossa:
- Oh cari!-
abbracciò forte Harry, poi Hermione e poi Ron, che
dovette chinarsi per salutarla, data la sua ormai notevole statura. I tre amici
presero ognuno il proprio baule. Hermione e Ron non
si erano ancora rivolti la parola, cosa che iniziava a seccare Harry. Egli poi
si sentiva agitato anche perché non aveva ancora visto Ginny
in giro; Hermione, notandolo, chiese alla signora Weasley :
- Ma Ginny dov’è? –
-
Oh...Ginevra è andata qualche giorno da Fred e George a Diagon
Alley, per stare un po’ con loro e aiutarli con il
negozio...pare che si diverta un sacco. Comunque dovrebbe tornare stasera con
la metro polvere –
Harry tirò
un silenzioso sospiro di sollievo.
- continua
–