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Autore: LUcy__    01/12/2012    4 recensioni
“Va bene.”
Lei sorrise, il primo sorriso dopo giorni di pianti. Osservò l’uomo guardare malinconico all’esterno.
“Suo padre mi ha cambiato, lo sa? Ero uno stupido ragazzino con niente in testa. Lui mi ha insegnato l’amore.”le rivelò lui.
E lei sorrise ancora, intenerita.
{LUcy__||Slash-Larry Stylinson}
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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{Chiara, this is for you.}

So, this is the end.

 
 
L’aveva trovato la signorina O’ Brien, mentre gli portava la colazione come di consueto.
 
“Su, su Bridget, dammi il vassoio del signore! Glielo devo portare!”aveva strillato alla cuoca, che si tratteneva dal darle il mestolo di legno sulla testa. Sospirò e prese il vassoio di legno scuro in mano, dandolo in mano alla governante sbuffando forte. L’altra donna la guardò con una punta di disprezzo e se ne andò, impettita.
“Che meretrice…”borbottò allora la cuoca, dando le spalle alla porta e continuando il suo lavoro.
Sarah O’ Brien adorava infastidire il resto della servitù, le dava quasi un senso d’importanza. Salì le scale velocemente, provocando il ticchettio dei tacchi delle scarpe sul marmo delle scale, unico rumore nella casa.
Il signore si svegliava sempre un ora prima del resto della famiglia, sempre. Ogni mattina.
Arrivata davanti alla porta del signore, bussò educatamente tre volte, a suo solito. Ma non ricevette alcuna risposta. Insospettita e vinta dalla curiosità di sapere, aprì la porta.
“Signor Styles?”
Più tardi si sarebbe pentita di quel suo gesto, descrivendo la scena che si era posta davanti a suoi occhi come tremenda e terrificante.

 
La gente di Holmes Chapel, negli anni a venire, dichiarò che mai si era vista donna più forte di Lady Cora Crawley- Styles. Non una lacrima sulla tomba del marito, solo lo sguardo fiero, che aveva sempre avuto anche nei momenti difficili. Le tre figlie, tutte vestite identiche e tutte identicamente in lacrime, non erano state della stessa tempra della madre.
Al funerale di Harold Edward Styles, morto a soli quarantacinque anni di arresto cardiaco, c’era tutta Holmes Chapel.
C’era la servitù di Villa Styles, per una volta non in divisa ma in abito da lutto.
C’era il vecchio dottor Davis, che aveva dato la triste notizia agli abitanti del paese, c’erano tutti i popolani, che avevano accolto con dolore la notizia della morte del conte Styles, forse uno degli uomini più gentili, affabili e giusti che fosse mai nato nel paese.
E poi, fermo ad osservare malinconico la lapide bianca, c’era lui.
Alto, ma non come il Conte, capelli castani, occhi azzurri, incredibilmente azzurri. Forse aveva pure la stessa età del Conte. Se ne rimase per tutta la cerimonia lontano dagli altri, ma quando il prete finì di parlare e congedò tutti si avvicinò alla vedova.
“Sono… veramente dispiaciuto.”disse. Aveva gli occhi pieni di lacrime, e la sua espressione era puro dolore.
“Oh, grazie…” sussurrò Lady Styles, abbassando il capo leggermente. “Lei era?”
“Un vecchio amico di Harry. Louis Tomlinson.”rispose, provocando una serie di ricordi.
Sarah O’Brien conosceva benissimo quel nome.
 
La villa delle vacanze dei Tomlinson era proprio ad Holmes Chapel, quindi i due erano cresciuti insieme. Alla fine i Conti Mark e Johannah Tomlinson di Doncaster avevano scelto di lasciare lì il figlio per tutto l’anno, vedendo quanto la lontananza facesse male ai due.
Quando Sarah era ancora la servizievole cameriera di Lady Anne, la madre del giovanissimo Conte, aveva scoperto la verità.
Era il pomeriggio del ventisette Aprile, data che le rimase in testa per tutta la sua vita, e si stava recando da Lady Gemma, sorella del Conte, per portarle un messaggio dalla madre. Già al tempo la donna era estremamente curiosa e sapeva benissimo che i due giovani erano fuori, nel parco della tenuta. Sentendo quindi le voci e le risate dei due, non poté fare a meno di spiare quello che stava succedendo, alzandosi sulle punte dei piedi per superare la siepe.
Non l’avesse mai fatto.
Harry Styles era letteralmente sdraiato sopra Louis Tomlinson e lo stava…
Lo stava…
La donna non riusciva neanche a pensarlo, talmente le faceva ribrezzo quella scena.
Harry e Louis si stavano baciando, sdraiati sul prato, noncuranti della probabilità di essere visti.

 
Sarah O’Brien aveva sempre diffidato del giovane Tomlinson. Da quando l’aveva conosciuto, dopotutto, era sempre attaccato a Styles, mai una ragazza, sempre quell’atteggiamento quasi… femminile. E poi l’aveva capito e aveva dato subito la colpa a lui dell’improvviso “cambio di sponda” del Conte. Cambio che, grazie al cielo, si era rivelato temporaneo.
E ora se lo ritrovava davanti, che faceva le condoglianze alla moglie dello stesso ragazzo che aveva baciato.
Le venne quasi un mancamento. Vide alcuni inservienti della casa che lavoravano con lei da anni riconoscere l’uomo e andargli incontro, salutandolo e riverendolo come facevano una volta. Che sciocchi, pensò.
“Da quanto tempo, eh?”le disse Bridget, ridacchiando. Lei la guardò con profondo disprezzo, per poi rispondere in malo modo.
“Quel Tomlinson non mi è mai piaciuto. Mai.”fece, secca. Lisciò le pieghe inesistenti della gonna nera, nella sua ricerca di apparire perfetta, e si lasciò scappare un “Doveva restarsene a Doncaster, quella è casa sua.”
“Ma il Conte era un suo vecchio amico, dopotutto…”continuò la vecchia cuoca, schernendola. Sarah decise di ignorarla. E riportò lo sguardo su Louis Tomlinson. Lui la riconobbe subito.
 
“Harry, ti devo dire una cosa.”
Louis si mordeva il labbro inferiore, fissando il pavimento marmoreo della propria stanza. Aveva quasi voglia di piangere.
“Lou…”sussurrò il riccio, alzandosi e avvicinandosi a lui. Il castano si buttò tra le sue braccia, affondando la testa nel petto. “Loueh, che cosa succede?”chiese allora l’altro, cominciando a preoccuparsi seriamente. Gli carezzò la testa, tendando di calmarlo.
“Mi rispediscono a Doncaster, Harry. Qualcuno ci ha visti, molto probabilmente non ci rivedremo più e…”
Non finì la frase. Scoppiò in lacrime prima di riuscire a finire la frase, ma Harry comprese lo stesso. Si strinse ancora di più all’amato, bisognoso d’affetto.
Peccato che si limitò a stringerlo leggermente a sé, non dicendo nulla e non facendo nulla per fermargli le lacrime. Era troppo sconvolto.

 
“Signorina O’Brien, finalmente riesco a parlarle!”
La voce di Louis Tomlinson arrivò alle orecchie della governante,che si congelò sul posto. Sentì una punta d’odio nella voce dell’uomo, e non le piaceva per nulla. Si girò sul posto è sfoderò il sorriso più falso che sapeva fare.
“Signor Tomlinson… è da molto che non viene qui…”disse a denti stretti, fissandolo tesa.
“Già. Da quanto sono stato… trasferito di forza.”commentò. Il suo sguardo si perse nel vuoto. Sembrava lontano anni da quel luogo. Forse ripensava a quelle giornate in giardino, con il suo Harry e nessuno che gli impediva di amarsi.
“Oh, è stato un vero dispiacere e…”cominciò lei, ma l’uomo la interruppe, alzando una mano.
“So perfettamente che ci ha visti e che ha detto tutto ai miei genitori e a quelli di Harry, signorina O’Brien.”annunciò, guardandola con risentimento. Lei si irrigidì e alzò lo sguardo, fissandolo dritto negli occhi.
“E quindi?”chiede, dopo una breve pausa. Strinse la presa sul manico del parasole nero, un gesto condizionato dalla tensione. “Cosa vuole fare?”
“Nulla, sarebbe confermare al mondo la mia omosessualità.”rispose lui. A quella parola lei storse il naso, infastidita sia dal suono sia dal significato. “E se lo facessi, finirei come quello scrittore. Qual’era il suo nome?”si chiese, portandosi una mano al mento. “Ah già, Oscar Wilde.”completò dopo, risevando alla governante un sorriso freddo.
 
“Hai sentito l’ultima, Sarah?”
Sarah O’Brien guardò il maggiordomo, staccandosi per un attimo dal servizio da tè in porcellana che stava lucidando. Lui le mostrò il giornale che stava stirando, indicando un titolo sulla prima pagina.
“Leggi tu, voglio finire qui, Thomas.”disse lei, ritornando a chinarsi sulla teiera decorata con fiori di lavanda. Lui prese fiato e cominciò a leggere.
“Ieri lo scrittore Oscar Wilde e Lord Alfred Douglas sono stati arrestati per avere violato la legge penale che codificava le regole morali in materia sessuale della loro stessa classe sociale.”
“In parole povere?”domandò Daisy, la capo cameriera, che stava spolverando i soprammobili in argento posati sulle mensole del salottino.
“Li hanno arrestati perché sono omosessuali, Day.”rispose lui, alzando gli occhi al cielo e riprendendo il suo lavoro. Sarah guardò schifata il giornale.
“Nemmeno più dell’alta società ci si può fidare…”commentò. E torno alle sue porcellane.

 
“Perché parla con me, allora?”
Louis Tomlinson sospirò. Le fece cenno con una mano di seguirla, e lei obbedì, controvoglia. Avrebbe preferito di gran lunga mandarlo al Diavolo e andarsene, ma lei non mancava mai di rispetto ai nobili.
“E triste, sa?”cominciò, gettando un occhiata veloce alla tomba. “Sapere che non c’è più. Avrei voluto tornare, dopo la morte di mio padre. Non ne ho avuto il tempo.”fece poi, sospirando malinconicamente.
“Milady Cora l’aveva fatta invitare al matrimonio”disse la donna, poco più che un timido sussurro.
“Mi è stato impedito.”disse lui, velocemente. Era irritato. “Non essendomi mai sposato, dipendevo dai miei genitori.”
Si fermò. Erano arrivati sul retro del mausoleo Styles, dove erano cresciuti dei peschi. Colse un fiore per annusarne il profumo, poi ne accarezzò leggermente i petali.
“Chi le ha detto che era morto?”
La domanda della signorina O’Brien lo bloccò. Ci pensò su qualche attimo prima di decidere se dirlo o no. Poi prese aria, scrollò le spalle e tornò a guardarla negli occhi.
“Lady Josephine. Da quanto ho saputo, era la figlia favorita da Harry. Tanto che conosceva tutta la verità.”
 
“Mi dispiace che sia venuto a sapere così della morte di mio padre…” disse Josephine, passando all’uomo un fazzoletto di pizzo con l sue iniziali ricamate sopra, che aveva tirato fuori dall’abito azzurro pastello.
“Non importa.”sussurrò. Strinse le mani intorno alla tazze colma di thè inglese, lo sguardo perso nel vuoto, la testa rivolta verso la finestra. “Non credo che verrò, comunque.”
“No!”esclamò lei, saltando sul posto. Lui le sorrise, rassegnato. Posò la tazza sul vassoio e fece cenno alla domestica che poteva portarlo via. “Lei deve venire! A lui… a lui sarebbe piaciuto.”
“Ha la stessa insistenza di tuo padre, oltre che gli stessi occhi.”osservò lui, guardandola bene. Avevi i capelli neri e mossi della madre, che erano incantevoli, mischiati con il verde degli occhi. Per un attimo, solo un attimo, rivede il giovane Harry.
“Deve venire, la prego.”ripetè, più decisa ancora. Il volto di Louis Tomlinson si distese in un sorriso triste. Annuì piano.
Era perfettamente consapevole che ogni cosa, in quel paese, gli ricordava del suo Harry. Che solo a tornarci gli sarebbero tornati in mente tutti i suoi pensieri e  tutti i suoi sentimenti. Che molto probabilmente si sarebbe messo a piangere come una ragazzina. Ma poi acconsentì.
“Va bene.”
Lei sorrise, il primo sorriso dopo giorni di pianti. Osservò l’uomo guardare malinconico all’esterno.
“Suo padre mi ha cambiato, lo sa? Ero uno stupido ragazzino con niente in testa. Lui mi ha insegnato l’amore.”le rivelò lui.
E lei sorrise ancora, intenerita.

 
Sarah O’Brien lanciò un occhiataccia alla giovane Styles, che si incamminava dietro le due sorelle verso l’uscita del cimitero, poi tornò a guardare Tomlinson.
“Credo che lei non abbia più nulla da fare qui.”disse, fredda. Lui la guardò, compatendola.
“Sa una cosa? Non mi importa di quanto lei e la società siate bigotte, conservatrici e ipocrite.”fece lui, sorridendo amaramente. Fece un leggero inchino, girò i tacchi e se ne andò di lì.
Sarah O’Brien non lo rivide mai più.
 
 

Sarah O’Brien lavorò al servizio degli Styles fino al giorno della sua morte.
Non si pentì mai di ciò che aveva fatto.
 
Lady Cora non si risposò mai e decise di non lasciare la casa del marito.
 
Bridget si licenziò e andò a lavorare per la madre di Lady Cora, in modo da non dover mai più rivedere la signorina O’Brien.
 
Josephine Styles ai suoi diciotto anni si trasferì a Doncaster, assistendo il Conte Tomlinson fino alla sua morte.
Al contrario delle sue sorelle, non si sposò mai.
 
Louis William Tomlinson morì di vecchiaia a settantasette anni, assistito da Josephine.
A detta della ragazza, le sue ultime parole furono “Sto arrivando Harry, sto arrivando.”

 

 
The writer is IN
 
And so…
Lavoro su questa One Shot da pochissimi giorni, ma è stata un idea arrivata così, di colpo. {Tutta colpa di Lovecraft, il mio libro di antologia e Downton Abbey}.
Ora che siete arrivate qui commenterete la stronzaggine della O’Brien, ma io vi consiglio di vederla dal suo punto di vista. E una società abbastanza chiusa di mente, in un periodo in cui l’omosessualità era reato e quasi nessuno era favorevole.
Poi, è stata molto cattiva davvero.
{Per una volta niente angst, suicidi o cose deprimenti, non è proprio da me.}
And so, vi lascio i contatti:
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