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Autore: PottermoreB    01/12/2012    5 recensioni
« Non fare il finto tonto, succhiasangue. Che ne hai fatto di Bella? »
« Succhiasangue? Bella? Amico, ma che stai dicendo? »
La sua palese confusione dovette dipingersi sul suo volto, perché l’altro lo guardò un po’ sorpreso. Si sporse appena e annusò. « Non puzzi. » osservò.
« Sì, mi sono fatto la doccia stamattina, grazie. »

Questa storia ha partecipato al contest "Quando Harry Potter e Twilight diventano più o meno la stessa cosa" e si è classificata al quarto posto.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cedric Diggory, Fred Weasley
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Questa storia ha partecipato al contest "Quando Harry Potter e Twilight diventano più o meno la stessa cosa" e si è classificata al quarto posto. Buona lettura. Se vi va, lasciate una recensione, fa sempre piacere.  c:

Cedric Diggory era un bel ragazzo costretto in una stupida macchina babbana con uno stupido aggeggio babbano che riproduceva la musica che ascoltava con delle stupide appendici babbane chiamate cuffie. Suo padre si era convinto che portarlo dai parenti negli Stati Uniti fosse un’ottima idea. Purtroppo lo portò nella città più piovosa d’America. Proprio in quel momento stava diluviando. Ed era estate. Sbuffò, abbastanza scocciato. Gli mancavano i suoi amici, la sua vecchia Hogwarts, le sue mura, addirittura sentiva la mancanza dei professori.
Sbuffò di nuovo.
« Ced, la vuoi smettere? » borbottò suo padre, senza perdere il sorriso bonario che aveva dipinto sul viso. In quel momento gli ricordava Arthur Weasley.
« Non è mica colpa mia se questo posto è di una noia assoluta! » esclamò il giovane Tassorosso, guardando fuori dal finestrino il paesaggio sfumato.
Non sapeva ancora ciò che lo aspettava.

 Dopo un altro quarto d’ora, parcheggiarono davanti a una villetta lilla dove si trovava già una monovolume grigia. Cedric scese dalla macchina, salutò rapidamente sua cugina Angela e i suoi zii e, con un appena borbottato « Vado a farmi un giro. », uscì. Non aveva un ombrello, maledizione. Si guardò intorno. La strada era deserta e lui ormai aveva diciassette anni. Trasfigurò un sasso abbastanza grande in un ombrello colorato e se ne andò lentamente, fischiettando “singin’ in the rain”. Così, tanto per non farsi notare.
Passeggiando per il centro, se così si potevano chiamare quelle cinque strade messe assieme, notò che tutti lo guardavano con espressione stranita. Passò vicino ad una ragazza che proprio in quel momento stava dicendo:  « Ma quello è Edward Cullen! E Bella dov’è? Non stava male? », qualcuno le rispose. « Magari è andato a prenderle una medicina in farmacia. » « Oppure si sono lasciati. » aggiunse qualcun altro, malignamente.
Cedric ebbe l’impressione che stessero parlando di lui, ma avendo sentito un nome sconosciuto scrollò le spalle e continuò a camminare silenziosamente, mentre si chiedeva oziosamente perché quei babbani sparlavano in mezzo alla strada facendosi sentire da tutti. Finì davanti a un negozio per bambini, pieno di maschere, giochi e scherzi babbani. Così decise di entrare e scorse, vicino a degli occhiali finti con gli occhi a molla, un ragazzo che gli dava le spalle dai capelli rossi, alto e smilzo, con dei vestiti di seconda mano, in una posa pensosa.
« Weasley? » domandò, perplesso.
L’altro si voltò. « Diggory? » chiese a sua volta.
« Tu sei… George? »
« No, io sono Fred. Ancora non ci riconosci? »
« Beh, girano voci che ancora neanche vostra madre vi riconosce, perciò… »
Scoppiarono a ridere entrambi e, quando si furono calmati, Fred lo fissò attentamente. « Che ci fai qui? »
« Sono venuto a trovare dei parenti. E tu, invece? »
« Io e George stiamo cercando di girare tutti i negozi di scherzi possibili, per spunti, idee... »
« Non vi basta Zonko? »
« Veramente ne volevamo aprire uno nostro, pensavamo di chiamarlo tipo “I Tiri Furbi Weasley” ma shh! È un segreto. O, meglio dire, mamma ci ucciderebbe se lo sapesse. »
« Che ne dici di Vispi, invece che Furbi? »
« Oooh, hai ragione! Suona molto meglio. Lo proporrò a George appena tornato a casa. »
« Senti, ma tu sai mica chi è un certo Edward Cullen? Per strada mi hanno scambiato per lui. »
« No, mi spiace, amico. Mai sentito nominare. »
« Va bene, Fred, non importa. Grazie comunque, ci rivediamo a Hogwarts! » disse Diggory, avviandosi verso l’uscita.
« No, alla Coppa del Mondo! » lo riprese l’altro.
« Sì, giusto! Irlanda contro Bulgaria! Sarà proprio una bella partita. Allora a presto, Weasley. » sorrise il Tassorosso, per poi uscire dal negozio.
Quei due gemelli erano proprio pazzi, ma erano famosi per le loro burle, forse non era una cattiva idea quello di aprire un negozio di scherzi.
Camminò a lungo soprappensiero, finché si trovò davanti un ragazzo alto e muscoloso dalla pelle abbronzata, i capelli corti e gli occhi scuri. Ma la cosa che lo colpì di più furono i suoi denti bianchissimi scoperti in un ringhio.
« Ehm… Desidera? » domandò Cedric, abbastanza confuso. Non aveva mai visto quel tipo e non capiva quella reazione.
« Non fare il finto tonto, succhiasangue. Che ne hai fatto di Bella? »
« Succhiasangue? Bella? Amico, ma che stai dicendo? »
La sua palese confusione dovette dipingersi sul suo volto, perché l’altro lo guardò un po’ sorpreso. Si sporse appena e annusò. « Non puzzi. » osservò.
« Sì, mi sono fatto la doccia stamattina, grazie. »
« No, non capisci. Cos’hai fatto, Cullen? »
« Ancora ‘sto Cullen? Ma mi volete dire chi cazzo è? »
« Seguimi. » disse allora lo spilungone che sembrava odorare di pino e terra bagnata. Era un odore strano, ma buono.
Cedric lo seguì, senza pensare che quell’armadio l’avrebbe potuto mettere k.o. nel giro di cinque secondi, ormai la curiosità lo divorava.
Il Tassorosso non sapeva quanto fosse passato quando arrivarono ad una bella villetta. Una bionda parve materializzarsi sulla terrazza e ringhiò all’altro ragazzo.
« Cane. »
Quello non la degnò di molta attenzione, ma si limitò a dirle: « Non noti niente di strano? »
Allora lo sguardo dorato di lei si spostò su Cedric e per un attimo parve pietrificata. Poi sparì e un secondo dopo era di nuovo al suo posto.
« Che diamine di scherzo è questo? » domandò.
« Ma come, avveri tutte le mie profezie? »
« Vale a dire? » replicò l’altra, scuotendo la lunga chioma in un gesto infastidito.
« Che sei stupida tanto quanto le bionde delle mie barzellette. »
Gli occhi della ragazza si oscurarono. Nel senso che divennero neri, non so se mi spiego. Fece per saltare in avanti ma un uomo più grande e muscoloso del ragazzo abbronzato la prese per i fianchi e le diede un bacio sul collo.
« Dai, Rose, vai da Bella, ha bisogno di te. »
Quella annuì e rientrò. « Vi chiamo Edward, ok? »

Ancora questo Edward? Ma è una persecuzione! pensò Cedric.
Ma non appena lo vide passare attraverso la soglia di casa comprese il perché di tutta quella fanfara.
L’altro lo squadrò con un espressione perplessa.
« Ma cosa…? » dissero insieme, avvicinandosi uno all’altro e studiandosi. Le uniche cose che li differenziavano erano il pallore della pelle di Edward e il colore degli occhi: Cedric li aveva grigi, Edward invece dorati come la bionda di nome Rose.
« Chi diavolo sei? » domandò il mago.
« Edward Cullen. E tu? »
« Cedric Diggory. »
« Sei un umano. » osservò Edward.
« No, giura?! E io che pensavo di essere un extraterrestre! » esclamò l’altro sarcasticamente. Si sentì un po’ un Serpeverde, ma quella giornata si stava rivelando veramente stressante.
Il moro accanto a lui abbozzò un sorriso. « Chiunque risponda così a questi succhiasangue è mio amico. Io sono Jacob. » disse, infine, allungando la mano.
Il ragazzo gliela strinse e si sorprese di sentirla così calda.
« E poi perché hai detto che sono un umano? Tu cosa sei, scusa?! »
Poi il cervello collegò ciò che aveva detto Jacob e quello che aveva detto Edward. Succhiasangue. « Oh per Merlino. Tu sei un vampiro?! »
« Per Merlino? Ah, già. Tu sei un mago. »
« Come lo sai? »
« Leggo nel pensiero. » rispose semplicemente Edward, come se fosse stata la cosa più ovvia del mondo. Cedric si sentì violato, non aveva mai subito un Legilimens e non voleva che gli succedesse mai. La testa era l’unico posto in cui lui era al sicuro, in cui poteva tenere i suoi segreti.
« Scusa, non lo faccio di proposito. È come se la tua mente urlasse, io non posso fare a meno di sentire. »
Il nostro "hogwartiano" annuì piano.
« Ti va di entrare e raccontarmi un po’ di te? Sono molto curioso di questa somiglianza, potremmo essere gemelli. »
« Ma non leggi nella mente? »
« Certo, ma sentirlo a voce è molto meglio. Così puoi rivelarmi ciò che desideri tu, anche se sarà difficile non sentire anche i tuoi pensieri. »
« Mi sembra giusto. » acconsentì.
Cedric e Jacob entrarono in quella casa, il secondo si precipitò subito sul divano dove stava stesa una donna, o meglio una ragazza, incinta che si teneva la pancia con una mano e la schiena con l’altra. Alla sua vista, il volto scarno e sciupato di lei si illuminò di amore. « Ciao! » esclamò la giovane. Poi spostò lo sguardo verso Cedric e rimase paralizzata. Lo fece scorrere verso Edward che era accanto a lui e le sorrideva gentile, facendole scorgere le zanne attraverso le labbra sottili.
« Edward..? » chiese, più confusa che mai.
« Ciao, sono Cedric. » si presentò. Tutti gli strinsero la mano e si raccolsero in una specie di cerchio. Diggory raccontò di se, del suo mondo, di Hogwarts, di Harry Potter, mentre i vampiri (ancora gli suonava strana quella parola, sapeva che esistevano ma non credeva che ne avrebbe mai incontrato uno) pendevano dalle sue labbra, rapiti.
E poi Edward, insieme all’aiuto della sua famiglia, gli raccontò tutto quello che poteva, di come Carlisle li aveva salvati tutti, di come Esme l’avesse accolto come una madre e di come si fossero aggiunti tutti gli altri. Infine gli raccontò la sua storia con Bella, che lo affascinò molto. Sembrava quasi un romanzo. E dopo tutto quel parlare tutti appresero che non erano solo simili nell’aspetto fisico, ma anche nel carattere.
« Non è che potreste essere gemelli. Potreste essere la stessa persona. » proruppe Jacob, facendo scoppiare tutti a ridere, un suono armonioso tra lo scampanellio delle risate femminili e i bassi maschili. Il più bel suono che Cedric avesse mai sentito.

   
 
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