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Autore: Melanto    01/12/2012    6 recensioni
Aria. Acqua. Terra. Fuoco. Alla disperata ricerca del Principe scomparso, mentre nel cielo rosseggia un'alba che odora di guerra. Una lotta contro il tempo per ritrovare la Chiave Elementale, prima che finisca nelle mani del Nero, e salvare il pianeta.
Siete pronti a partire?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alan Croker/Yuzo Morisaki, Hajime Taki/Ted Carter, Mamoru Izawa/Paul Diamond, Teppei Kisugi/Johnny Mason
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'Elementia Esalogy'
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ELEMENTIA
- The War -





CAPITOLO 16: This is War (parte II)

Lingua di Serpe – Regno degli Ozora, confine con le Terre del Nord

“It's the moment of truth and the moment to lie /
E’ il momento della verità e il momento di mentire,
the moment to live and the moment to die /
il momento di vivere e il momento di morire,
the moment to fight, the moment to fight, to fight, to fight, to fight /
il momento di combattere, il momento di combattere, combattere, combattere, combattere!

30 Seconds to MarsThis is War

Mamoru si era sentito minuscolo quando uno degli iktàba dell’Avanguardia di Terra era emerso a pochi metri da lui, aveva afferrato al volo un cavallo con tutto il cavaliere e ora lo stava macellando tra le fauci, agitando il capo da una parte all’altra. Pezzi umani e animali ricaddero al suolo, piovvero sugli altri uomini dell’esercito di Gamo sollevando grida di spavento tra le fila ordinate di soldati.
“Per tutte le Dee…” riuscì a mormorare, ma in quella confusione non era possibile sentire sussurri; anche per dare ordini bisognava gridare.
Hajime interruppe il muro di acqua che aveva creato. “Dobbiamo allontanarci da qui o finiremo pestati dalla carica!”
In quel momento, Mamoru si riscosse, cercando di realizzare la situazione.
Erano troppo vicini alla prima linea e anche se Gamo aveva probabilmente avuto un’idea diversa nel voler condurre il primo assalto, adesso si trovava, per forza di cose, a dover dare l’ordine di avanzare. E loro sarebbero finiti nel mezzo. In quel momento, l’abilità di Yuzo sarebbe tornata decisamente utile anche a loro tre.
Mamoru si risolse ad agire nel minor tempo possibile. Approfittò della confusione e allungò una corda infuocata in direzione del soldato più vicino, disarcionandolo senza alcuna fatica.
“Traiamo vantaggio da questo caos e prendiamo delle cavalcature! Se ci mettiamo a correre finisce che restiamo schiacciati!”
Hajime e Teppei annuirono e attaccarono singolarmente un paio di cavalieri.
Mamoru fu in groppa all’animale con agilità, abituato a montare i màlayan che avevano un carattere molto più ribelle dei cavalli normali. Tirò le redini e la bestia si impennò, ma come gli zoccoli anteriori toccarono terra, il leggero colpo nei reni lo fece partire come un lampo in un folle galoppo.
Si volse il tempo necessario per assicurarsi che Hajime e Teppei fossero subito dietro di lui, poi tornò a rivolgere lo sguardo verso la fazione amica.
La distesa della Lingua di Serpe gli si presentò, ora che poteva vederla davanti a lui, enorme e brulla. In lontananza, l’Armata Reale sembrava così piccola da essere irrisoria se paragonata agli uomini di Gamo, ma mentre cavalcava si rese conto che quella massa compatta che andava delineandosi con maggior chiarezza non era immota. Ed era enorme.
Il fronte d’attacco si perdeva alla vista e più diveniva nitido, più gli dava l’impressione di un’enorme marea. In quel momento, realizzò che l’impatto tra le due fazioni sarebbe stato devastante per entrambi gli eserciti.
Sopra i soldati, poi, scorse due livelli di Elementi: più in alto vi erano gli alastri, ma erano pochi e, probabilmente, solo di copertura; più in basso, invece, le ali dei màlayan non potevano ingannarlo. L’Avanguardia di Fuoco sarebbe calata inesorabile con le sue fiamme come piccoli draghi volanti. Per mesi, all’inizio del viaggio, si era torturato per non poter essere con loro e, invece, alla fine di tutto, era davvero stato al loro fianco. Anzi. Aveva finito, addirittura, con l’aprirgli la strada. Era stato lui ad aver sferrato il primo attacco, creando scompiglio tra le fila di Gamo; l’Avanguardia di Terra aveva fatto il resto e ora arrivava l’Avanguardia di Fuoco per coprire la calata dell’esercito.
Mamoru non riuscì a non trattenere un mezzo sorriso orgoglioso. Orgoglioso di sé, dei suoi compagni, di tutti gli Elementi che stavano prendendo parte alla salvezza del mondo. Orgoglioso del volante che cercò subito con lo sguardo per capire se fosse riuscito a fuggire dal Nero, a mettersi al riparo. I suoi occhi setacciarono il cielo alla ricerca di qualsiasi figura distante da entrambe le fazioni e la trovò sospesa a mezz’aria, troppo lontana affinché lui potesse raggiungerla e troppo in  alto. Forse con un màlayan…
Strinse lo sguardo. Yuzo reggeva ancora il Principe e la Chiave, e si muoveva in maniera strana, deviava il percorso quasi non sapendo dove andare. Poi lo vide.
Vide il Nero sbarrargli la strada e Yuzo fermarsi.
“Maledizione!” ringhiò.
Mamoru!
La voce di Hajime lo distolse affinché si concentrasse sulla loro situazione, che non era di certo migliore di quella del volante.
Abbiamo compagnia!
La Fiamma obbedì all’implicita richiesta. Volse il capo e trovò che la marea nera di Gamo aveva iniziato a muoversi.

La spada del Golem si era levata per proteggere il proprio signore dal frustare confuso della coda di un iktàba. La lama era affondata con decisione nella carne della creatura, tranciandone di netto il pezzo finale. Il sangue verdognolo sprizzò fuori lordando gli altri soldati.
Lo scudo di Gamo, sollevato sopra la sua testa, impedì che uno schizzo lo colpisse sull’elmo.
Con uno scatto, Santana balzò sulla base della coda monca dell’iktàba e risalì la sua lunghezza in corsa, fino ad arrivare in prossimità della sommità del capo, dove l’Elemento di Terra che lo guidava teneva le redini. Si diede una spinta e saltò. Le mani ruotarono la spada volgendo la lama verso il basso. Emise un ringhio mostruoso e calò il fendente. L’Elemento riuscì solo volgere il capo verso di lui, prima che l’arma lo trafiggesse da parte a parte mischiando il suo sangue con quello dell’animale. Il Golem estrasse la lama e infilzò la fronte dell’iktàba. Il vermoide emise un verso acuto di dolore, il capo venne oscillato con forza, ma il cervello era ormai stato colpito e la forza scemò un po’ alla volta.
Da quella posizione, molto più in alto degli altri, l’eco di un suono cupo, simile a quello di un corno, giunse a Santana, captato dal suo udito molto fine. Di sicuro, dabbasso, con il frastuono generato dall’arrivo dell’Avanguardia di Terra, nessun altro doveva averci fatto caso.
Velocemente estrasse la spada dall’animale morente e si lasciò scivolare lungo il dorso. Toccò terra con un balzo, mentre la bestia crollava alle sue spalle.
“Hanno suonato la carica, mio signore” riferì subito, recuperando il proprio cavallo.
Gamo aveva un’espressione furente e galvanizzata al contempo. “Non vorremo essere da meno, vero?” La sua lama venne levata al cielo e il Colosso delle Isole Zmyr impennato, mentre la voce, neppure si sapeva come potesse, riuscì a soverchiare tutti i rumori attorno a lui. “Nel nome della liberazione di Elementia! Carica!
Ogni cavaliere che non era impegnato a contrastare la forza degli iktàba si lanciò al galoppo, seguendo il signore cui aveva prestato solenne giuramento.
I colori neri delle loro armature, delle cappe e in buona parte anche delle cavalcature li rendeva simili a un mare d’oscurità. L’intero fronte si era mosso in maniera asincrona, come le tessere di un domino lasciate cadere una dopo l’altra: l’inizio era stato innescato, il resto sarebbe avvenuto come una folle reazione a catena.
Sciame di insetti disposto a divorare tutto quello che avrebbe trovato davanti.
I vessilli dei Gamo si levavano sopra le loro teste, impugnati da coloro che li avrebbero usati come armi una volta nel vivo dello scontro: avrebbero macchiato quella bandiera con il sangue degli Ozora e dei loro uomini.
Alle loro spalle, il gruppo dei Veloci guidato da Lazon sfuggiva al blocco offerto dagli iktàba senza alcuna difficoltà. Troppo svelti rispetto ai grossi vermoidi, sfilarono attorno alle bestie in balzi agili e scattanti per poi compattarsi nella scia del fronte d’attacco.
Shingo Takasugi, Elemento messo a capo di quel distaccamento dell’Avanguardia di Terra, tentò senza successo di provare ad arginare il passaggio degli strani cavalieri che restavano in una posizione poco convenzionale: raccolti e sollevati dalla sella. Purtroppo, le bestie che montavano erano così veloci, che in confronto i movimenti degli iktàba sembrava avvenissero a rallentatore, per quanto quegli animali non fossero affatto lenti a differenza della stazza. Ringhiò un insulto tra le labbra e si rassegnò a non poter fare nulla se non concentrarsi sugli altri soldati che erano rimasti indietro. Se non poteva rincorrere quelli ormai alle sue spalle, almeno avrebbe fatto piazza pulita di quelli che non erano riusciti a fuggire.
La sua stazza era imponente a dorso dell’iktàba e coperta da un’armatura di piastre non completa, per permettergli un maggiore movimento. Sul pettorale in acciaio campeggiava il disegno di un diamante, il simbolo della scuola di Terra, di colore bronzo. La testa era protetta da un elmo a tre punte con paranaso a forma di ‘T’ e paraguance non troppo doppie. La terza punta, quella posteriore, scendeva lungo la nuca, per proteggerla tramite una proiezione più larga.
La sua voce tonante rimbombava giungendo alle orecchie dei compagni senza alcuna difficoltà.
Kato(1), Espadas serrate le fila! Nessuno di quei bastardi deve riuscire a passare il nostro sbarramento!
Tirò le redini dell’iktàba che stava guidando e lo indirizzò verso un soldato che tentava di fuggire. L’animale percepì l’odore del sangue degli altri caduti che gli era rimasto addosso, spalancò le fauci e azzannò il posteriore del cavallo lanciandolo in aria assieme al cavaliere e afferrandolo al volo subito dopo in un concerto di ossa e carne che venivano maciullati.
Shingo mosse altrove lo sguardo, nel tentativo di avere una visione d’insieme più completa e solo in quel momento si accorse che qualcosa mancava. La carica era stata data, gli uomini di Gamo si erano mossi, ma che ne era stato degli Stregoni?
Era stato convinto che sarebbero partiti assieme al primo assalto, eppure i loro incanti non erano ancora arrivati a contenere la spinta della loro Avanguardia.
Nervoso, girò l’animale per cercarli con gli occhi e questi vennero catturati da qualcosa che non si sarebbero mai aspettati di vedere, tanto che anche l’iktàba che stava montando sembrò ‘avvertire’ il pericolo. D’improvviso si disinteressò al pasto e sollevò il muso, mantenendolo immobile. Annusava l’aria e l’odore non familiare che portava con sé.
“Divina Yukari nel profondo della Terra…” mormorò, guardando fisso in lontananza l’esercito di Maghi Neri ordinatamente schierato e quasi irriconoscibile. “E quelli che diavolo sono?”

Il compito di Cario era sempre stato quello di vegliare sull’operato di suo fratello minore, Natureza, e, per farlo, si era tenuto costantemente a debita distanza, muovendo i fili ai suoi comandi, come un perfetto marionettista.
Anche quando gli eserciti si erano schierati, lui era rimasto nella retroguardia, a capo degli Stregoni. Natureza, invece, si era portato alla testa assieme a Minato Gamo perché, sue testuali parole: “devo trovare prima degli altri quello che sarà il mio avversario”. E quando l’aveva visto volare via all’improvviso, subito dopo l’attacco raffazzonato di quel gruppetto di Elementi comparsi dal nulla, aveva capito che lo aveva trovato.
“Che diavolo significa?!” Leon Deeke era sbottato all’improvviso dopo quel momento. Non era cieco né stupido e, sì, si era accorto che il Nero era proprio ‘volato via’, per quanto velocissimo. Ma volare non rientrava nelle abilità degli Stregoni a meno che non fossero dei Metamorfi, cosa che, da quel che sapeva, non fosse il Nero. “Come ha fatto a volare?!”
A dirla tutta, il Nero – come a buona parte degli altri Stregoni che più gli erano stati in contatto – non gli era mai piaciuto fino in fondo, ma non poteva negare l’ascendente che sembrava avere sulle persone. Il suo aspetto da ragazzino, i suoi modi da ragazzino e quello sguardo da ragazzino che trapassava persone e oggetti, che disarmava per la trasparenza e per la determinazione di ferro erano sempre riusciti a incantare tutti loro e a costringerli a fare ciò che voleva. Quel momento non faceva differenza.
Nemmeno l’idea di prendere parte a una guerra così plateale gli era mai piaciuta; aveva sempre preferito agire nell’ombra e soffocare i suoi avversari di sorpresa – nel sonno era l’ideale! –, eppure si era ritrovato lì, a spalleggiare Minato Gamo a dorso di quel… coso che non apparteneva neppure ai Regni degli Ozora.
Nemmeno Cario gli era mai piaciuto, forse più di Natureza, eppure quando lo Sciamano – non si faceva mai chiamare Stregone – aveva risposto alle sue proteste con quel: “Il Nero è superiore a qualsiasi mago oscuro, dovresti saperlo. Se è in grado di volare è solo perché ha trovato l’incantesimo adatto per farlo” non era stato in grado di protestare oltre. Gli era sembrato così plausibile che quel moccioso fosse riuscito in un qualcosa in cui loro avevano sempre fallito, che non aveva più detto nulla, accettando la risposta mortificante di Cario.
Quest’ultimo, ora che le danze erano state aperte e l’Avanguardia di Terra aveva invaso il loro fronte, montò in sella al suo esemplare di Kamalocha delle Vette Aguzze e tirò le briglie. La bestia, una creatura esterna ai Regni degli Ozora che lo Sciamano aveva conosciuto nei suoi lunghi viaggi dall’altra parte del mondo, spiegò le lunghissime ali nere. Erano composte da tre sistemi alari per fianco mentre il dorso era ricoperto di scaglie che, se viste alla luce del sole, avevano dei particolari riverberi verdastri. Il muso, identico a quello di un camaleonte, era coperto di piccoli bitorzoli e dalla fronte e dal naso spuntavano tre lunghi corni bianchi. Il piumaggio nasceva da sotto le squame a partire da metà collo, fino a coprire il petto e le zampe, ed era di colore verdazzurro; in alcuni esemplari verde-giallo. Le zampe erano solo due, posteriori, mentre la coda era coperta di squame fino a poco prima della punta, dove le piume tornavano a fare la loro comparsa, mimetizzando l’estremità dell’osso che era nuda e appuntita, pericolosa come un pungiglione e capace di infilzare la preda senza pietà. La loro stazza era sufficiente a trasportare comodamente due persone sulla loro groppa, ma tutti avevano un solo cavaliere.
L’esercito volante degli Stregoni era stato schierato indietro, molto più indietro dell’accampamento, dove nessuno avrebbe potuto far caso a loro, poiché la distanza era enorme e la visuale coperta.
Ora sarebbero venuti allo scoperto e la lotta sarebbe finalmente stata pari. Lo spazio aereo non sarebbe stato ad esclusivo appannaggio degli alastri e dei fyarish.
Quando il braccio di Cario si levò tutti i kamalocha sembrarono rispondere al suo ordine, seppure non avesse proferito parola. Le bestie si alzarono sulle zampe posteriori e spiegarono le sei ali, sbattendole prima in maniera disarmonica e quasi scoordinata e poi tutte insieme. Si fermarono tenendole sollevate con le punte rivolte verso l’alto, pronti a spiccare il volo.
Le ali dei kamalocha erano indipendenti tra loro e permettevano agli animali di direzionarsi e volare in maniera imprevedibile e con tempi di reazione maggiori di qualsiasi altro animale alato; i loro occhi, poi, potendo ruotare separatamente e con una visuale di trecentosessanta gradi erano capaci di individuare e scansare all’ultimo momento qualsiasi minaccia d’attacco.
Questo, ovviamente, avrebbe giocato tutto a loro favore, assieme all’effetto sorpresa. Nessuno conosceva i kamalocha, se non attraverso qualche sparuto libro, e di certo gli Elementi non si sarebbero mai aspettati che gli Stregoni arrivassero in massa con un esercito di tali animali. Era su questo che Cario aveva puntato quando, anni prima, aveva parlato a suo fratello dei kamalocha. Con la sua magia e le sue conoscenze era riuscito a trasportarne un numero considerevole ad Huria, per addestrarli in vista della giusta occasione. E quell’occasione si era presentata attraverso la guerra.
Sarebbe stata la carneficina perfetta: prima avrebbero lasciato che Gamo e Ozora si ammazzassero a vicenda in numero considerevole, mentre loro provvedevano a falciare gli Elementi; poi avrebbero iniziato a uccidere anche gli inutili uomini al servizio del Signore del Nord. La loro superiorità a livello di forza era indiscutibile, un soldato non avrebbe mai potuto sperare di vincere contro un mago. Infine, quando ormai le sorti fossero state tutte a loro favore, avrebbe impartito l’ordine segreto che aveva insegnato alle bestie attraverso la sua magia. I kamalocha avrebbero disarcionato gli Stregoni e si sarebbero rivoltati contro di loro, finendo la mattanza. Una volta che le forze magiche in gioco si fossero ridotte drasticamente, i suoi poteri uniti a quelli di suo fratello che erano Elementali e Neri insieme avrebbero fatto il resto e iniziato la Purificazione di Elementia.
Ogni essere umano – uomo, donna, bambino o anziano che fosse stato – sarebbe stato cancellato dal pianeta affinché questo potesse nuovamente tornare padrone di sé stesso. Lui e Natureza ne sarebbero stati i guardiani temporanei, per accertarsi che nulla potesse tornare a intaccarne l’equilibrio. Alla loro morte, Elementia sarebbe finalmente stato al sicuro. Per sempre.
Quello era il grande disegno che lui e suo fratello avevano messo a punto da quando aveva liberato il giovane dalle mani degli alastri che volevano rinchiuderlo a Raj.
Quello era il sogno che stavano per apprestarsi a realizzare.
A Cario bastò abbassare il braccio affinché i kamalocha si levassero in volo uno ad uno e si allontanassero in direzione del fronte di guerra che si stava assottigliando sempre di più, ora che i due eserciti stavano per scontrarsi. Dabbasso, gli uomini ancora rimasti al campo tennero alte le teste, fisse sui ventri di molteplici colori di quegli strani uccelli e poi seguirono lo stormo allontanarsi velocemente verso il proprio destino.

A terra!” fu tutto quello che Takasugi riuscì a dire quando lo schieramento di bestie sconosciute, che sembravano uscite dall’Infero, passò sopra di lui. Erano centinaia e troppo in alto affinché avesse potuto disturbarli con la telecinesi.
Shingo tirò le redini dell’iktàba perché si abbassasse, quando attorno a lui piovvero di colpo sfere di energia purpurea. L’attacco fu a tappeto e incurante di chiunque avrebbe coinvolto.
Gli incanti esplodevano a ripetizione con rombi cupi e fiammate improvvise, mentre le onde d’urto sollevavano terra e facevano a pezzi i cadaveri già abbandonati al suolo.
Le ali delle bestie fischiavano, così come le code che venivano dibattute nel vento e i loro sibili acuti e stridenti graffiavano le orecchie.
L’iktàba di Shingo venne centrato in pieno muso da un incantesimo degli Stregoni e lui sentì ciò che rimaneva del proprio animale precipitare al suolo, corpo morto. L’Elemento di Terra cercò di saltare al momento opportuno, prima che l’impatto potesse schiacciarlo sotto la carcassa e allora sarebbe potuta essere anche la sua fine: rompersi una gamba o rimanere bloccato in quel momento non era proprio la scelta più indicata.
Balzò che ormai era a pochi metri dal suolo e attutì il colpo ruzzolando con abilità per perdere tutta la velocità accumulata nel precipitare. Si fermò che aveva un ginocchio a terra e l’altro piegato in avanti, pronto a rimettersi in piedi, ma quello che i suoi occhi videro lo lasciò a bocca semiaperta. Piano si portò in piedi e le nuvole di fumo e fiamme purpuree si stendevano a vista d’occhio da entrambi le parti del fronte.
I cadaveri, al suolo, si mischiavano gli uni agli altri e tra quelli dei soldati di Gamo c’erano anche quelli dei suoi compagni, colpiti dalla magia degli Stregoni o schiacciati dai corpi degli iktàba.
Riprese fiato, con le mani, il viso e l’armatura sporche di terra e mentre l’aria entrava e usciva dal suo petto, rimase a fissare lo stormo di Stregoni che si allontanava per inseguire gli uomini di Gamo e spalleggiarli nello scontro finale.

Che diavolo facciamo, adesso?!” Hajime continuava a spronare il proprio cavallo perché l’idea di rallentare non gli passava nemmeno per l’anticamera del cervello. “Finiremo schiacciati nel mezzo della carica!” Anche quella non era proprio la fine dei suoi sogni, ma il fronte era troppo ampio per essere aggirato.
Mamoru tornò a guardare in avanti; l’Armata Reale, dalle armature color argento e i vessilli blu e granato, diveniva sempre più vicina e a mano a mano i particolari apparivano più nitidi.
Fermarsi non avrebbe avuto alcun senso, ma continuare sarebbe stato il modo più facile per suicidarsi.
Attraverso la criniera dell’animale che sferzava contro il suo viso in balia del vento, scorse i volanti più in alto di tutti e la schiera dell’Avanguardia di Fuoco a metà tra la terra e il cielo che volava a dorso dei màlayan. In quel momento gli venne un’idea e pensò che fosse terribilmente folle, ma non avevano più niente da perdere.
Tendete il braccio al cielo!” ordinò all’improvviso, le labbra tese in una smorfia di sfida.
Cosa?!” Teppei non si premurò di nascondere la propria perplessità.
Fate come vi dico e qualsiasi cosa accada non opponete resistenza, chiaro?
Opporre resistenza?! Mamoru, per tutte le Dee!, qua rischiamo di tirarci le cuoia!
Come se non lo sapessi!” esclamò la Fiamma, ma non perse tempo dietro infinite spiegazioni. Tese il braccio e drizzò la schiena, affinché potesse essere perfettamente visibile. Da chi, di preciso, né Hajime e né Teppei l’avevano capito, ma dopo essersi scambiati un’occhiata, decisero di seguire il suo esempio, seppur per loro fosse più difficoltoso mantenere l’equilibrio con i cavalli lanciati a quella velocità.
Mamoru, invece, aveva una postura fiera ed elegante, frutto di anni di addestramento. I capelli frustavano l’aria alle sue spalle e assomigliavano alla criniera selvaggia della sua cavalcatura: nera lei e neri i suoi. Lo sguardo deciso e leggermente stretto fissava la calata inarrestabile che si avvicinava velocemente, anche a causa del fatto che vi stava cavalcando contro.
D’un tratto, la terra si sollevò, animata dal vento degli Elementi d’Aria. Turbinò, addensandosi quasi a formare delle nubi raso terra. La visuale dell’esercito gli venne preclusa e solo a tratti riusciva a carpire le loro figure tra lo scorrere della polvere che andava e veniva; un diversivo per accecare gli avversari, mentre gli Elementi d’Aria sarebbero stati la ‘vista’ dei soldati dell’Armata Reale.
Lui non abbassò il braccio, anzi, lo tenne più teso possibile e abbassò leggermente il capo per prepararsi ad affrontare la muraglia di polvere.
Alla sua sinistra, ma leggermente più arretrato, Hajime seguì il suo esempio con il cuore che gli era arrivato in gola. Gli sarebbe bastato entrare in quella cortina e il tempo che lo avrebbe separato dallo scontro sarebbe stato racchiuso nello spazio di un respiro.
Teppei, invece, per quanto sentisse anch’egli il cuore intrappolato in una parte diversa dal petto, mantenne gli occhi spalancati e vigili; la terra era il suo elemento, non aveva nulla da temere. Almeno da lei.
Nell’attimo in cui gli zoccoli dell’animale entrarono nella tempesta di polvere, Mamoru serrò le palpebre e lasciò andare completamente le redini.
- Ci siamo! - fu tutto ciò che riuscì a pensare e se aveva sbagliato a fare i conti, anche i suoi amici ne avrebbero pagato le conseguenze.
Per sua fortuna, un maledetto volante gli aveva insegnato che a volte l’unico modo per venire fuori dai guai era affidarsi agli altri e i suoi compagni di Fyar furono quell’aiuto in cui aveva maledettamente confidato. Delle dita si strinsero alle sue, afferrandolo saldamente. Lo strattone fu brusco, ma si aiutò con le gambe facendole oscillare un paio di volte per riuscire a prendere la giusta spinta. In un attimo fu in groppa al màlayan, alle spalle del suo legittimo cavaliere.
“Avevo capito che volevi trovartici proprio nel mezzo, ma non ti sembra di aver esagerato?!”
Nonostante l’elmo dagli ampi paraguance ne coprisse buona parte del viso e la parte posteriore, che simulava l’ondulazione di una fiamma, nascondesse i suoi capelli, Mamoru riconobbe subito quell’ironia pungente, simile alla sua.
“Non sai come sono felice di rivederti, Kazuki!”
“E ci credo! Guarda in che razza di casino sei andato a infilarti, Sante Dee!”
Mamoru volse il capo alla ricerca di Hajime e Teppei: li vide al sicuro, anche loro in groppa ai màlayan assieme ai suoi compagni. Fece cenno a Kazuki di avvicinarsi a loro.
“State bene?” si accertò; nonostante ora non fossero più da soli, continuava a sentirsi responsabile per loro. Erano suoi amici, la sua squadra e anche se il Principe era, probabilmente, al sicuro la loro missione non si sarebbe conclusa prima della fine di quella battaglia. Adesso doveva solo accertarsi che anche Yuzo stesse bene, che fosse riuscito in qualche modo – uno qualsiasi! – a superare il Nero, che fosse, finalmente, arrivato al campo dell’Armata Reale. Lontano dagli scontri.
“Sì, tutto a posto.” Hajime sembrava ancora un po’ frastornato nel trovarsi in groppa a un animale che emetteva fuoco dalla criniera e dalla coda. Non era perfettamente a suo agio, poiché il calore era piuttosto intenso, ma di sicuro era meglio che trovarsi nella mischia. Dopo il primo attimo di panico aveva anche buttato uno sguardo in basso, per vedere dove fosse finito il suo cavallo: non ne aveva trovato traccia, completamente fagocitato dalla calca, dall’acciaio, dalla stoffa e dalla carne.
“E’ incredibile!” sbottò invece Teppei, con il suo travolgente entusiasmo. “Non ne avevo mai visto uno così da vicino! Sono fantastici questi màlayan!”
Il piccolo Shun Nitta, che guidava l’animale su cui restava il tyrano, non trattenne una mezza risata divertita.
Anche Mamoru si ritrovò a sorridere, seppur nel suo cuore continuasse ad albergare la preoccupazione per il volante. Fece per levare lo sguardo e provare a individuarlo, quando la voce di Magister Gentile, a capo dell’Avanguardia, si attirò la sua attenzione.
“Non ce la facevi proprio a stare lontano dalla prima linea, vero Izawa?”
“Nossignore” rispose prontamente.
“Beh, hai scelto il momento giusto.”
Dall’alto, i volanti scesero di quota per poter comunicare più facilmente. Come responsabile c’era un giovane dai lunghi capelli biondo scuro.
“Legioni del Nord in avvicinamento. Impatto previsto fra tre minuti.”
Le sue parole vennero ripetute per tutto lo schieramento dagli altri Elementi d’Aria che si trovavano a destra e a sinistra. Formarono quasi un’eco.
Dabbasso, qualcuno ordinò: “Puntare le lance!
Ormai c’erano quasi. Mancavano solo una manciata di metri prima che la fine cominciasse. Un’ultima volta, quasi disperatamente, Mamoru rivolse lo sguardo al cielo cercando di trovare Yuzo, ma tra la polvere della tempesta sollevata dagli alastri e gli alastri stessi era impossibile riuscire a scorgere in lontananza. Il cielo non era mai stato così trafficato come in quel momento.
Fuoco sul nemico!
La voce di Magister Gentile tuonò in maniera vibrante, dando il segnale di inizio copertura. L’Avanguardia avrebbe cominciato a spianare la strada all’esercito sottostante.
In quel momento, i cavalieri dei màlayan lanciarono sfere di pura fiamma nella tempesta sottostante, colpendo quasi alla cieca oltre il loro fronte d’attacco. Gli incantesimi andarono a segno, e le esplosioni sollevarono fumo che si mischiò alla polvere, alla terra e alle grida dei primi caduti.
Il rumore era assordante.
“Ci siamo! Prepararsi al-… Misericordia Divina!” l’intervento dell’alastro alla guida degli Elementi d’Aria venne troncato da quell’espressione di sconcerto e spavento.
“Magister Pierre! Che diavolo sta-” Magister Gentile levò il capo di scatto e anche Mamoru aveva alzato lo sguardo su di lui. In quel modo riuscì a vedere con i propri occhi come un Elemento d’Aria venisse letteralmente ‘afferrato’ da non seppe identificare cosa e trascinato via; scomparso oltre la nuvola di polvere. La formazione degli alastri si spezzò di netto dietro al comando perentorio di Pierre.
Ripiegare!
La tempesta diversiva creata dai volanti venne interrotta e mentre la polvere scivolava inesorabilmente verso il basso, di nuovo abbandonata alla gravità, Mamoru vide una creatura nera attraversarla e comparire all’improvviso, veloce come un lampo, non troppo distante da lui. Per poco quella che gli sembrò un’ala non lo colpì in pieno, fu solo grazie all’abilità di Kazuki Sorimachi se riuscirono ad evitarla.
“Fottuta puttana!” sbottò l’Elemento di Fuoco, tirando le briglie del màlayan. “Che diavolo sono quei cosi?!”
Mamoru non seppe rispondere, si limitò a ruotare la testa da una parte all’altra senza sapere bene cosa dover guardare, di preciso.
Incantesimi di Magia Nera piovvero a raffica da una posizione troppo alta, a volte pari alla loro, altre ancora maggiore. Nuove bestie, identiche a quella che gli era passata di fianco, si fecero strada nel cielo, chiazzandolo di nero e verde.
Gli Stregoni stanno attaccando dall’alto! Prendere quota!” ordinò velocemente Pierre agli altri alastri. In maniera quasi istantanea era passato dalla difesa all’offesa attiva. I suoi fulmini, che aveva già visto adoperati per mano di Yuzo, correvano nel cielo, all’inseguimento dei Maghi Neri e delle loro strane creature.
“Non ho mai visto niente di simile, le Dee mi sono testimoni!” sbottò Kazuki, lanciando sfere infuocate in ogni direzione nel tentativo di cogliere almeno uno degli avversari.
A terra le fazioni si erano scontrate in un misto di grida e clangore d’acciaio. Cavalli nitrivano spaventati.
Agli Elementi era impossibile intervenire in aiuto all’esercito guidato da Hongo e dal suo Primo Ufficiale, poiché la minaccia degli Stregoni li stava tenendo impegnati su qualsiasi fronte e sembravano non voler finire.
Una delle belve che usavano per volare passò sulla testa di Mamoru. La Fiamma rimase a bocca aperta e fiato corto a osservare il piumaggio verde del ventre della creatura e l’ampia apertura alare che era almeno il triplo di quella di un màlayan. Le zampe erano tirate indietro, distese lungo il ventre per non creare attrito e poi c’era la coda. Mamoru la vide frustare il cielo e poi calare, proprio verso di loro. La punta acuminata apparve color avorio tra le piume verdi.
Il suo compagno di Fuoco era troppo impegnato a contrastare un attacco ai danni di un altro Elemento di Fyar per rendersi conto di avere quel bestione sopra la testa.
Giù, Kazuki!” gridò Mamoru e lo costrinse di forza ad abbassarsi. Quasi lo scavalcò mentre afferrava le redini dalle sue mani e le tirava, ordinando al cavallo di spostarsi l’attimo prima che la coda potesse prenderli in pieno.
“Maki benedetta…” esalò Sorimachi, mentre drizzava lentamente la schiena.
Gli era andata bene, ma lo stesso non si poté dire di Hajime.
Il Tritone riuscì solo per miracolo a non venire trafitto da una di quelle stesse code che, invece, prese in pieno il màlayan che stava montando assieme al cavaliere. Hajime si aggrappò alla sella quando l’animale venne strattonato, ma la forza della spinta gli fece perdere la presa lungo i fianchi.
“Maledizione!” ringhiò tra i denti. Una mano affondò alla cieca dentro la criniera infuocata, ultimo, disperato tentativo di non venire disarcionato e gettato nel vuoto. Ma il fuoco puro, che ardeva sul capo dell’animale, gli ustionò la pelle in un attimo, impedendogli di tenere la presa.
Hajime!” gridò la Fiamma nel momento in cui lo vide cadere. “Dobbiamo recuperarlo prima che tocchi il suolo, Kazuki!”
“E come diavolo credi che possa fare?!” Gli incantesimi arrivavano da ogni lato e le sue mani erano entrambe impegnate a respingere gli attacchi. “Il màlayan non potrebbe mai sopportare il peso di tre persone!”
Sto arrivando, Hajime!” l’urlo di Teppei coprì tutti gli altri.
Sia Acqua, in caduta libera, che Fuoco più distante lo videro abbandonare il cavallo di Nitta e gettarsi nel vuoto. Il braccio teso il più possibile nel disperato tentativo di riuscire ad afferrare la mano del Tritone.
Mamoru inorridì. Avrebbero finito con lo schiantarsi tutti e due.
Hajime, invece, fissava il viso dell’amico di infanzia che gli apparve terribilmente deciso e i ricci che oscillavano per la velocità di caduta.
- Quell’idiota… - pensò nel realizzare che sarebbero morti entrambi perché non aveva abbastanza tempo né spazio di manovra per poter creare un incantesimo di acqua che attutisse l’impatto.
Afferra… la mano!” Il ringhio del tyrano gli arrivò nonostante il fragore della battaglia, sotto di lui, si facesse sempre più forte e vicino. Gli sembrava di stare cadendo da un’infinità e invece il tempo si era dilatato all’improvviso, trasformando i secondi in minuti lunghissimi. “Forza!
- Idiota… - pensò ancora, ma la mano era spalancata verso di lui.
Quando riuscì ad afferrarla il tempo scorse di nuovo velocissimo tanto che non riuscì a comprendere cosa accadde. Vide solo Teppei creare un incantesimo. Poi, il buio improvviso e i rumori attutiti di colpo. Non riuscì neppure a spiegarsi come avessero fatto ad atterrare senza schiantarsi.
Istintivamente strinse gli occhi, anche se tutto era divenuto scuro, e si aggrappò, con la mano libera, agli abiti di Teppei.
Sentì solo lo sbattere di zoccoli contro qualcosa e il loro rumore rimbombare in quello spazio che appariva continuo ed estraneo alla battaglia nello stesso tempo.
“Stai bene? Sei ferito?”
La voce di Teppei lo costrinse ad aprire di nuovo gli occhi, ma l’oscurità non cambiò.
“Sì… no… cosa…?”
“Ho creato una cupola di roccia.”
E così si spiegava il perché del rimbombo e della sensazione dei rumori attutiti, nonché del buio.
Hajime ci mise qualche attimo ancora per realizzare di essere ormai ‘al sicuro’, se così si poteva dire. Piano si rilassò completamente al suolo. Era duro, ma così meravigliosamente immobile e stabile.
“Ommerda… mi sono visto spacciato” mormorò, inspirando più volte.
“Non ti avrei mai lasciato morire.”
Quelle parole gli fecero cercare il suo sguardo nel buio e lo stizzì non riuscire a trovarlo, ma d’altra parte gli permise di nascondere agilmente l’imbarazzo e il rossore che velocemente era salito alle guance. “Idiota! Per poco non ti ammazzi anche tu! Sei scemo o cosa?”
Sentì Teppei sbuffare un sorriso; era così tranquillo, come se non avessero rischiato di morire entrambi. “La volta scorsa è toccato a te. Questa volta sono stato io a salvarti la vita.”
“Non è mica una gara!” borbottò, però continuava a tenergli stretta la mano e la stoffa dell’abito all’altezza del petto.
“Lo so. Volevo solo proteggerti.” Teppei stava continuando a sorridere, lo poteva sentire dal tono della voce. “Ho sempre desiderato farlo, fin da quando eravamo piccoli. Solo che avveniva sempre il contrario.”
Avvertì palesemente che stava ridacchiando, mentre lui allentava la presa sull’abito, ma non sulla mano.
Avrebbe voluto borbottargli un sacco di improperi e invece si limitò a sbuffare con poca convinzione quel semplice: “Stupido” che voleva dire tutto e non voleva dire niente.
Nel buio, stemperò l’espressione imbronciata in favore di una più mesta e sincera. Dal petto, le dita risalirono dietro il collo per appoggiarsi sotto i riccioli castani, morbidi.
Teppei pose la fronte contro la sua e anche se Hajime non poteva vederlo, riuscì a sentire lo sfiorare della linea del profilo contro di sé.
“La fine di questa guerra la vedremo insieme, Hajime. È una promessa.” Azzardata, come suo solito; avventata e poco razionale, dettata più dal cuore che dalla testa. I tyrani non erano grandi amanti del ‘pensare prima di agire’, ma in quel momento non gli sembrò affatto un male, dopotutto.
“Sei proprio uno stupido” ripeté, ma stava sorridendo anche lui.

"Portami a terra!”
Kazuki avrebbe voluto girarsi per guardare Mamoru dritto negli occhi, ma il trovarsi costantemente sotto attacco non glielo permetteva; la vista gli serviva per direzionare i suoi incantesimi. Però, cercò di imprimere nel tono della voce tutto quello che avrebbe voluto trasmettergli anche attraverso lo sguardo.
“Cosa?! Stai scherzando, vero?!” L’ennesima sfera infuocata andò a segno e il mostro alato precipitò inesorabilmente, non prima che la sua lingua acida e collosa, lunghissima come quelle dei camaleonti, si attaccasse alla caviglia di un màlayan e lo trascinasse con sé. “Tutta questa storia della missione o che so io ti ha reso ancora più folle di quello che, sotto sotto, sei sempre stato!”
Ma Mamoru non aveva né tempo né voglia di discutere con Sorimachi. Aveva visto Hajime e Teppei sparire nella polvere che era andata dissolvendosi, terrorizzato all’idea che non ce la facessero. Per fortuna Magister Pierre era intervenuto in tempo per rallentare la loro caduta e permettere così a entrambi un atterraggio più morbido del previsto. Teppei, poi, per proteggere entrambi dalla calca dei cavalli e dei fanti aveva creato una cupola di terra. Lui l’aveva vista bene e aveva tirato un mezzo sospiro sollevato; almeno era sicuro che non fossero feriti.
“Portami a terra, ho detto! Subito!”
Kazuki levò lo sguardo al cielo, con una certa rassegnazione, e si apprestò a obbedirgli. Con una mano sola, perché l’altra continuava a lanciare incantesimi, afferrò le redini e indirizzò il màlayan verso il basso.
“Ma sappi che non posso scendere troppo in basso, sarei una preda per gli arcieri.”
“Evita di farla tanto lunga, cazzo!”
L’altro sbuffò, scuotendo il capo. Appena furono a un’altezza adatta fermò il proprio animale.
“E tu vedi di non farti ammazzare, hai capito?”
“Grazie del passaggio.” Mamoru gli colpì l’elmo con le nocche in segno di buona fortuna e gratitudine. Poi balzò agilmente dal màlayan. Rotolò al suolo per attutire il colpo e con una capriola si portò subito in piedi.
Un soldato dei Gamo gli apparve davanti, armato di lancia ma lui lo carbonizzò nel giro di qualche istante.
La cupola di terra tirata su da Teppei era proprio lì, e ancora perfettamente intatta.
“Ragazzi! State bene? Siete tutti interi?” colpì il guscio di roccia in maniera decisa e, in pochi attimi, lo vide ritrarsi fino a crollare e divenire nuovamente tutt’uno con il suolo.
“Come nuovi.” Lo rassicurò Teppei, mentre aiutava Hajime ad alzarsi.
Mamoru guardò anche il Tritone in cerca di conferme e questi annuì, ma il palmo aveva un’evidente scottatura.
“Ricordami che non devo più salire su un màlayan” precisò l’agadiro, mentre strappava una striscia di stoffa dalla casacca che stava indossando per avvolgerla alla mano.
Attorno a loro la battaglia imperversava senza sosta, in ogni dove.
Sulla terra i soldati si affrontavano a suon di lance e spade. Il rumore delle loro armature e il cozzare delle lame faceva quasi da sottofondo, mentre le grida di paura, dolore e rivalsa erano il coro che non trovava armonia.
Nel cielo, invece, le bestie la facevano da padroni. Màlayan contro chissà che razza di mostri erano riusciti a trovare gli Stregoni. Il nero e verde delle loro livree cozzava con la luce viva e ardente emessa dal fuoco che rendeva vive code e criniere degli animali sacri alla Dea Maki. Tra loro, incantesimi a non finire e da qualsiasi direzione. Stregoni ed Elementi si davano battaglia mantenendo le rispettive posizioni. Anche gli alastri, che di solito si tenevano fuori dallo scontro diretto, si erano visti costretti a passare all’attacco. E non c’era più ordine né comando. Non c’era più alcuna religione o strategia. Era un tutti contro tutti nel tentativo di vedere chi si ammazzava per primo.
Mamoru si guardò attorno, imitato da Hajime e Teppei, poi alzò lo sguardo al cielo. Di Yuzo non c’era ancora traccia e voleva trovarlo a tutti i costi. Fu allora che li vide.
Il Nero era in volo, esattamente come lo era stato quando l’aveva visto l’ultima volta, ma non era l’uccellino il suo avversario. Anzi, del volante non c’era alcuna traccia. Però, nell’attimo in cui riconobbe contro chi il signore dell’AlfaOmega stava ingaggiando battaglia, si sentì improvvisamente sollevato, perché se erano arrivati loro, allora significava che Yuzo era riuscito a portare al sicuro il Principe e, quindi, anche sé stesso. Non poteva esserci notizia migliore per lui.
Certo, l’immagine che si presentò ai suoi occhi riuscì comunque a farlo rimanere senza parole: il Nero stava affrontando i Master.

 



[1]MASANORI KATO: è il portiere del Furano, ai bei tempi che furono dei campionati delle elementari e medie. Ovvero, il più notoriamente conosciuto come: Tony Brunor! X3 A me lui sta tanto simpatico e come Elemento di Terra ce lo vedo bene! :33333 (per KaTony XD: *clicca qui*)


…Il Giardino Elementale…

 

La battaglia continua e gli Stregoni hanno appena tirato fuori il loro 'asso nella manica', il gruppo si è diviso, le fazioni si sono fuse e sembra che stia per venire giù la fine del mondo.
Che ne sarà dei quattro Elementi? Che ne sarà dei Master che stanno per affrontare il Nero?
Questo capitolo è tutto un rincorrersi di botte da orbi, quelle che si sono molto spesso annusate lungo tutto il corso della storia.
E... e poi... e poi c'è che ho terminato anche l'Epilogo. :) Quindi, aggiornamenti settimanali doppi fino alla fine.

Grazie a tutti voi che continuate a seguirmi!
Con i prossimi aggiornamenti tornerà anche l'Enciclopedia Elementale con gli ultimi volumi :DDDD


Galleria di Fanart (nessuna aggiunta)

- Elementia: Fanart

Enciclopedia Elementale (nessuna aggiunta):

1) Enciclopedia Elementale – Volume Primo: Le Scuole Elementali e l’AlfaOmega
  • Capitolo 1: La Scuola di Tyran
  • Capitolo 2: La Scuola di Alastra
  • Capitolo 3: La Scuola di Fyar
  • Capitolo 4: La Scuola di Agadir
  • Capitolo 5: Gli Stregoni dell’AlfaOmega


  • 2) Enciclopedia Elementale – Volume Secondo: Elementia: storia e caratteristiche

  • Capitolo 1: La Storia
  • Capitolo 2: La Magia in Elementia
  • Capitolo 3: Le Divinità di Elementia


  • 3) Enciclopedia Elementale - Volume Terzo: Cicli di Studio e Titoli

  • Capitolo 1: Cicli di Studio
  • Capitolo 2: Titoli


  • 4) Enciclopedia Elementale - Volume Quarto: Gli Ozora ed i Gamo

  • Capitolo 1: La faida tra gli Ozora ed i Gamo
  • Capitolo 2: L'Armata Reale della famiglia Ozora
  • Capitolo 3: Le Legioni della famiglia Gamo


  • 5) Enciclopedia Elementale - Volume Quinto: Classi Magiche e Professioni

  • Capitolo 1: Elementi e Sacerdotesse Elementali
  • Capitolo 2: Erboristi e Stregoni
  • Capitolo 3: Naturalisti e Alchimisti


  • 6) Enciclopedia Elementale - Volume Sesto: Il Calendario Elementale

  • Capitolo 1: Generalità
  • Capitolo 2: Mesi
  • Capitolo 3: Festività (pagg 1 e 2)


  • 7) Enciclopedia Elementale - Volume Settimo: Le Terre dell'Oltre

  • Capitolo 1: Generalità
  • Capitolo 2: Paràdeisos
  • Capitolo 3: Gefüra
  • Capitolo 4: Infero
  • Capitolo 5: Creature: Salamandre
  • Capitolo 6: Creature: Silfidi, Ondine, Gnomi
  • Capitolo 7: Creature: Driadi, Diavoli
  • Capitolo 8: Creature: Maustaki
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