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Autore: Eldur    01/12/2012    2 recensioni
L'undicenne figlio di Draco Malfoy è appena arrivato a Hogwarts ed è molto emozionato.
Quella sera molte cose sarebbero cambiate. Ne era certo.
Ma Scorpius Malfoy non era certo un gentiluomo.
«Stupido cappello! Quanto ti ci vuole per dire una frase che abbia un senso compiuto? Urla Serpeverde così la finiamo qui!»
«Sì, sì, lo so chi sei. Sparisci dalla mia vista, Weasley»
Ma ovviamente non dura: si sa che i Malfoy sono dei codardi, no? E se il Cappello Parlante dicesse qualcosa di completamente fuori dal comune?
«Oh, no… oh, no!»
Hai detto bene, Scorpius...
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Minerva McGranitt, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Stupid Sorting Hat!


 

 
Quella sera molte cose sarebbero cambiate. Ne era certo.
«Ora, voi del primo anno, potrete essere smistati nelle vostre future Case» disse la McGranitt, recuperando un vecchio logoro cappello, uno sgabello di legno e una pergamena.
Scorpius Malfoy cercò di smettere di tremare per l’emozione (se suo padre avesse saputo che non si stava comportando per niente come un uomo…!) e fissò l’insegnante e la pergamena appena srotolata con talmente tanta decisione che sembrò volesse bruciare tutte e due. O che dovesse andare al bagno, ma questa era un’altra storia.
«Potter, Albus» chiamò per primo la McGranitt. Il ragazzino in questione che assomigliava davvero tanto al famoso Harry Potter, suo padre, si diresse verso lo sgabello e ci si sedette. Dopo poco lo strappo sul Cappello Parlante si aprì e urlò Grifondoro.
«Shane, Henry»
«Tassorosso!»
«Grey, Ashley»
«Corvonero!»
«Richardson, David»
«Corvonero!»
Scorpius sbadigliò. Di quel passo l’avrebbero chiamato ore dopo.
«Winter, Valery»
«…Serpeverde!»
Il figlio di Draco Malfoy sorrise. Quella ragazzina era carina. Forse sarebbero potuti diventare amici una volta che fossero stati smistati. Anzi, pensò, avrebbero potuto parlare direttamente durante la loro prima cena a Hogwarts, seduti allo stesso tavolo.
«Weasley, Rose» disse la McGranitt.
La rossa, figlia di Ron Weasley e Hermione Granger, si sedette e aspettò almeno cinque minuti. Che stupido cappello indeciso!, si lamentò Scorpius.
Dopo un po’ urlò Grifondoro (E ci voleva così tanto?) e Rose, con un sorriso enorme, acclamata dagli studenti della sua stessa Casa, si sedette accanto a suo cugino Albus.
«Malfoy, Scorpius»
Il biondo deglutì, mentre tutti gli sguardi nella Sala Grande si posarono su di lui.
Una volta che la McGranitt gli ebbe infilato il Cappello Parlante sulla testa con un gran sorriso, quello cominciò a borbottare un sacco di frasi che Scorpius non afferrò.
«Cosa?» sussurrò.
Ma il Cappello sembrava non averlo sentito.
«Sei diverso. Sei strano, Scorpius Malfoy. Penso che qui un cambiamento sia d’obbligo» disse, come lo stesse prendendo in giro e poi tacque improvvisamente.
«Stupido cappello! Quanto ti ci vuole per dire una frase che abbia un senso compiuto? Urla Serpeverde così la finiamo qui!» mormorò a denti stretti, già stufo. Tutti lo stavano ancora fissando e lui parlava con un cappello! Che vergogna.
«Grifondoro!»
Seguì un silenzio imbarazzante. Tutti avevano gli occhi fuori dalle orbite, soprattutto i Grifondoro.
Scorpius, in un impeto di rabbia, afferrò il Cappello, se lo sfilò e lo lanciò per terra.
«Auch!» disse quello, indignato.
«Cappello del cazzo! E ora chi lo dice a mio padre?» urlò Scorpius, schiaffandosi una mano sulla fronte.
 
 

La mattina dopo, di cattivissimo umore, Scorpius si sedette con rabbia al tavolo dei Grifondoro (Un Serpeverde tra i Grifondoro! Questo era proprio il colmo!), lontano da tutti.
Ingurgitò il suo porridge in pochissimi minuti e poi stette a sbuffare tutto il tempo, con la testa poggiata sulla mano.
Alla sua destra c’era il gruppetto dei cugini, figli dei salvatori del mondo magico, e aveva l’impressione che stessero confabulando proprio su di lui. Cercò di far finta di non vederli, ma non poté più ignorare quando Rose Weasley si alzò dalla panca e gli si avvicinò.
«Ciao» disse gentile.
Scorpius la guardò malissimo. «Che vuoi? Hai intenzione per caso di insultarmi pubblicamente?»
Rose alzò un sopracciglio. «No, in realtà volevo solo conoscerti meglio. La mia famiglia - soprattutto mio padre - mi ha praticamente vietato di stringere rapporti amichevoli con te, ma visto che siamo nella stessa Casa penso che questa regola non valga più… Piacere, io son-»
«Sì, sì, lo so chi sei. Sparisci dalla mia vista, Weasley» la interruppe lui. «Non ho bisogno di amici»
Rose assottigliò la bocca, come se lo stesse per rimproverare. «Molto bene,» disse, dopo una evidente lotta interiore, «rimani solo come un cane. Però poi non tornare strisciando da me, perché non ti accoglierò a braccia aperte. Anzi, con un bel calcio tu-sai-dove.» gli indicò il posto in mezzo alle sue gambe e Scorpius deglutì a vuoto. Rose girò sui tacchi, agitando i suoi voluminosi capelli rossi e camminò rabbiosamente verso la porta della Sala Grande.
Nel momento in cui sparì, i gufi fecero la loro apparizione e cominciarono a consegnare le loro lettere e i loro pacchetti agli studenti.
Scorpius tenne gli occhi chiusi e le dita incrociate sotto il tavolo così tanto forte che temette gli si sarebbero staccate. A nulla valse però, il tentativo.
Sotto i suoi occhi era comparsa una lettera scarlatta, portata da un gufo che era senz’altro quello di suo padre, Draco Malfoy.
«Oh, no… oh, no!» piagnucolò. La lettera già cominciava a fumare agli angoli. Scorpius la afferrò e cercò di scappare dalla stanza prima che la lettera urlasse cose davvero imbarazzanti davanti a tutti. Ma non era già abbastanza l’umiliazione di essere finito in Grifondoro?
Purtroppo non ce la fece, e addirittura inciampò e finì sdraiato nel bel mezzo della Sala Grande con la lettera in mano, come un perfetto idiota.
Si dette un pugno in testa e aspettò l’esplosione delle parole di suo padre.
«E TU SARESTI FIGLIO MIO?! CHECCA CHE NON SEI ALTRO! SAPEVO CHE MI AVRESTI DELUSO!» cominciò e Scorpius avrebbe voluto che il pavimento lo inghiottisse in un istante.
«MA CHE RAZZA DI PENSIERI AVEVI IN TESTA MENTRE TI STAVI FACENDO SMISTARE?! CERCAVI DI FARTI QUALCHE GRIFONDORO?! NO, PERCHÉ NON TI PERDONEREI NEANCHE IN QUEL CASO! SAI COSA MANCA? CHE TU TI FACCIA AMICI DEI TIPI COME I POTTER O I WEASLEY!»
Ma non finisce più?, pensò Scorpius disperato.
«TRADITORE DELLA FAMIGLIA! TU PROVA SOLTANTO AD APPENDERE UNO STUPIDO STEMMA GRIFONDORO IN CAMERA TUA E IO TI EVIRO! SEI UNA VERGOGNA PER LA NOSTRA MILLENARIA FAMIGLIA DI SERPEVERDE! IO TI DISCONOSCO BRUTTO… BRUTTO… LO DIREI SE NON SAPESSI CHE SEI UN “RAGAZZINO GRIFONDORO TUTTO PER BENE”» disse con una vocetta stridula, ma si interruppe e cominciò a tossire. Probabilmente gli era andata di traverso la sua stessa saliva. Sì, perché suo padre, quando era davvero arrabbiato, sputacchiava dappertutto. Scorpius ringraziò mentalmente il fatto di non averlo davanti.
«...MI FARAI UCCIDERE PER QUANTO SONO ARRABBIATO. MEGLIO PER TE CHE SEI A MIGLIA E MIGLIA DI DISTANZA PERCHÈ TI AVREI CHIUSO NELLO SGABUZZINO INSIEME AGLI ELFI DOMESTICI E AVRESTI CUCINATO PER ME E TUA MADRE PER TUTTA LA TUA VITA! E NON È DETTO CHE NON LO FACCIA QUANDO TORNI! INFEMMINATO DI UN FIGLIO!»
E la lettera prese fuoco e divenne cenere.
E ogni studente presente nella Sala Grande scoppiò a ridere.
Che scuola del cazzo, Hogwarts. Era proprio meglio Durmstrang.



   
 
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