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Autore: ehimonchele    01/12/2012    1 recensioni
"Un ragazzo misterioso.
Una ragazza diversa da tutte le altre.
Un solo destino... insieme."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ho poco tempo perchè oggi devo andare a vedere la scuola per il prossimo anno visto che devo andare alle superiori c:

Scappo, buona lettura,

 

Ciuffo.

 

 

"Were halfway there, were lookin good now
Nothing's gonna get in the way
Were halfway there, and lookin back now
I'd never thought that I'd ever say
Were halfway there"


 

La lezione di chimica passò molto velocemente.

Sinceramente non sapevo nemmeno di cosa aveva parlato il professor Mattew durate tutta la lezione.

Anche se cercavo inutilmente con tutto il mio impegno e determinazione a non pensarci, nella mia mente c'era solo ed unicamente un pernsiero: lui.

Non riuscivo a togliermelo dalla testa, era inutile.

I suoi capelli, il suo viso, le sue labbra, i suoi occhi, era tutto così maledettamente, dannatamente perfetto.

Non conoscevo nemmeno il suo nome e già dipendevo da lui, è possibile? Non lo so, so solo che lo desideravo più di qualsiesi altra cosa.

A strapparmi via dai miei pensieri fu di nuovo la campanella, quella di fine giornata, io e Mirem raccogliemmo tutte le nostre cose nello zaino.

«Ti ho vista.» Disse Mirem appena fummo fuori dalla classe guardando davanti a sé mentre si sistemava lo zaino sulla spalla sinistra.

«A far che?» Gli chiesi con tono interrogativo anche se in realtà sapevo perfettamente di cosa stava parlando.

«Di cosa abbiamo parlato oggi?» Mi chiese.

«Degli omoatomi, o degli eteoratismi.» Dissi a sguardo basso, questa volta non avevo nessuna scusa.

«Stavi pensando a lui, non è così?» Mi chiese guardandomi con la cosa dell'occhio mentre camminava.

«Già, è costantemente nella mia mente.» Dissi guardandola a mia volta con la coda dell'occhio.

«Io non ho nulla contro di lui, chiaro? Non penso che lui sia un cattivo ragazzo o tantomento pericoloso, penso solo che sia frustrato.» Affermò fermandosi all'improvviso e girandosi completamente verso di me.

«Allora perchè sei così contraria che io pensi a lui?» Gli chiesi con un accenno di tristezza nella voce dopo essermi fermata anche io.

«Non ho nulla contro di lui, te l'ho detto. Voglio solo una cosa.» Disse ed io la guardai incitandola a continuare «Voglio che tu non ti illuda troppo, perchè un giorno potresti rimanerci male e non voglio vederti soffrire. Voglio proteggerti, tutto qui.» Confessò guardandomi.

Istintivamente l'abbracciai «Ti voglio bene.» Sussurrai.

«Anche io Angy.» Disse ricambiando l'abbraccio.

Quando sciogliemmo l'abbraccio i corridoio erano già praticamente vuoti, ci erano rimaste delle coppie che si scambiavano delle carezze, dei baci; erano tanto dolci.

«So che muori dalla voglia di sapere cose su di lui.» Mi disse Mirem ammiccando mentre camminavamo verso l'uscita.

«No, ma va... io non, cioè... a me non mi interessa.» Dissi cercando di sembrare il più normale tranquilla, ma non riuscivo a trattenermi.

«Si, ti prego, parlami di lui, ho bisogno di sapere, ti scongiuro.» Le dissi quasi supplicandola. Era straordinario come in così poco tempo Mir e i ragazzi fossero riusciti a conoscermi tanto a fondo da capirmi al volo e viceversa.

«Facciamo così, stasera dormi da me così mi racconti un po di cose.» Mi disse Mir.

«A fare fatto, a patto che tu però, mi parli di James.» Le dissi con un sorrisetto beffardo.

«L'hai notato? Si vede molto?» Mi domandò arrossendo.

«Ehehe, abbastanza.» Dissi io innocentemente.

«Oddio, speriamo che lui non se ne sia accorto, comunque si dai, a fare fatto.» Disse allungando la mano verso di me, ed io gliela strinsi.

Nel frattempo eravamo arrivati all'uscita dove c'erano Carlos, Kendall e James che ci aspettavano.

«Si chiama Logan comunque.» Mi disse infine Mirem con un sorrisetto beffardo sul viso.

Finalmente dopo un giorno in cui cercavo di capirci qualcosa so il nome del ragazzo che mi ha rapita con un solo sguardo.

LOGAN.

Che bel nome, è davvero meraviglioso. Così dolce da pronunciare, suona davvero bene, mi scappò un piccolo sorriso.

«Hei siete arrivate finalmente.» Dissero mentre ci abbracciavano.

Le guancie di Mirem presero quel colore roseo che trovo dolcissimo quando James la strinse a sé, e chiuse gli occhi per godersi a pieno quei momenti in cui i loro cuori battevano all'unisolo.

Mentre guardavo Carlos e Kendall che facevano gli scemi facendosi il “grattacapo” a vicenda spostai per un attimo lo sguardo dietro di loro, ed eccolo lì in fondo al cortile, da solo seduto su una panchina con le cuffie nelle orecchie c'era il ragazzo che aveva tormentato i miei pensieri in quelle due ultime ore.

Aveva gli occhi chiusi e la testa all'indietro, era bello vederlo con i lineamenti rilassati, era tanto dolce, sembrava un orsacchiotto e questo tradiva la sua maschera da duro e insensibile.

Lentamente tirò su la testa, aprì gli occhi, si alzò e si guardò attorno, come se non volesse farsi vedere in totale tranquillità.

Velocemente passò lo sguardo su tutta la folla senza fermarsi, ma quando mi vide si fermò di botto. Nel momento in cui i nostri sguardi si incontrano tutto il resto è come se sparisse, ci siamo solo io e lui, lui ed io, non sentiamo nessun'altro, non vediamo nessun'altro.

Com'era successo nel corridoio i nostri sguardi erano attaccati. Siamo come due calamite che non riescono più a staccarsi, ma che non riescono ad avvicinarsi completamente, qualcosa ce lo impedisce.

«Ragazzi, venite a casa mia oggi?» Disse Mirem facendomi uscire dai miei pensieri.

«Io si, vengo come promesso, fammi solo inviare un messaggio a mia zia così l'avviso.» Dissi sorridendogli.

«Io ci sono.» Disse James mentre sorrideva a Mirem che ricambiò.

«Noi ci siamo, non ci perderemmo mai un pomeriggio a casa di Mir.» Dissero all'unisolo Carlos e Kendall.

«E poi tu devi spiegarci un po di cose e devi parlarci della tua vita.» Continuò poi Carlos.

«Certo certo, vi racconterò tutto oggi.» Dissi sorridendo guardando i ragazzi che saltellavano battendo le mani tutti eccitati.

Erano tanto teneri, sembravano dei bambini.

Il mio pensiero era rimasto comunque a lui, Logan.

Mirem, i ragazzi ed io nel frattempo eravamo saliti sulla macchina di Carlos che guidava, destinazione? Casa di Mirem che era seduta nel sedile dietro con James e me, mentre Kendall era seduto davanti.

Logan nel frattempo era ancora davanti alla panchina e per andare a casa di Mir dovevamo passare per forza davanti quella panchina, e perciò davanti a lui.

All'improvviso mi prese un ansia incredibile, incominciai a respirare a fatica e mi cominciarono a sudare le mani, cavolo, lo avrei visto per la prima volta da vicino. Ero abituata a vederlo da lontano, non da meno di tre metri!

Eravamo quasi arrivati davanti a lui che subito i nostri sguardi erano appiccicati, non potevo fare a meno di guardare i suoi occhi.

Eravamo di fronte a lui. Mi era vicino, molto vicino. Il cuore sembrava volermi dire addio e scappare via, come se volesse uscirmi dal petto.

Da vicino era ancora più bello che da lontano. Nel suo sguardo percepii la paura, la frustrazione e l'immenso bisogno d'amore.

Avevo bisogno di toccarlo, di accarezzargli il viso e dirgli che sarebbe andato tutto bene, che io gli sarei rimasta accanto.

Così alzai la mano destra e l'appoggiai delicatamente al finestrino della macchina, bagnato all'esterno dalle gocce, visto che aveva cominciato a piovere, come se con quel gesto potessi stringere la sua.

Lui tirò su la mano destra, non l'appoggiò al finestrino, ma la tese verso di me.

Un brivido mi attraversò la schiena, tutto succedeva così in fretta, il tempo di passargli a fianco, ma sembrava che il tempo si fosse fermato. Era da tre anni che non mi sentivo così viva.

Finì tutto in pochi minuti, noi eravamo andati avanti mentre Logan era rimasto lì immobile, lo guardavo dallo specchietto, era frustrato, si vedeva.

Arrivati a casa di Mirem che aveva visto tutta la scena, come anche Carlos, Kendall e James guardammo un film e ridemmo fino alle lacrime.

Gli raccontai di me, dei miei genitori che morirono solo un anno prima, e per questo da Napoli, in Italia, mi trasferì qui a New-York da Serena e Gerardo, i miei zii, e da qui il mio nome italiano.

Tutto questo con le lacrime agli occhi, per me Lucia e Luciano, i miei genitori facevano da fratelli e migliori amici.

Erano le persone più importanti che avevo nel piccolo paesino devo abitavo prima.

A loro dedicai anche un tatuaggio sulla caviglia destra; una “l” con un piccolo “2” in alto ed una piccola rondine.

Si fece l'una, alla fine rimasero anche Carlos che si addormentò sul divano in camera di Mirem, Kendall sulla poltrona, e James sul letto abbracciato a Mirem che dormiva sorridente fra le sue forti braccia.

Poi c'ero io, non riuscivo a prender sonno, il suo sguardo era costantemente nella mia mente. Lente cominciarono a scivolarmi sul viso delle lacrime, non me n'ero nemmeno accorta. Stavo piangendo.

Solo in quel momento mi accorsi di aver bisogno di lui più di qiualsiesi altra cosa.

Dalla mia bocca uscirono dei piccoli singhiozzi strozzati dal pianto e sentii Carlos alzarsi dal divano e avvicinarsi a me, che ero su dei grandi ciscinoni a terra e si mire in ginocchio di fronte a me.

«Che succede piccola?» Disse guardandomi ancora assonnato mentre si stropicciava l'occhio destro come un bambino, era sempre così dolce con me.

«Problemi di cuore.» Sussurrai semplicemente, abbozzando un piccolo sorriso smarrito fra le lacrime.

«Logan, non è così?» Mi disse con un dolce sorriso, aveva capito tutto.

«Esatto.» Sussurrai.

«Dai vieni qui.» Disse sedendosi anche lui sui ciscinoni appoggiando la schiena al muro.

Mi avvicinai a lui e lo abbracciai poggiando la testa sul suo petto caldo. Incominciò ad accarezzarmi i capelli.

«Allora, si chiama Logan Pillip Henderson, ha vent'anni.»

«Ha un anno in più di voi, e due di me, giusto?» Dissi sempre con la testa sul suo petto.

«Si, è arrivato qui nell'estate del primo anno, ed è stato bocciato, ma non perchè non andava bene a scuola, anzi, è un vero genio, ma perchè ha picchiato un ragazzo a sangue, fino a mandarlo all'ospedale.» Disse.

«No, davvero?» Chiesi incredula con un nodo in gola.

«Poi si dice che in Texas, dov'è nato, abbia ucciso i suoi genitori e abbandonato sua sorella più piccola di lui di otto anni.» Disse Carlos sempre accarezzandomi i capelli.

«No, non puo essere, lui non ne sarebbe capace, io lo sento.» Dissi con tono sicuro e lo sguardo perso nel vuoto.

«Ti parlo in tutta sincerità, io credo che sia un bravo ragazzo e che si sia costruito una corazza per proteggersi da qualcosa, qualcosa che gli ha fatto davvero male, una cicatrice profonda. Non si fida mai delle persone, e ce ne sarà un motivo.» Disse fermandosi due minuti, poi riprese. «Tipo me, i ragazzi e Mirem crediamo in lui e nel fatto che non sia cattivo, abbiamo anche provato a farci amicizia.» Disse pensieroso.

«E? Come a reagito?» Dissi di scatto alzando a malappena la testa per guardarlo negli occhi

«Nulla, vuoto totale, ci ha scansati ed è andato avanti, sembrava ansioso.» Disse guardandomi.

Carlos ha davvero degli occhi meravigliosi, marroni scurissimi, come il cioccolato fondente. Mi piace guardarli, ha sempre quella luce che gli brilla all'interno. Sembravano sorridere, sono dolcissimi. Ma quella volta quella luce non c'era. Sparisce quando è davvero dispiaciuto per qualcosa o qualcosa lo ha ferito profondamente.

In un solo giorno Carlos era già come un libro aperto per me, come anche James, Kendall e Mirem, ed io per loro.

Era davvero dispiaciuto che Logan non ha ricambiato il loro interesse nell'essergli amico. Faceva male vederlo così triste.

«Ehi... grazie.» Gli dissi, e subito i lineamenti felici e teneri che aveva sempre gli ritornarono sul viso.

«E per cosa?» Mi chiese dolcemente abbozzando un dolce sorriso. Quanto lo adoravo quando era così dolce!

«Per tutto. Ci conosciamo solo da un giorno e mi tratti come se ci conoscessimo da una vita. Sei come un fratellone per me Carlos. Non potrei vivere senza di te. Vorrei poterti abbracciare per ore, guardare il tuo sorriso senza mai smettere, e parlare con te costantemente; mi fai sentire bene. Come ho fatto per tutti questi anni a stare senza di te, eh? Come? Bho, so solo che ora, mentre guardo il tuo sorriso e i tuoi occhi brillare, fra le tue braccia, mi sento al sicuro, finalmente sono felice. Grazie, ti voglio bene.» Dico mentre una piccola lacrima di felicità mi passava sul viso.

«Oddio, nessuno mi aveva mai detto queste cose. Ti tratto così perchè ormai sei parte del mio essere, del mio cuore, di me! E nessuno riuscirà mai a dividerti da me. Sei come una sorellina minore, ti proteggerò, ti aiuterò, starò sempre al tuo fianco. Ci sarò sempre per te, piccola, ti voglio bene.» Mi disse mentre mi stringeva a lui, misi la testa nell'incavo del suo collo.

Amo sentire le sue forti braccia stringermi, ed è proiprio fra quelle braccia che mi addormentai.

Fra le sue carezze, ed io suo meraviglioso profumo mi lasciai andare, con una lacrima di felicità e il sorriso sul viso.

Appena prima di addormentarmi sentii la mano di Carlos asciugarmi dolcemente quella lacrima solitaria.

«Ti voglio bene piccola, dormi bene.» Mi sussurrò dolcemente prima di darmi un piccolo bacio sulla guancia ed addormentarsi.

 

 

Spero vi sia piaciuto, non ho fatto in tempo a rileggere, perciò forse ci sono degli essori, scusatemi c:

Al prossimo capitolo.

Mi raccomando, recensite c:

Un bacio,

 

Ciuffo.<3

  
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