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Autore: violetsugarplum    01/12/2012    7 recensioni
[Future!Fic] Blaine ha sessantotto anni quando decide di non voler più essere un peso per la famiglia e vede in Villa Liberty il luogo adatto in cui trascorrere gli ultimi momenti della sua esistenza. Non sa ancora che questa sua scelta cambierà la vita di molte persone, soprattutto quella di una sua vecchia conoscenza.
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Nuovo personaggio, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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9
. Ci sono io

Sebastian uscì dallo studio della dottoressa Goodman con un gran sorriso sulle labbra. Era finalmente riuscito a raccontarle qualcosa su di sé, cosa che non era mai riuscito a fare fin da quando era arrivato a Villa Liberty. Anche la donna parve piuttosto sorpresa all'inizio del colloquio, ma ormai era abituata agli strani comportamenti dell'uomo e, sinceramente, nella sua vita aveva visto cose ben peggiori di un sessantottenne che non smetteva più di parlare e sogghignare quasi saltando sulla sua poltrona gonfiabile. "Va a finire che mi affeziono pure a te", gli disse prima di congedarlo e battergli amorevolmente una mano sulla spalla, per poi sollevare lo sguardo al cielo quando Sebastian le rispose di non essere interessato alla sua corte.

Non si sentiva più così restio a parlare; era sciolto, desideroso di spiegarsi, come se si fosse finalmente liberato di un macigno che lo bloccava da troppo tempo. Era bastato essere meno Sebastian e aprire il suo cuore a Blaine per renderlo sereno.

In fondo, lo aveva sempre saputo.

Sebastian non vedeva l'ora di bussare alla porta della sua camera, aspettare esattamente quei cinquantasei secondi che contava nella sua mente prima di sentire il rumore della maniglia, un lieve cigolio dei cardini, la sua voce gentile, magari ancora impastata dal sonno per il breve riposino, che lo salutava e immaginare quel sorriso dolce.

E poi avrebbe cercato di convincerlo ad andare di nuovo sotto il gazebo a leggere per lui o, perché no, continuare a parlare fino a quando il sole non avrebbe deciso di andare a coricarsi lasciando spazio ad una fresca notte stellata. Magari Blaine avrebbe potuto descrivergli le stelle e lui le avrebbe immaginate, evitandogli di chiedergli se fossero luminose quanto i suoi occhi per non metterlo in imbarazzo.

Avrebbero di nuovo percorso il sentiero in quel modo buffo come il giorno precedente perché chissà quanto poteva essere divertente vedere un cieco spingere un'altra persona su una sedia a rotelle con la speranza di vederli ribaltarsi prima o poi da qualche parte. Sebastian ridacchiò al pensiero, come un bambino che medita di combinare una marachella. Si sarebbe seduto sulla panchina di legno e, se Blaine fosse stato d'accordo, avrebbe provato a sollevarlo e a farlo sedere accanto a lui. Era sicuro di potercela fare; il peso non lo spaventava più della paura di fargli male in qualche modo.

E Sebastian sarebbe stato lì, tranquillo, a bearsi della sua voce di cui, ormai, riusciva a cogliere ogni sfumatura. E si lasciava avvolgere dal profumo della sua pelle perché, sì, in realtà lo percepiva anche se gli aveva detto che non era vero, e si faceva guidare da esso. Sapeva quando gli sorrideva, sapeva perfino quando roteava gli occhi quando gli diceva qualcosa di poco opportuno come, ad esempio, ricordargli quanto fosse adorabile in quei pantaloni troppo stretti che era solito portare quando era ragazzino. Sapeva che Blaine non mentiva quando rispondeva a Kurt, Virginie e suo marito che lì stava bene, che era felice.

Perché lo era anche lui.

Sebastian, troppo preso dalle sue fantasticherie, non fece subito caso al respiro pesante e affannato che si sentiva al fondo del corridoio. Avvicinandosi in fretta, facendosi largo con l'asta bianca, riconobbe la voce soffocata, costretta in sussurri e rantoli, di Blaine, che era appoggiato in bilico al muro, quasi a rischio di cadere, e si teneva in piedi per miracolo facendosi forza sul suo bastone.

"Ma cosa...?", mormorò debolmente. "...Blaine?"

Sentì l'uomo tirare un profondo sospiro di sollievo e tremare violentemente nello stesso istante, facendo sbattere più volte la punta del bastone sul pavimento.

"M-Mi sono perso. N-non so dove sono...", balbettò terrorizzato.

Sebastian si avvicinò ancora di più, tentando di assumere un sorriso calmo e cercando di non perdere il controllo.

"Va tutto bene, ci sono io... Ti accompagno in camera, ok? È tutto a posto, sta' tranquillo", disse carezzandogli delicatamente un braccio, mentre provava a rimetterlo in piedi senza fargli velocizzare troppo il movimento affinché le sue gambe non cedessero di colpo.

"G-grazie", disse Blaine cercando di calmare il suo respiro ancora affannato. "Grazie davvero... Ma... Ma lei chi è...?"

Il silenzio innaturale del corridoio fu spezzato dal suono greve del bastone di Sebastian che colpì il duro legno del parquet, creando un rumore ancora più forte delle centinaia di grida che esplosero nella mente dell'uomo.






Salve, ho portato con me il mio avvocato per difendermi! LOL
Il capitolo è cortissimo, la scelta è stata telefonatissima, scontata e tutto quello che volete. Lo so, avete totalmente ragione. Ma meglio adesso che dopo, mettiamola così... Sono perdonata, mh? Nemmeno se vi faccio gli occhi da cucciolo come Blainey? Per favore! :3

Non so più come ringraziarvi per questa quantità spropositata di amore completamente immotivato, yay!
 Se potessi, verrei da voi a stritolarvi e a implorare il vostro perdono! Vi ho già detto che siete flawless? 

Anche questa volta posterò prima perché, innanzitutto devo farmi perdonare, e poi devo recuperare. Quindi direi che ci si rilegge nel primo pomeriggio di mercoledì :3

Tanti cuori a tutti e buon sabato!

-violetsugarplum
  
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