The
Beauty and the Beast
Era
una strana sensazione quella che Rosalie provava in quel momento. Gli
occhi
color mogano stavano lasciando finalmente spazio all’oro. Il
veleno ormai aveva
smesso di inondarle la bocca e i muscoli si stavano finalmente
rilassano.
Scostò
piano la carcassa dell’orso, osservando ancora per qualche
istante le chiazze
del sangue dolce amaro che le ricoprivano il vestito.
Long ago
Just like the hearse you died to get
in again
We are so far from you.
“Rose?”
La voce d’angelo di Edward le risuonò estremamente
calma, come se nulla fosse
successo. Certo, lui era abituato a cacciare animali e non umani, come
comandava la loro natura. Ma lei, nonostante i due anni trascorsi con
la
famiglia Cullen, non era riuscita a placare la sua fame di sangue caldo
e dal
profumo superbo degli esseri di cui prima faceva parte. Quello che era
le
impediva di accettare il modo di saziarsi che le aveva imposto Carlisle.
Con
la
grazia di una ballerina si incamminò verso il compagno che
la attendeva ai bordi
della foresta. Un cielo funesto sopra la sua testa non prometteva nulla
di buono.
Certo, se ci fosse stato il cielo limpido e azzurro, non sarebbero mai
potuti
andare a caccia.
Nelle
leggende e nei racconti che le venivano raccontati da bambina, si
narrava che i
vampiri al sole bruciassero, e provassero un’agonia superiore
a qualunque altra
tortura esistente al mondo.
Baggianate.
Questa era la parola che come una lieve carezza le era uscita dalle
labbra
pallide e sottili. Quel giorno del 1933, quando aveva aperto gli occhi
dopo le
interminabili ore di agonia, era scesa nel giardino del dottor Cullen,
con i
piedi scalzi, camminando sull’erba bagnata, non aveva provato
altro che un
forte mal di testa.
I
capelli biondi riflettevano la luce del sole, e quando si era guardata
le mani
bianche e affusolate era rimasta meravigliata. Non si stavano
carbonizzando…brillavano.
Brillavano
emettendo un bagliore puro, sovrannaturale.
Distolse
velocemente lo sguardo dal cielo, mulinando distrattamente una ciocca
dei capelli
dorati.
Era
così perfetta.
E
sapeva di esserlo. “Ho finito.” Disse, rispondendo
forse un po’ troppo tardi al
richiamo di Edward. Era più giovane di lei, per modo di
dire, naturalmente.
L’angelo
dall’aspetto di un diciassettenne avrebbe compiuti fra pochi
mesi il suo
trentaquattresimo compleanno. E lei…lei quell’anno
avrebbe dovuto compierne
venti. Ma non li avrebbe mai celebrati.
“Credevo
fossi morta!” Esclamò il ragazzo, marcando
l’ultima parola che aveva
pronunciato. Lei di tutta risposta si limitò a squadrarlo,
sbuffando, per poi
bofonchiare “Non si puo’ morire due volte,
no?”.
La
battuta non fu ignorata da Edward che serrò le labbra,
soffocando un sorriso.
Burning on just like a match you strike to
incinerate
The lives of everyone you know
And what's the worst you take (worst you take)
Quando
raggiunsero Esme e Carlisle, il crepuscolo si stava avvicinando,
lasciando
spazio al buio della notte.
La
donna sorrise ai ragazzi. I suoi bambini. I suoi figli, per varie
ragioni.
Rosalie
provò una morsa al cuore. Stava perdonando lentamente
Carlisle per non averla
lasciata umana.
L’uomo
le aveva inferto quella maledizione, con l’intenzione di
donare ad Edward una
compagna. Ma i due non provavano altro che amore fraterno,
l’uno verso l’altro.
“Allora…come
vi sentite? Va meglio Rosy?” Cordialmente la donna,
scostò dal viso della
‘figlia’ una ciocca di capelli che le ricadeva
sulla guancia vellutata e
perfetta.
“Si
Esme. Grazie Cariale, ne avevo bisogno.”
Rivolse lo sguardo topazio sul selciato umido,
ritrovandosi a
fantasticare ancora una volta su quel collo perfetto e roseo, dove vi
scorreva
quel liquido meraviglioso da un sapore indescrivibil…
Sentì
un colpo forse alle costole. Quando alzò gli occhi
incontrò quelli adirati di
Edward.
Si
era dimenticata di quella piccola capacità che il giovane
possedeva rispetto
agli altri componenti della sua famiglia.
Raramente
il ragazzo riusciva a controllare la sua mente e far zittire tutto
ciò che non
gli riguardava.
Rosalie
abbandonò il pensiero di quella bambina di appena sette
anni, nella quale il
suo pensiero si era posato troppe volte nelle ultime tre settimane.
“Scusa.”
Sussurrò piano. La voce fu udibile solo alle orecchie di
Edward. Lui rispose
con un cenno, cenno che fu notato dal signor e dalla signora Cullen,
che li
osservava entrambi a distanza di sicurezza.
Esme
scambiò uno sguardo preoccupato al marito, che la
zittì scuotendo la testa.
Ennesimo richiamo insistente da parte della moglie.
Da
due anni a questa parte Rosalie si era comportata con la massima
attenzione.
Bella e maledettamente piena di se, veniva spesso circondata da
ammiratori.
Se
questo avessero solo potuto immaginare la natura della ragazza, non si
sarebbero più fatti vedere davanti a lei, terrorizzati
all’idea di essere
aggrediti da quell’angelo.
Era
bella e lo sapeva. La più bella
ragazza
che Rochester,
nello stato del New
York, avesse mai visto nascere.
I
Cullen erano una famiglia nomade. Si spostavano da piccole cittadini a
paesi e
la loro permanenza non era mai durata più di cinque anni.
Passando
per la via principale di un piccolo villaggio nel Tennessee, il quale
era
diventato la loro casa da ormai nove mesi, Rosalie Lillian, si accorse
subito
del comportamento freddo e distaccato che avevano assunti i cittadini
nei loro
riguardi.
Erano
tormentati da chiacchiericci e commenti. Le paesano guardavano con odio
e
invidia la bellezza delle donne di casa Cullen.
Mentre
gli uomini…beh, si limitavano a contemplarle.
“Io
resto un po’ fuori.” Li avvertì lei,
interrompendo quel silenzio che si era creato
durante il ritorno a casa.
“Ma
Rose, non è prudente!”
“So
difendermi da sola.” Con lo sguardo truce si
allontanò da Esme con passo
svelto, senza voltarsi indietro.
from every heart you
break
(heart you break)
And like the blade you stain (blade
you stain)
Well I've been holding on tonight
Edward
fece un passo in avanti, cercando di raggiungere la ragazza, ma fu
bloccato
dalle perfette braccia marmoree di Carlisle, che, ricambiando il suo
sguardo
preoccupato rassicurò il proprio figlio e la moglie.
“Ha
bisogno di stare da sola. Non si è ancora
abbiatuata.”
Cercò
di sorridere ai propri famigliari, evitando di guardare Esme negli
occhi.
Ma
Edward sapeva. Edward aveva spiato nella menta di Rosalie e
l’aveva trovata confusa,
arrabbiata.
Non
era tranquilla. Ogni giorno che passava la rabbia cresceva.
Le
donne la invidiavano per il suo portamento e per il suo aspetto fisico,
e
lei…lei si limitava ad invidiarle per il solo fatto di
essere umane.
Potevano
dormire, uscire alla luce del sole, ed essere
amate. Ma chi avrebbe mai amato un mostro come lei?
Chi avrebbe mai
potuto riuscirci?
Anche
lei era disgustata dall’essere che era.
La
brezza serale le accarezzava dolcemente il viso, scuotendole
leggermente i
capelli biondi e lunghi. Continuò a camminare ignorando
l’oscurità che ormai
era calata da diversi minuti. Il sentiero collegava tutte le fattorie
del
villaggio con il bosco, lungo il cammino passo davanti alla abitazione
dei
McCarty.
Fissò
a lungo il recinto costruito intorno, cercando di trovarvi con lo
sguardo
quella sagoma di quell’unica persona che durante la sua
permanenza in quel
villaggio era sempre stato gentile e cordiale.
Aveva
capito che a Emmett McCarty non importava della sua bellezza. Lui la
faceva
sentire umana.
Imbucò
un sentiero secondario che portava verso il bosco. Non le importava
dell’oscurità che la circondava, voleva stare sola.
Scacciò
il pensiero del giovane McCarty. Aveva passato troppo tempo con lui.
Non poteva
affezionarsi così ad una persona. Gli unici rapporti che la
legavano a quella
razza era il solo e semplice motivo che nelle loro vene scorreva uno
dei sidri
più deliziosi che avesse mai assaggiato.
Era
sazia, quindi in tale circostanza non sentì alcun fastidio a
pensare a quella
magnifica sensazione che provava quando bevevo sangue umano.
La
salita iniziò, e con lei la consapevolezza che
effettivamente, non era stata
una grande idea infiltrarsi la dentro, da sola e senza protezioni.
Allora
senza averlo premeditato cominciò a correre. Il suo
respirò accelerava, ma il
cuore rimaneva impassibile.
La
mancanza di sangue nelle sue vene non lo faceva accelerare, come non la
faceva
arrossire.
Arrestò
il ritmo della corsa. Si accorse, fin troppo tardi, di essersi persa
come una
stupida.
When every star fall brought you to tears again
We are the very hurt you sold
And what's the worst you take (worst you take)
from every heart you break (heart you break)
And like the blade you stain (blade you stain)
Well I've been holding on tonight.
Disperata
cominciò a pregare che Edward stesse ascoltando i suoi
pensieri, ma era
consapevole che in quel momento suo fratello non era in ascolto.
Si
torturò le nocche delle mani fino a farsi del male.
Stava
girando in torno, senza una meta precisa. Quel che le bastava era
semplicemente
di uscire da quel maledetto bosco.
Tutto
le sembrava così estremamente assurdo.
Chiuse
gli occhi color topazio, sperando che quello fosse solo uno dei tanti
incubi.
Ma quando gli riaprì, il suo viso marmoreo
acquistò un espressione di puro
terrore.
La
situazione era assurda. Era lei uno dei peggiori incubi che assillavano
la
gente; lei e la sua maledetta natura da ‘succhia
sangue’.
Quando
sentì un urlo straziato, percepì un brivido di
terrore percorrerle la schiena.
Mostrò i denti candidi e perfetti e inizio a ringhiare per
spaventare la fonte
di quel rumore.
In
risposta le arrivò un altro ringhio, mischiato da gemiti di
dolore.
Incuriosita,
si avvicinò con cautela alla fonte del rumore. Un orso dal
manto scuro si stava
muovendo su qualcosa.
Dall’odore
Rosalie intuì che si trattava di una persona umana.
Quando
l’animale si scostò dal corpo inerme per vedere
chi osava interrompere la sua
carneficina, riuscì a distinguere quel volto immerso in un
lago di sangue.
Fu
scossa da un leggero torpore. Doveva Salvarlo.
La
rabbia cominciò a farsi viva.
L’odore
acre e il disgusto verso l’animale.
Il
nero si impadronì dei suoi occhi, stava perdendo il
controllo. Stava diventando
la predatrice, e l’orso…lui si limitava solo ad
essere la sua preda. Il suo
sfogo.
Il
profumo di Emmett
le stava
facendo perdere la testa.
What's the worst that I could say?
Things are better if I stay
So long and
goodnight
So long and goodnight
I
muscoli si centrassero, pronti a scattare. Il veleno aveva gia
cominciato a
bagnarle il palato.
Furiosa
si avventò contro l’orso; lo morse con foga,
ignorando i singulti e i gemiti di
lamento. La creatura dentro lei, assetata e viziata, fu sazia solo
quando lei
ebbe finito di torturare l’animale.
Scostò
la carcassa, gettandosi sul corpo dell’uomo.
Cominciò a cercare le ferite che
avevano colpito l’uomo, sporcandosi le mani del profumo.
Si
accorse fin troppo tardi di quella mano diafana e grande che aveva
cominciato a
giocare con i suoi capelli d’oro.
Lo
sguardo affranto di Rosalie incrociò quello di Emmett, che
tutto sommato
sorrideva.
“Un
angelo è venuto a farmi visita…?”
Sussurrò lui. Fece
un sospiro, cominciando a vedere sfuocato.
Lei
non rispose. La disperazione si impadronì di lei.
Non
c’era modo di salvarlo, le ferite erano mortali.
Il
panico prese il sopravvento, voleva strapparlo dalla morte. Doveva salvarlo.
La
sua mente viaggiò veloce in cerca di una qualunque
soluzione, e quando trovò
quello che stava cercando, una smorfia le contrasse il viso.
La
morte a confronto sarebbe stata un sollievo. Dentro di se sapeva che,
se
l’avessee morso, Emmett avrebbe sofferto. Se avesse potuto
avrebbe tentato
anche il suicidio.
Il
dolore che si provava quando il veleno si faceva strada nelle vene
prosciugando
il sangue lo avrebbe potuto indurre alla pazia.
E
lei poi, non sapeva come agire. Poteva ucciderlo involontariamente,
succhiando
troppo sangue, non si sarebbe riuscita a controllare.
‘Carlisle…doveva portarlo
da Carlisle…’
Per
una frazione di secondo il pensiero di suo padre accese un barlume di
speranza.
Era stato infatti il dottor Cullen a trasmutare lei, Edward e la moglie
Esme.
E
in tutti i tre casi, nessuno aveva rischiato la vita.
Carlisle
era l’unico che poteva aiutarla, ne era convinta.
Con
tutta la forza che aveva sollevò il ragazzo da terra per
portarselo sulle
spalle. Era bizzarro che una donna come Rosalie, sollevasse con tanta
facilità
un uomo della statura di Emmett.
Cominciò
a correre. Riconobbe finalmente il sentiero che portava a casa Cullen e
al
paese.
Cosa
avrebbero pensato i cittadini vedendola arrivare con quel ragazzo
caricato
sulle spalle? Ma ormai era tardi.
Can you hear me?
Are you near me?
Can we pretend to leave and then,
We’ll meet again, when both our cars collide.
Quando
era entrata in casa, aveva ignorato i richiami di Esme e aveva scansato
Edward
quando aveva cercato di fermarla.
Era
corsa nello studio del padre, lo aveva implorato e pregato.
Ora
era seduta fuori da camera dei coniugi Cullen, in ginocchio. Le mani
ancora
sporche del suo
sangue erano
giunte in grembo. Lo sguardo era fisso.
Edward
la guardò tristemente, sedendosi di fianco a lei. Quando
aprì bocca per
parlare, Rosalie non distolse lo sguardo.
“Non
entri?” Fu quello che disse il ragazzo.
“…Non
lo sopporterei, Edward.”
“I
tre giorni stanno per scadere, Rose.”
“Non
riuscirò a guardarlo in faccia, se lui…non
accettasse la mia e la sua natura,
cosa ne sarà? E io che
farò…?”
“Sei
proprio cotta, eh?”
E
sorrise. Per la prima volta dopo tanto tempo, sorrise.
~ And for the first time in her life, The Beauty
fell in love.
“Puoi
entrare, Rose. Si è appena svegliato.”
La
voce calda di Carlisle le era giunta fin troppo lontano, interrompendo
quello
stato comatoso che si era creato dentro di lei da più o meno
tre giorni.
L’ansia
cominciò a propagarsi dentro di lei.
Tremando,
aprì la porta della stanza, sospirò e la richiuse
dietro di se. La luce del
sole filtrava fiocca dalla finestra leggermente aperta, che lasciava
intravedere gli Appalachi innevati.
Rivolse
lo sguardo a quella persona che, fino a quel momento, l’aveva
guardata senza
proferire parola.
“Sei
pallida come me.” Gracchiò Emmett sfoderando un
mezzo sorriso.
Se
fosse stata umana, Rosalie sarebbe arrossita.
Lei
si sedette sul bordo del letto, lisciando il lenzuolo candido. Lui
osservò il
volto di Rose, scostando alcune ciocche ribelli dalla fronte. A quel
tocco, la
donna ebbe un fremito.
La
reazione esagerata, fece scoppiare il ragazzo in una fragorosa risata.
E lei lo
fissò negli occhi color cannella per la prima volta.
Il
sorriso si fece più debole, e questa volta fu ricambiato
dalla giovane Cullen.
Le accarezzò il volto, e lei timorosamente si protese per
baciarlo.
Le
labbra fredde e pallide si incontrarono per la prima volta. Si erano
desiderate
per troppo tempo: quelle sottili, di Emmett, e quelle carnose di
Rosalie.
Con
estrema delicatezza, lui dischiuse le labbra appena, lasciando che i
loro
respiri si mischiassero.
“Hai
un buonissimo odore.” Mugugnò contro le labbra
della ragazza, mentre lei
sorrideva ancora, e ancora.
“Ma
se
Carlisle, il mio dio, e Rosalie, il mio angelo, erano vampiri, quanto
brutto
poteva essere?”
And if you carry on this way
So long and goodnight
So
long and goodnight
ღ
Scarlet Night - The Silver Moon
A Rosalie and Emmett Tribute.
×My
Chemical Romance - Helena
N.D.
Non
so se ho reso l’idea. Volevo
scrivere la storia d’amore di Rose e Emmett e mi è
venuto in mente solo questo.
Ecco. Non volevo andare fuori “Twilight”.
Questa
è una raccolta di One-Shot su episodi che la
Meyer ha accenato soltanto, ma non ha approfondito per lo meno in
“New Moon” e
“Twilight”. Quindi spero vivamente che vi sia
piaciuta.
Vorrei
dedicarla a Ross ღ
Perché
mi ha aiutata molto a cambiare.
мιуυ