La fine di tutto.
Remus, mi dispiace…
Cosa è successo? Come è potuto
accadere?
Sirius…
Sirius? Sirius cosa? Di cosa diavolo sta parlando,
Silente?
Sirius ha tradito. Ci ha traditi tutti quanti. Era il custode
segreto ed ha portato Voldemort da James e Lily … il resto purtroppo è ormai
noto.
NO! Non è possibile! Non può crederci davvero! Sirius non è un
traditore! Sirius non avrebbe mai tradito James! Non può essere!
Remus …
Purtroppo la natura umana ci porta a fidarci di chi si dimostra nostro amico,
tuttavia certe volte coloro che crediamo amici agiscono solo per i loro fini.
Non fartene una colpa, neppure io mi sono reso conto di…
No, non può essere…
Forse non è accaduto, forse vogliono solo farci credere di essere morti. Anche
lei conosce James e Sirius, professore, forse hanno architettato tutto solo per
non essere più seguiti da Voldemort, forse si sono solo nascosti da qualche
parte, forse anche Peter è vivo e ora stanno tutti ridendo di noi, delle nostre
lacrime, della nostra cecità. Forse anche Lily …
Remus …
Non può davvero
essere accaduto, non possono avermi lasciato di nuovo solo. Sirius non può
avermi fatto questo.
Non sei solo, Remus, non lo sei mai stato. Abbiamo perso
tutti delle persone care, ma dobbiamo pensare ad andare avanti e …
Lei non
capisce! Lei non può capire!
Io capisco, Remus, che solo tu puoi essere la
causa della tua solitudine.
< Silente è morto. >
La voce di Harry continua a rimbombarmi
nella mente: inespressiva, inesorabile e spietata.
E’ finita, è davvero
finita.
Credevo di aver ritrovato la via, credevo di aver scoperto la verità,
la mia famiglia ma ora l’universo mi è nuovamente ripiombato addosso. Non ne
posso più di tutto questo, non ne posso più di questi cambiamenti, di questi
dolori inesauribili.
Perché deve sempre essere così?
<
Silente è morto. >
Voldemort ha vinto. Cosa possiamo fare ormai senza la
nostra guida?
La luce si è oscurata definitivamente.
I mangiamorte ci
braccheranno, non avremo più scampo.
Questa guerra finirà
finalmente.
< Silente è morto. >
Abbiamo perso.
Anche questa
volta siamo stati traditi da un amico.
Anche questa volta la nostra natura
umana ci ha fregati. Ci siamo fidati e questo è stato il risultato.
Severus,
come hai potuto?
Albus, come hai potuto non accorgertene?
Dopo la morte
di James e Lily, dopo la morte di Sirius, dopo la scomparsa di tanti nostri
amici ed alleati, come hai potuto continuare a fidarti degli esseri umani?
Perché non hai perso la fiducia? Perché non hai rinunciato a sacrificarti
per salvare gli altri?
Io non lo avrei fatto, io avrei abbandonato tutti se
non fosse stato per te, se non mi avessi spinto a fidarmi ancora e guarda dove
ci ha portato la fiducia, guarda come è finita.
Io capisco, Remus, che solo tu puoi essere la causa della tua solitudine.
Forse è vero, forse è proprio così, ma non riesco a ….
“Visto? Lei vuole sposarlo lo stesso, anche se è stato morso! Non le
importa!”
La voce di Tonks mi esplode nelle orecchie.
Improvvisamente
ritorno al presente, mi guardo attorno spaesato.
Sono nell’infermeria, seduto
davanti al letto di Bill che ancora giace incosciente, il volto ricoperto di
bende; una ragazza dai lunghi capelli biondi è accanto a lui, vicina a Molly
Weasley. Entrambe gli stringono le mani inerti.
Fleur Delacourt, ecco
chi è: la fidanzata di Bill.
Nymphadora li indica e mi fissa con sguardo
accusatore.
Non capisco immediatamente cosa intende, i miei pensieri sono
ancora lontani, sto ancora cercando di assimilare l’ultima terribile
notizia.
< Silente è morto. >
Ucciso da Severus.
Mi è passato davanti nel
corridoio, ho tentato di seguirlo ma l’incantesimo dei mangiamorte mi ha
fermato.
Pensavo che Severus avesse conoscenze diverse dalle mie, ho
frainteso.
Ha superato il muro invisibile solo perché era uno di loro, perché
il suo scopo era lo stesso dei mangiamorte.
Se solo avessi capito, se solo
lo avessi fermato.
Mi guardo attorno nella stanza ormai silenziosa.
Tutti ci guardano, anche
Molly e Fleur per un momento distolgono l’attenzione da Bill per posarla su di
noi, su di me.
Ora capisco cosa intende Nymphadora.
“E’ diverso.” borbotto
a mezza voce. Mi fisso i piedi, non ho voglia di guardarla in faccia, non ho
voglia di discutere di questo proprio ora.
Perché non vuoi capirlo,
Tonks?
“Bill non sarà un vero lupo mannaro. I casi sono completamente…
“
“Ma anche a me non importa! Non m’importa!” mi interrompe, afferrandomi la
camicia logora.
Vedo rabbia nel suo sguardo, rabbia ed uno strano senso di
terrore, teme che possa aggredirla?
O solo abbandonarla?
Perdonami bambina
ma non posso. Ho perso troppo nella mia vita, so cosa si prova, non voglio più
sentire emozioni simili e non voglio essere causa di dolore per gli altri, per
te.
“E io ti ho detto un milione di volte” abbasso di nuovo lo sguardo, se mi
perdessi nei suoi occhi, non riuscirei a completare la frase. “Che sono troppo
vecchio per te … troppo povero … troppo pericoloso … “
“Ho sempre pensato che
la tua sia una posizione ridicola, Remus.”
La voce di Molly mi prende alla
sprovvista, la guardo per un istante con un odio che non pensavo di poter
provare.
Perché devi intrometterti anche tu?
Proprio tu che sei stata la
prima a temermi, quando ho perso il controllo la prima volta?
Pensavo volessi
spedirmi al San Mungo per proteggere i tuoi bambini!
“Niente affatto!” le
rispondo duro. Come può dire queste cose? Sa chi sono, sa che deve temermi. “Ad
ogni modo Tonks merita qualcuno più giovane, più sano.”
E’ la mia vita,
perché dovreste intromettervi?
“Ma lei vuole te!” ora è Arthur a mettersi in mezzo. Mi sorride
fiducioso.
“E dopotutto, Remus, gli uomini giovani e sani non restano
necessariamente tali” indica tristemente Bill.
La mia bocca si apre
lievemente, non so bene cosa rispondere, boccheggio come un pesce fuori
dall’acqua.
Come ribattere alle parole di un padre tormentato?
Guardo
per un secondo il corpo inerte di William Weasley.
Nessuno capisce che è così
che potrebbe ritrovarsi Tonks se continuasse a starmi accanto?
“Non è il momento né il luogo per discutere di questo.”
Ribadisco atono.
Silente è appena morto, come potete tutti pensare a questo?
Come potete
pensare a me? A noi?
Non esiste alcun noi, non può esistere, ormai è
finita.
La guerra sarà inesorabile e sanguinosa. Saremo troppo impegnati
nell’evitare di farci ammazzare per pensare ad altro e ad ogni modo
…
“Silente è morto … “ balbetto ad alta voce, nella speranza che questo possa
bastare per concludere definitivamente il discorso.
“Silente sarebbe stato
più felice di chiunque altro nel sapere che c’è un po’ più amore nel mondo!”
Infine anche la professoressa McGranith decide di intromettersi mi guarda
contrariata.
Ha gli occhi rossi e gonfi, ha passato gli ultimi minuti a
piangere per la perdita di un grande amico, ma ora vedo la determinazione nel
suo sguardo.
Non può lasciarsi andare, ha una scuola da mandare avanti, una
battaglia da proseguire, ora che il nostro capo è morto, è lei che deve prendere
in mano le redini.
Non può lasciarsi andare… chissà, forse anche io dovrei
imparare qualcosa da questa donna.
Improvvisamente entra Hagrid, se non fosse
per la sua enorme stazza e per il rumoroso risucchio del suo naso, potrei anche
non notarlo.
Alzo distrattamente lo sguardo su di lui. Lo sento bofonchiare
qualcosa rivolto alla MacGranit, lei gli risponde seria, non li ascolto più,
l’immagine di Silente mi occupa la mente.
Un uomo che ha dato tutto se stesso
per la salvezza di tutti noi, indipendentemente dal fatto che fossimo babbani,
maghi purosangue, mezzi babbani, nati babbani.
Uno dei pochi esseri viventi
che non mi abbiano mai guardato con terrore o con ribrezzo, nonostante ciò che
la mia natura potesse spingermi a fare.
Nelle tante volte che mi ha fissato,
scrutato, leggendomi dentro fino a scoprire i miei più intimi pensieri, non ho
mai visto nei suoi occhi nulla che potesse ricordarmi il disprezzo dei tanti che
hanno scoperto negli anni la mia vera natura, né quella compassione che mi ha
accompagnato per tutta la mia adolescenza. Ho sempre visto in lui solamente
affetto, fiducia e spesso tanta, tanta tristezza.
Ma sono certo che quella
tristezza non fosse legata al mio passato, a ciò che quel mostro mi aveva fatto
quando ero appena un bambino, era triste per il mio futuro, per ciò che
dimostravo di provare io stesso per me, per la mia stessa natura.
Era il mio
disprezzo per me stesso a rattristarlo, la mia paura che mi impedisce ancora
oggi di ammettere ciò che voglio provare, che mi vieta di avvicinarmi agli altri
prima che siano loro ad allontanarsi da me.
Temeva decidessi volontariamente
di rimanere solo, per questo mi guardava con amarezza, per questo tentava di
spronarmi.
Ricordo ancora lo sguardo che mi rivolse quando mi annunciò la
morte dei miei più cari amici, quando mi rivelò le accuse che ricadevano su
Sirius, dopo quella notte di sedici anni fa.
Era distrutto per ciò che non
era riuscito a fermare; mentre il resto del mondo festeggiava la caduta del
signore oscuro, Albus Silente piangeva in silenzio la perdita di coloro che
avevano tentato di fermare Voldemort al suo fianco e si crucciava per come avrei
reagito io a quella terribile sofferenza.
Non è finita, Remus, non sei solo. Solo tu puoi essere la causa della tua solitudine, nessuno in questo mondo dovrebbe mai rimanere solo, Remus e nessuno dovrebbe mai rifiutare l’affetto degli altri solo per paura della solitudine.
Allora non ti avevo capito, Albus e chissà forse non ho capito neppure ora.
Ora che Nymphadora tenta in tutti i modi di avvicinarsi a me, nonostante
quello che le ho fatto, nonostante quello che posso ancora farle…
Ho ancora
paura, è stupido, è egoistico, non voglio farle del male, non voglio farla
soffrire, in fondo è della sua vita che parliamo.
Si merita qualcosa di
meglio, si merita un uomo migliore…
< Ma lei vuole te, Remus. >
Lei vuole me…
Per una qualche strana ragione che ancora non sono riuscito
a concepire, lei vuole me…
Non dovrebbe bastare questo?
Lei ama me, o
forse è solo attratta dalla mia natura, in fondo stiamo parlando di un’Auror,
chissà forse è solo il lupo ad attrarla, forse…
Adesso basta, Remus!!
In
fin dei conti sono io il lupo, e sono Remus. Non è questo che ha sempre tentato
di insegnarmi Silente?
Non ha sempre tentato di farmi capire che io sono sia
il mannaro che il mago?
E’ la mia natura, è il mio solo essere.
Se odio
il lupo, odio me stesso.
Ormai dovrei averlo appreso, ormai dovrei averlo
capito, eppure è ancora così difficile.
Ci sono momenti in cui penso di
perdere il controllo, in cui penso che tutta la mia umanità sia destinata a
svanire come fumo inafferrabile, in cui sono convinto che il lupo prenda il
sopravvento su di me, sul mio modo di agire.
Ma se così fosse, non sarebbe un
controsenso? Come può una personalità prendere il sopravvento sull’altra, se
appartengono entrambe alla stessa entità?
Hai mai provato una gelatina esplosiva, Remus?
Una gelatina esplosiva…
Una gelatina esplosiva, ne andavo matto da giovane. Sai, l'effetto della gelatina esplosiva si espande dalla bocca attraverso il palato. L'esplosione, che avviene a contatto con la saliva, conferisce alla gelatina stessa un sapore frizzantino e inebriante, tuttavia, con la mia solita sfortuna, ne mangiai una difettosa: essa non mi esplose in bocca ma ebbe un effetto ritardato, esplose solo una volta che ebbe raggiunto lo stomaco e... beh, il risultato fu che dovetti passare una settimana buona in un letto d'ospedale. Capisci quello che voglio dirti, Remus?
Davvero volevi dirmi questo, Albus?
Sorrido silenziosamente, per un istante dimentico di trovarmi in
un’infermeria, dimentico il dolore che mi circonda, dimentico la disperazione
che inesorabile si annida dentro i cuori di tutti i presenti.
Una gelatina
esplosiva…
Era così che vedevi la mia vita?
Come una gelatina esplosiva
difettosa?
E’ buffo, ora come ora non vedo altra migliore definizione.
Finalmente
riesco a capire fino in fondo ciò che intendevi.
Per tutta la vita ho
impedito alla gelatina di esplodere, per tutta la vita non ho fatto altro che
trattenermi, che lasciare che la gelatina stessa giungesse inesorabilmente fino
allo stomaco, sempre più in profondità, sempre più pericolosamente.
Al fine
la gelatina è esplosa, provocando danni quasi irrevocabili, giungendo fin quasi
alla mia rovina.
Ho resistito quando la mia ostinazione a trattenere la mia
vera natura mi ha portato per la prima volta ad esplodere, aizzando la mia
ferocia sull’unica persona che si fosse dimostrata gentile e premurosa nei miei
confronti, sulla prima persona per cui ho provato un sentimento tanto forte e
concreto.
Lily…
Ti ho quasi uccisa quella volta, se ti fosse capitato
davvero qualcosa, se non fossi stata così forte e così decisa da aggrapparti
alla vita nonostante la mia ostinata sete di strappartela via, probabilmente
sarei morto anche io quel giorno.
Ero più che convinto che una parte di me
fosse davvero morta, che nulla sarebbe mai più stato come prima dopo quella
terribile notte, eppure non fu così, eppure tu mi insegnasti a resistere, ad
andare avanti. Mi insegnasti che le cose cambiano ma che nulla in noi può
davvero morire, a meno che non siamo noi stessi a lasciarci andare, ad
abbandonare quelle piccole sfaccettature del nostro essere che crediamo essere
la reale causa del nostro malessere.
Ma ci fu qualcosa che non compresi nel
tuo insegnamento o forse che mi limitai semplicemente ad ignorare, così come
avevo fatto per tanti anni, sordo davanti ai consigli di Silente: non compresi
mai che tutto ciò che entrambi volevate insegnarmi era una sola unica verità,
un’unica sola realtà: Non si può sfuggire a noi stessi.
Non si può cancellare
nessuna di quelle infinite odiose facce nascoste all’interno della nostra
personalità. Per quanto possiamo ostinarci, per quanto possiamo convincerci, ciò
che è in noi rimane in noi e prima o poi riuscirà a trovare una via d’uscita da
quegli abissi oscuri in cui l’abbiamo rinchiuso.
Più profondamente spingiamo
ciò che vogliamo nascondere e negare anche a noi stessi, più potente e
distruttiva sarà l’esplosione che provocherà quando raggiungerà finalmente la
superficie.
Per anni ho colpevolizzato Greyback per tutto il male da me patito e da me
stesso provocato. Per anni mi sono nascosto dietro al dolore che quel mostro mi
aveva inflitto, mi sono rifugiato dietro l’immagine di un bambino, vittima della
perfidia di un modo di adulti che non ero ancora pronto ad affrontare.
Tutto
ciò che mi è capitato in seguito era, secondo la mia ferrea logica, semplice
susseguirsi di cause effetto. Ogni mia azione, ogni mia scelta, ogni mio errore
lo ho sempre e solo ricondotto a quella maledetta notte, come se Greyback avesse
da allora guidato la mia vita, come se fosse diventato parte di me, della mia
mente, della mia anima.
Ma è davvero stato così?
Ci credo davvero? Ci ho
mai creduto?
Allora perché ho passato gli ultimi mesi nel disperato tentativo
di autoconvincermi che non gli appartengo, che non mi ha mai avuto, che …
Semplice, perché è la verità.
Non mi ha mai avuto.
Nessun uomo, o mago
che sia, può possedere un altro essere vivente tanto profondamente.
Crederlo
significa solo nascondersi dietro la verità, negare l’evidenza, non accettare
l’esistenza di quella parte oscura dell’anima che ogni uomo ha dentro di sé e
che spinge prima o poi ognuno di noi a compiere azioni che peseranno sulle
nostre coscienze come macigni insostenibili ma che ci aiuteranno ad andare
avanti, a crescere, a comprendere a fondo il nostro io più profondo.
Anche
l’oscurità è parte di noi, è fondamento per diventare ciò che siamo, ciò che
saremo e ciò che non vorremmo mai diventare.
Greyback era questo per
me.
Il mio capro espiatorio, il ricettacolo di tutti i miei sensi di colpa,
il simbolo di ciò che di me più odiavo e più volevo cancellare.
Ma non lo ho
fatto, non ho cancellato il mio passato, non ho ucciso il mio mostro.
Ne ho
avuto l’occasione ma non lo ho fatto.
Era incosciente ai miei piedi.
Gli
ho puntato contro la bacchetta.
Nella mia mente aleggiavano solo due parole:
Avada Kedavra .
Sarebbe stato così facile, così semplice.
Ho sentito la
morsa gelida di quell’oscurità interiore, farsi largo nel mio cuore, le mie urla
disperate di bambino riecheggiarmi nelle orecchie, per trasformarmi nella mia
risata inespressiva da adulto.
Poi qualcosa è cambiato, qualcosa mi ha
fermato…
Una mano calda sulla mia spalla, uno sguardo colmo di comprensione,
un sorriso triste ma fiducioso.
Remus
Un unico nome, bisbigliato
all’orecchio ha cambiato ogni cosa.
E’ stato come se risvegliasse in me una
consapevolezza assopita da tanto, troppo tempo.
Tutto ciò che ero, che sono e
che sarò fa solo ed unicamente parte di me, non dipende da nessun altro, io non
dipendo da nessun altro. Le mie scelte, i miei errori, le mie vittorie sono
dipese e sempre dipenderanno da me. Greyback non mi ha mai avuto e non potrà mai
avermi. Per quanto dolore fisico mi abbia inflitto, per quanto la mia esistenza
sia diventata più difficile da quella notte, non posso ricondurre a lui le colpe
di tutti i miei sbagli.
Ucciderlo non avrebbe risolto nulla, mi avrebbe solo
trasformato in un mostro, in un vero mostro e da trent’anni a questa parte
l’unica certezza che mi abbia spinto a proseguire la mia esistenza, a muovere un
passo dietro l’altro in questo mondo sempre più oscuro è stata la mia umanità,
la sicurezza di non essere un mostro a mia volta.
Grazie Tonks per avermi
salvato anche questa volta.
Vorrei solo essere in grado di darti quello che
desideri.
Non so se ne sarei capace, non sono certo di ricordare come si
faccia… Ma sono certo che tu mi indicheresti la strada, Nymphadora, come un faro
luminoso in una notte di burrasca.
Anche ora che ho perso il mio mentore, ora
che ho perso i miei amici, la mia famiglia, ora che il mio futuro assieme a
quello del mondo intero è così incerto, così oscuro, tu saresti una luce sulla
mia strada. Una stella splendente che illumina le mie notti, colorando la tanto
spaventosa luna piena di un buffissimo rosa chewingum.
Sorrido lievemente
davanti a questa strana immagine, vivida nei miei pensieri.
“Ora dovreste
uscire tutti. Questo ragazzo ha bisogno di riposare.”
Madama Chips fa il suo
ingresso nell’infermeria e ci invita gentilmente ad uscire.
Anche il suo
volto è segnato dalle lacrime, i suoi occhi stanchi affondano tra le occhiaie
scure e profonde.
Mi guardo attorno, tornando improvvisamente con i piedi per
terra.
Silente è morto, Bill giace in un letto, gravemente ferito, Voldemort
ha vinto una nuova battaglia, inferendoci un colpo spaventosamente doloroso e
devastante.
Eppure il mio cuore appare più leggero, è come se mi fossi appena
tolto un macigno che da anni ormai pesava sulla mia coscienza, sulla mia
anima.
Non capisco come, non capisco cosa, sento solo il cambiamento, sento…
Nymphadora!
Mi volto per trovare nuovamente il suo sguardo, per sentire il
suo calore.
Ho bisogno di parlarle, di dirle qualunque cosa.
E’ sparita!
Non è più accanto a me, non è più nella stanza.
Ha smesso
di aspettarmi?
Sono un idiota!
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Riecchime! dopo tanto tempo, ritorno a far danni... finalmente Misty rain sta giungendo al termine! Questo è ufficialmente (almeno per ora) il penultimo capitolo. Come i più attenti di voi avranno notato, la parte iniziale (per quanto riguarda i dialoghi) è presa paro paro dal 6° libro di hp XD quanto mi piace quando le cose si incastrano così bene!
Allora tutto questo capitoletto è un po' un flusso di coscienza, Remussino arriva per gradi alla conclusione che per poter proseguire la vita ha bisogno di qualcuno al suo fianco... qualcuna che ha già trovato, ma che, come avete letto, nel momento in qui si decide ad aprirle le porte, è sparita!
Mwhahahahah tutti si aspettano un lieto fine ma il mio Rem è un bradipo e Tonky prima o poi si dovrà stancare no? ^__^''
Rignrazio ancora tutti quelli che seguono questo raccontino, tutti quelli che hanno appena cominciato, quelli che hanno rinunciato e quelli che rinunceranno... Come ho detto, siamo ormai agli sgoccioli (ed era anche ora ... ci ho messo una vita e mezzo.. ma ci tengo che questa fic finisca, quindi non disperate ;)
Cià, daechan..