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Autore: JustBelieve    01/12/2012    4 recensioni
Dalla storia:
"Spesso Darren si chiedeva come ci riuscisse, come facesse a lavorare incessantemente per tutte quelle ore per poi tornare a casa ancora intero. Ma una ragione per cui resistere e lottare con tutte le sue forze ogni giorno per non crollare, lui ce l’aveva: si chiamava Chris Colfer".
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chris Colfer, Darren Criss
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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                                             Can you hear me?





Senza neanche accorgersene, i due erano finiti sul pavimento, intrecciati l’uno all’altro.
Le loro labbra si cercavano costantemente, senza esitazione ne paura.  Ed insieme erano perfette, sembrava quasi che fossero state fatte apposta per essere baciate le une dalle altre.

Erano in quella posizione da diversi minuti ormai, intenti a baciarsi, finché  Chris, che si trovava sopra Darren, non iniziò a sbottonargli la camicia, dapprima lentamente per poi proseguire con gesti rapidi ed incontrollabili.
Darren, d’altra parte, non battè ciglio e seguì l’esempio del soprano, togliendogli dapprima delicatamente la polo, per poi passare a quei dannatissimi pantaloni stretti che l’altro indossava.

La tensione sessuale tra i due era più che evidente, pure l’aria ne era piena ed entrambi sapevano quale fosse l’unico modo per farla sparire.

- “Ti voglio, Dare. Qui e adesso” – disse il soprano, quasi sussurrando.

D’altronde, non era facile parlare quando Darren Criss si stava avvinghiando sul tuo collo, quasi con fare vampiresco,  non lasciandoti neanche il tempo di respirare.

- “Sei sicuro?” – gemette l’altro, intento a mordicchiargli il lobo dell’orecchio, lasciando piccoli baci umidi qua e là.

Non poteva essere vero. Darren e Chris stavano davvero per fare l’amore?

No, no, ci doveva essere un qualche equivoco.

“Probabilmente sono impazzito. Non è possibile che stia succedendo, non a me. Non con lui” – pensò il moro tra sé e sé.

A parte alcuni baci, il ragazzo dagli occhi verdi non si era mai spinto più in là con nessun altro uomo e non credeva neanche che sarebbe potuto succedere.

Finché non arrivo Chris.

Il soprano era nelle sue fantasie ormai da mesi, non poteva negarlo.
Aveva immaginato tante volte di far l’amore con lui, nonostante la sua inesperienza nel “campo” poiché nelle sue fantasie era sempre Chris a “guidarlo”.

- “Prendimi, ti prego.” – implorò ancora una volta il soprano, lasciando scivolare una mano dentro i pantaloni del moro, facendolo gemere ancor di più, qualora fosse stato possibile.

- “Chris, ti voglio anche io” – rispose infine,  togliendosi quell’ultimo indumento che ancora aveva indosso.

Fu così che pochi istanti dopo, si ritrovarono entrambi completamente nudi l’uno sopra l’altro e nessuno dei due sembrava essere a disagio in quella nuova, insolita, situazione.
A quel punto, Darren decise di capovolgere le posizioni, sgusciando via dal soprano per poi mettersi sopra di lui.

Ci furono pochi istanti di silenzio, in cui entrambi si guardarono negli occhi, desiderosi di lasciarsi andare a quella piccola, ma straordinaria, follia.

Erano consapevoli entrambi che ci sarebbero state delle conseguenze, ma entrambi decisero che almeno per quella sera, si sarebbero lasciati amare.
Questi pensieri, però, ebbero ‘vita breve’ in quanto il moro si era già avventato sulle labbra di Chris, deciso a vivere fino in fondo quel momento meraviglioso, che nessuno sarebbe mai stato in grado di fargli rivivere.

Quell’istante era perfetto. Neanche un poeta sarebbe mai stato in grado di descriverne la bellezza.

Erano fatti l’uno per l’altro, senza ombra di dubbio.

I corpi intrecciati, le parole sussurrate e i baci rubati rendevano quel momento speciale  ed indimenticabile.

Insieme si completavano. Erano il puzzle mancante l’uno dell’altro, anche se ancora non lo sapevano.

Tutto, quella notte, era a loro favore: la luna sembrava splendere in cielo più del solito, circondata da una miriade di stelle che rendevano l’atmosfera quasi magica.

Erano consapevoli che quel gesto fosse sbagliato, che ne avrebbero pagato le conseguenze, ma non importava. Tutto ciò che contava è che fossero insieme, per la prima volta da soli, senza mille telecamere addosso, pronte a riprendere il momento.
Questa volta era diverso, non erano più Kurt e Blaine. Finalmente potevano essere solo se stessi.

La serata continuò con morbide carezze, corpi presi a cercarsi sempre con più desiderio e labbra impegnate a rincorrersi e giocare.

Niente avrebbe potuto rovinare quegli attimi perfetti.


- “Darren, siamo arrivati” – sentenziò Chris.

Non era possibile. Non poteva essere vero.

Fu quando ebbe finalmente aperto gli occhi che realizzò.
Era ancora in macchina, con tanto di cintura ancora allacciata e testa appoggiata sul sedile.

Il soprano nel frattempo lo stava guardando con aria preoccupata, accortosi che qualcosa non andava nell’amico.
“Era solo un sogno. Un fottutissimo, maledetto sogno” – costatò tristemente il moro dentro di sé.

- “E’ tutto a posto?” – chiese l’altro, visibilmente confuso e preoccupato.

“Fanculo. Era tutto così … perfetto. Troppo bello per essere vero”.

- “S-si, Chris. Grazie del passaggio, a domani”.

Non poteva rimanere lì dentro un secondo di più. Aveva solo bisogno di tornare a casa sua e chiudersi in camera per sempre. Doveva scacciare via quelle immagini dalla sua testa il prima possibile e ritornare in sé.

- “Sei sicuro che vada tutto bene? Non so, mi sembri…strano” – ribatté il soprano.

Tutto ciò che riuscì a fare fu annuire, senza aprir bocca. Prese le sue cose e una volta uscito dalla macchina, corse verso casa sua, maledicendosi nel frattempo in tutte le lingue che conosceva.

Una volta giunto all’appartamento, si rifugiò in camera da letto, deciso a restarci per l’eternità.
Non sarebbe più riuscito a guardare Chris allo stesso modo, non senza vergognarsi per quel dannato sogno che pochi minuti prima aveva fatto.
Inoltre, sapeva bene che Chris se ne sarebbe accorto subito. Lo conosceva meglio di chiunque altro e in un modo o nell’altro sarebbe riuscito a corromperlo, facendogli svelare quel ‘segreto’.

No, non l’avrebbe fatto. Non gliel’avrebbe mai raccontato per nessuna ragione al mondo.

Chris non l’avrebbe mai  saputo.

Se fosse successo, tutto tra di loro sarebbe cambiato: avrebbe dovuto dire “addio” alle serate passate insieme, ai pranzi nelle pause lavorative e a troppe altre cose  importanti che condivideva con il suo migliore amico.
Darren non l’avrebbe permesso: quel ragazzo era troppo importante per lui. Era tutto ciò che aveva. Era tutta la sua vita.

Non avrebbe permesso ai suoi sentimenti di allontanare da lui l’unica persona che avesse mai amato in vita sua, piuttosto avrebbe preferito morire.

Questi erano i pensieri che tormentavano la sua mente, offuscandola e staccandolo completamente dalla realtà che lo circondava.
Passò diverse ore steso sul letto, provando anche a dormire, senza, però, riuscirci.
Decise allora di andare a farsi una doccia, con la speranza di essere in grado di ‘lavare’ dalla sua mente il ricordo del contatto della sua pelle con quella di Chris.
Come da previsto, ciò non accadde. Tuttavia, arrivò alla conclusione che doveva andare avanti, in un modo o nell’altro.

Avrebbe soffocato quelle dannate emozioni dedicando più tempo a sé stesso e alla sua unica e grande passione: la musica.

Nei momenti peggiori, gli bastavano una chitarra in mano ed un foglio e una penna nell’altra, per sentirsi meglio.

Era sempre stato così, fin da quando era piccolo: già all’epoca riempiva quaderni interi di parole,trasformandole in testi di canzoni originali e accompagnando le note con la chitarra regalatagli dal padre all’età di soli nove anni.

 Era un bambino pieno di talento, ragion per cui imparò a suonare vari strumenti senza alcun problema, prendendo anche lezioni di canto.

Crescendo, non solo migliorarono le sue capacità ma l’amore per quella sua passione crebbe in dismisura e tutt’ora Darren riusciva a trovare conforto solo nella musica.

Fu lo squillo del telefono a riportarlo alla realtà e distoglierlo da quei preziosi ricordi.

“Dannazione, dove ho messo il cellulare?” – brontolò fra se e se finché non realizzò che l’ultima volta l’aveva visto sul comodino.

Raggiunta la camera da letto, prese il cellulare e rispose senza neanche guardare chi lo stesse chiamando.

Istintivamente pensò che fosse il suo migliore amico, il quale era solito a chiamarlo qualcosa come una ventina di volte al giorno per raccontargli le ultime novità ed informarlo sui loro progammi.

Ma questa volta era diverso. La voce dall’altra parte del telefono non era quella di Chris, bensì di sua madre.

- “Darren, tesoro, come stai?” – disse la donna con voce rotta, spenta.

- “Mamma, che è successo? Stai male?” – rispose l’alto immediatamente, intuendo che doveva essere accaduto qualcosa.

- “Io… non si tratta di me. Tuo fratello ha… “ – tentò di spiegare Cerina con la voce rotta dall’emozione e dalle lacrime.

Sua madre stava piangendo. La donna più allegra e spensierata di questo mondo, era a pezzi.
Succedeva raramente, ma quando accadeva Darren sapeva che non portava a niente di buono.

- “Calmati, mamma. Dimmi tutto” – disse il moro, cercando di nascondere l’evidente agitazione che stava pervadendo il suo corpo.

- “ …Ha avuto un incidente” –iniziò a spiegare, cercando di ricacciare indietro le lacrime- “ Stava tornando a casa dopo il concerto e…una macchina gli ha tagliato la strada, dal nulla. Non ha avuto il tempo di riprendere il controllo dell’auto” –continuò singhiozzando – “ed è andato a sbattere contro il guard rail. Adesso è in ospedale, i dottori ancora non ci hanno detto niente, lo opereranno tra poco” – concluse infine.

Darren rimase immobilizzato, le mani gli tremavano come non avevano mai fatto e le gambe stavano cedendo. Sarebbe svenuto da un momento all’altro, se lo sentiva.

Con voce tremante, si riportò il telefono all’orecchio.

- “Arrivo subito”.

Quando si trattava della sua famiglia, il moro non se lo faceva ripetere due volte e correva in loro soccorso, sempre.

Suo fratello era in ospedale, steso su chissà quale barella e stava per essere operato. E lui doveva esserci, a tutti i costi. Voleva essere lì quando si sarebbe ripreso e dirgli che sarebbe andato tutto bene, che tutta la famiglia era lì per lui e soprattutto, voleva ricordagli quanto bene gli volesse.

Darren e Chuck erano molto legati sin da bambini: nessuno dei due faceva niente senza l’altro e si proteggevano a vicenda, a qualunque costo.
Tutt’ora, nonostante la distanza, continuavano a sentirsi e vedersi. Chuck andava a trovarlo ogni volta che poteva e Darren faceva lo stesso per lui.
Passavano ore intere a raccontarsi le novità, a ridere e scherzare ed erano entrambi l’uno fiero dell’altro.
Ricordavano quei momenti di quando erano bambini e giocavano insieme, allegri e spensierati. Ridevano ripensando a tutto ciò che avevano combinato insieme e riflettevano su quanto, ora, le loro vite fossero cambiate.

Ma la vita non aveva cambiato loro: erano gli stessi bambini affiatati di una volta, sempre pieni di affetto l’uno nei confronti dell’altro.

Erano più che fratelli, erano amici.

                         ***

Dopo un’ora di viaggio, Darren arrivò finalmente al St. Louis.
Tante erano le volte in cui era stato in quell’ospedale da ragazzino, ma mai avrebbe pensato che ci sarebbe dovuto tornare un giorno. Almeno non per suo fratello.

Una volta entrato, chiese ad un’infermiera in quale stanza si trovasse suo fratello e non appena ebbe risposta, si precipitò verso le scale, facendole di corsa.

Si trovò in un lungo corridoio dalle pareti color crema e non ci volle molto prima che riconoscesse sua madre.

Cerina era appoggiata ad una parete, con il viso inondato dalle lacrime ed il volto di chi non dorme da giorni.  Non aveva mai visto sua madre in quelle condizioni: era talmente fragile che sembrava che stesse per andare a pezzi di un momento all’altro.
Accanto a lei c’era il marito, distrutto anch’egli, intento a darle un po’ di conforto, nonostante non fosse in condizioni migliori di sua moglie.

- “Mamma! “ –gridò il moro, con tutta la voce che aveva in corpo.

Al suono di quella voce, il volto della donna sembrò illuminarsi per un istante.

- “Tesoro, andrà tutto bene” – disse con la voce rotta per l’emozione, abbracciando il figlio con quella poca forza che ancora le era rimasta.

- “Dov’è? Come sta?” – domandò, sperando di non ricevere risposte che non avrebbe voluto sentire.

- “E’ qui, amore. Lo opereranno tra pochi minuti, ma se intanto vuoi vederlo…” – rispose Cerina, debolmente.

- “Vai, figliolo. Vai lì dentro e digli quanto tieni a lui” – aggiunse suo padre.

- “Ah, Darren, aspetta” – disse con tono serio la madre – “lui, ecco… Tuo fratello ha subito un grave trauma cranico. Non può…sentirti. Non ancora. Ma tu va’, parlagli. Fagli capire che ci sei”.

Sentire quelle parole fu un brutto colpo. Era come se qualcuno gli avesse appena tirato una scarica di pugni nello stomaco.

Non può sentirti.

Chuck era forse in coma?

No, no, no.

Il moro non voleva accettarlo, ma dentro di sé sapeva che quella, purtroppo, era la dura verità.

Aprì delicamente la porta, quasi avesse paura di svegliarlo o peggio, di spaventarlo.
Darren era consapevole che non sarebbe stato facile vederlo in quello stato, ma ciò che non sapeva era in quale stato realmente si trovasse suo fratello.

Aveva il volto teso, cosparso di cicatrici non ancora rimarginate, un sopracciglio letteralmente “aperto” a metà ed il naso rotto.

Quella visione provocò una fitta al cuore al ragazzo. Non era pronto per tutto ciò.

Vedere suo fratello in quelle condizioni fu peggio di quanto avesse immaginato. Le lacrime iniziarono a scendergli sul volto, rigandolo.
Erano lacrime di rabbia per non averlo potuto impedire, di tristezza perché mai e poi mai avrebbe voluto vederlo così e lacrime di confusione che lo portavano a chiedersi “perché?”.

Se esisteva veramente un Dio, perché aveva permesso che tutto ciò accadesse? E come poteva permettere che un ragazzo meraviglioso come Chuck , che non aveva mai fatto niente di male in vita sua, si ritrovasse inerme su un letto di ospedale a soli ventinove anni?

Resosi conto della propria debolezza in quella circostanza, il moro prese una sedia e la mise accanto al letto dov’era disteso il fratello, sedendocisi.
Prese la mano di Chuck e quasi sussurrando, disse:

- “ Andrà tutto bene, te lo prometto. Sei forte, te la caverai. Sono qui, ci sarò sempre” – concluse tra i singhiozzi.

- “ Mi dispiace, ma adesso deve lasciare la stanza, dobbiamo operare suo fratello” – disse una voce dietro le sue spalle.

Un’infermiera bionda, sulla trentina, era ferma all’ingresso della stanza.

Dietro di lei, ce n’erano altri, pronti a portare Chuck in sala operatoria.

- “A dopo” – disse un ultima volta il giovane, alzandosi e dirigendosi verso l’uscita della stanza.

Una volta uscito, si diresse verso i genitori, li abbracciò e decise che aveva bisogno di andare a prendersi una boccata d’aria, altrimenti sarebbe crollato da un momento all’altro.

Vista la situazione, pensò che era il caso di avvertire Ryan che nei prossimi giorni non sarebbe potuto andare a lavoro, e così fece.
Il regista fu comprensivo e gli disse di non preoccuparsi, che avrebbe trovato una soluzione e soprattutto, di tenerlo informato.

Terminata la chiamata, si avviò verso la macchinetta del caffè. Ne aveva bisogno più che mai, non poteva permettersi di chiudere occhio neanche un secondo. Voleva esserci per quando suo fratello si sarebbe svegliato, non se lo sarebbe perso per nessuna ragione al mondo.

Quello che, però, non si sarebbe mai aspettato era trovarsi davanti il suo migliore amico, che senza esitare gli corse incontro e lo abbracciò dolcemente, trasmettendogli tutto il calore e l’amore possibile.

- “Grazie, Chris. “ – rispose il moro, con un sorriso di gratitudine sul volto.

- “Sono corso qui non appena ho saputo” – disse – “mi dispiace, Dare. Se hai bisogno di qualcosa, io sono qui. Non me ne vado” – concluse, tenendolo ancora tra le sue braccia.

Fu in quel momento che Darren cedette. Si accasciò sul suo migliore amico e pianse aggrappandosi a lui con tutte le  forze che aveva.
Tutto lo stress e la stanchezza di quelle ore passate dentro l’ospedale, per un istante sembrarono essere svanite.

- “Andrà tutto bene, te lo prometto” – gli sussurrò il soprano, accarezzandogli una guancia delicatamente.

In quel momento, tra quelle braccia, Darren si sentiva a casa.







Angolo dell'autrice.
Ciao a tutti! Innanzitutto chiedo scusa per
il ritardo nell'aggiornamento, ma ho avuto un sacco di
impegni in questi giorni che non mi
hanno permesso di scrivere!
Spero che questo capitolo via sia piaciuto, a me
continua a convincere poco. L'ho riscritto qualcosa come 5 volte e
ancora mi sembra che qualcosa non vada >.<
Vi prego, non odiatemi per questo capitolo ç___ç
Vi ricordo che siamo solo all'inizio della storia e che ho le idee ben
chiare (: Sper tanto di esservi riuscita a trasmettere qualcosa, io ho pianto immaginando quella scena, rendiamoci conto >.<
Ero in singhiozzi mentre la scrivevo, mi sono sentita male per i personaggi, ma questo fa parte della storia, per cui vi tocca u.u
Grazie infinite alle 22 persone che hanno messo la storia tra le seguite,
siete splendidi *-* Grazie a chi recensisce, i pareri fanno sempre
piacere!
Detto questo, spero con tutto il cuore che continuiate a seguire
la storia e che non vi abbia annoiato!
Alla prossima!
  
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