Impressione
Orsù mio Nahual,angelo guardiano, di cui mai svelerò né il corpo né lo
spirito, proteggimi nel mio racconto e infondi il volo nelle lettere e la
comprensione nei lettori, poiché né per il diletto né per l’ambizione è creato
questo racconto.
Ero andato un giorno di semina in
cima al monte più elevato di questa triste terra,
senza acqua né viveri, solo con le mie gambe agili e il mio cuore possente.
La volontà mi guidava verso una
croce lì su, simbolo di ciò che muore quaggiù.
E il cammino era lungo, il
sentiero taciturno, i ciottoli sul sentiero coprivano gl’infingardi
animali, che sotto le rocce nascosti bramano peccato e malizia.
Io viaggiatore non prestai ascolto
alle loro avvertenze, ai loro sibili che tanto mi
parevano esser donati dalla misteriosa forza della croce.
Stremato e intontito dalle voce di diniego che mi riportavano indietro, con la
mia volontà arrivai fin sul colle da dove spandeva luce la croce dall’oscuro
linguaggio.
E lì un boschetto di alberi morti come di una selva di suicidi, intricato più
delle stesse trame di qualche oscuro sire nel mondo di laggiù.
L’ennesima prova mi era stata posta da Huitzilopchtli, per finalmente comprendere la natura profonda del mio Nahual, della mia esistenza.
Ero nel Popocatépetl, nel
paradiso che gli avi ci hanno insegnato a temere e a rispettare.
Qui il tempo si
esautora e sola la ricerca s’impone come principio.
Ed entrai nel bosco di sterpi morenti.
Il sangue nel viso,nelle braccia e nel petto, ma il mio Nahual
mi protesse lo spirito e il corpo e arrivai ai piedi della croce.
Una forza mi
costrinse ad inginocchiarmi ed ecco la paura: dalla croce il sangue sgorgava,
il male fuoriusciva e mi cercava.
Il mio Nahual stremato mi dette forza per un’ultima nel braccio e
afferrai il simbolo.
Mille immagini nelle mente: navi che arrivano, uomini che scendono, morte e
distruzione, imposizione di mostri, gli avi che urlano, i bambini che piangono,
i guerrieri combattono e muoiono.
Il mio Nahual sta morendo, ucciso dagli esseri di un Dio malvagio,
che ci ha ridotti in schiavitù, senza più virtù e senza
più onore né valore.
E il sangue mi sommerse.
Tornai di corsa al
villaggio: era troppo tardi, il Dio malvagio e le sue creature erano arrivate, per ucciderci e distruggerci.
Morii anche io come
tutti, invocando Nanauatzin, mentre Acolnahuacatl rideva dal profondo
della terra.