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Autore: Beliel    19/06/2007    0 recensioni
Un breve racconto che parla del dolore di un popolo...
Genere: Generale, Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Impressione

Impressione

 

 

Orsù mio Nahual,angelo guardiano, di cui mai svelerò né il corpo né lo spirito, proteggimi nel mio racconto e infondi il volo nelle lettere e la comprensione nei lettori, poiché né per il diletto né per l’ambizione è creato questo racconto.

 

Ero andato un giorno di semina in cima al monte più elevato di questa triste terra, senza acqua né viveri, solo con le mie gambe agili e il mio cuore possente.

La volontà mi guidava verso una croce lì su, simbolo di ciò che muore quaggiù.

E il cammino era lungo, il sentiero taciturno, i ciottoli sul sentiero coprivano gl’infingardi animali, che sotto le rocce nascosti bramano peccato e malizia.

Io viaggiatore non prestai ascolto alle loro avvertenze, ai loro sibili che tanto mi parevano esser donati dalla misteriosa forza della croce.

Stremato e intontito dalle voce di diniego che mi riportavano indietro, con la mia volontà arrivai fin sul colle da dove spandeva luce la croce dall’oscuro linguaggio.

E lì un boschetto di alberi morti come di una selva di suicidi, intricato più delle stesse trame di qualche oscuro sire nel mondo di laggiù.

L’ennesima prova mi era stata posta da Huitzilopchtli, per finalmente comprendere la natura profonda del mio Nahual, della mia esistenza.

Ero nel Popocatépetl, nel paradiso che gli avi ci hanno insegnato a temere e a rispettare.

Qui il tempo si esautora e sola la ricerca s’impone come principio.

Ed entrai nel bosco di sterpi morenti.

Il sangue nel viso,nelle braccia e nel petto, ma il mio Nahual mi protesse lo spirito e il corpo e arrivai ai piedi della croce.

Una forza mi costrinse ad inginocchiarmi ed ecco la paura: dalla croce il sangue sgorgava, il male fuoriusciva e mi cercava.

Il mio Nahual stremato mi dette forza per un’ultima nel braccio e afferrai il simbolo.

Mille immagini nelle mente: navi che arrivano, uomini che scendono, morte e distruzione, imposizione di mostri, gli avi che urlano, i bambini che piangono, i guerrieri combattono e muoiono.

Il mio Nahual sta morendo, ucciso dagli esseri di un Dio malvagio, che ci ha ridotti in schiavitù, senza più virtù e senza più onore né valore.

E il sangue mi sommerse.

Tornai di corsa al villaggio: era troppo tardi, il Dio malvagio e le sue creature erano arrivate, per ucciderci e distruggerci.

Morii anche io come tutti, invocando Nanauatzin, mentre Acolnahuacatl rideva dal profondo della terra.

  
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