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Autore: BoseM    02/12/2012    2 recensioni
L'ossessione, il perfezionismo, l'ordine maniacale, la precisione assoluta, logicità, razionalità.
A cosa tende l'attenzione per l'infinitesimo dettaglio?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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>Come i tasti avorio del pianoforte, mi muovo tra la gente altolocata del bel paese. Ogni passo, ogni azione, ogni parola, corrisponde ad una nota ben precisa, non si può stonare; il minimo sbaglio sarebbe imperdonabile. 
La sinfonia verrebbe interrotta all'apice del godimento fine allo stesso, mi spiego.
 
Trasudare, rabbrividire al pensiero di udire un aria sublime, senza una determinata nota, calcolata, sfumata secondo lo studio, il motivo.
Virtuosismi -eccedere -aspirare all'impossibile; surrealista. La tentazione allontana dalla riga tracciata, perfetta del pentagramma.
E calcare la passione di quei gesti precisi, soleva dire aumentare la probabilità d'errore. 
 
>Mi attenni allo studio, confermato, lucido. 
Sempre suonando l'eccellente, ma già conosciuta battitura, ripetei per l'ennesima volta lo spettacolo. Applausi. Previsti, avanti. 
Un filone preciso, non limitante, ineccepibile,testato.
 
La creatività, ed il genio trovavano ampio spazio, la perfezione, d'altronde, non ammetteva limiti.
Lo stesso limite avrebbe impedito il raggiungimento della perfezione, algebricamente parlando. 
 
>Compii uno studio di nicchia, ben approfondito, inclusi tutte le variabili note e possibili, un'onda costante,periodica.
Tutto  ha un senso, la logica è precisa, netta, non ci si può sottrarre. 
L'innamoramento, l'amore, la gelosia, gli omicidi, le credenze, il genio. Sembrano essere fenomeni surreali, favolosi, dati al caso per molti. 
Ma così non è. C'è sempre un perché, un rigore, un iter, che dir si voglia. A tutto.
Il mio studio è durato esattamente una dozzina d'anni, precisamente 4382 giorni e 16 ore, continuate. Neanche un attimo di pausa, ogni momento, ogni istante dell'esistenza andava analizzato e decifrato. 
 
>Cosciente. La perfezione, alla quale aspirai io stesso, non vedevo altro, limitante per alcuni. Una buona critica.
Ma qualcosa ora, vent'anni dopo la presa decisione, mancava. 
Per quanto povero di illogicità, mi accorsi che l'errore stava nell'errore, banale ed ovvio per molti, ma matematicamente non poteva esistere. 
 
L'esperienza è maestra di vita, ma da sola non basta. La Verità ambita dall'essere, meno da fatica e dolore. L'opera priva di logicità non può essere ricordata, trasmessa. Ritorna, logico. 
 
>Mi accorsi dunque che l'errore non c'era, non era presente. 
L'errore se esistente, era dunque insito in me, nei più reconditi meandri della mia mente, in profondità, nell'inconscio inaccessibile, forse oscuro ai giganti della psicoanalisi. Non capii, non potevo capire, la strada stessa propendeva all'inevitabile sbaglio. 
 
>La passeggiata mattutina di giovedì 22 novembre mi illuminò. Notai infatti una una rosa di gerico rotolare verso ovest, mi fermai ad osservarla, impressionato per la gran velocità con la quale correva. Ruzzolò di fretta, fino al momento in cui urtò una rupe piuttosto ripida. 
Essa, la rupe, era fatta a gradoni, ciascuno alto quanto uno sgabello. La pianta scavalcò il primo gradino e vi si fermò al di sopra di esso. Il vento non la mosse. Statica.
Dopo un arco di tempo piuttosto breve, un buffetto di vento spinse la palla verso nord, e riprese a rotolare senza sosta, riprendendo la velocità iniziale.
Quell'episodio non mi lasciò indifferente.  
Conoscevo la strada del mio cammino in modo eccelso, senza curarmi d'altro, convinto di conoscermi a fondo..
Meditai.
 
La parte logica, verticale, era solo un aspetto della mente, della personalità, dell' essere.

>Per le mie qualità considerate innate, logicamente, sviluppai quest'aspetto.
 
La ricerca della sinfonia verteva su poche esigue particelle, perfettamente sferiche e tondeggianti.. 
Una parte troppo ristretta del creato.
Miliardi quelle presenti in natura, di molteplici forme e forse... colori. 
Musica.
  
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