-Sono arrivate stamattina-
Kankuro posò con la solita malagrazia una serie di carte
sulla scrivania.
-Da dove vengono?- chiese Gaara attirandole a sé.
-Sono tutte di Konoha: esami dei Chunin e cartoline di
Natale-
-Ah- Ordinaria amministrazione.
Il lavoro svolto da sua sorella veniva duplicato ed inviato
in ogni villaggio nascosto perché tutti i capivillaggio ne prendessero visione.
I documenti impacchettati, venivano poi spediti non sottoforma di rotoli con i
falchi , ma venivano recapitati da un emissario insieme all'altra civile
corrispondenza che comportava quindi una serie infinita di bigliettini rossi e
bianchi con i più impersonali auguri di Natale della terra.
Il tutto faceva sempre ritardare le procedure e Gaara sapeva
che avrebbe dovuto accantonare tutto il resto per un po’ prima di permettere ai
suoi sottoposti di preparare le squadre e ordinare gli equipaggiamenti.
Con un sospiro, si fece passare tra le dita i fogli dando
alle volte un'occhiata al contenuto: ma quanto scriveva sua sorella?
Visionare e firmare, visionare e firmare, non potevano
fargli un riassunto del tutto e poi lui semplicemente avrebbe posto una bella
firma? A volte rimpiangeva di non aver una segretaria come quegli sfaticati di
Raikage e Hokage. E poi ecco le maledette cartoline: “Le porgiamo i nostri più sinceri –ne dubitava- cari –ancora di più- auguri
di un felice Natale –ma quanto riuscivano a tirarla per le lunghe?- sommo Kazekage e alla sua nobile famiglia”
Ad un certo punto vide una busta sigillata trai gli
imbarazzanti sprechi di porporina oro: doveva essere scivolata nel mucchio. La
tirò fuori mentre Kankuro stava uscendo dalla stanza: -Potresti recapitarla al
corretto destinatario?-
Mentre gliela porgeva diede uno sguardo alla scrittura larga
sulla parte anteriore.
-Lascia stare, è per Temari-
Cercò il tagliacarte che chissà perché ora che lo desiderava
si era letteralmente volatilizzato.
-Che fai? La apri?-
Senza terminare la sua ricerca, Gaara spiegò: -Probabilmente
è la presentazione che si allega al pacco, non penso che le interessi-
Finalmente, individuò l'oggetto scomparso vicino al vaso e
una volta aperta si accorse che si era sbagliato alla grande. Si irrigidì sulla
sedia, continuando a fissare con intensità una certa riga della missiva. I suoi
occhi erano immobili e spalancati.
Con uno scatto riprese la busta e rilesse il destinatario.
-Oi!- chiamò suo fratello spaventato dallo strano
comportamento -Brutte notizie?-
Gaara appoggiò il foglio, si passò le mani trai capelli, un
gesto che non faceva mai, e poi tese il braccio con la lettera verso Kankuro.
-Leggi- la sua voce non era più pacata, forse divertita
quasi emozionata.
Quanto il fratellino era stato calmo, tanto quello grande si
mise ad urlare: -Cheee??? Ma stai scherzando-
Gaara riprese i documenti degli Esami. -Non sembra esserci
alcuno sbaglio. E' indirizzata a Temari-
-Ma lei non può essere INCINTA?!- strepitò gettandosi come
un dissennato sulla busta. -Temari della....Temari della...è proprio Temari
della Sabbia, Palazzo del Kazekage- mormorò a se stesso più che a Gaara.
-Io lo ammazzo!- decretò alla fine.
-Chi?-
-Shikamaru naturalmente!- e così cominciò a camminare
irrequieto misurando a lunghi passi l'ampiezza dell'ufficio.
-Beh non è mica colpa sua- constatò il Kazekage, prendendo
in esame la prima facciata di un lungo rapporto.
Kankuro si bloccò: -Non è colp...Gaara, ma qualcuno ti ha
insegnato come si fanno i bambini?-
Quello semplicemente annuì. -Piuttosto- distolse lo sguardo
perché il maggiore sembrava non aver ripreso le sue funzioni vitali -Come lo
diciamo a Temari?-
-A nonono, io non dico nulla, sai com'è quella se scopre che
abbiamo letto la sua posta privata. Ti ricordi quando volevo sbirciare l'ultima
volta. La mia testa ha pulsato per giorni-
-Lei ti aveva detto che non erano affari tuoi- la difese.
-Ma io sono il capofamiglia, dovevo controllare-
-Lei ti aveva detto che solo perché sei maschio, non vuol
dire che potevi prenderle il ruolo-
-Sono il figlio maschio più grande, ma non è questo il punto
ora-
Kankuro prese la sedia davanti alla scrivania e vi si gettò
a peso morto. Non potevano richiudere il tutto: quella bestia se ne sarebbe accorta e sarebbe
andata su tutte le furie.
-Beh glielo dirai te- concluse il marionettista facendo
scivolare il foglio verso Gaara.
-Non ne vedo il motivo- replicò l'altro, ritornandogli il
foglio.
-Sei tu il Kazekage- Kankuro glielo rinviò.
-E tu il capofamiglia- nuovamente la lettera era vicino al
fratello che non seppe come rispondere.
Fissò per un lungo minuto il ragazzo che gli stava davanti a
leggere rapporti prolissi e vuoti.
-Potremmo sempre farglielo capire...- propose -Non potrebbe
incolpare nessuno-
Quando Gaara scese al piano di sotto, Temari stava ancora
guardando demoniacamente la porta. Seduta sul divano, con le braccia
incrociate, aspettava l'arrivo del suo ragazzo, in ritardo di più di un'ora. La
domanda “Vieni a passare qualche giorno da me per le vacanze di Natale?” era
stata posta al suddetto ragazzo che aveva prontamente risposto “Mmm” e quindi
era stata fatta seguire da un contratto redatto dalla signorina Temari che
aveva preteso che Shikamaru sottolineasse data, ora, minuti e persino secondi
di arrivo. Evidentemente, non era stato di parola.
-Nee-chan,- esordì Kankuro che le si era avvicinato –quindi,
sei in attesa...qualcuno potrebbe definirla una dolce attesa...-
“Patetico” pensò il fratello oltrepassando l'ultimo gradino
e dirigendosi verso la cucina.
Si versò un bel bicchiere di latte che avrebbe volentieri
svuotato se non fosse entrata sua sorella come un'arpia. Sbuffando ed esibendo
un ottimo grugno indispettito, aprì la porta del frigorifero con violenza per poi
tirarne fuori una lattina di birra. La stappò con rabbia, ma poté berla perché
le fu soffiata sotto il naso da un movimento fluido del fratello.
-E' mia- affermò atono.
-Da quando bevi?- inquisì la ragazza con lieve tono
isterico.
-Da ora- e detto questo la svuotò, bevendola tutta d’un
fiato.
Temari inarcò un sopracciglio, ma non si fece ulteriori
domande. Riaprì lo sportello per servirsi con un'altra lattina, che però fece
la stessa fine della prima.
-E' di Kankuro-
La voce di quest'ultimo provenne dall'altra stanza:
-Tranquilla, puoi berla...-
Il tono del Kazekage si abbassò: -Kankuro...-
-Ah già! Avevo sete- Questi saettò in cucina e scappò con il
bottino, veloce com'era entrato.
C'era molti segni che preannunciavano un'imminente
sparizione del famoso, perché inesistente, autocontrollo di sua sorella: non
avrebbe potuto protrarla oltre.
La ragazza aprì per la terza volta il frigo: -Ma sono
finite! E adesso io che cavolo bevo!?!-
Gaara osservò il bicchiere davanti a sé e glielo porse. –Tieni,
fa bene alla crescita-
-Mi sembra di aver finito da un bel po' l'età dello
sviluppo- commentò questa.
-E chi può dirlo- e con questo uscì dalla stanza, ritornando
in camera sua.
Un'ora e mezza dopo, Temari stava ancora cercando di
bruciare la porta, cardini compresi, con la forza dello sguardo. Se c'era una
cosa che veramente detestava, era il ritardo. Voleva proprio vedere se quella
volta che gli aveva salvato il culo, se la fosse presa comoda di un solo
secondo. Di sicuro in quel momento non starebbe aspettando nessuno. In più, lei
non riusciva a rimanere ferma in un posto per più di cinque minuti ed era in
quella stanza da ormai troppo tempo. Ma era sempre stato così brutto l’albero
di Natale? Tutte quelle palline bianche erano eccessive visto che c’erano già i
fiocchi di neve a dare un po’ di luce alla composizione in rosso che aveva
deciso per quell’anno.
Si alzò e, dopo essersi rimboccata le maniche, prese la
scaletta. Non era neanche salita di uno scalino che Kankuro si incollò
all’albero come gli ambientalisti che non vogliono che venga distrutta la
foresta (Temari, in quel caso, spazzava senza distinzioni uomini e piante).
-Lascialo così!- disse senza pensarci.
-E perché di grazia?- inquisì Temari che aveva l'espressione
di una tigre durante la caccia.
-Perché...-balbettò – Tem, sai che sei ingrassata?- aggiunse
per distrarla.
-CHEEEE???-
-No davvero! Non è che hai mangiato troppi panettoni? Mmm
anzi, penso proprio che tu abbia messo su un bel panettone…- e dicendo così le
accarezzò la pancia in maniera molto eloquente.
La vita del sedicente capofamiglia venne salvata dal
tempismo del più piccolo che, scese le scale, aveva presentato davanti agli
occhi della sorella un oggetto a lungo dimenticato: -Ho ritrovato l’orsacchiotto
che mi avevano regalato a Natale- disse, se possibile, con ancora meno emozioni
del solito.
-Ma dai, era quello che avevi da bimbo-
-Già-
-Anche Kankuro ne aveva uno, ma mi sembra che gli abbia
staccato la testa o qualcosa del genere-ricordò sedendosi sul divano, mentre il
marionettista ringraziò i repentini cambi di umore delle donne incinte. Aveva
capito il piano del Kazekage e una volta in camera sua, cercò in varie scatole
cimeli della sua infanzia. Erano tutte cose che le domestiche avevano pensato
di conservare senza mai farne parola con il Quarto Kazekage. Ritrovò il
bavaglino e anche il ciuccio.
Persa così nelle varie reminiscenze piacevoli, una vera
rarità in quella famiglia, la ragazza non notò che qualcuno aveva bussato alla
porta, ma dopo che l'intruso si fece avanti senza aspettare alcuna risposta,
dopotutto era di casa, ritornò repentinamente in modalità drago sputafuoco e
parecchio alterato.
Shikamaru non fece neanche in tempo a registrare la
situazione della stanza che si vide volare il famigerato ventaglio sulla
fronte. La sua amorevole ragazza glielo aprì in faccia: -Quanti sono?- chiese
indicando i cerchi viola.
-Non ne sono sicuro, ora come ora, ma dovrebbero essere tre-
borbottò tenendosi la testa con le mani.
-COME LE TUE ORE DI RITARDO!- sbraitò di rimando non
aiutando il dolore alla testa del ragazzo che pensò di essersi preso davvero
una bella botta: vedeva Gaara stringere tra le braccia un orsacchiotto
dall'aria muffita e Kankuro indossare un bavaglino da neonato
In casa Sabaku si respirava una strana tranquillità: Temari
era fuori. Shikamaru era ancora a letto che si beava delle coperte morbide con
il profumo della sua seccatura. Kankuro puliva gli ingranaggi di Karasu, mentre
Gaara, sul tavolo della cucina, si portava avanti con le scartoffie, il
bicchiere di latte mezzo vuoto accanto a lui.
Il Kazekage sospirò piano in segno di contentezza. Poteva
sentire il vento del deserto infrangersi contro le mura del villaggio, poteva
udire lo scricchiolio della giunture della marionetta al piano i sopra. Quella
casa, lasciata agli uomini, diventava un vero paradiso.
Solo una cosa turbava la tranquillità della mattinata di
riposo di Gaara: quel piccolo problema della sorella stava crescendo dentro di
lei a sua insaputa. Era stato puerile da parte sua, tirarsi indietro in maniera
così codarda, ma com'è che diceva sempre Shikamaru? Ah si! Sarebbe stata una
seccatura.
E lui ne aveva abbastanza come capo del villaggio.
Si dice che la notte porti consiglio, ma da quando lui
poteva usufruire delle ore notturne come tutti gli esseri umani, dormiva di
sasso senza fare neanche il minimo sogno. Gli sarebbe davvero piaciuto molto
sognare, ma si vede che per ora doveva recuperare le ore in arretrato. Tra
l'altro era cosciente del fatto che sognare può fare anche male.
Doveva ringraziare Shikamaru per questo.
Questo non va bene, non va bene affatto. Se un
osservatore esterno avesse colto Kankuro della Sabbia lavorare con tale
concentrazione sulle incrostazioni di sangue della “sua piccola”, non avrebbe
avuto alcun dubbio sulla totale dedizione dei suoi neuroni all'opera in corso.
Questo osservatore, o anche maniaco visto che non si va a
sbirciare i tetri laboratori altrui, si sarebbe sbagliato di grosso. L'unico
pensiero del maggior fratello maschio della Sabbia, era il trovare altri
modi indiretti per non essere decapitato da una donna incinta in piena crisi
ormonale. Aveva vagliato tutta la notte ogni minimo sotterfugio da attuare nel
corso della giornata. Il tutto era risultato in un buco nell'acqua perché non
sapeva dove sarebbe mai riuscito a trovare uno stuolo di donne incinte che si
lamentano casualmente davanti alla sorella dei sintomi della gravidanza. Non
sarebbe mai riuscito nella sua impresa: emise un sospiro sofferente e si
distrasse per un nano secondo, quel poco che bastò per fargli scivolare il
coltellino sul pollice e ferirlo:
-AHIA!-
Shikamaru fu svegliato di soprassalto da quell'urlo
animalesco, di riflesso si mise in una sottospecie di posizione fetale di
difesa, ma nulla gli si scagliò contro. Cavolo, aveva preso un bello spavento:
pensava di stare rivivendo un ricordo. Su quello stesso letto, una volta, vi
era stato un ingiusto spargimento di sangue. Il suo.
Il fratellino di mezzo, quello robusto per intenderci, era
entrato in camera della sorella una mattina per chiedere a lei, in quel momento
in bagno, e al “pensionato” se avrebbero desiderato del latte per colazione,
perché Gaara se lo stava finendo tutto.
Aveva trovato solo il povero Shikamaru abbracciato al
cuscino che mormorava qualcosa nel sonno.
-Sono così belle e morbide- aveva detto con un'espressione
da ebete che poco lasciava spazio all'interpretazione. In un raptus di giusta
gelosia fraterna, gli si era lanciato contro con urlo da guerra cavernicolo
facendo prendere mezzo infarto al dormiente.
-DANNATO!- aveva aggiunto picchiandolo a sangue. Temari
allarmata era rientrata in camera per godersi la scena. A squartamento finito,
aveva gentilmente chiesto il motivo della carneficina e suo fratello, ansante,
ma felice, aveva risposto che “quell'idiota stava sognando le sue grazie”.
-Ma stavo sognando le nuvole!!!- aveva urlato esasperato
Shikamaru.
Fortunatamente questa volta quel beota di Kankuro -si, gli
voleva tanto bene- si era fatto male da solo. Non si stupì di non vedere la
seccatura accanto a sé, lei non aveva mica la giornata da sprecare a letto.
Cercò i pantaloni che, chissà perché, erano stati lanciati al lato opposto
della stanza.
Sbadigliò un buongiorno al fratello preferito andando verso
il mobiletto dove tenevano il caffè.
-Vuoi anche tu?- chiese come se fosse a casa sua.
Il Kazekage scosse la testa e non lo badò neanche un po'
tutto intento a leggere un rapporto dove l'autrice cretina aveva messo dei
cuoricini al posto dei ten, ma chi le aveva insegnato calligrafia?
Ah Matsuri, non c'era verso che imparasse a scrivere: le
aveva inviato almeno un milione di note su questo fatto, ma non era mai
migliorata. Quello che Gaara non poteva sapere era che tutti i foglietti con su
scritto “Scrivi meglio la prossima volta” erano stati custoditi gelosamente
dalla destinataria e mostrati solo una volta, in gran pompa, alle amiche.
Una volta che il futuro cognato, lui l'aveva inguaiata, lui
ne pagava le conseguenze, si fu messo comodo ad osservare il ritmico girarsi
dei fogli, chiese: -Dov'è tua sorella?-
-In missione-
Kankuro fece la sua comparsa in quel momento grattandosi
placidamente la pancia, pescando dal frigo un po' di birra. Peccato che la
scenetta cretina del giorno prima l'avesse fatta estinguere da quella casa. Ripiegò
sul succo di mele di Konoha che era stato ordinato al futuro cognato, lui
l'aveva inguaiata, lui ne pagava le conseguenze.
Una volta seduto anche lui, si informò: -Che deve fare?-
-Parlare con tutte le kunoichi incinte di Suna-
Shikamaru aprì la bocca in maniera vistosa, sconvolto,
guardando inebetito i due interlocutori: -Voi sapete?-
-Tu sai?-
Quello annuì.
-Come?-
-Mi è arrivata una lettera a casa per lei-
-Anche a noi- disse Kankuro.
-Cioè a lei- corresse il rosso.
-Lei lo sa?-
-Ma sei pazzo? Mi squarterebbe se sapesse che ho letto le
sue cose!-
-Già- annuirono all'unisono.
-E' un bel guaio- concluse Kankuro.
-Una gran seccatura- sospirò bevendo il suo caffè.
La loro forbita conversazione venne bloccata di colpo dal
ruotare di una chiave nella toppa. Kankuro e Shikamaru corsero verso il
lavandino depositandovi in fretta e furia le stoviglie per correre in camera a
cambiarsi. Gaara dal canto suo, si rimise con calma la maglietta che aveva
lasciato sullo schienale quando aveva sentito troppo caldo per suoi gusti
quella mattina: la sfortuna dell’inverno a Suna era che neanche a Natale si
poteva avere un po’ di fresco.
-Ciao- esordì una Temari accaldata con le borse della spesa
-Mi sono fermata al mercato-.
Il fratellino cominciò a sparecchiare la tavola per farle
spazio.
In quel momento scesero i due fuggiaschi. -Vi siete appena
svegliati voi due?- sbraitò.
-No, signora-
-Che fate lì imbambolati allora? Non si svuoteranno mica da
sole!- indicò lei, rivolgendo uno sguardo truce ad entrambi.
Il suo ragazzo eseguì l'ordine prontamente, mentre Kankuro
tirò fuori da dietro la schiena un
grosso libro illustrato.
-Temari, stavo sfogliando stamattina l'enciclopedia e
guarda! Non sono carini questi cuccioli di cervo?-
Shikamaru si avvicinò al Kazekage: -Ma spera di riuscirci
così?-
Mettendo i suoi tre litri di
latte frigo, così rispose: -Spera che il bambino sia maschio, non voglio
lasciare tutti i miei averi ad un tizio del genere-
Buon due di dicembre a tutte/i!
Con il ritorno del mitoco (e temuto) calendario dell'Avvento della Black Parade, torno anch'io con una nuova storia.
Questa in particolare si concluderà con il secondo capitolo che troverete in un altro dei giorni che ci separa dal 25 dicembre. Il prompt che ho scelto è stato "panettone" visto che nella prima settimana parleremo sopratutto di ciboXD (infatti è la mia preferita).
Volevo rifarmi visto che l'anno scorso aveva pubblicato una semi-angst, con una un po' più comica, spero di esserci riuscita.
Riusciranno i nostri eroi a comunicare a Temari il suo stato interessante prima dello scadere dei nove mesi?
Lo scoprirete solo nella prossima puntata!