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Autore: Kristi 87    19/06/2007    2 recensioni
Ancora una volta si imbracciano le armi. Ancora una volta il sangue scorre. Ancora una volta il male torna, svegliandosi dal sonno più profondo.
E ancora una volta la giustizia sarà lì a combattere, e i più grandi fra i guerrieri vestiranno le loro armature per l'umanità, combatteranno per la gloria, per la pace, per la giustizia.
Ma... Un segreto oscuro stavolta intralcia l'operato di Atena e un alleato insospettato e pericoloso agirà per svelarlo.
E ancora una volta qualcuno aprirà il vaso di Pandora...
Genere: Romantico, Commedia, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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7) L'inizio di un'avventura

7) Scheggie...

Una mano pallida, eterea, minuta, scostò appena le cortine intessute di un tripudio di colori caldi: arancio, rosso, oro, ocra... In forte contrasto con il gelo appena fuori il vetro, coperto di nevischio ghiacciato.

Chiuse e riaprì le dita, intorpidite dalla temperatura ostile, e poi sfregò le mani l'un l'altra scostandosi dalla fonte degli spifferi, ma gli occhi, quelli, continuavano a guardare il cielo oltre la finestra, oltre la città, che con le sue luci moleste inquinava lo splendore delle stelle, proprio verso quelle il suo sguardo si posava. E volava; volava indisturbata la sua mente, nei luoghi che le erano proibiti; perchè tutto ora era diverso; perchè il mondo non avrebbe potuto capire; perchè era rimasta solo lei...

Sola eppure così tanti erano gli avversari e così grande la minaccia.

Tutto era cambiato e nessuno le aveva insegnato cosa fare, cosa fare per affrontare tutto da sola, sola per la prima volta dopo millenni.

E tutto solo per una dea.

Una sciocca dea che non sapeva mantenere la parola, che aveva permesso che tutto ciò accadesse, che la fine arrivasse per la sua stirpe, come per quelle delle compagne.

Che il sangue venisse annacquato, sporcato e disperso, e che le eredi fossero sballottate qui e lì per il mondo.

Nessun riguardo.

Nessun onore.

Nessuna riconoscenza...

Lo stomaco si strinse.

Il cuore perse un battito.

No, non era quello che pensava lei, e si rammaricò per quell'istante in cui il cattivo pensiero aveva dominato la sua mente.

Quello, era il pensiero di sua madre, sua nonna e le sue maestre.

Non era il suo pensiero.

Dubitava, che sarebbe stata all'altezza del compito.

Perchè quella dea, sì quella stessa dea che aveva condannato lei ed altre, non aveva vera colpa.

Come pretendere che l'unico baluardo rimasto agli uomini trascurasse la giustizia per una bega, per una colpa di altri, per un obbligo, una promessa estorta?

Come?

Così tanto era andato perso l'onore?

Così tanto dimenticata la ragione della loro stessa esistenza?

Erano forse cadute così in basso, da lasciar posto nel cuore, solo alla vendetta?

Non poteva, non doveva essere così.

Perchè sarebbe stato a significare solo che la sventura, che il destino aveva loro prescritto era la giusta punizione per la corruzione che era infine giunta nei loro cuori.

No.

Non sarebbe mai stata in grado.

Non avrebbe potuto mai fare ciò per cui era stata cresciuta.

Non poteva sporcarsi le mani di sangue innocente per un'ideale distorto e ingiusto. Piuttosto era meglio venir rinnegate, meglio il disonore ad un peccato così grande.

E la fanciulla congiunse le mani sul cuore, ed alta elevò una preghiera alle stelle:

"Fa che non tutto sia perduto.

Fa che la missione che mi è stata affidata sia giusta.

Oppure fa che il destino mi mostri anche una minuscola parte dei suoi piani per noi.

Fa che non si debba versare sangue innocente, e che ogni equivoco, malinteso, ogni sciocco fraintendimento, venga chiarito, e finalmente possa sorgere l'alba su di noi"

***

Era una preghiera. Lontana, ma pura ed immacolata quella che saliva alle stelle.

Storse la bocca con fastidio, chiedendosi come fosse possibile che nel mondo ancora circolassero vive persone dal cuore così puro. E si chiese a quale prezzo quella purezza fosse rimasta.

Poiché non era la preghiera di un bambino, ma di un adulto, o quasi, e che quindi avrebbe dovuto aver perso da tempo la purezza di quel cuore. Avrebbe.

Già aveva incontrato qualcosa del genere, forse ancora più sublime e perfetta era la purezza.

Era in un giovane guerriero che risiedeva tale chiarezza d'animo. Un giovane che portava l'impegnativa armatura di Andromeda, colui che incarnava lo spirito del sacrificio.

L'ennesimo sciocco che era pronto a morire in nome di altri, o di qualcosa di astratto.

Aveva vissuto agli Inferi: anche troppi ne aveva visti di individui così camminare verso il giudizio finale.

Sciocchi che ancora non avevano capito l'inutilità del combattere crociate, di morire per un qualcosa di irrealizzabile. Per salvare il mondo addirittura!

Ma se il mondo non se ne sta tranquillo cinque minuti, ed ha continuamente bisogno di essere salvato, qual utilità sta nel morire così?

Un male prenderà il posto di un altro e così via, in eterno, perchè così è la natura umana, ed inutili sono i tentativi. È nel modo di essere di quella sciagurata e sventurata razza a cui gli dei avevano lasciato il mondo.

Oh gli dei, forse ancor più deboli e sciocchi degli uomini. Pretendono di controllare tutto quando altro non sono che esseri umani con immortalità ed altri giochi di prestigio come l'eterna giovinezza, quegli effetti speciali che erano infondo il loro "poteri".

Come quella creatura che gli stava davanti, ad occhi sgranati, solo ora conscia dell'errore. Incapace di reagire e porre rimedio al danno.

Intanto quella preghiera sciocca, continuava... La speranza degli stolti, riposta nella giustizia degli dei. Come se ne avessero!

-Vi prego mia dea alzatevi! La sabbia potrebbe rovinare la vostra delicata pelle!- ironizzò

-Insolente- sussurrò indignata

-Smettila di lagnarti ed alzati. Sei patetica- disse freddamente divertito

-Come osi!? I tuoi insulti non rimarranno impuniti!- minacciò senza convinzione

-Oh e cosa vorresti fare...?- si avvicinò piano, sorridendo come il gatto che si prepara a mangiare il topo appena catturato, inginocchiandosi davanti a lei, prendendole il mento fra pollice ed indice ed alzandolo fino all'altezza dei suoi occhi -...È tutto inutile mia dea...- le disse con crudele dolcezza -...Non puoi battermi...Come non puoi fermare il destino. Ma puoi porre rimedio ai tuoi errori prima che sia troppo tardi...- aggiunse poi serio lasciandole il volto scosso e solcato da un'unica lacrima di disperazione -...Questo, sì questo, ti è concesso. Guarda...- indicò poi il cielo, verso un punto indefinito per molti, ma per loro chiarissimo -...Ancora per trecentosessantacinque albe hai tempo, poi l'inferno sarà sulla terra e la fine sarà per tutti voi...-

-E sia...- si rialzò e scosse la gonna liberandola dalla sabbia -...È infine giunto il giorno che pone termine al tempo dei giochi. Sono una dea e come tale manterrò la pace e la giustizia! Mai più mi lascerò andare e sarò ciò per cui sono nata. Che un anno solo mi separi dalla vittoria, e poi la giustizia tornerà!-

Isilpeko alzò disperatamente gli occhi al cielo

***

Un freddo gelido ed improvvisò le arrivò addosso, come coltellate, sulla pelle scaldata dal tepore della coperta...

-Ma che cazz...?- borbottò nella sua lingua madre

-Qualunque cosa volesse dire, è ora di alzarsi.-

-Gnonmivascincueminut- sospirò Cristina abbracciando più stretto il cuscino

-Ma guardatela! La dura, fredda e crudele Cristina, il terrore delle novizie, qui abbracciata ad un cuscino a piagnucolare per dormire cinque minuti di più...Toh sentitela come impreca! Se ti vedessero le tue avversarie...- disse monocorde Eshari finendo di scoprire la compagna

-...Scapperebbero per paura della mia vendetta!- urlò balzando fuori dal letto e mettendosi a rincorrere l'altra armata di cuscino

Shunrey sospirò e scosse la testa, abituata al solito rituale mattutino, finendo di allacciare i calzari e dissipando le ultime nebbie del sonno. Ma i sogni non avevano bisogno di essere dispersi, oramai erano già realtà

"Proprio come nelle favole"

-Aaah non ne vale la pena...- borbottò Cristina liberandosi dalla presa di Eshari che l'aveva miseramente bloccata a terra -...Vale più la pena di andare a mangiare, ho la solita fame...-

-Sì sei proprio un lupo Cris...- aggiunse sorridendo Shunrey

-Oggi è il "Giorno del Giudizio" eh?- cambiò argomento Cristina

-No, non esageriamo...E poi manca un po' di tempo al vero "Giorno del Giudizio"- sussurrò Eshari nell'ombra dell'angolo indossando la maschera, ghignando

Ma l'aveva sentita Cristina, così come aveva sentito tutti gli strani sibili, sibillini avvertimenti che aveva sussurrato in quell'anno di duri allenamenti

"Sorella qui le cose sono due...O sei completamente matta...Oppure tu sai più di quel che dici di sapere, e mica lo so se mi posso fidare di te"

Aveva un'eccezionale istinto la Gu...Pardon, la giovane, perchè stava per giungere il tempo in cui si sarebbe dovuto dubitare anche dei propri amici...

***

-Ed eccoci qui eh?-

-Eliminati dal conteggio prego-

-Ah va bene eccovi qui...Va bene ora?-

-Molto meglio-

-Per favore ragazzi non di prima mattina-

Il Saint della Fenice ancora non capiva come quell'asino con le ali riuscisse a fargli perdere stupidamente il controllo della lingua, trascinandolo in stupidi duelli a colpi di freddure. Arte di cui era maestro tuttavia.

Così come continuava a non capire come quella bietola vestita da meringa che tutti osannavano, anche se erano schiattati tremila volte per lei, fosse riuscita a fregarlo...E ce ne voleva...

Presumibilmente era per Shun...

"Al solito..."

Doveva aver ancora sognato il suo fratellino, che sì era pallido di carnagione, ma non quel pallore innaturale...Il volto tirato di chi non ha passato una bella nottata.

E di certo non ha fatto bei sogni...Il solito "incubo"?

Fin dove arrivava la verità di quei sogni?

  
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