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Autore: Jo_The Ripper    02/12/2012    8 recensioni
[Terza classificata al contest: "Chi è il mostro?" Indetto da MisticSword]
La sua vita era sfumata, andando alla deriva ogni giorno di più.
La vita del bambino minuto e gracile nato nell’odio della guerra, che portava sulle spalle il peso dei torti della sua gente. Essere malvagio era ciò che tutti si aspettavano da lui. Doveva interpretare il ruolo del mostro dal quale i genitori mettevano in guardia i propri figli prima di andare a dormire...
Ma nell’arazzo del destino tessuto dalle Nornir, può un dio rinnegato, subdolo, falso doppiogiochista senza possibilità di redenzione, la cui mente è ottenebrata dalla ricerca di vendetta e riscatto, diventare vittima del suo stesso inganno?
“Skuld, non vorrai mica rivelargli il futuro?”
“Il futuro… certo che no! Ho guardato il suo, ed è proprio quello che mi aspettavo.”
“E allora cosa hai intenzione di fare?” chiese Urðr.
“Vedrete. Stavolta il nato Jötunn imparerà una grande lezione, e compirà il suo destino.”
Skuld sorrise. Lei aveva visto il futuro che attendeva il giovane principe di Asgard.
Genere: Avventura, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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There's a hole in your soul like an animal
With no conscience, repentance, oh no
Close your eyes, pay the price for your paradise
Devils feed on the seeds of the soul
Depeche Mode – A pain that I’m used to
 
[C'è un buco nella tua anima come un animale /senza coscienza, pentimento, oh no/ chiudi gli occhi, paga il prezzo per il tuo paradiso/ i diavoli si cibano dei semi dell'anima]

 
L’aereo atterrò dolcemente sulla pista illuminata del JFK. Clint e Natasha si sorrisero complici: erano a casa. Recuperarono il loro bagaglio leggero e si affrettarono a rientrare alla base S.H.I.E.L.D. Avevano saputo dei problemi giudiziari di Tony dato che la notizia era rimbalzata in tutti e quattro gli angoli del pianeta, ma cosa fosse successo agli altri era un mistero. Il vedere la città che aveva conservato lo stesso ritmo caotico e frenetico di sempre non avrebbe dovuto stupirli. Nulla sembrava essere cambiato da quando erano partiti per quella missione insieme a Banner. Si sarebbero aspettati una contromossa, ma forse Loki era davvero morto; dopotutto non sarebbe potuto sopravvivere, data la velocità con la quale la pozza di sangue si allargava sotto di lui dopo che gli avevano sparato. Eppure Natasha aveva quella sensazione che non fosse finita e Clint si fidava ciecamente del suo istinto.
Quando arrivarono alla base rimasero fuori dalle sue porte, osservando il via vai di agenti.
“Non sarà facile convincerli” sospirò Clint massaggiandosi le tempie.
“Invece credo sarà molto più semplice del previsto. Non vedi come ci fissano? Sembrano aver visto un fantasma” replicò calma Natasha.
“In effetti siamo appena tornati dal regno dei morti…tu sai qual è il protocollo che si applica per i sospetti impostori Nat, vero?”
“Certo, e mi meraviglio di come mai ci mettano così tanto”
Non appena ebbe terminato la frase, un drappello di agenti armati li circondò intimandogli di seguirli dal direttore.
“Ehi piano amico, non è il genere di benvenuto che mi aspettavo!”
“Clint…” lo ammonì la donna con una nota petulante nella voce.
I due agenti vennero fatti accomodare “gentilmente” in una delle sale per interrogatori, illuminata da una sola lampada neon. Clint spostò una sedia, si sedette incrociando le dita dietro la nuca e accavallando le gambe sul tavolo, come se fosse al mare su una bella sdraio a godersi una vacanza.
“Sempre irrispettoso delle regole, agente Barton” Nick Fury emerse dall’ombra di un angolo buio della stanza.
“Capo! Sono davvero contento di rivederti! Ti vorrei quasi abbracciare”
Fury storse il naso con disapprovazione “Preferirei di gran lunga essere abbracciato dall’agente Romanoff. Ora, se non vi dispiace, gradirei un resoconto dettagliato sulla vostra sopravvivenza e sul perché non siate riusciti a rientrare prima alla base”
Occhio di falco sembrava non aspettare altro che l’invito a narrare delle loro mirabolanti avventure su come erano riusciti a sfuggire - seppure ammaccati - alla frana che Hulk aveva scatenato, grazie ad una botola che conduceva ad un corridoio sotterraneo. Raccontò di come avessero vagato per quelle province alla ricerca di aiuto; questo perché, durante la fuga, Clint era stato colpito alla testa da un masso che avrebbe di certo preso Natasha se lui non l’avesse spinta lontano. Il risultato era stato una commozione cerebrale e due costole incrinate, di cui una minacciava di perforargli il polmone. Lei se l’era cavata meglio, qualche abrasione superficiale ed una distorsione alla caviglia che le aveva causato qualche problema di deambulazione, dato lo sforzo alla quale l’aveva sottoposta. Parlò della lunga convalescenza, di come si fossero adoperati per sopravvivere, ma purtroppo in quelle zone cercare di rimettersi in contatto con la base era impossibile, senza contare che la loro attrezzatura era andata persa. Non erano muniti di armi e avevano preferito quindi non rischiare; anche recarsi all’ ambasciata americana era un’idea che avevano presto bocciato, così avevano aspettato il momento adatto per rientrare in patria. Natasha non parlò, limitandosi a studiare le reazioni di Fury. Il suo capo, di solito così serio e misurato, freddo quasi, mostrava da quando li aveva visti, una strana agitazione: un guizzo dell’occhio nel sentire di un particolare cruento, un tremito della mano, la fronte imperlata che aveva dovuto tergersi più di una volta. Sembrava sul punto di crollare da un momento all’altro, ansioso di uscire da quella stanza.
“…e così Loki sembra essere davvero scomparso per sempre” concluse Clint.
“Lo avete eliminato voi due. Dovreste ritenervi soddisfatti del vostro operato” il suo tono sembrava calmo, ma nell’udire il nome di Loki era quasi sussultato.
“Io non credo che sia morto. Non avete trovato alcun cadavere”
“Sarebbe stato impossibile recuperarlo sotto tutti quei metri cubi di roccia, non credi?” le rispose schernendola.
“E questo mi porta a pensare che, come noi, abbia trovato una via di fuga”
“Agente Romanoff, il caso Loki di Asgard è stato archiviato come chiuso e come puoi ben vedere, c’è un’ottima ragione: ti sembra che qualche minaccia gravi su di noi? Vedi qualche alieno che si diverte a scorazzare per le nostre strade?” la derise, ma lei gli scoccò un’occhiata penetrante.
“L’unico alieno che vedo è in questa stanza”
Clint si voltò a guardarla incredulo, poi guardò anche Fury e capì.
Capì che erano stati tutti raggirati ed ingannati da chissà quanto tempo.
“Agente, sei tu quella ad essere tornata dall’oltretomba. Se permetti dovrei essere io ad avere delle remore suo vostro conto!” sbraitò.
“Strano capo, non ricordavo che avesse gli occhi verdi, ma la memoria potrebbe anche giocarmi qualche brutto scherzo”
Fury si voltò in direzione del vetro presente nella stanza e notò che il suo occhio era tornato del colore originale. Non poteva finire così, preso a causa della stanchezza. Doveva uscire e correre ad avvisare Loki, sperando che lo liberasse facendolo ritornare a casa.
Con una mossa veloce Clint gli fu addosso torcendogli il braccio e afferrandolo per il collo, lo tenne schiacciato contro il tavolo d’acciaio. Gylfi sentiva il freddo del metallo a contatto con la sua guancia che scottava di vergogna.
“Ti conviene collaborare e mostrarti per quello che sei veramente” gli ordinò la Vedova.
L’elfo smise i panni di Fury, tornando al suo vero aspetto.
“Quello vero dov’è?” ringhiò Clint rafforzando la presa.
“Io non parlerò, maledetto umano” rispose presuntuoso “Non lo troverete mai, è tardi” si lasciò andare ad una risata isterica e nervosa. Barton lo voltò bruscamente cominciando a colpirlo al volto con violenza.
“Clint, fermati, smettila!” Natasha gli prese il braccio mentre il petto dell’uomo si alzava ed abbassava scosso dall’ira. Gylfi sentì in bocca il sapore ferroso del sangue che gli colava dalla ferita lungo il labbro. Una scia cremisi sulla sua pelle evanescente.
“Parlerà, penserò io a lui” quella minaccia pronunciata con una vena sadica dalla donna intimorì l’elfo oscuro. Si sentì perso, sciocco anche per aver pensato che Loki lo avrebbe salvato. Non c’era niente di umano nel suo padrone, nessun barlume di sentimento o di emozione.
E così si preparò alla guerra psicologica che sapeva, sarebbe stato destinato a perdere.

 
***


Il tempo scorre tanto più veloce quanto più cerchi di rallentarne il corso. È come un torrente di montagna che con le sue acque tumultuose desidera ricongiungersi al grande letto del placido fiume. Anni di allenamento mi permettono di mascherare quel nervosismo che, quando sono solo, aleggia su di me come una coltre densa e soffocante che mi attanaglia le viscere.
L’occorrente per il rituale è ormai stato predisposto, ma ogni volta che mi ritrovo a contatto con la dottoressa, avverto una stretta di malessere allo stomaco. Credo sia dovuto al fatto che non vorrei farle correre questo pericolo, ma è necessario. Amora si stupirebbe di un cambio improvviso di piani e reagirebbe male. Molto male. Cerco di tranquillizzarmi dicendomi che andrà bene, che io e Thor la proteggeremo, o per meglio dire, lui la proteggerà, dato che probabilmente per me non ci sarà via d’uscita. E nei momenti di solitudine ripenso a quel frammento di intimità che abbiamo condiviso, al fatto che lei non lo ricordi, né ricorderà mai. Ripenso alla sua mano nella mia, al respiro leggero, agli occhi azzurri che mi fissavano attraverso il velo di un sogno. Eppure c’è qualcosa nel suo sguardo sfuggente, in un suo tocco casuale, che mi porta a pensare che forse…lo ricordi; o voglio solo illudermi che sia così per aggrapparmi ad un sottile filo di pace.

Il giorno prima del solstizio siamo seduti su una panchina del parco mentre ad ovest il sole tramonta, alla ricerca di refrigerio dall’insolita calura. Restiamo in silenzio, vicini.
E poi le parla, con voce triste e sconfortata.
“Logan…”
“Sì?”
“Dove andrai adesso?” chiede a bruciapelo, costringendomi a voltarmi dalla sua parte.
“In nessun posto, perché me lo chiedi?”
“Tu stai per lasciarmi, lo so. Pensavo che fossi riuscito a trovare ciò che stavi cercando qui, con tuo fratello e i tuoi amici…” quelle parole hanno l’effetto del sale su una ferita aperta. L’unica cosa che posso fare è mentirle per darle un soffio di speranza.
“Non andrò via” lei mi guarda attraverso una patina acquosa di lacrime, facendo cadere la testa sul mio petto, come la corolla di un fiore spezzato.
“Non lasciarmi”
“Non lo farò” la stringo di rimando aspettando che si tranquillizzi. Ed in quel momento un’ondata di rabbia e rimorso mi sovrasta; vorrei non essere stato così ostinato, vorrei non aver stretto alleanze, vorrei aver capito prima quanto mi sbagliassi nel volermi servire di lei, la creatura che non mi ha sbattuto la porta in faccia quando sarebbe stato più semplice farlo. Il disprezzo per me stesso è così grande che mi provoca nausea. Ma cos’altro posso fare?
“Vuoi venire in un posto con me domani?”
“Dove?”
“È una sorpresa”
Lei si solleva con un movimento aggraziato, ed una buffa espressione curiosa sul viso.
“Va bene, ma se non dovesse piacermi, allora pagherai pegno” mi avvisa.
“Sconterò la mia pena”
 

***

Gylfi non sentiva più i suoi arti anche se erano ancora lì, non glieli avevano amputati mentre versava in quel catatonico stato di dormiveglia. Da quanto tempo era confinato lì dentro? Aveva perso il conto dei giorni. Era debole, esausto, confinato in quella cella con la luce neutra del neon sempre accesa. Gli occhi gli ardevano, pungevano come attraversati da punte di spillo; la pelle aveva cominciato a bruciare, riempiendosi di piaghe rosse e pulsanti. Era allo stremo, troppo sfiancato per poter usare anche la magia. Si rese conto che se avesse continuato a quel modo sarebbe morto e la sua vita non valeva certo la salvezza di Loki.
Che lo prendessero pure, avrebbero fatto un favore a tutti.

Quando Natasha varcò la soglia della sua cella, la guardò dritto negli occhi.
“Parlerò, ti dirò tutto quello che so ma per favore…basta”
Lei annuì e prese posto di fronte a lui. “Parla”
L’elfo raccontò tutto sotto lo sguardo vigile della donna, mentre Clint seguiva dalla telecamera di sorveglianza. Gylfi disse di come fosse stato scelto per pagare il debito che la sua gente doveva a Loki, di come si fosse sostituito a Fury, di come avesse fornito al dio le informazioni necessarie per trovare loro, incastrare Stark, far allontanare Capitan America dallo S.H.I.E.L.D., rivelando poi come avesse deciso di vendicarsi di Thor per ultimo. Indicò la predilezione di Loki per i locali abbandonati, in particolar modo hangar e magazzini di stoccaggio.
Senza ulteriori indugi, dopo la confessione dell’alieno, gli agenti si precipitarono a recuperare i loro compagni.

Fury quando li vide entrare fece un debole cenno di ringraziamento col capo: la sua formazione e passata esperienza gli avevano permesso di sopravvivere razionando quelle poche provviste che Loki gli aveva fornito. Insistette per essere riportato allo S.H.I.E.L.D. e riprendere in mano la situazione.
Quando andarono da Banner, quest’ultimo cominciò ad agitarsi credendo di essere ormai del tutto impazzito e vedere gli spettri del passato. Ma le parole dolci e calme di Natasha riuscirono a placarlo e a rassicurarlo che erano davvero vivi e che lui non era colpevole di nulla. Lo convinse a lasciare quella prigione nella quale si era volontariamente confinato e ad uscire alla luce del sole. In poche ore il suo corpo si sarebbe liberato dei medicinali assunti e sarebbe tornato alla vita vera.

D’altro canto Stark si mostrò estremamente felice di vederli. Quando ebbero fornito il filmato di confessione dell’elfo alla difesa, il magnate dovette sforzarsi non poco per trattenere le colorite espressioni ai danni dell’asgardiano. Quei fotogrammi sancivano la sua innocenza e con un ghigno soddisfatto, salutò il senatore Stern ringraziandolo di aver sprecato così i soldi dei contribuenti.
Più difficile fu invece convincere il Capitano a lasciare il capezzale della ritrovata Sharon. Era ancora pieno di risentimento nei confronti dell’agenzia, ma sapeva bene che non avrebbe potuto tirarsi indietro, il suo senso del dovere e dell’onore glielo impediva. Accettò così di riprendere il suo posto.
Gli Avengers erano di nuovo riuniti.
 

***


L’appartamento di Tony alla Stark Tower versava in uno stato pietoso: era tutto sottosopra dopo l’ultima perquisizione e la polvere aveva cominciato ad impossessarsi di ogni angolo. Ma aveva insistito per tornare a casa sua e quindi, per evitare che la sua lagnanza continuasse in eterno, l’avevano accontentato.
“E così non ha rinunciato, vuole ancora continuare a conquistare il mondo. Non gli è bastato essere sconfitto una volta” fece Steve dopo aver ascoltato il resoconto degli agenti.
“Ci ha divisi con i suoi inganni” continuò Banner.
“Ovviamente aiutato da quella bietola di suo fratello” completò Stark nervoso.
“Via Tony, non potevi certo pensare che non l’avrebbe aiutato! Ha cercato di giustificarlo la prima volta, ora sarà stato raggirato in maniera ineccepibile” lo rimbeccò Rogers.

“Thor era l’ultimo tassello, se ritroviamo lui, troviamo anche Loki” disse Clint.
“Sì, ma non possiamo agire così alla cieca. Avete visto stavolta come si sia rivelato più furbo del previsto” sottolineò Natasha.
“Trovare il biondo non sarà un problema, così come far abbassare la cresta a quel galletto”
“Che intendi, Stark?” gli chiese il dottore.
“Intendo dire che mentre voi facevate le pecorelle ubbidienti e lasciavate perdere la missione Loki, io mi sono attivato per tenere sotto controllo il fratellino alieno tenerone, creando un dispositivo di localizzazione che si attiva ogni volta che mette piede nell’atmosfera terrestre” si godette il silenzio carico di sorpresa per poi continuare “Ed ho usato il resto di metallo uru che avevo per sintetizzare un siero che gli ho iniettato durante il nostro ultimo tête-à-tête, che l’avrà privato della sua magia senza ombra di dubbio”
“Ecco perché non mi ha affrontato di persona ed ha fatto in modo che fosse Thor a parlarmi. Lui gli serve! Senza la magia non può sconfiggerlo perché sarebbe una lotta impari”

“Quindi Rogers, secondo il tuo ragionamento Loki sta cercando un modo per riappropriarsi dei suoi poteri, magari facendosi aiutare da qualcun altro o con una sorta di rituale…resta sempre un mago e certe cose potrebbe farle senza l’ausilio proprio della magia. Forse con una sorta di…sacrificio”
“È un’ottima intuizione Bruce. E se volesse usare proprio Thor per riprendersi i poteri? Spiegherebbe perché l’abbia tenuto in vita e perché abbia atteso così a lungo” continuò Tony.
“Un incantesimo deve avvenire a determinate condizioni, per loro poi è importante la componente astrologica e simbolica…” Natasha ebbe un’intuizione, prese uno degli smartphone di cui li forniva lo S.H.I.E.L.D. e cominciò a cercare. “La parola solstizio viene dal latino “Solis statio”: fermata, arresto del Sole. Solstizio identifica il giorno in cui il sole raggiunge la massima distanza dall’equatore e le ore di luce sono maggiori rispetto a quelle di buio. Il Sole e il suo simbolo, il fuoco, sono al centro di tutte le religioni delle antiche civiltà e rappresentano le divinità positive, contrapposte a quelle tenebrose e malvagie. E quale giorno migliore dove si ha il massimo potenziale di una divinità benefica per rubarle i poteri?” confermò la donna leggendo la pagina web.
“Il solstizio d’estate è…domani!” esclamò Barton.
“Allora sappiamo quando colpirà, ma non sappiamo dove” disse il Capitano con una punta di sconforto. New York era una città grande, avrebbero perso tempo prezioso a cercare.
“Datemi qualche ora per ripristinare tutto il sistema e sarò in grado di rispondere a questo interrogativo”
Tony cominciò a lavorare febbrilmente per riportare il suo sistema informatico alla gloria originale, dato che dopo l’arresto avevano ben pensato di smontare tutto, sequestrare i suoi hardisk e sottrargli le copie di backup. Tutti si adoperarono per dargli una mano alla bene e meglio, muovendo apparecchi, smontando e rimontando, riattivando programmi e consolles. Finirono con l’addormentarsi all’alba mentre un Tony trionfante, guardava la spia rossa del localizzatore accendersi e lampeggiare. Svegliò tutti con un’espressione di vittoria sul viso.
“Avanti Avengers, sveglia! Si va a caccia di cervi!”

  
***
 


Il sole splende nel giorno della fine.
Il momento che avevo tanto atteso, per il quale avevo sforzato ogni fibra del mio essere, per il quale avevo combattuto.
Solo lo sguardo sereno negli occhi di Gillian mi fa pensare a quanto tempo sia trascorso, a come mi senta in qualche modo…diverso. Anche Thor, seduto sul sedile anteriore del taxi è tranquillo e rilassato. Si sono mostrati entrambi ben felici di poter uscire a fare questa passeggiata organizzata da me. Quando il taxi si ferma a qualche isolato di distanza da dove dobbiamo realmente arrivare, mi guardano sospettosi, ma li incoraggio a proseguire. Una volta arrivati nella zona dei magazzini in disuso, faccio varcare loro la soglia di uno di essi, portandoli esattamente al centro del capannone vuoto. È ora di dare inizio all’ultimo atto di questa storia.
“Logan, complimenti per lo scherzo, ma qui non c’è assolutamente nulla” dice Gil imbronciata guardandosi attorno.
“È inesatto. Non c’è ancora nulla, ma tra poco ci sarà”
Thor mi guarda e sembra realizzare che la situazione si sta facendo pericolosa.
“Fratello, che cosa hai fatto?”
“Niente che non ti aspettassi già”
Faccio qualche passo indietro nello stesso momento in cui il sole colpisce un punto preciso del pavimento: il cerchio magico si attiva intrappolandoli all’interno.
“Logan, non è divertente, facci uscire subito!” comanda impaurita.
“Mi dispiace mia cara, ma non posso ottemperare alla tua richiesta. Devi restare lì dentro per un po’. Spero non ti dispiaccia” replico con sufficienza, mentre girano in tondo come leoni in gabbia. Per loro sarà più facile odiarmi quando tutto sarà finito.
Thor richiama a sé il martello sotto lo sguardo attonito e stupefatto della dottoressa. Comincia a colpire il cerchio, ma questa non da’ segno di infrangersi.
“Bravo fratello, consuma le tue preziose energie. Finirà tutto più in fretta”
Gil si avvicina alla barriera guardandomi con incredulità “Cosa sei tu?”
Un sorriso minaccioso ma che nasconde molta amarezza fa capolino sul mio viso.
“Io sono il mostro dal quale i genitori mettono in guardia i propri figli prima di andare a dormire, umana” le dico con dispregio. Lei si ritrae come scottata, le leggo il tradimento negli occhi.
“Lasciala andare, è me che vuoi no? Sei un vile a prendertela con lei!” sbraita Thor.
“L’ho detto, fratello. Io sono un mostro”
In quel momento ha inizio il Seiðr; vedo la magia fuoriuscire come una nube argentea dal corpo di Thor, per passare poi in quello di Gil, il mio tramite. Basta un primo contatto con quell’energia a farla cadere al suolo scossa dal dolore. Più magia viene risucchiata da mio fratello, più il piccolo squarcio tra le dimensioni si allarga, finché vedo la lunga gamba bianca di Amora posare il piede  sul cemento grigio dell’hangar. Tiene in mano lo scettro che pulsa di luce azzurra.
“Bravo Loki, vedo che alla fine ci sei riuscito”
Thor solleva lo sguardo osservando la donna che si sta appropriando della sua magia.
“A-Amora?” chiede sofferente.
“Ciao figlio di Odino, è da tanto che non ci vediamo, vero? Più o meno da quando sono stata esiliata…dimmi, com’è stato mettermi da parte per una stupida, patetica, comune mortale?” sputa con livore.
“E così è lei la tua alleata…sei un folle!” grida contro di me, ma quel suono viene smorzato da un rantolo di dolore.
“Ma no, tuo fratello è bravo a scegliersi gli amici. Sei tu che non sai quanto possa essere vendicativa una donna ferita. E qui invece cosa abbiamo? Ah, la nostra cara umana! Tesoro, la tua morte sarà servita ad una nobile causa, pensa a questo mentre ti contorci dal dolore” le dice appagata, con occhi dardeggianti. Gil è distesa prona sul pavimento, la magia filtra da Thor a lei e da lei ad Amora. Tende una mano verso di me, la sua bocca non riesce ad emettere alcun suono. Sillaba soltanto un debole “Aiutami”.
Aspetta Gil, resisti. Devo fare in modo che lei assorba altra energia fino a non poterla più contenere e che arrivino loro. A quest’ora Gylfi avrà rivelato tutto, è solo questione di tempo prima che mettano insieme i pezzi.
“Bene, credo che adesso potremmo anche uccidervi. A te l’onore dell’aquila di sangue, Loki”
Scuoto la testa in diniego “No mia cara, devi continuare a prendere energia. Piuttosto, perché non mi restituisci lo scettro?”
I suoi occhi si assottigliano a due fessure da serpente.
“Non credo che lo farò, mi piace e mi ci sono affezionata. Si direbbe quasi, Loki, che tu non abbia voglia di uccidere questi due. Eppure ci tenevi così tanto, era la tua missione, la tua vita”
“Rivoglio solo ciò che è mio” rispondo minaccioso e la tensione nell’aria sale.
“Tu qui non detti ordini! Anzi, sai che c’è? Credo sia giunto il momento di liberarmi anche di te. L’avrei fatto comunque, ma questo lo sapevi, vero?” mi dice con voce melodiosa.
Punta lo scettro verso di me e ne fa scaturire un potente raggio di energia che mi fa coprire una distanza di tre metri facendomi urtare violentemente contro la parete. Cado a terra, stordito. Lei divora la distanza schiacciandomi il petto con un piede. Solleva la punta dello scettro con il preciso intento di trafiggermi.
Ma quando sta per abbassarlo viene colpita da uno scudo e sbalzata all’indietro.
Si solleva rabbiosa “Sei stato tu Loki, eri d’accordo con loro fin dall’inizio!”
Gli Avengers al gran completo sono arrivati. Finalmente.
Non posso dire che fosse mia intenzione chiamarli ma un po’ d’aiuto in più non mi dispiace.
“Calmati dolcezza, vogliamo solo parlare” le dice Stark.
“Muori, stupido umano!” replica cominciando a scagliare dardi magici contro di loro, costringendoli a cercare riparo. Io nel frattempo corro verso il cerchio magico; Amora ha assorbito talmente tanto potere che lo vedo traboccare, è il momento di porre fine a tutto. L’ho quasi raggiunto quando vengo intercettato da una freccia di Barton che si conficca nel mio braccio. Il dolore mi impedisce di mettere tutto bene a fuoco, mentre la battaglia continua, aprendo crepe e brecce nell’hangar. Tra poco crollerà tutto se non ci sbrighiamo.
“Ti ho colpito” ghigna compiaciuto mentre estraggo la freccia .
“Penserai dopo a me, idiota! Devo liberarli dal cerchio! Levati di mezzo!” in quel momento un grido agonizzante lacera l’aria, esattamente come nei miei incubi: la voce di Gil. Ferito, spintono Barton e mi faccio forza per varcare il cerchio, lasciandomi alle spalle una scia di gocce di sangue. Lui stranamente non mi ferma. Forse crede che così malmesso non andrò lontano.
L’energia che attraversa la barriera è pura e forte tanto che quando mi ci immergo sento bruciare ogni terminazione nervosa. Miracolosamente  riesco ad oltrepassarla; mi stendo sul fianco e sento la bile risalirmi nello stomaco. Espello il liquido acido che mi lascia la gola bruciante e arsa.
Mi avvicino a Thor che se ne sta bocconi al suolo.
“Alzati e attraversa la barriera” gli comando e lui sembra destarsi da un sogno.
“Loki?”
“Poche domande, dammi la mano e oltrepassa la barriera!”
“Perché? Non era questo ciò che volevi?”
“Ciò che voglio è farvi uscire da qui dentro. Amora si è sovraccaricata di energia che non può controllare e che le causerà danni fisici. Ed ora è giunto il momento di interromperne il flusso, così la magia tornerà in te. Distruggi lo scettro e ora, vattene!”
Barcollante si solleva ed io lo aiuto spingendolo fuori. Il travaso di magia si interrompe e sento Amora gridare a lungo portandosi le mani alle tempie. L’abbondanza di magia si starà facendo sentire. Il cerchio però non si infrange, anzi comincia ad assorbire magia da se stesso. Gil giace distesa, il corpo scosso da tremiti ed il sangue che le cola da una narice. È stata troppo a contatto con un potere che il suo corpo non è in grado di tollerare, spero di non essere arrivato tardi. Spossato e stremato, la sollevo preparandomi a riattraversare il cerchio. La sofferenza è dieci volte più forte di quando sono entrato, ma riesco ad uscirne.
La adagio al suolo e scorgo Banner che ormai, in piena trasformazione, coglie l’occasione per frantumare lo scettro di Amora. Lei comincia a perdere la sua magia, mentre il suo corpo si riempie di ferite sanguinanti. Il varco dimensionale dal quale è uscita inverte il flusso risucchiandola, assorbendo le ultime tracce di energia magica. Viene scagliata all’interno da un colpo di Stark, finché tutto ritorna tranquillo.
Sento i passi degli Avengers venire nella mia direzione.
“Amica tua la tizia psicopatica?” mi chiede Stark e stranamente stendo le labbra in un sorriso ironico. È finita proprio come l’ultima volta.
“Non direi. Ma adesso non pensate a me…la ragazza, portatela in ospedale, ha bisogno di cure. Subito”
L’agente Romanoff le tasta il polso e si volta allarmata.
“È debole, portatela via”
L’uomo di metallo la prende in braccio e attivando i suoi propulsori vola nel cielo di New York. Thor mi rimette in piedi; mi pone un’unica domanda.
“Perché?”
“Perché doveva finire” rispondo.
Poi avviene tutto in un attimo: l’adrenalina in circolo mi abbandona, lasciando spazio solo al dolore e alla stanchezza. I miei occhi si chiudono facendomi sprofondare in un oscuro abisso senza sogni.

    

***   


Il mondo è ancora circondato da un alone indefinito e tremolante. Quando riesco a mettere bene a fuoco, riconosco l’ambiente: una cella di Asgard. Le mura che trasudano umidità e la puzza di stantio e muffa, sono inconfondibili. Provo a rimettermi in piedi muovendo qualche passo incerto, ma sono costretto a sedermi poco dopo a causa di un capogiro.
“Ti sei svegliato” la voce di Thor è una conferma del luogo in cui mi trovo. Mio fratello mi parla dal corridoio, alzandosi dalla sedia dove stava aspettando il mio risveglio. Si avvicina alle sbarre illuminato dalla tremolante luce delle fiaccole ed io faccio lo stesso.
Tocco il freddo metallo sospirando; esattamente tutto come è iniziato.
Un perfetto cerchio che ha trovato chiusura.
“Quanto ho dormito?”
“Tre giorni”
“Hanno lasciato che mi portassi via così facilmente?”
“No, ma hanno accettato quando ho proposto loro di testimoniare al tuo processo”
“Non per la difesa, suppongo”
“No” risponde secco.
Questa era un’eventualità che avevo preventivato, non mi stupisce. Ma c’è un’altra questione che mi preme maggiormente sapere.
“Gillian come sta?”
Thor evita il mio sguardo, assumendo un’espressione contrita e addolorata.
Il respiro si mozza nel petto assieme al sangue che sembra essersi congelato nelle vene.
“Ti ho fatto una domanda, Thor”
“Lei è…” deglutisce prima di continuare, cercando le parole adatte “…i medici hanno detto che ha riportato un danno troppo esteso, l’attività cerebrale è minima…”
Ho bisogno di sedermi, sento il sangue defluirmi dal viso.
“Cosa significa questo?” chiedo in un sussurro incontrando gli occhi sofferenti del dio del tuono.
“È in coma, Loki. E non si sveglierà più”
 

***
Nuovo capitolo per una giornata uggiosa e piovosa. Ovviamente le cose non potevano certo mettersi bene per Loki, ma a quanto pare lui ci aveva fatto affidamento…ci sono ancora un paio di cosette da chiarire, prima di tutto il destino finale che attende i nostri protagonisti.
Che dire, aspettate e vedrete! Alla prossima settimana! ^^

 
  
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