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Autore: CowgirlSara    05/07/2004    11 recensioni
Un rigido e tagliente critico cinematografico, una recensione a dir poco cattiva, un attore incavolato, una donna algida ed elegante, dubbi, parole, scherzi del destino.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Come ogni volta, tutto quello che leggerete è scritto con il massimo rispetto per Orlando Bloom, e tutti gli altri personaggi

Come ogni volta, tutto quello che leggerete è scritto con il massimo rispetto per Orlando Bloom, e tutti gli altri personaggi esistenti citati, il loro lavoro e la loro vita privata. Questa è un opera di pura fantasia, che serve solo per avvicinare ognuna di noi all'oggetto dei nostri sogni. Chiedo scusa a tutti coloro che non la pensassero così.

 

Un grazie particolare a Gene Roddenberry, per aver creato Star Trek, perché è una parte importante della mia vita e mi ha insegnato tanto (so che sembra una cavolata, ma chi conosce la serie sa di cosa parlo). Lasciate che la fantasia sia la nostra "ultima frontiera", è l'unica cosa che ci può salvare dal grigiore dei giorni.

 

Grazie in anticipo a chiunque vorrà commentare.

 

Lunga vita e prosperità

Sara

 

~ Capitolo 1 ~

 

Orlando si precipitò nell'ufficio della sua agente trenta secondi dopo che la segretaria lo aveva annunciato; era cupo e agitato, marciò verso la scrivania, sotto lo sguardo allibito della donna, e sbatté sul piano una copia dell'Herald. Lei guardò il giornale, poi alzò gli occhi sull'attore, che si scostò nervosamente i capelli dalla fronte.

"Che succede?" Domandò timorosa la donna.

"Hai letto la critica della McArthur?" Le domandò con sguardo omicida.

"Non... non ancora..." Fece lei preoccupata.

"Questa roba è... è..." Balbettò il ragazzo in preda alla rabbia. "...al limite della querela!" Gridò infine. "Io la denuncio quella donna, la porto in tribunale!"

"Orlando, calmati..." Intervenne l'agente, alzando una mano. "Ragiona, la McArthur è un critico molto importante, una giornalista di livello, si è laureata ad Harvard..."

"Per me può essersi laureata perfino all'università di Stronzopoli!" Sbottò indignato l'attore. "Io mi ritengo profondamente offeso." Proclamò indicando il giornale sul tavolo. "Vuoi che ti legga qualche estratto da questo meraviglioso articolo?" E senza aspettare risposta, si sedette afferrando il quotidiano; la donna lo osservava interdetta.

"Siamo sicuri che il talento del signor Bloom non fosse un sufflé montato ad arte da Peter Jackson, che si è miseramente sgonfiato quando gli autori di Troy lo hanno tolto dal forno?" Lesse con malcelato fastidio; la sua agente fece una smorfia preoccupata. "E ancora... Ci viene da pensare che Orlando Bloom riesca dare il meglio di se, solo quando ha davanti un regista che lo tiene per le palle... No, ti rendi conto?!" L'interrogò Orlando con gli occhi di fuori, rileggere quegli estratti gli faceva salire il sangue alla testa. "Infine, conclude sostenendo che dovrei cercarmi dei copioni migliori, invece di fare la bella fica su internet, ammiccando ad orde di ragazzine arrapate!"

"Non saranno state proprio le sue precise parole..."

"Certo che no!" Esclamò lui, sbattendo il giornale di nuovo sul tavolo. "Era per riassumere il concetto!" Aggiunse gesticolando.

"Insomma, Orlando, che cosa vuoi che faccia, che chiami l'avvocato?" Gli domandò la donna, guardandolo; lui era palesemente indeciso. "Lo sai che c'è il Primo Emendamento, i giornalisti possono scrivere quello che vogliono, lei ha solo espresso il suo giudizio sulla tua interpretazione." Aggiunse allargando le mani.

"Non solo sulla mia..." Mormorò mesto il ragazzo. "...ha lanciato strali su tutto il cast, la sceneggiatura, la regia, i costumi, tutto, non le andato bene nulla, nemmeno il culo di Brad Pitt, ecchecavolo!"

"Io capisco che ti puoi sentire ferito, ma cerca di capire, sono critici, fanno solo il loro mestiere." Gli disse materna la donna. "Cerca di smentire le sue parole con la prossima interpretazione." Gli suggerì. "Da quello che ho visto del girato, Kingdom of Heaven dovrebbe essere un bel film, e con un grande regista..."

"Quello che mi rompe di più, è che..." Batté l'indice sul quotidiano. "...ha messo in dubbio il mio talento." Disse, con voce piagnucolosa.

"Ma stai tranquillo!" Lo rassicurò la donna, con gentili colpetti sulla mano. "Con le tue prossime interpretazioni la farai ricredere, credimi!"

"Hm, se lo dici tu..." Replicò scettico Orlando, guardando il vuoto.

"Ma sì!" Lo incitò. "Adesso te ne vai a casa, fai l'amore con la tua ragazza..."

"Kate è a New York." Lei rifletté per un attimo.

"Allora, ti mangi qualcosa di dolce, poi guardi un bel film..." L'attore fece una smorfia sarcastica. "...e te ne vai a letto, ci dormi sopra, e domani non ci pensi più." Concluse con un tono da fata turchina, francamente poco appropriato; Orlando si fece convincere, comunque, e pochi attimi dopo lasciò l'ufficio, accompagnato dal sospiro di sollievo dell'agente.

 

Il giorno dopo, ad Orlando non gli era ancora passata; dopo aver parlato al telefono con Kate, cercando di mascherare l'incazzatura, era uscito per il solito brunch della domenica mattina. Aveva appuntamento, in uno dei locali più in del momento, con Dom, Deb e suo marito Scott; quest'ultimi lavoravano alla produzione della Paramount, lui e Kate li avevano conosciuti ad un party, erano simpatici e si era creato subito un bel feeling.

Arrivò al ristorante già scazzato, non aveva nemmeno usato particolare cura nel prepararsi; quando i tre amici lo videro arrivare, capirono subito la malaparata.

"Oh, andiamo pisellone, ti fai sempre aspettare!" Lo accolse Dominic, sperando che qualche battuta servisse a schiarire l'umore dell'amico, chiaramente nero.

"Vaffanculo, Dom." Fu la sola risposta del ragazzo, mentre si sedeva accanto a Scott; gli altri tre si scambiarono occhiate eloquenti.

"Qualcosa che non va?" Gli domandò dolcemente Deb, che era seduta accanto a Dom e davanti al marito.

"No!" Sbottò Orlando; sguardi scettici. "Oh, vabbene!" Esclamò allora. "Che uno non si può essere alzato col culo storto?!" Chiese scocciato, incrociando le braccia.

"Nottataccia?" Azzardò Deb; lui roteò gli occhi.

"No, no." Fece Scott, negando col capo. "Io lo so cosa gli succede!" Aggiunse con aria furba.

"Mancanza di fica?" Canticchiò Dom; l'occhiata omicida che gli lanciò Orlando lo fece desistere, l'ultima volta che lo aveva guardato così erano finiti a prendersi a schiaffi.

"No, Dom!" Riprese Scott con un gesto, sempre guardando l'altro amico. "E' per la recensione della McArthur..." Orlando sbuffò, guardando altrove. "Ti ho visto che faccia hai fatto ieri, quando l'hai letta, e poi sei andato via di corsa!"

"Mi ha fatto incazzare, e allora?!" Esclamò Orlando, girandosi verso Scott. "Era molto offensivo quell'articolo, sai."

"Ma Orlando..." Intervenne Deb. "...tutti gli attori sanno che la McArthur li crocifigge, è un critico spietato." Spiegò allargando le mani.

"Beh, ma scusa, a voi non da fastidio, quando criticano negativamente qualcosa che avete prodotto?" Domandò ai due ragazzi.

"Scherzi? Noi lavoriamo a Star Trek." Rispose Scott, come se spiegasse tutto.

"E allora?" Fece Orlando perplesso.

"Tutto quello che esce dai nostri studi passa al setaccio dei fan." Intervenne Deb, attirando la sua attenzione.

"Che sono preparatissimi, ipercritici e ultraesigenti." Rincarò Scott. "Notano ogni benché minimo particolare e analizzano ogni scelta."

"Hanno fatto un'autopsia a Nemesi, dopo l'uscita, che non la vedi nemmeno in un episodio di C.S.I.." Continuò la ragazza. "Non avevo mai visto Rick Berman coi capelli così dritti!"

"Perciò cosa vuoi che ci facciano, le recensioni della McArthur?" Disse il marito, poggiandosi contro lo schienale.

"E poi che te ne frega, di che dice quella." Proclamò Dominic. "Sarà un'ultracinquantenne con la menopausa, che non vede un cazzo da vent'anni!" Disse poi, strappando un sorriso all'amico. "A qualcuno il film è piaciuto, è un campione d'incassi, no?"

"Certo, Dom." Confermò Deb. "Ma gli eye-candy movies attirano sempre folle nei cinema." Aggiunse maliziosa.

"Caramelle per gli occhi?" Fece sorpreso il ragazzo, osservando la sua vicina di posto.

"Hmhm." Annuì lei. "Quei film dove ci sono tanti bei ragazzoni muscolosi in abiti succinti..."

"Deb..." Mormorò fintamente scandalizzato Dom. "...sei una donna sposata."

"Ah, puoi dire quello che vuoi, caro mio." Ribatté la ragazza, con fare professionale. "Se facessero un muto, con dentro solo il culo di Brad Pitt, gli addominali di Orlando e i pettorali di Hugh Jackman, io ci andrei eccome a vederlo!"

"Ma guarda che donna sono andato a sposare!" Si lamentò divertito Scott, scuotendo il capo; si misero a ridere.

"Vabbene, mi avete rotto il cazzo." Affermò all'improvviso Orlando. "Vado a prendere qualcosa da mangiare." E sospirando si alzò dal tavolo.

"Glielo dobbiamo dire, che quella donna ha sparato a zero anche su Colin Farrel e Ben Affleck? Forse gli farebbe bene." Suggerì Scott; gli altri due annuirono.

 

Passò una settimana, e Orlando riprese la solita vita, dividendosi tra studio del nuovo copione, feste e party in piscina, apparizioni pubbliche, interviste e servizi fotografici; il ragazzo si sentiva comunque un po' depresso, era inutile negare che quella crudele recensione gli aveva fatto venire un'enorme quantità di dubbi, e poi gli mancava Kate, le coccole telefoniche non erano proprio come averla lì, e sarebbe stata via per almeno un mesetto.

Era una serata moscia, Dom era uscito con una tipa nuova, perciò la solita bevuta tappabuchi era andata a puttane; Orlando si apprestava a cenare da solo e poi mettersi a studiare, quando suonò il campanello.

"Ciao Deb!" Esclamò, sorpreso e contento, quando aprì la porta e si trovò davanti l'amica.

"Ciao tesoro!" Lo salutò lei, con un bacio sulla guancia. "Sei solo?"

"Hm, sì..." Rispose Orlando. "E tu?"

"Anche." Fece la ragazza. "Scott è impegnato in una riunione che si tira per le lunghe, li ho lasciati un'ora fa e non erano ancora arrivati al punto."

"Ceni con me?" Le domandò, quasi supplicante.

"Ho portato il gelato." Ribatté Deb, alzando un barattolino nocciola-cacao.

La cuoca di Orlando aveva cucinato per cinque, quella sera, si vede che era in vena; loro, ad ogni modo, fecero onore alla sua cucina. I due ragazzi mangiarono parlando del più e del meno; Deb s'informò su Kate, e vide che Orlando era un po' intristito, senza la sua ragazza. Lei sapeva che il ragazzo era un tipo che aveva bisogno di coccolare e di essere coccolato, per stare bene, e la mancanza di Kate lo metteva un po' in crisi.

Stavano gustandosi il gelato, che Deb aveva comprato in un'originale gelateria artigianale italiana, con un religioso silenzio. Orlando si disse che con Deb e Scott si stava proprio bene, erano sempre disponibili, simpatici, non davano mai troppo peso alle cose, ma sapevano risolvere i problemi; era contento di averli conosciuti.

"Vieni sabato, al party di Marla Goodwin?" Domandò la ragazza all'amico, quando ebbero finito il dessert; lui stava mettendo le ciotole nel lavello.

"Hm..." Fece scettico. "Che palle, non so mica se ne ho voglia." Aggiunse, rimettendosi seduto al banco della cucina dove avevano mangiato.

"Beh, Marla se ne dispiacerà." Affermò Deb.

"Senti, ma cosa vuoi che gliene freghi, a una che vende mutande da donna, di avermi al suo party?" Chiese sarcastico, poggiando il mento su una mano sollevata.

"Ma perché sminuisci sempre?" Replicò divertita lei. "Il suo è il più importante atelier di lingerie femminile in Rodeo Drive, e poi... suo marito è un boss della Fox."

"E' solo che tutte queste feste in piscina mi sono venute un po' sui coglioni." Dichiarò Orlando. "Sono tutte uguali, sempre la stessa gente..."

"Ma ci saremo anche noi, e Dom." Cercò di convincerlo la ragazza.

"Seh, figurati se Dom si perde un party!" Sbottò l'attore, girandosi annoiato.

"Mh... sai, ci sono voci che sarà presente anche Josephine McArthur..." Buttò lì Deb, distrattamente; Orlando si voltò lentamente verso di lei.

"Magari, un salto ce lo faccio..." Disse poi, con noncuranza; la ragazza sorrise scuotendo il capo.

 

Orlando non era sicuro di che cosa avrebbe fatto e detto, quando se la sarebbe trovata davanti, ma di una cosa era sicuro: si sarebbe presentato al massimo del suo splendore!

Passò quel pomeriggio in opere di restauro: aggiustatina al taglio dei capelli, manicure, pulizia del viso, sbiancatura dei denti...

La sera indossò un elegante completo blu, camicia bianca, scarpe scure, niente cravatta; appena un tocco di gel nei capelli, giusto per tenerli apposto e via! Provò il suo sorriso più smagliante e seduttivo allo specchio ed uscì.

Quella notte non ce n'era per nessuno, la vecchia avrebbe capitolato davanti al suo irresistibile fascino, ammettendo che lui era un OTTIMO attore; era deciso a rompere la corazza acida dello spietato critico.

Arrivò davanti alla villa che la festa era già cominciata, ma si sa che le dive si fanno sempre attendere; lasciò la macchina lungo il viale, appena trovò un posto, vicino a dove chiacchieravano gli autisti delle limousine. Entrò nell'ingresso, facendosi riconoscere dal servizio di sicurezza; in pochi minuti raggiunse il giardino posteriore, dove, intorno alla piscina, già il party era entrato nel vivo. Si avvicinò alla padrona di casa.

"Marla, tesoro!" La salutò affabile; la prosperosa donna bionda, gli sorrise con le sue labbra gonfie come gommoni.

"Orlando, dolcezza! Allora ce l'hai fatta!" Rispose poi, andandogli incontro a braccia aperte.

"Potevo mancare?" Replicò lui, con un sorriso assai convincente; ormai la falsità di quelle feste la recitava a braccio.

"E la tua piccola Kate dove l'hai messa?" Domandò la donna, con aria rammaricata, che fece contrarre in modo strano il suo viso sospettosamente liscio.

"Oh, è fuori città per un film, ma appena torna la porto subito da te." Rispose l'attore.

"Ahh..." Fece lei, avvicinandosi con fare confidenziale. "...da me trova tante belle cosine, che possono fare contento anche un ragazzo esigente come te..."

Orlando, dopo aver lasciato la padrona di casa, si avvicinò al bar, prendendo qualcosa da bere; in quel momento si avvicinò Dominic.

"Heylà, ciccio bello!" Gli disse, e si salutarono. "Vista Marla? Se si fa un'altra iniezione di Botox le scoppia la faccia." Gli sussurrò; Orlando fece solo una smorfia. "Già, lo so che a te non dispiacciono le donne rifatte..."

"Oh, ma a prenderlo nel culo ti ci ha mai mandato nessuno?" Ribatté offeso l'amico.

"Tu, e più di una volta!" Rispose entusiasta Dom.

"E si vede che ti piace." Sbottò Orlando, girandosi, mentre si guardava intorno.

"L'hai già individuata?" Chiese allora l'altro ragazzo, che ben sapeva il motivo per cui lui era andato alla festa.

"Hm..." Fece Orlando con una smorfia. "...è che non ho proprio idea di come sia..."

"Beh, facciamo delle ipotesi, allora." Suggerì Dom, mentre entrambi si appoggiavano ad un muretto divisorio. "Per esempio, potrebbe essere quella laggiù, col vestito stampato a rose." Indicò poi, con un gesto del bicchiere che aveva in mano; Orlando guardò.

"Quel vestito sta per esplodere, santo cielo." Commentò disinteressato, con tono da perfetto inglese snob, poi bevve un sorso. "Che ne dici di quella là? Col vestito verde."

"Parli di quella con la cotonatura tipo fungo atomico?" L'amico annuì. "No, quella la conosco, lavora alla Fox." Spiegò negando. "Potrebbe essere quella là in fondo, con un'impalcatura di frutta e fiori tropicali sulla testa." Ipotizzò allora Dom.

"Hm, no." Fece Orlando scuotendo la testa. "Sai che ti dico? Secondo me un critico dovrebbe essere più sobrio."

"Puoi avere ragione." Confermò Dominic. "Guardiamo meglio... Eccola!" Esclamò improvviso, afferrando il braccio dell'amico, che alzò subito gli occhi.

"Ma dici la racchia che sta arrivando, con gli occhiali a culo di bottiglia?" Dom annuì entusiasta.

"Guardala, abitino a sottoveste che le cade da tutte le parti, capelli color marroncino topo, acconcianti da far pietà, trovami un motivo per invitarla ad una festa..." Affermò spietato e divertito il ragazzo. "...a parte il fatto che sia un critico cinematografico di rilievo."

"Potresti aver visto giusto..." Mormorò Orlando. "Io mi avvicino." Dichiarò poi, bevendo l'ultimo sorso del suo champagne; accompagnato dall'amico, marciò verso la donna.

 

"Voi siete proprio due deficenti." Li rimproverò Deb, mentre li guardava seduti mestamente ad un tavolo.

"Ma che cazzo ne potevamo sapere noi, che quella talpa era la figlia dell'avvocato di Goodwin?" Replicò scocciato Orlando, mangiando nervosamente delle noccioline.

"Ci sembrava perfetta, come critico." Intervenne Dom.

"Sì, come no, intanto ci avete fatto la vostra bella figura di letame." Affermò la ragazza, sistemando la spallina del suo abito turchese, che faceva risaltare i suoi occhi azzurri ed il caschetto corvino. "Lo potevate chiedere a me, chi è la McArthur, me l'hanno presentata dieci minuti fa."

"Scusa, e noi come cavolo facevamo a saperlo?!" Sbottò Dominic.

"Allora, qual'è?" Domandò Orlando, sporgendosi verso l'amica; lei fece una smorfia arresa.

"Vedi laggiù, al bordo della piscina?" Gl'indicò; anche Dom si girò in quella direzione. "La ragazza alta col vestito nero? E' lei."

Orlando guardò; vicino al bordo della piscina c'erano tre persone, un uomo in smoking, una donna vestita di rosso, e quella indicata come Josephine McArthur. Era una ragazza alta ed elegante, indossava un abito lungo completamente nero, semplice, con scollo quadrato e spalline sottili; i capelli scuri erano raccolti in maniera sobria, l'unico vezzo era un grosso braccialetto in stile berbero, di metallo lucido e con ciondoli che tintinnavano quando lo muoveva. La donna non poteva avere più di trent'anni, aveva un viso severo e nobile, bellissime labbra, chiaramente naturali, e due vellutati occhi grigi, truccati appena.

"Nah!" Fece Orlando incredulo, girandosi di scatto verso Deb.

"Madonna, che stocco di topa!" Commentò invece Dom. "Oh, te fai pure quello che ti pare..." Disse poi ad Orlando. "...ma io con quella ci provo." 

"Non può essere lei!" Esclamò l'attore, continuando a guardare l'amica; in quel momento li raggiunse Scott.

"La tua bibita, tesoro." Disse, porgendo da bere alla moglie.

"Grazie amore." Rispose lei, poi tornò a parlare con Orlando. "Ti dico di sì! Non è vero, Scotty, che prima ci hanno presentato la McArthur?" Domandò allora al marito.

"Sì." Annuì lui. "Una gran bella ragazza." Aggiunse sedendosi.

"E lo puoi dire forte!" Soggiunse allegramente Dom, che era già partito per la tangente.

"Presentami." Chiese all'improvviso Orlando a Deb.

"Sei sicuro che non ti sia bastata, una figura di merda, per stasera?" Replicò scettica la ragazza; lui fece una risatina acida.

Ad ogni modo, con metodi di persuasione degni di un dittatore sudamericano, Orlando convinse Deb a presentarlo al critico; con un po' di preoccupazione, la ragazza si avviò, seguita dall'amico.

"Signorina McArthur?" La chiamò timidamente la ragazza.

"Sì?" Fece lei girandosi, il suo braccialetto tintinnò; Orlando dovette ammettere che da vicino era pure meglio, pelle perfetta, seno giusto e sodo e una vita sottile che pareva disegnata.

"Si ricorda... poco fa..." Le rammentò Deb.

"Oh, sì." Annuì la donna. "Deborah Cooper, vero?"

"Sì, sì, sono io." Rispose la ragazza. "Ecco, le volevo presentare un mio amico..." E si scostò un po', per far avanzare lui. "...Orlando Bloom."

"Oh, signor Bloom..." Disse senza sorpresa e squadrandolo per un attimo. "...che piacere conoscerla di persona." Aggiunse, porgendogli la curatissima mano; l'attore la strinse.

"Il piacere è mio, signorina McArthur." Salutò poi, freddo; lei manteneva un lieve sorriso sardonico.

I sospetti di Deb furono confermati in pieno, come il motivo per cui non voleva presentare il critico ad Orlando; quella non era una donna del tipo che il ragazzo era uso frequentare, in quegl'occhi d'acciaio brillava un lampo d'intelligenza limpida e carattere da vendere.

"Allora, signor Bloom." Riprese Josephine; aveva una bella voce bassa e matura. "Ormai manca poco all'uscita del suo nuovo film, che ci dice?" Gli chiese; lui la fissava negl'occhi.

"Solo che spero lo apprezzerà più dell'ultimo." Rispose gelido. "Visto che non si è risparmiata un giudizio a dir poco impietoso." Aggiunse; lei sorrise, sorseggiando il suo drink, mentre continuava a tenere gli occhi fissi in quelli di Orlando.

"Non capisco perché si sia offeso tanto..." L'attore s'incupì, credeva di essere stato calmo, invece lo aveva capito. "...nell'articolo ho espresso solo la mia opinione, il film non mi è piaciuto, tanto meno la sua interpretazione, e l'ho scritto." In sottofondo andava una musica tribale africana, molto ritmata. "Non sono stata cattiva, solo onesta."

"C'è tanto bisogno di persone oneste, al mondo." Ribatté solo Orlando, con uno sguardo glaciale; Josephine sollevò la coppa, in un immaginario brindisi.

 

Quando tornarono al tavolo, Orlando era stranamente silenzioso e meditabondo; Deb e Scott si scambiarono un'occhiata perplessa, mentre Dom osservava i movimenti della McArthur. All'improvviso, quest'ultimo si alzò, bevendo tutto d'un sorso il suo liquore e s'incamminò.

"Dom, potresti avere un rimbalzo pericoloso, attento!" Lo avvertì Deb.

"Tranquilli." Li rassicurò il ragazzo, esibendo un sorriso seducente e sicuro; si rassettò la camicia e prese ad avvicinarsi a Josephine, che era rimasta sola.

"Ciao!" Fece alla ragazza, non appena le arrivò accanto; lei gli diede un'occhiata supponente, poi si girò. "Ti posso offrire un altro drink?" Tentò di nuovo, tornandole davanti; Josephine lo guardò come se fosse veramente idiota.

"Le bibite sono servite gratuitamente." Gli disse, come se parlasse ad uno che non è mai stato ad un party come quello; lui rimase interdetto per un attimo.

"Ehh, sì lo so..." Biascicò Dominic, cercando di darsi un contegno. "...intendevo, se posso portartene un altro, vedo che lo hai quasi fin..."

"No, grazie." Lo interruppe la ragazza, dandogli di nuovo le spalle; l'attore fu costretto ad aggirarla di nuovo, per vederla in faccia.

"Io sono Dominic." Si presentò infine; Josephine sospirò, poi, con un sorriso scocciato, lo guardò negl'occhi.

"So perfettamente chi è lei, signor Monaghan." Gli disse, e lui parve compiaciuto. "A proposito, quando si decide a fare un altro film e smettere di campare sugli allori facendo la bella statuina di un hobbit?" Aggiunse con tono calmissimo.

Lo videro tornare al loro tavolo con la faccia che cambiava continuamente colore, e si trattennero dal ridere; Dom, incazzato come un babbuino, si fermò davanti agli amici, sbattendo le mani sul tavolo.

"Quella donna è una tarantola!" Sbottò. "Ma che cazzo vuole?!"

"Noi te lo avevamo detto, bietolone da concorso." Affermò Orlando, allargando le mani rassegnato, per tornare al suo stato riflessivo.

"Questa è una festa di merda." Dichiarò allora Dom, mesto, sedendosi a braccia conserte; Deb e Scott ridacchiarono.

 

Il resto della serata, nonostante i cattivi auspici, per Dominic non fu così terribile; circa una mezz'ora dopo il tamponamento con Josephine, il ragazzo attaccò bottone con una bionda svampita, con cui si eclissò prima dell'una. Deb e Scott, invece, si divertirono abbastanza, mangiucchiando e bevendo a piacere, e passando da un capannello all'altro, in vari argomenti di conversazione; quello che li divertiva di più, era che in ogni gruppetto di malignava di quello precedente, e via così, con pettegolezzi sempre più divertenti.

Orlando fu l'unico che si spallò a morte; vagava ai margini della festa come un'anima in pena, con le mani in tasca o con qualche bicchiere. Si sentiva solo e si annoiava, senza contare che le parole della McArthur gli avevano fatto tornare prepotenti tutti i suoi dubbi; ora passava il tempo a farsi seghe mentali di dimensioni mitologiche, con il timore di non essere stato abbastanza bravo nei suoi film nuovi, di non aver dato il meglio di se, addirittura di aver rovinato, con la sua pessima prestazione, un progetto valido come Troy... (*) In quel momento avrebbe proprio avuto bisogno di qualcuno che lo rassicurasse, e invece era solo.

Verso l'una e mezza, si avvicinò a Deb, che stava parlando con un paio di ragazze che lavoravano come modelle, mentre Scott era andato in bagno.

"Deb, io vado a casa." Le disse, lei annuì. "Mi sono rotto il cazzo e ho sonno." Spiegò.

"Tranquillo, vai pure." Gli disse l'amica. "Ci vediamo domani?" Stavolta fu lui a confermare con la testa; le baciò la guancia e andò via.

Orlando stava scendendo verso la sua macchina, lungo il viale alberato, e aveva già le chiavi in mano, quando vide una figura familiare in piedi davanti ad un'auto; un sorrisetto diabolico gli si formò sulle labbra. Allora c'è una giustizia a questo mondo, si disse.

"Cazzo!" Imprecò a bassa voce la donna, dando un piccolo calcio nella portiera.

"Qualche problema?" Le chiese il ragazzo sorridendo, con una soddisfazione nella voce che sarebbe stato impossibile mascherare; lei sussultò lievemente, prima di girarsi.

"La macchina non parte." Rispose Josephine, aggiustandosi una ciocca di capelli sfuggita alla sua pettinatura; non lo guardava, evidentemente lo aveva riconosciuto dalla voce.

"Bisogno di aiuto?" Domandò allora Orlando, fermandosi accanto a lei.

"No, grazie!" Rispose immediata la ragazza. "Adesso chiamo il mio fidanzato." Aggiunse, prendendo il cellulare.

"Beh, allora, buonanotte." Salutò sbrigativo l'attore, allontanandosi; ma che schiattasse, lui era stato educato, ora si poteva arrangiare.

Orlando aveva percorso pochi metri, quando la sentì girarsi sulla ghiaia del vialetto; in un certo senso ci sperava, forse per uno strano senso di rivalsa, ma provava soddisfazione nel sapere che lei, in qualche modo, dipendeva dalle sue decisioni.

"Bloom?" Chiamò timidamente; stavolta il sorriso soddisfatto lo fece prima di girarsi.

"Sì?" Rispose poi, voltandosi.

"Ecco..." Esordì titubante Josephine. "...il mio fidanzato ha il cellulare spento, a casa non risponde, forse dorme... mi chiedevo se..."

"Vuole un passaggio?" Le domandò retorico, inclinando un po' la testa di lato, mentre giocherellava con le chiavi.

"Se lei fosse così gentile da... darmelo." Rispose la ragazza.

E te lo darei io, come no... pensò Orlando, fissandola per un lungo momento; lei pensò che non l'avrebbe mai aiutata, visto i precedenti rapporti tra di loro.

"Lo faccio solo perché non è mio costume, abbandonare un donna da sola, di notte e a piedi." Replicò infine. "Sono una persona educata, io." Precisò poi.

Arrivati alla macchina di Orlando, lui le aprì la portiera, aiutandola a salire; il fuoristrada era piuttosto alto, e Josie portava un abito lungo, però non fu comunque impacciata. Sembrava che quella donna non perdesse mai la sua aura di algida eleganza, che la faceva sembrare più matura di quello che diceva il suo viso. Orlando salì dalla parte del guidatore, lanciandole un'altra occhiata; si accorse dei suoi piedi: se esisteva la perfezione di quella parte del corpo, allora lei l'aveva raggiunta. Il ragazzo inserì l'indirizzo che la donna gli aveva dato nel navigatore, poi mise in moto e partì.

"Domattina dovrò avvertire Marla, fino a lunedì non verrà il carroattrezzi." Disse Josephine, riponendo il telefono in borsa.

"Cosa pensa che sia successo?" Le domandò Orlando, guardando davanti a se; lei lo guardò, con un sorrisetto felino.

"So che lei avrebbe di gran lunga preferito che scegliessi come professione il meccanico, invece che il critico..." Il ragazzo fece una risatina poco divertita. "...ma purtroppo, sono quel che sono, perciò non ho idea di cosa abbia la mia macchina." Concluse stringendosi nelle spalle, che ora erano coperte da un leggero foulard lilla.

"Volevo solo rompere il ghiaccio." Affermò Orlando, guidando sicuro. "Ma si sa, con le banchise polari è dura." Aggiunse ironico; Josie sorrise divertita.

La ragazza si mise ad osservarlo; le piaceva il contrasto tra la forza della sua presa sul volante, o sul cambio, e la vaga fragilità del suo viso. Che era bello non lo scopriva certo lei, ma era strano essere seduta accanto a lui, a giudicare silenziosamente il suo aspetto; conoscendo gli uomini lo aveva fatto di sicuro anche lui, vuoi che non le avesse preso le misure? Lo facevano sempre, ma non le dispiaceva, questa volta.

"Ma veramente, si è offeso, per la mia recensione?" A quella domanda, lui si girò di scatto.

"Cazzo, sì!" Rispose; Josephine alzò le sopracciglia. "E non mi dica che le dispiace, perché tanto non ci credo." Aggiunse con un gesto, tornando a guardare la strada.

"Ah, ma io non glielo dirò!" Ribatté lei; Orlando la guardò allibito. "Non mi pento mai di quello che scrivo, ne tornò sui miei passi, rispetto al giudizio su un film." Spiegò.

"Le ho fatto proprio così schifo?" Si decise a chiedere il ragazzo, che cercava di concentrarsi sulla strada, ma sentiva il nervoso salire pericolosamente.

"Onestamente, Bloom..." Esordì Josie, con tono saccente. "...perfino il cavallo di legno era più espressivo di lei." Dichiarò; Orlando girò il capo verso di lei, offeso e stupito. "E vogliamo parlare della scena in cui Priamo consegna la spada a Paride?" Lui cercava di guardarla, per quanto gli permetteva il fatto di guidare e di stare per incazzarsi sul serio. "Io vorrei sapere lei dove stava guardando."

Orlando era talmente incredulo che non sapeva come reagire, calò il silenzio; lui tornò a concentrarsi sul percorso, lei incrociò le braccia, mettendosi a guardare fuori dal finestrino. Solo la voce incolore del navigatore riempiva l'abitacolo.

"Ora svolta a destra..." Disse l'apparecchio, e Orlando lo fece con una certa energia, tanto che Josie dovette reggersi. "...sei arrivato... sei arrivato..."

L'attore frenò bruscamente, davanti al numero civico indicato dalla ragazza; la casa non si vedeva, era nascosta da una specie di boschetto, se ne intuiva solo la strana forma nel buio.

"Mi perdona se non le apro la portiera, vero?" Domandò senza guardarla, anche se quello che desiderava veramente era buttarla giù dall'auto in corsa; lei fece un sorriso, scuotendo il capo.

"Ma si figuri." Rispose poi. "Buonanotte e grazie di tutto." Gli disse scendendo dall'auto.

"Di nulla." Fece lui, acido come un limone; con un ultimo sorrisetto, Josie chiuse lo sportello, appena si fu scostata, il ragazzo ripartì.

 

Josephine entrò in casa solo qualche minuto dopo, tutto era buio; posò le chiavi, la borsetta ed il foulard sul tavolinetto dell'ingresso e si diresse in soggiorno.

"Cary." Chiamò, mentre restando in piedi si toglieva i sottili sandaletti neri con tacco a spillo; non le arrivò alcuna risposta.

La ragazza, allora, andò in cucina, bevve in sorso d'acqua, poi, mentre si apriva la lampo del vestito, salì le scale; arrivata in cima alla rampa, reinserì l'allarme, dal pannello che c'era lì, e si diresse in camera da letto.

"Cary." Chiamò di nuovo, ma nuovamente nessuno rispose; entrò nella stanza, il letto era vuoto e ancora rifatto, segno che il suo fidanzato non era rientrato. "Fottuto bastardo." Imprecò a bassa voce, prima di entrare nel bagno.

 

*(non temere, Orli tesoruccio, te sei solo una molto decorativa, ma insipida ciliegina su una cattiva torta... n.d.Sara)

 

 

   
 
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